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Maurizio Blondet
Spero di non sbagliare: ma sembra affiorare qualche resipiscenza tra i
laicisti che si sono illustrati nel tentato linciaggio a Buttiglione. Per
carità, nessuna ammissione d'aver esagerato (non gli si può chieder troppo).
Ma forse sta albeggiando in qualche testa il fatto che, credendo di fare uno
sfregio al cattolico, l'hanno fatto al diritto e alla libertà. Magari per
merito dei duri giudizi che si sono levati dalle loro stesse file. Il più
duro e inatteso dal "Wall Street Journal" (il giornale della finanza
americana): il quale ha spiegato ai suoi lettori che Mr. Buttiglione,
durante l'interrogatorio davanti alla commissione esaminatrice, "ha
stabilito una distinzione tra morale e legge" (ossia tra "peccato" e
"delitto perseguibile"): distinzione evidentemente troppo sottile per i suoi
ascoltatori.
Ma proprio questa distinzione negano "gli inquisitori laicisti d'Europa" (la
definizione è sempre del "Wall Street Journal"). Vogliono che ciò che loro
riescono a far diventare legge positiva, a colpi di maggioranza, sia
obbligatoriamente accettato da tutti come bene morale. Non riconoscono alla
coscienza il diritto di giudicare alla luce dell'etica la legge positiva.
Per loro, è lo Stato a definire cosa è bene e cosa e male, ed è vietato fare
obiezione, perché non riconoscono un'istanza superiore alla legge sancita
dalle Camere o dai giudici.
Ma questa è precisamente la definizione dello "Stato etico" che, da Hegel
scendendo a Marx e Lenin (a sinistra) e ad Hitler (a destra), incarna lo
spirito totalitario del XX secolo. Sarà bene dirlo finché si può, perché
questo nuovo spettro corre già per l'Europa, e Zapatero che legalizza le
nozze gay e le adozioni fra omosex viene guardato da più parti come modello;
la bocciatura di Buttiglione per le sue convinzioni già ci dice che l'Unione
manca di robusti anticorpi contro questo neo-totalitarismo.
I vecchi generali sono pronti a vincere la guerra precedente, ma si fanno
cogliere di sorpresa dalle strategie più aggiornate. I liberali e laici
fanno lo stesso: s'aspettano che i nemici della libertà arrivino con le
forme di ieri - la talare di Torquemada o gli stivali hitleriani - e non si
accorgono che hanno altri costumi. Si aspettano che anche il nuovo
totalitarismo venga con le leggi razziali o il militarismo, e magari non lo
riconoscerebbero se arrivasse sul vento della "trasgressione" forzata e
trapiantata nel cuore delle leggi. Lo dice Réné Remond nell'intervista che
pubblichiamo a pagina 3, accusando i media: troppo prossimi alla cultura
dello spettacolo, tendono a fare della libertà di costumi il criterio della
modernità. Ma i media sono nati, invece, per difendere la democrazia e la
libertà di pensiero e d'opinione; il loro tramutarsi in "divertimenti" è
segno che la democrazia potrebbe essere malata. Così, di giorno in giorno,
avanza il totalitarismo permissivo. Quello che intima: "Vietato vietare".
Fateci caso: già esso condona o permette ogni crimine (liberando gli omicidi
come Brusca, o buonisticamente "comprendendo" l'eutanasia) e legalizza il
disordine, mentre intima divieti sempre più duri contro chi si prova a
definire almeno per se stesso male il male. Fino a voler scacciare dalle
cariche pubbliche un cristiano in quanto cristiano. Il prossimo passo: l'uso
della forza pubblica contro chi obietta all'aborto "libero", alla droga
"legale", all'eutanasia "su richiesta". L'Inquisitore in rosa potrebbe
essere anche peggio di Torquemada.
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Europa:
«Bocciatura
al parlamento europeo di Rocco Buttiglione:
Tra gli inquisitori del laicismo Albeggia il dubbio È già molto»,
Maurizio Blondet , Avvenire, 14
ottobre
2004
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