Fede

Ecco la tua Madre

Messaggio di Mons. Giussani ai partecipanti al pellegrinaggio Macerata-Loreto

 14 Giugno 2003
 

 

di Mons. Luigi Giussani


Quando ci si mette insieme, perché lo facciamo?
Per strappare agli amici, e se fosse possibile a tutto il mondo, il nulla in cui ogni uomo si trova. Il nostro è un rapporto “vocazionale”.


Il rapporto vocazionale è addirittura questo: che incontrando noi - e può essere perfino la madre, anzi, innanzitutto la madre -, una donna o un uomo, un coetaneo o uno più piccolo, uno si senta come afferrato nel profondo, riscosso dalla sua apparente nullità, debolezza, cattiveria o confusione, e si senta come d’improvviso invitato alle nozze di un principe.


La Madonna è come l’invito del principe.


E quanto più uno accetta di riconoscere in se stesso questo affondo, tanto più scopre questo livello di sentire il proprio cuore e la propria carne, e più in là il proprio pensiero come cuore, come carne, come anima di tutto il popolo nel quale l’individuo si impiglia, dolente e confuso, ma mai così dimentico di sé o così incapace da smarrirsi e da dimenticarsi totalmente:
e nei momenti peggiori - quando l’io sembra diventare certo della sua impotenza e del suo nulla - è proprio lì invece dove il sangue in cui nasce il popolo, fino alla violenza, veicola la propria esigenza di desiderio, di libertà e di felicità.


«E tu bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo»: questo profeta dell’Altissimo non è più lasciato in pace da quella passione per la vita per cui un uomo è costretto a nascere, a guardare, a sentire, ad avere fame e sete.


Il lavoro è il tempo che diventa cose, impegno e diuturna fatica, perché è andare davanti al Signore «a preparargli le strade», le strade della terra nuova per un popolo che sia veramente popolo.


Come tutti questi balzi d’animo diventano celebrazione indomita di una novità di vita, che è un nascere nuovi?


C’è una figura nei turni di alterna vicenda, in cui l’aridità del singolo uomo si sente soffocato, ma non cancellato neanche da una disparità lavorativa.


La figura della Madonna è il veicolo della novità, per cui l’antico non osa più dire: «Abbasso tutto!».


Questo invito deve essere ricordato ogni mattina, questa deve essere la prima figura, domani mattina, di ogni tentativo, di ogni sicurezza rielaborata, rivissuta, come la ricostruzione di un popolo: la Madonna dobbiamo immaginarla percorsa da quella passione dell’umano che una ricostruzione santifica.


«Andrai innanzi al Signore a preparargli le strade».


E così la vita umana non è più il vuoto di qualcosa per cui le proprie membra tentano, offrendo inspiegabili ragioni.


Il pensiero della Madonna e l’affetto umano in cui è veicolato e intensificato ci renda ogni giorno capaci di incantevole carità.

 

 

Fede: «Messaggio di Mons. Giussani ai partecipanti al pellegrinaggio Macerata-Loreto», di Mons. Luigi Giussani, 14 giugno 2003

 

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