Lo spirito
della
democrazia

«I cattolici americani e la guerra»

 
di Albacete Lorenzo


Tutte le volte che, come questa settimana, mi capita di passare per l’Italia e, purtroppo, non per un week-end a Venezia, ma per un giro di conferenze sull’America, mi trovo a rispondere a domande circa l’attitudine dei cattolici del mio Paese a riguardo di certe decisioni assunte dal Presidente americano in materia di morale, piuttosto che di politica, economia eccetera. Purtroppo questa volta la domanda riguarda la guerra e, purtroppo, la risposta è la stessa: i cattolici americani stanno reagendo alla minaccia della guerra come tutti gli altri cittadini. Non ci vedono niente a che fare con la loro fede cattolica. I vescovi americani si sono opposti alla guerra (o per lo meno, la Conferenza Episcopale), ma questo non ha assolutamente alcun effetto su quello che pensano i cattolici americani. Essi non basano più i loro giudizi etici sulle dichiarazioni dei vescovi. Il Presidente Bush non ha paura di una “reazione cattolica americana” contro di lui, in verità non c’è alcuna ragione politica per cui dovrebbe temerla. Se ci fossero delle ragioni, i suoi consiglieri politici avrebbero cercato di avvisarlo, ma c’è ragione di pensare che sia successo l’esatto opposto, che gli abbiano detto di non preoccuparsi. Non ho alcun dubbio che Bush si consideri un cristiano, che stia cercando di essere un buon cristiano, che egli rispetti e apprezzi molto il Papa Giovanni Paolo II, ma non potrei sottolineare abbastanza quanto il cattolicesimo sia estraneo a questo modo di pensare. I capi della Chiesa sono visti nella migliore delle ipotesi come consiglieri etici, e qualsiasi cosa appaia un’interferenza negli affari dello Stato e della politica, viene semplicemente respinta come un immischiarsi ignorante e interessato. In ogni caso, i cattolici americani sono ancora in stato di shock dopo la scoperta degli abusi su minori da parte dei preti, e di quello che così tanti considerano un tentativo di insabbiamento da parte dei vescovi, così che al momento la voce morale della Chiesa soffre di una mancanza di credibilità. Cos'è l'“esperienza di vita dei cattolici negli Stati Uniti”? Temo che non esista niente di quanto voi avete in mente. Essenzialmente i cattolici americani vivono il loro cattolicesimo come una questione privata, senza alcuna diretta implicazione politica (eccetto la promozione di valori e di ideali separati da verità concrete), e non come la fonte di giudizi sulla realtà che guidino le scelte politiche. Hanno fondamentalmente accettato il dualismo protestante tra il mondo e la Chiesa. Un sondaggio dopo l’altro mostra che la maggior parte dei cattolici americani pensa ed agisce politicamente seguendo i criteri che guidano tutti gli altri americani. Le loro scelte politiche non sono generate dall’esperienza di una identità cattolica in quanto tale. Gli storici sforzi della Chiesa americana per dimostrare il suo patriottismo e la sua devozione alla libertà religiosa hanno trionfato in maniere che sarebbero state inimmaginabili per chi li aveva concepiti. è vero che nel mezzo di tutto ciò un numero crescente di cattolici americani sta riconoscendo che c’è qualcosa che non va. Sta cercando rimedi, in modo che la loro esperienza di fede cattolica possa generare una proposta culturale per la nazione americana basata sulla passione della gente per la libertà e il loro disprezzo per l’ideologia. Si tratta, tuttavia, di un gruppo ancora molto piccolo sebbene stia crescendo più in fretta di quanto avremmo immaginato. Ma questa è un’altra storia e, forse, riguarda il futuro del cattolicesimo americano.
 
 

Lo spirito della democrazia: «I cattolici americani e la guerra» di Albacete Lorenzo, New York Times - Tempi, Numero: 11 - 13 Marzo 2003