Gruppo Animazione Giovanile
di Corte Franca - Bs
Anno 2008 - 26° anno di attività per i giovani di Corte Franca (Bs) - Un servizio di Volontariato e Fantasia per la Comunità

 Musica e Cultura

ex Biolcheria    Piazza Robespierre     Contrada Della Corte     il Cortivo (curtìf)     "El Paradìs"

    "Cashulìne"     "La Shézô Lóngô"    Via Presentane

Per festeggiare la nostra piccola storia, a partire dal nostro 10° anno di attività musicale, di anno in anno abbiamo scelto qualche luogo di Corte Franca che avesse un’altra storia da raccontare.

Mentre i ragazzi dei nostri corsi musicali davano una piccola dimostrazione (quasi sempre in forma "acustica") delle capacità acquisite, veniva diffuso un volantino per raccontare agli abitanti, insieme alla piccola storia del GAG, la storia di quel luogo di incontro. In tutte le località le persone hanno gradito la storia raccontata ed il "sottofondo" musicale, ma soprattutto quest'idea di legare Musica e Cultura in forma semplice.


 

Questo luogo: la ex Biolcheria di Bersi.

la ex biocheria Bersi

È uno dei luoghi più antichi di Timoline. Qui infatti sono stati trovati durante la recente ristrutturazione  alcuni segni, visibili all’esterno del fabbricato che ospita lo studio fotografico, che farebbero risalire la costruzione di quell’edificio intorno al 1300-1400 (studi PRG di Corte Franca 1996).
Il nome di Biolcheria deriva dal fatto che per molto tempo le case di questo "löc" sono state le abitazioni dei contadini, dei "Biólc" (da Biolca = unità di misura della superficie del terreno ancora in uso nel Veneto ed in Emilia come da noi lo è il Piò) e dei "Mashér" (mezzadri) che hanno speso la loro vita tra la stalla e la campagna «...Cadeva la pioggia, segnavano i soli, il ritmo dell’uomo e delle stagioni...» direbbe, parlando di loro, Francesco Guccini.
Nello stabile che fa da angolo all’incrocio tra Via C. Battisti e Via Roma, agli inizi del secolo fu ricavato un luogo per farvi la scuola. Con l’avvento del fascismo quel fabbricato divenne la "Casa del fascio", negli anni sessanta fu sede dell’ACLI, col suo bar, e più tardi ospitò l’ambulatorio medico.
Prima della ristrutturazione che ha portato questo luogo ad essere come lo si vede oggi anche noi del GAG abbiamo potuto usare la ex stalla (dove ci sono ora fruttivendolo e parrucchiera) per cominciare la nostra attività musicale e dove abbiamo allestito alcuni carri allegorici per carnevale.
Poi la ristrutturazione che ha tolto il muro di cinta verso la strada provinciale, quel muro che, quando fu costruito, segnava il confine ovest dell’abitato di Timoline.

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Un’altra storia.

Questo luogo: Piazza Robespierre.

Piazza Robespierre

Questo è il nome che il Conte Ignazio Lana ha dato a questo posto.
A Corte Franca, ma soprattutto a Borgonato, tutti hanno sentito parlare di questo personaggio per le sue vicende che non si possono proprio dire normali. Un personaggio certamente fuori dal comune del quale, per far capire meglio, ricordiamo alcuni episodi marginali, ma significativi.
Essendo contrario alla costruzione della linea ferroviaria Brescia - Iseo (la riteneva inutile), il giorno della sua inaugurazione, si dice, sfidò il treno cavalcando di stazione in stazione ed aspettandolo ogni volta per evidenziare la sua superiorità sul mezzo di trasporto. Nel tratto di ferrovia che passa da Borgonato, pare che il Conte Lana cavalcasse seduto al contrario sul suo cavallo per beffeggiare le autorità che erano sul viaggio inaugurale di quel treno tra i quali c'era il primo ministro, il bresciano Zanardelli.
Stampò "L’Eco di Borgonato e Provincia" il che è tutto dire.
Famosa è anche la storia della sua finta morte, inscenata durante un suo viaggio all’estero per poi arrivare in chiesa durante la celebrazione del suo funerale, cosa che, ovviamente, gli fece perdere credibilità in certi ambienti.
Bizzarro, rivoluzionario, con idee giacobine, il Conte Lana ebbe anche l’idea di dedicare una piazza a Robespierre. 
Il nome fu cambiato in Via Broletto durante il periodo fascista ...«Siccome la gente di Borgonato non voleva cambiare quel nome - dicono alcuni vecchi del paese - vennero da Nigoline alcuni fascisti per togliere la lapide col nome di Robespierre, ma per un paio di volte furono cacciati via, finché una notte... ci riuscirono».
In una serata di luglio, 207 anni dopo la Rivoluzione Francese, volendo legare la piccola storia del GAG ad un’altra storia di un luogo di Corte Franca, abbiamo preferito essere qui, nella PIAZZA ROBESPIERRE, forse l’unica Piazza Robespierre d’Italia.

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Un’altra storia. Questo luogo:

Contrada Della Corte.

Canti in Contrada Della Torre

Se potessero parlare, i muri di questa contrada, sentiremmo storie... da restare a bocca aperta.
Il Palazzo Monti Della Corte, così come lo si vede oggi è del 1600, ma già nel XIV° e XV° secolo qui c’era una cappella affrescata dedicata a S. Martino (patrono di Nigoline) che svolse anche funzione di parrocchiale, dal 1532, finché non si costruì (1578-1619) la nuova chiesa proprio qui di fronte (fu inaugurata nel 1620, la facciata, invece, è del 1828 e fu benedetta nel 1912 da Mons. Geremia Bonomelli).
"Della Corte", probabilmente, sta per «De Curte Isei», come risulta da un documento antico, il che fa ipotizzare una diramazione della famiglia Oldofredi di Iseo. L’ipotesi sarebbe confermata da alcuni stemmi di famiglia.
I Monti vennero a Nigoline nel secolo scorso e in questa casa tennero cenacolo della migliore intellettualità e della politica bresciana e italiana con personaggi come Cesare Arici, Rodolfo Vantini, i fratelli Ugoni, l’Aleardi e Ugo Foscolo (per citarne solo alcuni). Qui venne anche Tito Speri nel 1849 dopo le "dieci giornate di Brescia" e prima del patibolo di Belfiore a Mantova. In quelle eroiche giornate, infatti, combatterono al suo fianco Alessandro Monti e suo fratello, il diciottenne Flaminio.
Tra le personalità anche il nigolinese Geremia Bonomelli (poi vescovo di Cremona) che qui imparò la storia d’Italia e si formò in alcune idee-guida.
L’entusiasmo vissuto in Franciacorta per le imprese dei Mille (testimoniato dall’erezione a Iseo del primo monumento d’Italia dedicato a Garibaldi) tra queste mura fu ampiamente condiviso insieme alle tensioni culturali, politiche ed ideologiche che portarono all’unità d’Italia.
Oggi la proprietà è dei signori D’Ansembourg e sede di un’azienda vinicola.

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Un’altra storia.

Questo luogo: il Cortivo (curtìf).

El Curtìf

Dell’insieme di case che formavano il piccolo "castrum" (castello) rimangono ancora oggi alcuni inequivocabili segni della sua esistenza (muri a vista di medolo squadrato, finestre con strombatura, una casa con base circolare e un’altra di forma trapezoidale, la torre che si trova sul lato nord della valletta...)
Non è stato possibile sapere con precisione a quando risalga l’edificazione del castello, ma di certo si sa che:
- nel 1609, nel suo "catastico", Giovanni Da Lezze scrive di un «...castello in monte circondato da mure, senza fosse, dirocato et hinabitabile»;
- buona parte dei fabbricati situati intorno alla "piazzetta col pozzo" (che è un po’ il cuore di questo abitato) sono databili intorno al 1300-1400 (studi PRG di Corte Franca 1996);
- le mappe napoleoniche (1810 circa) denominano «Cortivo» l’area compresa tra Via Castello, Via Nazario Sauro, Vicolo del Corbello, strada vicinale della Santella e la Valle del Troso.
A proposito del nome di questa valletta...
Forse la presenza di concimaie e gabinetti pensili ha contribuito far sì che la gente, con quel tanto di ironica concretezza, la rinominasse «’al del strùs».
Una versione un po’ più ricercata farebbe risalire il nome Troso al fatto che la valletta fosse usata dalla gente del posto per passare con la «Tróshô» (fascina di legname tagliato sul monte e trascinato a valle con l’aiuto di una forcella di legno). «Trós», infatti, è la legna di potatura della vite che viene anch’essa legata a fascine e «Trózô» era detto l’insieme di rami legati in modo da essere trainati nel campo con una zavorra di sassi: aveva la funzione di «sfrigulà» (sminuzzare) il letame. 
... eccovi un’ipotesi sul significato del toponimo Troso.
Questa piazzetta è sempre stata occasione di incontro per la gente comune (anche perché spesso per attingere acqua al pozzo bisognava mettersi in fila). Stasera abbiamo voluto unire le nostre note alle vicende più o meno note di questa contrada.

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Un’altra storia. Questo luogo: "El Paradìs".

Probabilmente alcuni degli stessi residenti non sanno che l’area comprendente le vie Don Sturzo, Marzabotto e Paolo VI°, delimitata a nord dalla "Bià del Paradìs" e a sud da Via Seradina è stata fino ai primi anni 80 un unico grande campo, il più grande di Timoline chiamato "el Paradìs".
Se chiedete ai contadini che lo hanno lavorato, il perché di questo nome vi risponderanno raccontandovi di come il lavoro qui sembrava non finisse mai. Sia che si trattasse di arare o di falciare l’erba o di mietere il grano era sempre un’impresa arrivare «en có» (in fondo) a quel campo così grande, «grant... come ‘l Paradìs!».
A nord, percorrendo quella che i nostri vecchi chiamano la "Bià del Paradìs" (Bià = Via) si arriva all’attuale via Silvio Pellico dove si trovano i campi e il dosso della "Seradina".
La Cascina Seradina che si trova in quel sito è stata la prima costruzione "a sera" (ovest) dell’abitato di Timoline, ma l'origine del suo nome sta nel termine "Cerro", nome di un tipo di pianta da cui origina anche «
Serét» (cerreto, "luogo con cerri", una varietà di quercia), località che si trova appena fuori dal terriotorio di Corte Franca, vicino alle Torbiere, sul territorio di Provaglio D'Iseo.
È interessante conoscere i nomi delle località storiche minori, ma quotidiane, perché ci raccontano alcuni modi di vita della gente del nostro Comune che possono tornare a noi solo così.
Da una ventina d’anni, dicevamo, in quello che fu il "Paradìs" si sono costruiti diversi edifici che ospitano la posta, la banca, i negozi e le abitazioni civili.
Per non perdere l’abitudine ad usare questo nome (che altrimenti è destinato a scomparire), da oggi, se vi capita di passare in una di queste vie o d i entrare in uno di questi edifici, potreste raccontare (con una punta di orgoglio e di autoironia) di essere entrati anche voi «’n dè ‘l Paradìs» (nel Paradiso).

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Un’altra storia. Questo luogo: "Cashulìne".

Il nome attuale di questa via è stato dato per ricordare Astolfo Lunardi, partigiano bresciano delle "Fiamme Verdi" (divisione "Tito Speri"), condannato a morte dai fascisti il 5.2.44 a causa della sua lotta per la liberazione dal nazifascismo, ma come succede per tutti  i nomi "politici" delle località, con la località stessa non ha a che vedere.
Il nome precedente era italianizzato in "Via Casalini", che già si avvicinava al nome che in dialetto si dà a questa località: «Cashulìne». Per località intendiamo non solo la via, ma anche tutto ciò che è contenuto nel muro perimetrale che i contadini una volta identificavano come il brolo dei «Péne» (soprannome della famiglia Gatti) dove ora ci sono abitazioni e la ex Pavi-Mar.
Perché questo nome? Da dove viene?
Sulle mappe napoleoniche (del 1810 circa) esistenti all’Archivio di Stato di Brescia c’è scritto «Cajoline», ma in un certo periodo la "j" lunga e la "S" (esse) in certi casi  sono state usate in modo intercambiabile, infatti troviamo scritto «Cajella» per indicare la località Casella.
«Cashulìne», allora significherebbe casoline, casupole, casette, nel senso di case isolate.
In questa via sorge una torre che gli storici ritengono sia stata fatta edificare intorno al XIV secolo dai signori della zona, gli Oldofredi di Iseo, al tempo della loro massima potenza (lo fanno supporre sia la  struttura che il materiale usato per la sua costruzione).
Fu usata anche come torre colombaria, (in quel periodo era questa la posta aerea); da ciò derivano toponimi come: Colombaro, Colombara, Colombare, Colombera ecc.
In questa via, qualche decina di anni fa ebbe sede la prima banca di Corte Franca e successivamente una delle classi della nostra scuola media.

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Un’altra storia. Questo luogo: "La Shézô Lóngô".

Al confine di Colombaro con Timoline, a Sud dell’attuale Via Sant’Afra, c’erano i campi che i contadini dicevano della «Shézô Lóngô» (Siepe lunga), infatti li divideva dalla strada una lunga siepe che partiva dall’inizio della ex "strada vicinale del Coniglio" (l’attuale via Lama) e terminava nei pressi della santella che si trova all’inizio della strada per il cimitero di Colombaro (via Dalla Chiesa).
La siepe era di «móre» e «pignatìne» (rovi e biancospino selvatico) e le sue dimensioni erano di circa cm 120 d’altezza e 80 di laghezza.
Sicuramente si trattava di una siepe esistente da molto tempo visto che il nome di questi campi è riportato anche sulle mappe napoleoniche con la dicitura di «Cesa longa».
Qualcuno potrebbe pensare che «cesa» potrebbe significare "chiesa", ma in quel periodo la "c", in questo caso, stava per "s" (ad es. «cerese» per «serese», "ciliegie", ecc.)
Però una chiesa in questi paraggi c’era veramente. Era dedicata ai santi bresciani Faustino e Giovita e sorgeva pressappoco dove ora c’è l’Acquasplash. Di questa chiesa non si conosce l’epoca di costruzione e del resto sono poche le notizie che abbiamo; si sa che era piccola e con un solo altare. Detta "in cattivo stato di conservazione" nel 1670 e "semidistrutta" 14 anni dopo, fu rasa al suolo alcuni anni dopo e al suo posto venne eretta una cappella al di là della strada, nel campo dove ora c’è il cimitero di Colombaro.
Di tutto ciò rimane traccia solo nel nome «el San Faüstì» (corrispondente al «S. Faustino» delle mappe napoleoniche) che i contadini usano per indicare il campo che si trovava a cavallo di quel tratto dell’odierna via Dalla Chiesa che porta all’ingresso degli impianti sportivi, una volta detta "Viali".
Non si sa che funzione avesse una chiesa in un posto così, ma sicuramente non quella di cimitero perché fino all’arrivo di Napoleone il Campo Santo era attaccato alla chiesa parrocchiale.

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Un’altra storia.
Questo luogo: "Via Presentane"

i mitici DNA in via Presentane
Sulla mappa troviamo

Le strade (nomi attuali)

(1) Via Presentane
(2) Str. Vicinale del Campagnolino (ora Via Bevilacqua)
(3) Str. Vicinale San Faustino
(4) Str. Vic. Delle Pissine e Balie
(5) Str. Vic. del Sale (o del Casino)
(6) Str. Vicinale della Sistolina
(7) Str. Vic. della Massolina

I nomi dei luoghi (individuazione tratta dalla dizione popolare e dal catasto napoleonico)

(A) CRUZÀL DE LE BALIE
(B) PRESENTANE
(C) PRADÈI
(D) BALIE 
(E) PISTOLINE - (E1) FISTOLINE
(F) CAMPO DI MEZZO
(G) CAMPO DELLA FOSCA
(H) PIZZINA E PIZZINE
(I)  MASSAROCO
(L) MAZOLINE
(M) CAMPO LUNGO
(N) Campagnola-Campagnolino
PAGNOLINO
(O) SAN FAUSTINO
(P) PIANE
LA FURNAZÌNÔ

le località vicino a Presentane

Forse anche voi vi sarete chiesti il significato di questo nome.
In nessuno dei vocabolari toponomastici consultati abbiamo trovato il toponimo "PRESENTANE", nome che è arrivato fino a noi grazie all’intestazione di questa via (1).
E allora proviamo noi a dare una risposta. Collegheremo alcuni elementi e metteremo lì un’ipotesi (che ha bisogno di conferme o smentite).
- Sul "Vocabolario dei dialetti bergamaschi" del Tiraboschi (fine 1800) si legge: «Presentì = Gabelliere». La cosa in sé non avrebbe alcun significato, ma...
- PRESENTANE (B) è detta quell’area che si trova a Sud della Strada Vicinale San Faustino (3) che porta al cimitero e "abbracciata" dalla Strada Vicinale delle PISSINE E BALIE (4), strada di campagna che dai 2 ingressi di Via S. Afra (all’altezza dell’incrocio con Via Martiri della Libertà) e del Budrio sfocia a Sud dell’attuale Via Dalla Chiesa, all’altezza del «CRUZÀL DE LE BALIE» (A) l’incrocio detto "delle Balie".
- Se sul nome "PISSINE" (Pizzina o Pizzine) il dialetto «Pishì» e «Pishìne» ci aiuta a capire che che si tratta di un luogo con acqua, acquitrinoso, sul toponimo "Balie" c’è bisogno di una valutazione più approfondita.
- Tra la gente è "comun sentire" che:
1) l’incrocio (Cruzàl de le Balie) è stato chiamato così perché era meta delle balie dei Signori di Timoline e Nigoline che lì si davano convegno per la passeggiata coi bambini;
2) i campi delle "BALIE" (D) erano il luogo degli incontri per gli amori clandestini dei Signori di cui sopra che così facendo procuravano lavoro per le loro balie;
3) il «Cruzàl de le Balie» è chiamato così perché lì si trovavano le «filandére» di Timoline e di Colombaro prima di andare, a piedi, a lavorare in filanda ad Adro e vi si fermavano al ritorno per un ultimo pettegolezzo prima di far ritorno a casa.
Però nessuna di queste spiegazioni sull’uso dei luoghi ci aiuta a capire il toponimo "Presentane".
- Sulle mappe napoleoniche (inizio 1800) "Balie" è scritto "Baile": è solo un’inversione? E "BAILE" cosa significa"? È ancora il già citato Tiraboschi che ci aiuta e così scopriamo che "Baile" è un nome longobardo, ma che anche il veneziano ha «Bailo» (funzionario, ambasciatore, Signore, rappresentante della Repubblica) a sua volta variante di «Balio» (reggitore, messo di un magistrato) che deriva dal latino: «Bailus», cioè Amministratore.
Se fosse giusta questa lettura dei toponimi: PRESENTANE da PRESENTÌ = GABELLIERE e BALIE o BAILE = FUNZIONARIO, AMMINISTRATORE (o simili) si potrebbe ipotizzare l’esistenza in questi luoghi di un BANCO DEL DAZIO.
Oltre tutto questi toponimi si trovano sul percorso dell’ipotizzata "Via del Sale" che collegava Adro (S. Maria in Favento), Nigoline (S. Eufemia), passava dal Budrio, attraversava le Balie e proseguiva verso Iseo.
Solo coincidenze e fantasticherie? Forse. Sicuramente la diversa frequentazione dei luoghi e la rottura del legame sociale che ha dato origine a questi toponimi rende ardua una spiegazione del loro significato, soprattutto a persone sprovvedute come noi.
È comunque un campo ricco di suggestioni che meriterebbe l’investimento di adeguate risorse da parte della nostra comunità per uno studio serio ed approfondito.
Nel nostro piccolo ci siamo sforzati di ventilare un’ipotesi in risposta alla nostra (e crediamo anche vostra) voglia di sapere.

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