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di Carmelo Cordiani
“Accendete
le luci, illuminate la chiesa e gioite, perché la Pasqua è
festa di luce e di gioia”.
E’ un frammento del messaggio augurale che ci avete
inviato e che il celebrante ci ha letto dopo il Vangelo,
parola di Dio, luce di fede, di speranza e di amore. Noi vi
abbiamo anche letto la forza della vostra volontà e
quell’umana nostalgia di sacerdote che per lunghi anni ci
ha formulato a voce gli auguri, invitandoci a portarceli
nelle nostre case, a parteciparli ai nostri familiari, a
scambiarceli come figli di Dio, riscattati dal sacrificio di
Cristo. Ma vi leggevamo
la sofferenza di chi sa di avvicinarsi al suo
appuntamento, guardandosi intorno sommerso dai tanti
PERCHE’ ? che rimangono muti. In una conversazione per
telefono mi avete detto che intendevate lottare con tenacia
per vincere la vostra battaglia. “Ora
tocca a me portare la croce” e
vi ricordai che in un tempo non lontano era toccato a
qualcun altro portarla, nella corsia dello stesso ospedale
dove
anche voi siete andato a cercare la speranza. Non
avete perso. Nessuno perde la scommessa della propria
esistenza quando ha chiara la coscienza di essersi prodigato
fino in fondo, fedele al proprio mandato. Sacerdote ed Ostia
avete offerto a Dio, che vi ha scelto, la vostra giovane
vita, seguendolo sulla via del Calvario.
No avete perso perché avete servito la chiesa e, in essa,
la nostra comunità. Avete rigenerato i figli di questa
comunità con il sacramento del battesimo. Avete unito in
matrimonio tanti giovani, ascoltato le nostre pene nel
sacramento della confessione, benedetto quelli che vi hanno
preceduto nell'inevitabile appuntamento.
Dies natalis! Così la chiesa ricorda il giorno della
morte dei suoi figli. Giorno di nascita alla vera vita, alla
Vita che non può avere fine perché Dio è vita eterna.
Ora
è il momento di ripeterci l’invito ad accendere le luci
per squarciare il mistero e rivedere il vostro volto rinato,
non più sofferente; ora è il momento di capire l’invito
alla gioia perché voi siete felice in Dio e volete
parteciparci l’intensità di luce in cui siete immerso.
Ripetete al buon Dio i nomi di quanti avete conosciuto in
tanti anni nella nostra comunità. Ogni nome vi appartiene.
Continuate il vostro sacerdozio accanto al Sommo Sacerdote
offrendo nelle vostre mani consacrate anche le nostre
sofferenze, le nostre ansie, pregando il Buon Dio perché ci
dia la fede per capire anche un solo sottile tratto del suo
misterioso disegno.
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