Il cinquecentesco TRITTICO MARMOREO della chiesa parrocchiale di Galatro |
In margine al libro di Umberto di Stilo su "Il cinquecentesco Trittico marmoreo della chiesa parrocchiale di Galatro” Gagini
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di Carmelo Cordiani L’amore per la propria terra dà voce alle cose, perché le cose sono parola. E’ necessario capirne il linguaggio e andare lontano nel tempo per cercare le mani, le intelligenze, che hanno dato motivo all’uomo di plasmarle così robuste da resistere agli eventi della natura ed all’indifferenza di chi non ama. Per molti tutto è ovvio, tanto da restare apatici o, purtroppo, come per le canne dell’organo cui fa riferimento l’autore Umberto Di Stilo, si può farne un uso qualunque, cancellando quelle orme preziose per l’attento ricercatore. Tra quei giovani adolescenti che andavano in giro per le strade con le canne di stagno, caro Umberto, c’ero anche io. Ma il senno di poi non serve. E’, certamente, un monito, come fai capire nel contesto, perché nulla vada perduto della cultura che Galatro vanta.
Un lavoro sicuramente pregevole che testimonia fatica e passione e che costituisce un punto di avvio, su basi documentate, per le nuove generazioni.
Abbiamo avuto modo di dirci che, tra qualche secolo, chi vorrà ricostruire o tentare di ricomporre il passato, disporrà di documentazioni abbondanti, dai filmati alla stampa, dalle registrazioni ai tanti libri di antropologia e archeologia. Ma, dicevamo, forse non proveranno le stesse emozioni (questo lo aggiungevo io) che tu ci offri, spaziando dalla minuziosa riesumazione di persone, di eventi, di difficoltà economiche, di caparbietà del parroco Bruno Antonio Marazzita, di maestranze che hanno dato vita e fatto rinascere il trittico della parrocchiale, alla osservazione di particolari che sfuggono ad una visione globale. Ed ecco “il Calvario realizzato in bassorilievo dai marmisti di Nola, l’occhio del Creatore che ha sostituito il Cuore di Gesù di gesso, lo stemma pontificio nel punto più alto dell’altare” e gli altri che seguono. Numerosissimi e che dimostrano l’attenzione e la cura del dettaglio, delle minuzie, perché in esse ci sono briciole dell’arte e della cultura che ci appartiene.
Il mio non vuole essere un elogio, ma un ringraziamento. Grazie per averci dato l’occasione di conoscerci nella nostra storia. Grazie per il linguaggio piacevole e scorrevole, tecnico all’occorrenza. L’elogio te lo porgono, oltre al trittico marmoreo della chiesa parrocchiale di Galatro, la quattrocentesca statua di San Nicola, il Tabernacolo del Santissimo, il dipinto dell’Annuntiata e tutto quanto è rinato dalla tua penna e dalla polvere dei documenti che hai convocato per testimoniare il tuo appassionato racconto.
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Il cinquecentesco
TRITTICO MARMOREO: «In margine al libro di Umberto di Stilo su "Il
cinquecentesco Trittico marmoreo della chiesa parrocchiale di
Galatro”. Gagini», di Carmelo Cordiani, Galatro domenica 15 gennaio
2006 |