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Laureana
ha vissuto il "Blasi day" (20 aprile 2002), ovvero
il giorno del ricordo di uno dei suoi figli migliori: il
sacerdote-poeta Giuseppe Blasi. L'occasione è stata
offerta dalla presentazione della più importante opera
poetica del defunto parroco di Bellantone: la Divina
Commedia tradotta nel dialetto calabrese di Laureana
che, rimasta inedita per diversi decenni, è stata
recentemente pubblicata a cura di Umberto Di Stilo
che, in ordine di tempo, è stato ultimo alunno del poeta.
Alla manifestazione, voluta ed organizzata dal Comune che ha
patrocinato anche la pubblicazione dell'opera, ha
presenziato il Prefetto della Provincia dott. Sottile
accompagnato dalla sua gentile Signora. Per la circostanza
è appositamente arrivata a Laureana anche la signora Maria
Rosa Suriano, pronipote del Poeta.
Come è stato più volte ribadito nel corso della serata, la
presentazione di questa versione calabra della Divina
Commedia costituisce un importante punto di riferimento per
la letteratura calabrese e per la dialettologia regionale.
Proprio per questo alla presentazione dell'opera hanno
presenziato i cultori della poesia dialettale calabrese,
numerosi poeti, studiosi della parlata popolare, docenti di
istituti superiori, dirigenti scolastici e tantissimi
appassionati che, provenienti da tutta la regione, hanno
voluto rendere omaggio all' "altissimo poeta"
laureanese partecipando a quella che il Commissario
straordinario del comune, dott.ssa Maria Adele Maio,
introducendo la manifestazione ha anche definito "festa
del ricordo".
L'editore Walter Pellegrini si è detto
particolarmente orgoglioso di festeggiare il cinquantesimo
anno di attività della sua casa editrice anche con la
pubblicazione di un'opera di così alto prestigio per la
letteratura calabrese di tutti i tempi.
Il giornalista Gianfranco Sofia, confermandosi delicato
interprete e fine dicitore, ha declamato alcuni tra i brani
più belli dell'intera opera.
Umberto Di Stilo ha parlato di Blasi "sacerdote,
uomo e
poeta" soffermandosi lungamente sul valore
poetico della sua Divina Commedia, sulla sua genesi, sugli
incitamenti e sui primi giudizi critici (tra i quali quelli
del Russo, del Marzano e del Corso) e
sulle strategie seguite dal Poeta nel tentativo di riuscire
a pubblicarla. Ha, quindi, evidenziato come in tutta la sua
attività poetica-pastorale e didattica, il buon parroco di
Bellantone abbia sempre guardato ai "figli del
popolo". Infatti, perché essi potessero più
facilmente assimilare "il gran tesoro di dottrina
morale" che è nell'opera di Dante, ha tradotto la
Divina Commedia in dialetto; perché potessero meglio capire
e potessero interiormente partecipare al sacro rito della
messa (allora celebrata in latino) la tradusse in versi
italiani; perché potessero istruirsi diede vita, tra le sue
pareti domestiche, ad una scuola privata gratuita finché,
nel 1944, non riuscì ad aprire una scuola media (l'attuale
media G.B. Marzano) riconosciuta (successivamente
"parificata") della quale fu preside, docente e
segretario. Dalla relazione di Di Stilo è emersa in tutta
la sua grandezza la figura di un sacerdote-poeta votato
all'altruismo ed a risollevare le sorti sociali e culturali
dei propri parrocchiani.
Il prof. Paolo Martino si è lungamente soffermato
sugli aspetti linguistici della Divina Commedia di Blasi che
"rappresenta l'imponente documento di un dialetto non
ancora descritto e mostra ancora una volta la discrasia tra
la tesi dell'intraducibilità, teoricamente ineccepibile, e
l'esperienza contraria della prassi che dimostra come in
realtà si possa tradurre, e anche bene". Infatti
"l'oscuro dialetto di Bellantone di Laureana non solo
non si arrende davanti a temi e strutture di notevole
impegno, ma dà prova di non sfigurare in eleganza ed
efficacia" tant'è che in moltissimi brani "riesce
meglio dell'illustre toscano di Dante".
Il prof. Ugo Vignuzzi ha soffermato la sua attenzione
sulle soluzioni poetiche di grande spessore artistico ed
interpretativo a cui ha fatto ricorso Blasi, facendo
riferimento, in particolare, al canto di Ulisse, al canto di
San Francesco ed alla invocazione di San Bernardo alla
Vergine. Ha poi, concluso affermando che "l'impresa di
Don Blasi è di un valore e di un significato che va ben
oltre il circuito e la risonanza locale" e che la
pubblicazione di quest'opera oltre ad assumere
"l'aspetto e la portata di un evento di cultura e di
civiltà"
fa onore "non soltanto a Laureana di Borrello ed
alla Calabria, ma a tutto il nostro paese".
Tra gli interventi registrati dopo le relazioni ricordiamo
quello dell'ex sindaco Caré, del prof. Ugo Verzì
Borgese, del 'dantofilo' Benito Stinà di Siderno
e della professoressa del Liceo di Reggio Cal. Assai
toccante, infine, la "testimonianza" resa dalla
signora Antonia Morano di Bellantone che, ancor
bambina, ha avuto modo di apprezzare le doti culturali e
soprattutto quelle umane del sacerdote-poeta Blasi.
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