Lo
spirito della democrazia |
«Bush,
trionfo di un dilettante» |
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di Albacete
Lorenzo La settimana scorsa i media hanno riservato un’ampia copertura alla visita del presidente Bush a Praga per il meeting della Nato. Gli osservatori politici sono stupiti della facilità con cui il presidente agisce come leader dell’alleanza e ottiene consensi alla sua linea. Dopo tutto si tratta di un uomo che prima di essere eletto aveva esperienza di un solo paese straniero, il Messico. E' vero che i suoi più stretti consiglieri sono molto esperti di politica estera, ma nessuno crede davvero che lo stiano manipolando, o che lui sia semplicemente il portavoce delle loro idee. In realtà fra i suoi consiglieri ci sono divisioni, e per quel che si sa dalla stampa i leader delle due tendenze sono il vicepresidente Cheney e il segretario di Stato Colin Powell. Bush non solo tollera la cosa, ma la incoraggia, e si riserva le decisioni finali. Diversamente da suo padre, George W. Bush è un uomo religioso, e la sua visione del ruolo dell’America nel mondo è segnata dalla concezione etica che deriva dalla sua fede protestante. Giustizia, responsabilità e libertà individuale sono i suoi valori guida. Prima dell’11 settembre Bush era influenzato dal tipico pregiudizio americano secondo cui il “mondo esterno” non è un luogo particolarmente fertile per quei princìpi etici, e perciò era tentato dalle tendenze neo-isolazioniste. Gli eventi dell’11 settembre sembrano aver prodotto in lui una conversione, che gli ha fatto scoprire il ruolo di guerriero contro il male globale. Tuttavia non comincerebbe mai una guerra se non fosse convinto che essa è essenziale alla sicurezza nazionale. Agli americani Bush piace perché, dicono molti, “è uno come noi”. Inchieste svolte dopo le recenti elezioni mostrano che una significativa percentuale di elettori (inclusi i democratici) che non avevano votato per lui alle presidenziali hanno votato stavolta candidati repubblicani per mostrare il loro sostegno al presidente. Di fronte a tanta popolarità, i Democratici stanno disperatamente cercando una leadership e una piattaforma che diano loro qualche chance per le prossime presidenziali, o almeno per il rinnovo del Senato. L’“opinione dominante” finora è che il partito dovrebbe presentarsi come una chiara alternativa ai Repubblicani, spostandosi più a sinistra. Altri osservano che è proprio l’immagine “di sinistra” che ha danneggiato il partito. Nel frattempo, l’ex vicepresidente Gore è apparso su tutte le tivù criticando Bush nell’evidente tentativo di farsi notare dai Democratici e riceverne l’investitura. |
Lo spirito della democrazia: «Bush, trionfo di un dilettante» di Albacete Lorenzo, New York Times - Tempi, Numero: 48 - 28 Novembre 2002