STORIA |
Gagliato in the World |
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GAGLIATO di FRANCESCO PITARO * «Da le querce ombreggiata e dagli ulivi, / aprica e
silenziosa ti distendi; / il cielo abbracci, i poggi, i fuggitivi / Jonici
remi e d'alto amor m'accendi». Così Domenico Vitale descrisse Gagliato, terra a
cui egli fu particolarmente e profondamente legato da inteso amore, e di cui
fu l'ispirato cantore. E ancora, nel poemetto dialettale I 'Zzippuli,
rivolgendosi al suo paese, esclamava: «Gagghjiatu! Li Madùanni / passàru
tutti 'e cca: / a ttia restaru i sùanni / e ‘a ricca povertà». A Gagliato, comune di appena mille anime, perché
falcidiato dall'intenso flusso migratorio, posto su una collina a 450 metri
dal livello del mare, si accede dal litorale jonico, imboccando la strada
statale che da Soverato conduce a Serra San Bruno. Molto transitata è la provinciale
Gagliato-Mare i cui lavori sono stati ultimati agli inizi degli anni
settanta. Invero la caratteristica di fondo di questo centro,
alle porte delle Serre, è il forte calo demografico che ha subito nel corso
dell'ultimo trentennio. Oltremodo eloquenti sono i censimenti del 1951 e del
1981, in base ai quali la popolazione è scesa, rispettivamente, da 1611 a 946
unità. […] Onomastica Le origini del nome sono oscure. Le ipotesi che di
tanto intanto vengono fatte balenare, sono alquanto controverse e, per la
verità, non suffragate di riscontri storici. Molto verosimilmente, l'attuale
denominazione deriva dal termine, oggi pressoché in disuso, «gallato», che, a
un dipresso, significa «fecondato», «reso fertile». Il riferimento andrebbe
ascritto alla fertilità ed alla amenità che caratterizzavano un tempo questi
luoghi. Non manca, naturalmente, qualche appassionato cultore di archeologia,
il quale è del parere che il nome, così come il paese, abbia origine molto
antica. Animato da questo convincimento, c'è chi conduce da diversi anni
sondaggi e ricerche, e bisogna riconoscere che questa opera non è rimasta
priva di qualche apprezzabile risultato. Ma i frammentari reperti finora
rinvenuti - che restano ancora da esaminare dagli esperti - sono, purtroppo,
insufficienti per accampare una qualsivoglia ipotesi storico-scientifica. Per
quel che ci riguarda possiamo affermare che tutti i testi che abbiamo potuto
reperire negli archivi storici attribuiscono a Gagliato origini medievali.
Anche se siamo dell'avviso che un qualche insediamento bizantino ci potrebbe
essere stato in località «Grecìa», stando all'aspetto semantico di
quest'ultimo termine. Rimane solamente da verificare se esso è riferibile ad
un nucleo urbano, oppure ad una semplice comunità monastica. Cenni storici Le notizie storiche riguardanti il comune di
Gagliato risalgono all'incirca al 1400. Ne fanno fede i non pochi studiosi
che, nelle loro opere, parlano di questo centro. Essi rispondono, fra gli
altri, ai nomi di Padre Giovanni Fiore da Cropani, Gabriele Barrio, Gustavo
Valente. Intorno alla seconda metà del XV secolo, il borgo di Gagliato, che
comprendeva alcune decine di fuochi - come allora venivano chiamati i nuclei
familiari -,venne infeudato dalla nobile famiglia dei Morano, che lo tenne in
proprietà sino alla fine di quel secolo. Successivamente fu proprietà dei
Borgia, principi di Squillace, che lo avevano sottratto ai Morano con la
forza delle armi. Protagonista ne era stato Goffredo Borgia, fratello di
Cesare (il Valentino) e di Lucrezia, nonché figlio di quel Rodigro Borgia che
successivamente fu eletto papa con il nome di Alessandro VI. La ribalderia
dei Borgia fu sorretta da un gabellotto terriero del luogo di nome Gironda.
Successivamente, però, il feudo tornò ai legittimi proprietari in forza di un
«modus vivendi» con l'usurpatore Goffredo. Nel 1494, Ferdinando I (re di Napoli) espropriò
tutti i beni dei Morano e li assegnò a Luca Sanseverino, barone di San Marco. Nel 1626, per vincolo matrimoniale, passò alla
famiglia di origine spagnola Sanchez de Luna, la quale vi impose il titolo di
Marchese. Infine, nel 1714, a quest'ultima succedettero i Severino. Dodici
anni dopo, il feudo di Gagliato fu riacquistato dalla famiglia Sanchez de Luna, la quale vi
incardinò il titolo di Ducato. A distanza di alcuni anni erano gli stessi Sanchez
de Luna che lo alienavano in favore della famiglia cosentina dei Castiglione
Morelli che lo trasformava in baronia. Questa compravendita avvenne il 13
agosto 1740, e la Terra di Gagliato (793 abitanti), classificata come
«portolania e zecca», passava di proprietà del marchese Francesco Maria
Castiglione Morelli, per avergliela venduta, unitamente al feudo di
Monterosso, il duca di Gagliato Giovanni Sanchez de Luna per complessivi
45.000 ducati. A Francesco Maria, deceduto in Vallelonga il 16 giugno 1774,
succedette il marchese Lelio Castiglione Morelli. I
Castiglione Morelli furono gli ultimi feudatari signori di Gagliato, in
quanto nel 1806, con la riforma operata da Giuseppe Bonaparte, si ebbe la
eversione della feudalità. L'antico feudo venne trasformato in luogo, con
legge 19 gennaio 1907, appartenente alla giurisdizione, o governo — come
allora si diceva —, di Satriano. Con il successivo decreto istitutivo dei
comuni (4 maggio 1911) venne dichiarato comune appartenente al comprensorio e
al mandamento di Chiaravalle Centrale. Tale assetto amministrativo venne
rispettato anche nel nuovo riordino operato dai Borboni. Gagliato dispone di una superficie complessiva di
6,99 Kmq. Il suo territorio confina con quello dei comuni di Petrizzi,
Argusto, Chiaravalle e Satriano. Il confine con quest'ultimo comune è
costituito dal corso del torrente Ancinale, l'antico fiume Cecino descritto da Plinio il Vecchio nella Naturalis
Historia, ai tempi del quale era navigabile. A questo corso
d'acqua, che, come quasi tutte le fiumare calabresi, è calmo in estate, ma
assume portate d'acqua impetuose e travolgenti in inverno (memorabile è la
alluvione, funesta e sconvolgente, dell'autunno del 1935), avrebbe tratto
ispirazione Omero. Stando a quanto affermano alcuni autorevoli
studiosi, come l'archeologo Ermanno Arslam ed i ricercatori Vincenzo e
Giovanni Gatti, in località La Roccelletta di Borgia, dove di recente sono
state fatte importanti scoperte archeologiche, sarebbe esistita la mitica
Scheria, descritta da Omero nei libri VI e VII dell'Odissea. Colà regnava, a capo di una confederazione di
dodici stati, il
re Alcìnoo, padre di Nausicaa, e dove questa, alla foce di un fiume
(Corace?), soccorse il naufrago Ulisse. A sentire Arslam e i fratelli Gatti,
il nome Alcìnoo deriverebbe, appunto, da Alcinale, termine pristino con cui
veniva denominato l'odierno Uncinale. Così pure i nomi di alcuni dei dodici
re della confederazione sarebbero stati mutuati da altrettante località
calabresi: Laodomante, re di Laos e di Amantea; Acroneo, re di Acri; Dimante,
re di Diamante. Infine, gli stessi fratelli di Alcìnoo, Croton e Rethium,
altro non sarebbero che quelli delle due fiorenti città della Magna Grecia, Crotone
e Reggio. Nel 1783 la Calabria fu sconvolta da un violento terremoto.
Gagliato, che allora contava 654 abitanti, subì danni, «per case cadute e
lesionate», per 25.000 ducati. Le scosse si susseguirono il 5 ed il 7 febbraio,
nonché il 28 marzo. Fu quest'ultima che produsse all'abitato i danni
maggiori: tuttavia non ci fu alcuna vittima. In un resoconto ufficiale
dell'epoca si legge che «i tremoti del dì cinque, e del dì sette
di Febbraio, per grandi che essi fossero, non produssero [...] quei
danni che vi cagionarono le scosse del 28 Marzo. Queste posero a
soqquadro le abitazioni...» di Gagliato. Fatto singolare, fu notato che pochi
istanti prima che si verificasse il sisma, le acque dell'Anciale, da limpide
che erano, diventarono torbide. Nel 1799, in seguito alla proclamazione della
Repubblica Partenopea, anche in Gagliato vi fu un tentativo di imporre una
municipalità repubblicana. Ma il sogno giacobino fu più effimero della stessa
esperienza napoletana, in quanto fu represso con le armi ed avvenne Lina
ribellione popolare in sostegno dell’ancien regime. Durante il decennio francese (1806-1815) Gagliato
rimase decisamente legittimista e filoborbonica. Tant'è che sono molte le
circostanze in cui il capo massa Pietro Procopio, affiliato al brigante
Francesco Moscato detto «Vizzarru», si trovò impegnato ad ingaggiare azioni
di lotta antifrancesi unitamente ad altri «suoi manutengoli» del luogo. È
noto che il Procopio partecipò, il 29 giugno 1808, insieme con tutti i capi
massa delle Serre, ad un raduno in un bosco della Lacina con il
capo-brigante di Vazzano. In un rapporto di polizia si legge che in quella
occasione «fu formato con altri capi briganti un Corpo di cinquecento
assassini e complottarono dare scacco a Satriano». In seguito Procopio subì un processo per brigantaggio; tuttavia
gli annali giudiziari non riportano le azioni banditesche a cui egli avrebbe
partecipato, né gli eventuali delitti o reati a lui attribuiti. (* Francesco Pitaro, in Gagliato, radiografia di un paese di Calabria, volume edito nel mese di luglio 1989) |
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