Infinito

Ora da vecchio capisco di più

C'è un nulla che non viene perduto
 

di Luigi Giussani



«Quos redemisti, tu conserva, Christe»: quelli che tu hai redenti - quelli che tu hai voluto, progettati per te -, tu salvali, tu conservali, Cristo. Salvali in qualunque circostanza tu li faccia permanere.

È con sicurezza che noi gridiamo a Dio la nostra riconoscenza.

«Quelli che tu hai redenti, conservali, Cristo». Quelli che tu hai chiamati. Ognuno di noi è stato chiamato, toccato dal dito del Signore, investito della fiamma del cuore.

La risposta a questa elezione sta tutta quanta nella preghiera di cui siamo capaci. La nostra risposta è una preghiera, non è una capacità particolare; è solo l'impeto della preghiera.

Entriamo nel mese di maggio. Il popolo cristiano, da secoli, è stato benedetto e confermato nell'essere proteso alla salvezza, io credo, specialmente da una cosa: il Santo Rosario. Il Rosario è come la sintesi di tutto quello che il popolo cristiano è capace di pensare e di dire a Cristo. Sintesi di tutto il programma della redenzione del mondo, della dignità da riconoscere, di una carità da vivere, nella vittoria sulla morte nella crocifissione; no, non nella crocifissione, ma nella risurrezione. Perché noi siamo salvati dalla risurrezione.

L'uso del Santo Rosario, la meditazione di quello che ci impone, il Mistero che si rivela in esso è la sicurezza di quello che la madre di Gesù può fare per la nostra vita, fa per la nostra vita. Gesù non si è mosso per noi per perdere tempo.

Così i misteri della gioia, che vengono prima dei misteri del dolore, i misteri della gioia - gaudium -, i misteri gaudiosi ci riportano, ci richiamano il mistero della novità - l'annuncio dell'Angelo -, la carità verso la cugina Elisabetta, la nascita di Gesù, la purificazione della Madonna e l'offerta di Cristo al Padre, la vita apparentemente insignificante di Gesù di Nazareth. Sono ricordi in cui si allinea e prende corpo la presa che Gesù ha su di noi.

I misteri dolorosi sono la condizione - umanamente parlando assurda -, il dolore è una condizione inevitabile - nelle mie condizioni di vecchio capisco queste cose come non avevo mai capito - per essere parte di Gesù, per appartenere a Lui.

Così la gioia finale, la gloria finale, nei misteri gloriosi, acquista un fondamento dentro l'esperienza della nostra carne; altrimenti l'esperienza nella nostra carne non giunge alla risurrezione.

Come la madre di Gesù è stata l'inizio del Suo essere tra noi, così adesso la madre di Gesù continua a salvare nella storia ciò che è stato predetto, predestinato.

«Coloro che tu hai redenti, conservali, o Cristo». È la Madonna cui noi possiamo pensare senza che ci sia possibilità di inganno - la Madonna è la nostra madre -. Così è attraverso l'abbandono alla Madonna, la supplica alla Madonna, la domanda alla Madonna che ci si può rassicurare su quello che Gesù ha voluto che noi facessimo, su quello che noi siamo. È in questo abbandono alla Madonna che la sicurezza della nostra vita si afferma grandiosamente, così che, guardandoci in faccia nella nostra compagnia cristiana, vediamo come essa è realmente il primo riverbero della salvezza, di una condizione umana nuova.

Comunque sia il nostro stato d'animo, ogni giorno chiediamo alla Madonna la grazia che ciò che Cristo ha promesso nella sua maternità per noi, che si esprime nella verità della nostra vocazione, si avveri concretamente facendoci cambiare. Ognuno di noi, perciò, guardando gli altri - guardandoci tra di noi, insomma -, pianga di gioia di fronte all'evidenza che la Madonna, come emergenza di una novità redentrice, salverà totalmente nel suo Figlio l'esistenza a cui noi siamo stati chiamati. C'è un nulla, c'è un nulla che non viene perduto. Una cosa che è niente, potrebbe essere perduta, e invece no, è salvata!

«Quos redemisti, tu conserva, Christe», conservaci, Signore, nella salvezza per cui ti sei degnato di entrare nella nostra vita. Questa è la ragione suprema della gioia, sì, della sicurezza e della gioia, e quindi della gloria. La gloria è la nostra gioia. La gioia è la sicurezza che avviene nel mondo per il fatto di essere stati toccati dal Mistero, nel possesso di Cristo.


Infinito: C'è un nulla che non viene perduto di Luigi Giussani, Avvenire, 30/04/2000

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