Cultura

«Bravo Bin Laden»:
ecco l’Europa che grida pace

L’uomo scelto dall’Ulivo a dirigere la biennale di Venezia esprime la sua poetica: il terrorismo è geniale
 

 
di Renato Farina
 

Il radio giornale della Svizzera italiana, come del resto il notiziario televisivo, è un esempio di chiarezza. Girando verso Nord in auto, capita di ascoltarlo. Non fa mai perdere tempo, un po’ come Radio Radicale. C’è la realtà, bella o brutta, senza scremature o dolcificanti. Venerdì, poco prima delle 13, è andato in onda un documento impressionante del pensiero segreto e dominante dell’intellettuale e dell’artista alla moda. Ho preso nota, poi l’ho recuperato da Internet. Viene annunciata la rubrica “Società civile e guerra”. Consiste in un’intervista quotidiana a personalità della cultura che dicono la loro sulla guerra. Tocca stavolta a Harold Szeemann. Uno dice embè? Chi sarà mai questo Carneade svizzero?Che conta il suo pensiero? Balle. Szeemann sarà uno poco noto al grande pubblico, ma è un vate delle belle arti, un luminare internazionale. Uno dinnanzi a cui sono caduti in ginocchio i ministri dei beni culturali dell’Ulivo Valter Veltroni e Giovanna Melandri. Infatti per due mandati  (quattro anni) Szeemann è stato direttore della Biennale di Venezia per il settore arti. Non c’era niente di meglio in Europa, fu scritto. E bisognò far emigrare dal Canton Ticino alla Laguna questo meraviglioso fuoriclasse.

Insomma, che cosa pensa il maestro della guerra al terrorismo? Risponde nel suo italiano un po’ buffo:<<Tutto cominciava il 12 settembre (voleva dire l’11 settembre, ndr). Trovo che era un gesto geniale, perché l’America meritava questo schiaffo>>. Procede poi parlando di Bush e Saddam come di <<due ossessionati che si cercano, ma è una vergogna totale da parte dell’America>>. Non basta? Aggiunge per far vedere che è un uomo fine :<<L’America da sola fa schifo>>. Poi ha spiegato a nome di chi parlava:<<Io sono della Vecchia Europa, e spero che la Russia diventi forte come una volta>>.

L’intervistatore era sbigottito, specialmente dal tono profetico, senza tensione, senza odio, come uno che guardasse il cielo e godesse con sublime distacco del colpo di genio di chi ha infranto aerei contro le Torri Gemelle. Le vite concrete, le persone, il dolore dei singoli e di un popolo per lui erano pure astrazioni di un fatto artistico meraviglioso e persino morale. Il fuoco distruttore, la precisione vendicatrice sono incantevoli pur di punire almeno una volta l’America.

Cosa c’è da dire? Ci si domanda: quanti tra i pacifisti che affollano come artisti, uomini di cinema e altro, il parterre dei pacifisti senza-se-e-senza-ma , ma la pensano così? Senza se e senza ma, tranne nel caso che a prendere un colpo in faccia sia l’America. In quel caso si può fare, anzi si deve. e’ addirittura qualcosa di leonardesco, di mirabile. Verrebbe da dire, alla Oriana: fuck you, Harold.

Vittorio Sgarbi, da sottosegretario ai Beni culturali, cercò di cacciare subito dalla biennale questo Szeemann. Non ci riuscì. Sono cose che non si fanno, mica è uno di destra. E’ toccato così allo svizzero presentare al mondo in nome del nostro Paese l’arte contemporanea ancora nel 2002. E’ stato lui i nostri occhi. In fondo è stato considerato la sintesi del modo di concepire e organizzare l’arte della nostra cultura ulivista a cui per un po’ si è inchinato, impotente,anche il governo Berlusconi (e, specie dopo l’allontanamento di Sgarbi, continua….). Ci viene da chiedere: ma quali sono i criteri per cui un uomo è eletto come arbitro del bello? Non riusciamo a capacitarci. Anche prima che se ne uscisse con questa filosofia dell’arte, aveva promosso soltanto schifezze senza genialità. Bastava salire a Monte Verità, sopra Ascona, per vedere il guazzabuglio abbastanza vomitevole delle sue idee nudiste dell’arte. Eppure, tutti si sono inchinati. E Veltroni e Melandri hanno da bravi conformisti preso quello che il convento dell’intellettualità europea dominante passava. Questo è il punto tragico:l’Europa che domina pensiero e forme ha un cuore che è stato ben espresso da quella frase:<<Le Torri Gemelle? Un gesto geniale>>. Altro che radici cristiane della cultura europea: le hanno strappate, adesso ci sono le radici talebane.

Finito il suo mandato, Francesco Bernabè sostituì Szeemann con un allievo di Achille Bonito Oliva, quel Francesco Bonami nche non è gran che, a quanto pare, ma almeno non è ideologico del terrorismo.

Nessun Maccartismo, sia chiaro. Non c’era bisogno di farsi dire cosa pensasse di terrorismo ed America, per scartare lo svizzero. Recensendo la Biennale su Panorama, Sgarbi se ne uscì dicendo:<< Szeemann è un talebano>>.Alludeva al suo modo anche fisico di porsi, alla sua idea negativa ed estremistica dell’arte. Szeemann si arrabbiò. Come aveva fatto a leggergli dentro? Adesso abbiamo la prova che bruttezza e filoterrorismo pacifista coincidono.
 

 

Cultura: "«Bravo Bin Laden»: ecco l’Europa che grida pace", di Renato Farina, Libero 2.2.2003
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