14/04/04
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In questa lezione si parlerà del problema della crisi attraverso gli occhi dell’ Ottocento, ponendo in parallelo la nostra epoca con la difficoltà dell’industrializzazione.
“Modernità”. Negli ultimi anni (120 circa) avviene un processo in cui l’Architettura si modella in funzione dell’era industriale. Anche oggi siamo in una fase in cui l’architettura deve cambiare, per l’insinuarsi della comunicazione. Ma non sappiamo dove,come,quando! Avanguardia estrema: fine700, soprattutto in francia. Al centro un tema razionale, illuminista. Boullée e Durand, lo schema a priori. Un’altra tendenza è la logica tipologica distributiva. Prende piede nell’ ottocento la figura mitica dell’ingegnere: specie di creativo che tramite il calcolo realizza le proprie idee. In quel periodo l’architetto era una figura arretrata, ancora legata al linguaggio stilistico. Ricerca della “totalità”: porta un discorso moderno pur non facendo èparte dell’avanguardia, anzi riecheggiando l’architettura medievale, il valore del lavoro artigianale… Morris, con l’Arts and Krafts porta ad un mondo unico, totalizzante appunto. Mentre cerca di opporre resistenza all’industrializzazione, pone in primo piano u gusto medievale. Comincia a creare un’attenzione verso alcuni fenomeni di unificazione dello stile. Alla fine del secolo vince uno stile: l’Art Nouveau…propone l’idea di poter utilizzare materiali e strutture industriali in un sogno romantico, di linee fitomorfe, floreali. Il livello delle comunicazioni era sbalorditivo per l’epoca, dunque il nuovo stile si diffuse rapidamente. Un importante simbolo di quest’epoca è il treno. Stazione di Milano (1931): luogo di contraddizioni. Le facciate sono in stile secentesche..ma dentro ci sono i treni! Le tecnologie più innovative mascherate da forme vecchie. L’ Art Nouveau cadde perchè era fondata su favole ! un altri nuovo settore è legato alle ricerche figurative e letterarie sul paesaggio: le città sono molto cambiate..arriva l’illuminazione artificiale! Poi i mezzi pubblici, cambiano anche le abitudini. All’idea di quadri controllati e statici o legati a movimenti lenti, alla prospettiva, vengono a sostituirsi istantanee, sovrapposizioni, frammentazione. Poi arriva la logica A. , A come avanguardia, assemblaggio, automazione, accelerazione, astrazione, alienazione, soprattutto analisi e analiticità. La base del modo di ragionare dell’epoca industriale è scomporre un problema e creare una serie di cause-effetti che portino ad una soluzione analitica… finché non abbiamo scoperto che per problemi troppo complessi non ci si arriva. La produzione artigianale è sintetica, quella industriale è analitica: catena di montaggio. Per esempio “il drappo” di Cezanne: ogni elemento è autonomo, esprime analiticità. Nel “putto” anche i punti di vista sono autonomi, è più un’assonometria che una prospettiva. Ricerca un punto di vista oggettivo: richiama Monge, ma con una tecnica di visione e non di rappresentazione. Caillebotte: ossessionato dalla serialità, logica S. Picasso: se tutto è astratto, tutto diventa oggetto; analizza i piani, le parti. Come lui è oggettivo e analitico, esiste una corrente opposta: Van Gogh, l’Espressionismo.

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