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di
Bottarelli
Mauro
«Spiacente figliolo,
ma non ho nulla di bello da dirle sull’Unione Europea, se vuole possiamo
parlare di altro: che ne dice del tempo?». Che un ministro della Giustizia
definisca l’Ue “forcolandia” può sembrare pittoresco, ma se un uomo che ha
pagato sulla propria pelle la dissidenza al comunismo sovietico definisce
l’Unione Europea «una nuova Urss», allora c’è da preoccuparsi. E non poco.
Vladimir Bukovskij, perseguitato in patria e costretto a una vita da esule
tra Stati Uniti e Gran Bretagna, oggi docente di scienza politiche a
Cambridge, è da sempre un nemico giurato e dichiarato dell’Ue. Oggi, con
l’allargamento alle porte e una Costituzione che fa rabbrividire fin dal
preambolo, se possibile la sua avversione è ancora più netta, lucida e
tagliente.
Professore, già nel 2001 parlava di nuova Urss: ha cambiato idea?
No, al limite il mio giudizio è solo peggiorato con il tempo: questa Europa
è infatti ancor meno democratica e più burocratica di prima. Ci troviamo di
fronte a una vera e propria soppressione del principio di sussidiarietà, a
una vera e propria violazione dei diritti degli individui e dei popoli. Il
fatto poi che questa istituzione nasca attraverso continui compromessi, al
rialzo o al ribasso, fa capire come ci si trovi di fronte a un mostro che
sottende soltanto le utopie ideologiche della sinistra, la loro idea di
creare un unico governo del mondo che dovrebbe rendere tutti felici.
Soprattutto loro. La questione del criterio di voto, ad esempio, è
allucinante. Ovviamente la vittoria dei socialisti in Spagna e nelle
elezioni regionali francesi non può che preoccupare, nel senso che accelera
questa deriva verso un universo di eurocrati e di controllo del pensiero.
Non le sembra di esagerare? Però, in effetti, il mandato di cattura
europeo qualche preoccupazione la suscita…
Ha scelto l’esempio adatto. Ciò che è uscito dal trattato di Nizza e che ora
finirà nella Costituzione è una vera e propria violazione dei diritti
individuali, non per niente un paese di lunga tradizione del diritto come la
Gran Bretagna ha detto “no” in nome di una sacrosanta protezione della
persona e dei propri diritti civili e politici. Ci rendiamo conto che
leggendo l’ultimo report di Amnesty International scopriamo che in un paese
europeo, la Grecia, sono stati segnalati casi di tortura in carcere? Bene,
in base a quel mandato di arresto lei e io potremmo essere estradati su
richiesta di un giudice greco, magari per un reato non contemplato nei
codici dei nostri paesi di appartenenza, e finire con l’essere torturati in
un carcere greco. La prospettiva la alletta, mio caro?
No, sir. Tony Blair però ha più volte alzato la voce contro Bruxelles…
Blair è un politico e come tale ha un brutto vizio: parla, parla, parla.
Anche lui è vittima del compromesso, purtroppo, anche se devo dire che la
politica di blocco dei benefits per due anni per chi verrà in Gran Bretagna
dai dieci nuovi membri mi trova d’accordo. Sia chiaro, non si tratta né di
discriminazione né di xenofobia, la mia storia personale dovrebbe mettermi
al riparo da eventuali dubbi al riguardo: è una pura e semplice questione di
realismo economico, visto che garantire benefits e welfare a tutti
porterebbe il paese alla bancarotta. Accidenti, sa di quanto sono cresciute
in un anno le tasse qui nel Cambridgeshire dove abito? Del 20%. Perché con
le mie tasse devo finanziare i privilegi altrui, magari totalmente
immeritati o ottenuti con l’inganno?
Chiaro. Cosa pensa della gestione della Commissione europea di Romano
Prodi?
Sono tutti uguali, lui come gli altri. Sono sinistrorsi che cercano di
creare il paradiso in terra: peccato che sia tale solo per loro, così come
lo era l’Urss per i comunisti. è la stessa gente che sognava di costruire la
“casa comune europea” esportando i diritti umani ad Est e virando verso la
socialdemocrazia ad Ovest, peccato che sia riuscita solo la seconda parte
dell’operazione: i comunisti dell’Ovest sono un po’ sbiaditi ma i diritti
umani ad Est non sono mai arrivati, nonostante la farsa di Gorbaciov e tutta
la disinformazione che ha accompagnato quel periodo. Loro, purtroppo, non
cambiano.
Ha ancora qualche speranza?
Certo, sono pieno di speranze. Guardi, come l’Unione Sovietica è caduta così
cadrà anche l’Unione Europea: l’unico problema è che più sarà ritardato il
giorno del crollo, più danni dovremo pagare sulla nostra pelle. Ma cadrà, le
contraddizioni sono troppe e la faranno implodere: spero, in tal senso, che
gli europei capiscano che è giunta l’ora di coalizzarsi in un grande
movimento non violento in difesa della propria storia, tradizione, libertà e
sovranità. Non riesco a capire come questo non sia ancora accaduto: ammetto
che il livello di lavaggio del cervello cui siamo sottoposti è molto alto ma
lo è altrettanto il pericolo che stiamo correndo. In Unione Sovietica
accadde così con la dissidenza e alla fine il Leviatano è crollato: l’Europa
ha una grande tradizione di lotta, quindi non dispero.
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