Europa |
Mezza
Italietta in ginocchio davanti al dio euro
Il
nuovo totem della sinistra. |
|
di Renato Farina Questa faccenda dell'euro e d'ella sua festa universale ci ha rintronato più dei botti. Mai visto un coro così euroforicamente ottimista. Eurolandia nelle parole di Prodi e di Ciampi (il quale sempre più appare come il nonno di Rutelli) sembra il Paradiso dei musulmani: latte e miele. Mancano per ora le vergini, ma presto i bancomat si attrezzeranno. Ecco, tutta questa storia, a dispetto dell'adagio latino "pecunia non olet", puzza. Cos'è questa giravolta obbligatoria dell'umore, per cui ci è iniettato a forza euroentusiasmo da tivù e giornali? Fino a un attimo fa eravamo nelle spire del terrorismo mondiale e stroz zati dalla recessione, il Paese era uno straccio a causa del conflitto di interessi berlusconiano, e adesso ci comunicano che è sorto il sole radioso dell'avvenire. No, che qualcosa non quadra. Mi rendo conto che si rischia di passare per dei fissati. Okkei, chiamate pure gli infermieri, ma dico la mia: questa specie di inno alla gioia dedicato al nuovo Dio denaro che fonderà il Regno del Bengodi è il: contrario del sano capitalismo, ed è anzi l'estremo tentativo di una cultura statalista e di sinistra, diciamo pure marxista, di riprendere il controllo della situazione. Coi banchieri, visti come l'unica forza capace di contrastare le mosse degli individui e dei popoli che vanno da un'altra parte rispetto al progetto di un potere illuminato che vuol imporre, oltre che la dimensione dei cetrioli ne nostro orto, anche il sentimento della vita nella nostra casa. Ecco, la sinistra festeggia e proclama: tutto il potere ai banchieri. Li intendono alla stessa maniera con,cui Lenin parlava della avanguardia operaia. Come, i proletari dei cantieri di San Pietroburgo intravedevano la meta del comunismo così i banchieri capiscono il nostro vero bene, sono l'avanguardia lungimirante che permetterà la vittoria dell'utopia minacciata dal popolo bue che vota Berlusconi, Aznar e Haider. Ecco costoro rivendicano il primato di, ciò che non esiste ma è potente (si dice virtuale) sulla nuda e rugosa realtà. Chi mi ha aperto gli occhi sono stati: 1) le apparizioni continue, esasperanti di Prodi. 2) L'editoriale del direttore di Repubblica, Ezio Mauro. 1) Cominciamo da Prodi. La sua faccia è ovunque. Sui quotidiani scrive, o è intervistato, e in ogni caso c'è la sua foto. L'euro è lui. L'unico posto dove non usano la sua faccia sono i Gr della Rai: alla radio non si può. In compenso la sua voce è la pasta dentifricia che inonda l'etere di felicità giulebbosa. Di colpo il bene non è più la democrazia, il consenso popolare, ma la decisione dei grandi che ci permettono questa svolta. Prodi, che non è stato eletto da nessuno, anzi che è Commissario europeo proprio perché non è stato eletto da nessuno, rappresenta bene questo potere immotivato. Banalmente: attraverso la sua immagine, la sinistra cerca di recuperare il consenso. 2) Ecco, il fondo di Mauro è davvero illuminante. Repubblica è il quotidiano della sinistra italiana ed europea. Sinistra ha sempre voluto dire - nella esaltazione che fa di se stessa - le rivendicazioni delle moltitudini contro le élites. La necessità virtuosa del pane contro il potere immateriale e vizioso del denaro. Il lavoro contro la finanza. In fondo: la democrazia e il suo metodo contro le sbrigative strade dell'aristocrazia. Balle. Lo sapevamo da sempre, ma qui si gira la frittata con una faccia tosta che neanche Vissani. Così Mauro, che è stato un grande cronista, descrive con entusiasmo cos'è accaduto. Sintetizzo come posso: i politici, cioè la democrazia, non sono stati capaci di fare l'Europa. Ma ora è discesa nella nostra vita questa nuova moneta. Essa farà ' l'Europa, la sua unità, la sua politica economica, alleluia. E la destra non potrà più rompere le scatole a noi progressisti. Cito: «...la stessa moneta creerà da sola, e impetuosamente, identità europea, coscienza comune, sovranità. E chiederà dunque alla politica di fare d'ora in poi - e in fretta - la sua parte, colmando i ritardi e i vuoti per dare all'euro quel contesto istituzionale che oggi manca»: Qui siamo al ribaltamento della gerarchia democratica. Non è la politica, con il suo metodo di ricerca del consenso, di luogo dove si raccoglie la volontà dei singoli e delle varie famiglie spirituali, ad essere il Principe che regola e governa. No, è la Moneta. Cioè la Banca. Cioè il Palazzo dove si radunano i pochi uomini con la testa lucida e la possibilità di salvare il mondo dalle goffaggini di questo popolaccio che siamo noi. In fondo, quello che esprime Mauro dando voce ai sentimenti prevalenti nei mass media, è l'antico dogma marxista del primato dell'economia sulle sovrastrutture politiche e religiose. Ciò che non è riuscito al proletariato, ora riesce alla nuova moneta: dare a un'élite del giro di Repubblica (ma sì, la sinistra ulivista mondiale) tutto il potere di dar forma alla nostra vita, senza gli spiacevoli incidenti delle elezioni. Ma che votino pure Berlusconi questi deficienti di italiani, tanto non conta. Scrive Mauro: «Anche la destra italiana dovrebbe capire che l'euro avvia un processo irreversibile». Un processo dove non pesa ciò che desideriamo noi italiani e che si traduce in una scelta per questo o quello. Alla fine della fiera, l'unico determinante è il Moloch che sta sopra le nostre teste, l'euro gestito da una lobby finanziaria amica loro, cui la sinistra si inchina e vuole ci prosterniamo pure noi. Bisognerà
resistere. Non so come, ma
si dovrà. Magari ponendo un freno al potere sovrumano della
banca centrale europea, dove siedono uomini che nessuno ha
eletto e determinano sulla base delle loro idee (chiamiamoli
meglio: interessi, ideologie, amicizie) il nostro destino.
Attraverso referendum, elezioni, informazione bisognerà
che siano subordinati alla politica. In fondo l'
"io", il singolo, è il bene supremo che ci regala
l'Occidente. Il Dio denaro, indistinto, governato da un
satrapo invisibile, è oriente, è collettivismo, è
l'essere sudditi che ricevono l'oro dal sovrano e lo
devono pure ringraziare.
Lo facciano quelli di sinistra, se sono contenti. Noi no.
Per noi l'euro è un pezzo di carta che domani sarà già
vecchia, come la lira. |
Europa: «Mezza Italietta in ginocchio davanti al dio euro - Il nuovo totem della sinistra», di Renato Farina, Libero, 02.01.02