Galatro e le sue Opere d'Arte
IL
CONVENTO BASILIANO SANT'ELIA:
MONACI CRECO-BIZANTINI A GALATRO
di Umberto Di Stilo
In pellegrinaggio con alcuni monaci greco-bizantini al Convento basiliano di Cubasina
ove fu seppellito SantElia e studiò Barlaam, vescovo di Gerace e maestro di greco del
Petrarca e del Boccaccio.
Dopo oltre cinque secoli, nellaustero silenzio del convento S. Elia di contrada Cubasina (o Copassino, come si legge in diversi manoscritti medioevali), è tornata a riecheggiare la melodia di un canto greco.
E, come per incanto, anche la natura circostante, in quei pochi minuti, è parsa raccolta ad ascoltare quellantico motivo che sapeva di angelico e che invitava alla preghiera.
Perché il canto, in realtà, era la preghiera di ringraziamento che padre Nilo e padre Cosmas, quasi rapiti dallestasi, istintivamente innalzavano al Divino Creatore nel momento in cui si sono trovati allinterno di quella che fu la chiesa del convento. Nello stesso ambiente, quindi, in cui nel corso dei secoli erano soliti raccogliersi in preghiera prima i monaci basiliani (greco-bizantini) e, successivamente, i cappuccini.
I due coltissimi padri sono gli artefici della rinascita del San Giovanni Theresti di Bivongi e gli instancabili animatori della riscoperta del mondo spirituale greco-bizantino-ortodosso nel quale una larga fetta di calabresi affonda le proprie radici cristiane. Compresi i galatresi verso i quali a cominciare da un millennio addietro i monaci basiliani sono stati prodighi di consigli ed instancabili dispensatori di cultura e di civiltà.
Il convento di Galatro, come comprovato dai documenti dellepoca e dalla storia del basilianesimo di questangolo di Calabria, è uno dei primi (e sicuramente uno dei più importanti) tra quelli fondati dai monaci greci.
Nelle sue mura dimorò SantElia il giovane (o lennese) e, a dar fede alle cronache (non comprovate, però, da alcun riscontro archeologico) al suo interno è stato seppellito il corpo acefalo del santo, giacché la testa, dagli stessi suoi seguaci del convento, è stata portata nel convento di Seminara, ove ancora oggi - in apposita teca di argento - è custodita nel tesoro del Santuario della Madonna dei Poveri.
Ad avvalorare la notizia del seppellimento di SantElia allinterno del convento galatrese si sa che nel 1200, di ritorno da un pellegrinaggio in terra santa, davanti alla tomba del basiliano ennese, venne a raccogliersi in preghiera San Cono, originario di Naso (Messina).
Pietre e marmi istoriati sono andati a finire in musei privati; diverse pietre bugnate del portale principale sono utilizzate come contrappeso nei palmenti dellaltipiano mentre in queste ultimissime settimane quelle poche che da anni erano accantonate per terra sono scomparse: pare con destinazione verso uno dei paesi vicini e più precisamente verso labitazione di un privato cittadino.
E nessuno frena questa continua devastazione, come nessuno mai, in passato, si è preoccupato di bloccare chi, per costruire la sua casetta colonica, ha pensato bene di usare le pietre e (là dove era possibile) ogni altro materiale edilizio recuperabile dalle pareti diroccate del convento.
Una situazione di incuria, insomma, che offende lintelligenza, calpesta la cultura, ignora la storia e che si sta perpetrando negli anni grazie al totale disinteresse degli amministratori galatresi che hanno sempre sottovalutato la necessità di conservare nel tempo una così importante e concreta testimonianza storica probabilmente perché distratti dai diversi problemi di vita amministrativa. Gli stessi che, secondo la teoria di un amministratore del recente passato toccano da vicino la vita della comunità e dei quali (ad ogni scadenza elettorale) bisogna dar conto allintera comunità.
La cultura e la salvaguardia delle proprie radici, invece, interessa solo pochissime persone.
Nasce solo da qui il disinteresse e lindifferenza che gli amministratori galatresi hanno sempre dimostrato verso la salvaguardia della propria storia e, nello specifico, verso la concreta testimonianza di quel monachesimo che portò cultura e civiltà in tutte le zone interne della Calabria e che, dopo aver resistito per secoli allincuria del tempo, rischia di soccombere di fronte alla insensibilità degli uomini? Non abbiamo elementi per rispondere con assoluta certezza. Quale che sia, comunque, la genesi di questa atavica insensibilità essa cozza con il religioso interesse di quei due frati che hanno percorso alcune centinaia di chilometri sotto la spinta propulsiva della voglia di conoscere quanto realizzato da chi in questa zona interna della Piana li ha preceduti oltre dieci secoli addietro.
Conoscere per valorizzare e tramandare. E, molto probabilmente, conoscere per fare conoscere ad altri.
Non bisogna dimenticare che Padre Nilo e Padre Cosmas, in questi ultimissimi anni, hanno rigenerato il San Giovanni Theresti e tante altre chiese e luoghi di culto bizantino esistenti in Calabria. Perché, dunque, non pensare ad un possibile utilizzo per fini culturali, umanitari o religiosi anche del nostro SantElia? Daltra parte qualche anno addietro è sembrato che il totale recupero del vecchio convento fosse ormai imminente e che quella grande ed antica struttura potesse tornare ad essere - come lo fu per secoli - un centro vitale di attività religiose e culturali.
La Regione Calabria, infatti, - grazie alla sensibilità dellassessore Antonella Freno - ha finanziato un progetto di recupero e consolidamento presentato dalla Comunità montana di Cinquefrondi per un importo di 300 milioni. Ma, inspiegabilmente, i tempi si stanno allungando e, purtroppo, andando avanti di questo passo, si rischia di arrivare in ritardo là dove, invece, si doveva essere molto solleciti.
Infatti le acque piovane oltre a provocare in più punti il crollo delle volte che coprono i corridoi del chiostro, stanno seriamente danneggiando alcune pareti interne ed esterne del monastero.
E necessario, dunque, superare tutti gli ostacoli burocratici ed accelerare lappalto per i lavori di consolidamento e recupero dellintero fabbricato. Ma si badi: lavori di consolidamento e recupero che non devono essere di demolizione e ricostruzione ex novo. Anche per questo è necessaria la supervisione tecnica della Soprintendenza ai beni culturali. Non fosse altro che per non alterare loriginaria struttura muraria e per non rischiare di snaturare architettonicamente tutto il fabbricato (come è successo nei lavori di recupero di unimportante fabbrica di un paese vicino).
E oltremodo necessario, infine, provvedere alla realizzazione della strada di accesso giacché non avrebbe senso consolidare e recuperare la struttura del convento se, contemporaneamente, non si pensasse a garantire il facile accesso a quanti, studiosi, semplici curiosi o, più semplicemente, turisti della domenica, vogliono arrivare fin sullaltipiano di Cubasina per tuffarsi in secoli di storia e di intensa spiritualità monastica e per godere di quella quiete e, soprattutto, di quegli incantevoli panorami che con la loro luminosa bellezza costituiscono un inno alla potenza divina.