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di Giovanni Paolo
II,
1 - In questi
giorni, l’Europa vive un’altra importante tappa della sua storia: dieci
nuovi Paesi entrano nell’Unione Europea. Dieci nazioni, che già per cultura
e tradizioni erano e si sentivano europee, vengono ora a far parte di questa
Unione di Stati.
L’unità dei popoli europei, se vuol essere duratura, non può però essere
solo economica e politica. Come ebbi a ricordare nel mio pellegrinaggio a
Campostella, nel novembre del 1982, l’anima dell’Europa resta anche oggi
unita, perché fa riferimento a comuni valori umani e cristiani. La storia
della formazione delle Nazioni europee cammina di pari passo con
l’evangelizzazione. Pertanto, nonostante le crisi spirituali che hanno
segnato la vita del Continente sino ai nostri giorni, la sua identità
sarebbe incomprensibile senza il Cristianesimo.
2 - Proprio per questo la Chiesa ha voluto offrire in questi anni non pochi
contributi al consolidamento della sua unità culturale e spirituale, in
particolare con i Sinodi Speciali per l’Europa, rispettivamente del 1990 e
del 1999. La linfa vitale del Vangelo può assicurare all’Europa uno sviluppo
coerente con la sua identità, nella libertà e nella solidarietà, nella
giustizia e nella pace.
Solo un’Europa che non
rimuova, ma riscopra le proprie radici cristiane potrà essere all’altezza
delle grandi sfide del terzo millennio: la pace, il dialogo tra le culture e
le religioni, la salvaguardia del creato.
A questa importante impresa tutti i credenti in Cristo dell’Occidente e
dell’Oriente europeo, grazie a un’aperta e sincera cooperazione ecumenica,
sono chiamati a offrire il proprio contributo.
3 - Mentre saluto con affetto le nazioni che in questi giorni sono accolte
nell’Unione Europea, il mio pensiero va ai tanti Santuari che nei secoli
hanno tenuta viva in ciascuna di esse la devozione alla Vergine Maria. Alla
Madonna, Madre della speranza, e ai Santi e alle Sante che veneriamo come
Patroni d’Europa affidiamo il presente e il futuro del Continente.
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