Opposizione laica ai Dico
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Il Foglio La polemica sulla regolamentazione delle coppie di fatto si sta polarizzando in una diatriba tra gerarchia ecclesiastica e laicisti, secondo uno schema tanto facile quanto impreciso. Quello che è destinato a subire la concorrenza del similmatrimonio ideato da Barbara Pollastrini e Rosy Bindi, infatti, non è il sacramento matrimoniale, ma il matrimonio civile. Negli ultimi giorni però hanno cominciato a farsi sentire le ragioni dei laici, che si oppongono a un pasticcio paternalistico, a una omologazione forzata dall'alto di tipi diversi di convivenza, all'indebolimento del sistema di valori civili, del rapporto tra diritti e doveri, su cui è fondata la famiglia. Piero Ostellino, Giulio
Tremonti e Antonio Martino, seppure sotto profili differenti, vedono nella
statalizzazione dei rapporti affettivi una intromissione nella sfera privata
che ogni laico dovrebbe considerare impropria, e, nelle forme in cui è
proposta, pericolosa. I problemi di tutela dei diritti individuali,
spiegano, si può realizzare in altre forme, in modo contrattuale o a partire
dalla regolamentazione, già esistente, della convivenza anagrafica. Il
carattere più insidioso dei Dico, infatti, consiste nell'ideologia di cui
sono espressione. L'idea che ogni legittimo desiderio individuale diventa un
"bisogno" che deve ricevere una sanzione giuridica, statale, come "diritto"
di carattere collettivo, porta alla distruzione di ogni equilibrio tra
libertà e responsabilità |
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Famiglia: «Opposizione laica ai Dico. Le ragioni di Ostellino, Tremonti e Martino contro il pasticcio prodiano» Il Foglio, 20/2/2007 |