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di
Francesco Galluzzo
Con affetto e rimpianto compio questo triste gesto di ricordare e
porgere l'estremo saluto al nostro Lorenzino.
Si! mi piace chiamarlo così, perché, pur avendo fatto una carriere
straordinaria, fino a diventare uomo illustre, noto e stimato in tutta
Italia, per la gente del paese, ed anche per me, egli è rimasto
Lorenzino.
Un appellativo che è pregno di affetto e di legame profondo, quasi
familiare, di simpatia.
Ed io, pronunciando queste poche e tristi parole penso di interpretare
i sentimenti di questa gente, della gente comune, e quindi di tutto il
paese.
Ritengo, infatti, che la grandezza dell'uomo che noi oggi
accompagniamo nel suo ultimo viaggio terreno è stata la capacità di
stabilire un "feeling" profondo con tutte le persone che lo hanno
conosciuto; da quelle più umili a quelle di condizione più elevata,
operanti in tutti i campi della società: dalla pubblica
amministrazione, al mondo economico, scientifico, politico, umano ed
anche sportivo.
Oltre, ovviamente, quello degli affetti familiari, un mondo in cui
egli era di tale sensibilità che alla fine gli è stata fatale.
Non è fuori luogo ipotizzare che Lorenzino, che pure da giovane aveva
superato con encomiabile equilibrio e razionalità la tremenda
disgrazia del giovanissimo figlio Antonio, sia stato stroncato anche
dall'emozione per la scomparsa della sorella Gemma.
Lorenzino per noi, il Dottor Circosta per gli altri, è stato
indiscutibilmente un grande personaggio, perché è stato un uomo a
tutto tondo, un uomo integrale. E' stato capace di sommare in sè, di
coniugare ed eccellenti livelli, tutte le qualità che un uomo può
desiderare di possedere: figlio, marito, padre, nonno, fratello,
amico, dirigente esemplare.
In ogni momento del rapporto sociale ere capace di trasmettere
umanità, semplicità e saggezza, che é la scienza e la sapienza
umanizzata.
Dall'alto della sua profonda conoscenza del diritto, principalmente
amministrativo, un
mare magnum
in cui si muoveva con estrema agilità, egli trattava tutti i suoi
interlocutori con naturalezza e semplicità.
Riusciva ad essere con la stessa disinvoltura umile con gli umili,
grande con i grandi, debole con i deboli, forte con i forti, sapiente
con i sapienti. Sempre buono, disponibile, disinteressato.
Questo perché Lorenzino, come tutti i grandi, non ha mai dimenticato o
rinnegato le sue radici. Quelle di un figlio del popolo che si è fatto
da sé.
Si
è
fatto da sé in un tempo in cui
l'andare a scuola era ancora un privilegio
di pochi, perché quello che oggi chiamiamo "diritto allo studio"
allora per i figli della gente comune era possibile solo a
costo di grandi sacrifici della famiglia, nonché di grandi capacità
intellettive e di fortissima motivazione personale.
Lorenzino, avendo conseguito il diploma di maestro
elementare, compie la sua prima esperienza lavorativa come applicato
del Comune di Galatro nel difficilissimo periodo della fine della
guerra, per vincere subito dopo, giovanissimo, il concorso di
segretario comunale. Trasferitosi in Piemonte consegue la doppia
laurea, in Legge e Scienze Politiche; quella in Scienze Politiche per
aggiungere, come lui amava dire, alla sensibilità giuridica quella
sociologica, per poter meglio coniugare l'impersonalità, spesso, della
pubblica amministrazione con la realtà dei problemi sociali e umani.
Realizza, quindi, una carriera che lo porta al livello
più elevato della pubblica amministrazione. Dopo essere stato
segretario comunale di importanti comuni piemontesi è stato
segretario generale delle province di Como, Novara e Vercelli;
conclude la carriera in qualità di
segretario generale
di una delle più importanti città italiane,
Torino.
Dopo il pensionamento ricopre importanti incarichi
onorifici tra i quali basta ricordare quello del
Comitato Regionale di Controllo del Piemonte.
In questo campo, quello della pubblica amministrazione, consegue fama
e stima difficilmente eguagliabili tanto da guadagnarsi la
frequentazione umana e professionale con le più alte personalità dello
Stato, ivi compreso l'ex
Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Il
Dottor Circosta, il nostro Lorenzino, è stato un profondo conoscitore
dei diritto, un'enciclopedia vivente della giurisprudenza, un maestro
nei campo del diritto applicato alla pubblica amministrazione.
Proprio per questo era ricercato consigliere e
consulente di tutti gli amministratori piemontesi. Il suo parlare
semplice e calmo ma razionale, efficace e convincente, perché
sapiente, mancherà a molti.
Mancherà agli amministratori di
Orbassano,
il suo paese di adozione, agli amministratori della
città di Torino,
della
regione Piemonte,
per i quali fino
alla morte non aveva cessato di
essere punto
di riferimento.
Mancherà agli allievi dei
corsi di formazione
delle scuole para universitarie per gli addetti alla pubblica
amministrazione.
La sua saggezza il suo equilibrio mancheranno alla
moglie, ai figli, ai nipoti, agli amici, a tutti quelli che hanno
avuto la fortuna di conoscerlo. Ma tutti, ne sono certo, non
lasceranno
isterilire la fonte del suo insegnamento, non potranno
dimenticare la sua "maestria" professionale e umana e ne faranno
tesoro.
Non lo dimenticherò
certamente io. Conserverò il ricordo nitido di quando, a me ragazzino
gironzolante attorno al tavolo della sua casa paterna, metteva la
prima matita in mano, forse perché non lo disturbassi nel suo studio.
Conserverò per sempre immensa gratitudine per averlo
avuto illuminato consigliere nel momento più difficile della mia vita.
Per me amministratore, la sua è stata una scuola
socratica. Ricordo le lunghe conversazioni durante le passeggiate per
le strade del paese, sulla spiaggia di Cirò o per telefono.
Le sue delucidazioni erano, per me profano, così
semplici ed efficaci che sento di ripetere in questo momento sacro e
solenne le parole di
Dante:
«Tu sei lo mio maestro e il mio autore;
tu sei colui da cui io tolsi
lo bello stile che m'ha
fatto onore.»
Ma al di là del
legame e dei ricordi personali, credo che Lorenzino ha fatto
onore a tutti quelli che lo hanno conosciuto; ha portato molto in alto
il prestigio della sua famiglia, l'onore del paese e della Calabria.
Al nord egli ha rappresentato ed impersonato nel modo
più compiuto le caratteristiche, le capacità, la passione per il
lavoro e l'ingegno di una popolazione e di una terra che, purtroppo,
non sempre gode di buona reputazione.
Per noi, per Galatro, Lorenzo Circosta deve essere
considerato uno dei figli di questa vallata che ha dato lustro ed ha
portato in alto, molto in alto, le doti dei galatresi.
Adesso, davanti al suo corpo senza vita, sento di
esprimere l'auspicio che i galatresi sapranno perpetuarne il ricordo
nel modo che egli merita.
In lui si sono realizzati
egregiamente: l'uomo di scienza e di cultura, la laboriosità
infaticabile, la persona morale; il
"vir probus",
come dicevano gli
antichi. In
verità il vero uomo di cultura non può non essere che estremamente
sensibile, umano, onesto e probo, così come Lorenzino lo è stato.
Se la fine della vita, così come tutti gli uomini hanno
sempre creduto, ed anch'io credo, non porta con sé la fine di tutto,
Lorenzino vivrà.
Per dirla con il Foscolo, egli, avendo lasciato tanta eredità di
affetti, avrà tanti amici pronti a strappare
"una favilla al sole"
per rischiarare l'oscurità della morte.
Per sempre
chiunque guarderà la sua lapide non potrà non soffermarsi
in una pietosa riflessione e trovare,
quindi, lo stimolo a vivere meglio ad impegnarsi di più per
essere un uomo migliore.
Lorenzino, ne sono certo, dormirà il sonno dei giusti.
Addio.
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