La storia di Bisceglie
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BAT LA STORIA DI BISCEGLIE
Vi era un luogo sulla via Traiana lungo la costa, tra le città di Molfetta e Trani, ricco di vegetazione , la cui riva presentava una insenatura, sicuro approdo per le barche, chiamato dai contadini VESCEGGHIE dal nome di una delle specie di querce che vi crescevano tutt'attorno. Questo luogo divenne lo sbocco a mare delle genti dei casali. Qui in epoca Longobarda si costituì un piccolo borgo contadino e marinaro, è questo il periodo in cui sorgono i vicini borghi di Terlizzi e Giovinazzo, ed il tempo delle scorrerie dei Saraceni i quali saccheggiavano e distruggevano i casali sparsi nell'entroterra. Per paura dei Saraceni, le genti dei casali preferiscono un luogo più sicuro e chiedono asilo e protezione al Conte Pietro detto Pietrone, in cambio di fedeltà e di aiuto nel mantenimento del Feudo Nel 1060 il piccolo borgo è cinto di mura fortificate e rinforzate da diverse torri, a guardia delle quali pose la massiccia torre (erroneamente detta normanna) che i pescatori chiamarono anche maestra perché oltre al compito di vedetta militare, svolgeva anche il compito di guida per le barche che si trovavano in alto mare. Nel 1063 il Papa Alessandro II istituisce in Vescegghie la diocesi affidandola al suo primo Vescovo Giovanni. In città il potere civile ed ecclesiastico è riunito nelle mani del Vescovo , che risiede nell'Episcopio che è anche sede del comune. E' questa l'epoca in cui la città si fregia dello stemma civico in cui è raffigurata una quercia che ricorda il nome del luogo, Vescegghie, nome che nei documenti ufficiali verra erroneamente latinizzato in Vigiliae. Nel 1073 viene iniziata la costruzione della Cattedrale dedicata a San Pietro, in onore al nome del Conte, ma il popolo era devoto già di Sant'Antonio Abate primo protettore della città, tanto da trasferirne il culto nella Cattedrale appena costruita. Sono anni questi in cui la città sembra un unico cantiere, palazzi patrizi si affiancano a case popolari, su vie piuttosto strette ed oscure, intorno ad un unico centro vitale;il Duomo. (la strettezza delle vie aveva uno scopo ben preciso, consentiva una facile difesa in caso di attacco nemico). Nel 1074 venne eretta la chiesa di Sant'Adoeno in onore del protettore dei soldati normanni, e nello stesso anno il vescovo Dumnello concede l'utilizzo della stessa a d oltre 100 famiglie di casalini provenienti dai casali di Cirignano, Pacciano e Zappino i quali in cambio della piena autonomia con diritto di battezzare, di suonare le campane e di nominare i rettori, si impegnano a versare al vescovo un censo annuale. E' un periodo prospero per Bisceglie, l'attività marinara và a gonfie vele, vengono allacciate relazioni commerciali con le Repubbliche Marinare, specie con Amalfi dalla quale si trasferiscono numerosi nuclei di commercianti, portando con loro costumi e tradizioni. Così mentre la fiorente città di Trani emanava gli Ordinamenta Maris, i marinai di Bisceglie stipulavano accordi commerciali con le città con le quali venivano in contatto, così come ne testimonia la Carta Marinara del 1211 nella quale si descrive l'accordo commerciale con la città di Ragusa Dalmata. In questo accordo si stabiliva la reciproca revoca della tasse sulle merci vendute e dei diritti portuali. Anche Bisceglie come la vicina Trani ebbe la sua colonia di ebrei, testimonianza ne è stata fino a pochi anni fa nel nome della strada La Giudea oggi via Tevere. I biscegliesi furono poco tolleranti con gli ebrei , infatti nel 500 le leggi locali vietavano la residenza in città ad ebrei ed eretici al massimo potevano rimanervi per affari solo tre giorni, altrimenti venivano puniti con la confisca dei beni e con punizioni corporali. Nel 1222 l'Imperatore Federico II costruì il castello affiancandolo alla Torre Normanna, l'edificio a pianta quadrangolare aveva torri quadrate agli angoli. Costruito con poche ed eleganti stanze, venne custodito da un castellano e da pochi fanti a cavallo. Verso la fine del 500 il castello, risultato essere inadatto secondo i nuovi criteri di fortificazione, venne completamente abbandonato entrando a far parte del patrimonio comunale. Gli Svevi , oltre al castello, edificarono torri di vedetta nell'agro come la Torre Gavetino nella omonima zona, o la torre di Sant'antonio , o quella di Zappino nei pressi del casale.

GLI ANGIOINI Il periodo angioino inizia con la discesa di Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia, che sollecitato dalla Chiesa la quale vede vacillare i propri interessi sotto il prosperare del regno Svevo, sconfigge e scaccia questi ultimi instaurando nel sud Italia una dinastia che durerà 180 anni. Nel 1266 Bisceglie entra a far parte del feudo dei Conti di Monfort, che scesi al seguito di Carlo d'Angiò e per volontà sovrana tennero queste terre come propri feudi. Tra il popolo di Bisceglie i più accaniti sostenitori degli Angioini sono i Falcone potenti e ricchi signori i quali occupano le più importanti cariche politiche, religiose e civili, anche il popolo non è da meno a fedeltà verso gli angioini tanto che re Carlo II premia la città decorando lo stemma comunale con una quercia d'oro in campo rosso con su scritto fedelissima. Nel 1326 la città passa sotto il potere di Roberto, fondatore insieme al fratello Filippo del vasto principato di Taranto. Inizia per Bisceglie , ed altre città vicine un periodo di instabilità e lotte interne dovute al malgoverno della regina Giovanna I, detta dei quattro mariti, succeduta a Roberto. Intrigante e capricciosa, con l'aiuto del conte Pipino da Barletta, fa uccidere il marito Andrea d'Ungheria subendone poi le conseguenze di suo cognato il re Luigi d'Ungheria sceso in Italia per vendicarne la morte del fratello Andrea. L'opera della regina , che nel frattempo si era rifugiata ad Avignone presso il Papa, accende in tutta la Puglia focolai di ribellione e di guerriglia fino al 1352 quando per intercessione del Papa il re d'Ungheria riconosce Giovanna regina di Napoli. L'ultimo atto di guerriglia nella contea di Bisceglie si ebbe tra Luigi I d'Angiò e Carlo III di Durazzo al seguito del quale c'era il capitano di ventura Alberico da Barbiano. Nella notte del 13 Settembre il Barbiano riusciva ad entrare in Bisceglie, attraverso un varco aperto presso la chiesa di San Nicolò al Porto ed a scacciare i francesi dopo aver seminato orrore e morte tra gli abitanti. Ora la città è divisa in due fazioni, i durazzeschi e gli angioini. Questi ultimi stanchi delle violenze ad opera di Carlo III di Durazzo, aprirono le porte della città all'esercito di Luigi I d'Angiò che rioccuparono la città, sfogando sulla popolazione il tradimento subito nonostante i tentativi di impedirlo fatti dallo stesso Luigi I il quale rientrato in città vi morì pochi giorni dopo a causa delle ferite riportate durante la battaglia. Il corpo verrà sepolto nella chiesa di San Ludovico , dove più tardi sulle stesse rovine sorgerà la chiesa di San Luigi. Dal 1405 al 1414 il feudo cade sotto il diretto controllo della regina Givanna II la quale concede a Bisceglie alcuni privilegi come l'esenzione del pagamento di alcune tasse. A complicare il periodo angioino vi entra anche lo scisma cattolico, infatti a Bisceglie troviamo un vescovo scismatico, eletto dall'antipapa, certo Nicola Petracino il quale aveva come cattedra vescovile la chiesa di San Adoeno. A ricordare il periodo dell'antivescovo in Sant'Adoeno, si conserva ancora il sigillo episcopale.

GLI ARAGONESI Il periodo Angioino, ormai scosso dalle lunghe lotte di successione e sempre più debole di fronte alla prepotenza dei feudatari, inizia un periodo di decadenza. Nel 1442 una nuova crisi interna dà l'occasione a Alfonso V d'Aragona di scacciare definitivamente gli Angioini dal regno instaurandovi una dinastia Aragonese . La conquista della Puglia da parte di Alfonso V risulta difficile a causa della fedeltà mostrata dalle città pugliesi verso gli Angioini. Bisceglie in particolar modo memore dei benefici ricevuti dagli Angioini, divenne uno dei più vivaci centri di resistenza angioina. La ribellione di Bisceglie venne duramente repressa dagli Aragonesi i quali riaffidarono il feudo a Giovanni Antonio Del Balzo Orsini. Quest'ultimo insofferente della politica aragonese, che tendeva a privilegiare i piccoli proprietari terrieri a danno dei feudatari, si alleò con altri baroni contro il re Ferdinando I d'Aragona ricorrendo all'aiuto di Giovanni d'Angiò duca di Calabria. La Puglia fu in quel tempo teatro di sanguinose guerriglie fino al 21 Settembre 1462 quando fu firmato un accordo tra Ferdinando D'Aragona e i Del Balzo Orsini, Esso prevedeva che in cambio del giuramento alla corona tutti i titoli e privilegi che Bisceglie possedeva prima della guerra fossero riconfermati(detenzione di un corpo di guardie campestri, elezione dei pubblici ufficiali esenzione delle tasse al 50%). Il conte Francesco II Del Balzo riottenne così Bisceglie iniziando un lungo lavoro di restauro ed abbellimento della città. Inizia la costruzione della nuova cinta muraria più alta e robusta, con vuoti e terrapieni per renderla più consona alla nuova metodologia di guerra fatta con le armi da fuoco. In questi anni il Conte fa restaurare gli altari della Cattedrale, riesumare le reliquie dei Santi le quali per l'occasione verranno sistemate in un'unica urna di cipresso richiamando una moltitudine di persone e di ammalati dai centri vicini. In pellegrinaggio vi giunse lo stesso Re Ferdinando I con il figlio principe Alfonso. E 'questo il periodo della costruzione del convento francescano presso la chiesa di San Lorenzo e la donazione da parte del Re al comune del largo del Palazzuolo. Alla morte del Conte gli succede il figlio Pirro che l'anno dopo entrato nella Congiura dei Baroni contro il Re, perdeva del tutto il Feudo. Bisceglie da contea diviene marchesato ed assegnata dal Re, Ferdinando I, al figlio Francesco e dopo la morte di costui al fratello Federico il quale, succeduto al padre Ferdinando, rende Bisceglie autonoma e libera da ogni vincolo feudatario. Le principali famiglie del momento erano: Schinosa, Berarducci, Frisari, Pedone. Tra tutte furono i Frisari, i quali imparentatisi con i Falcone nel 1400 divennero la famiglia più potente.

IL DUCATO DI BISCEGLIE Era il 20 Maggio 1498 quando venne annunziato il matrimonio tra Lucrezia Borgia , figlia di Papa Alessandro VI ed il giovanissimo Alfonso d'Aragona nipote del Re di Napoli. Il Papa, con questo matrimonio politico, mirava ad espandere la sua influenza sul regno di Napoli eternamente conteso tra Francesi e Spagnoli. Ad Alfonso tocco in dote Bisceglie che unita a Corato venne eretta in ducato. Dal felice matrimonio nacque Rodrigo . Mentre Rodrigo nasceva suo padre Alfonso periva ad opera del cognato Cesare, insofferente e pieno di odio verso gli Aragonesi. Lucrezia scossa dall'avvenimento, abbandonò il ducato investendo il piccolo Rodrigo del titolo di Duca. Intanto Francesi e Spagnoli si contendevano la città di Bisceglie, fino all'occupazione da parte Spagnola ad opera di Consalvo da Cordova. Il piccolo Rodrigo non faceva nulla per rientrare in possesso della città fino a quanto suo nonno il Papa la riottenne per lui direttamente dal Re di Spagna. Stabilitosi nel Castello di Bari, il Duchino ebbe vita breve, morì a soli tredici anni a causa di una malattia. Bisceglie torna dopo soli 14 anni di ducato alla Corona, dalla quale riesce a riscattarsi versando una somma di 13 mila ducati.

GLI SPAGNOLI Gli spagnoli rappresentati a Napoli da un Viceré, caratterizzarono la loro dominazione con oppressione e chiusura mentale politico, economica e morale, fattori che hanno gettato le basi a quella arretratezza che ha distinto, e che ancora oggi distingue, il sud dal nord. A Bisceglie il governo spagnolo è rappresentato da un Governatore il quale tra i vari compiti si era riservato quello fiscale, di amministratore della giustizia , di supervisore agli atti amministrativi ed infine quello di difendere militarmente la città.

I BORBONI Dopo un breve periodo di occupazione austriaca nel Regno di Napoli,durato circa 20 anni, inizia l'epoca Borbonica con l'insediamento a Napoli di Carlo III dei Borboni. Sotto il dominio borbonico Bisceglie e tutta la Puglia soffrirono miseria ed abbandono. Venne soffocato ogni diritto alla libertà e alla cultura dando piede alla prepotenza dei funzionari regi spagnoli. In questo arco di tempo ci fu un tentativo di riconquista del Regno di Napoli da parte Francese, infatti per un decennio governarono sul regno Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat. I Francesi pieni di entusiasmo e caricati di voglie liberali introdussero varie riforme alcune delle quali saranno adottate anche dai Borboni al loro ritorno come il Decurionato. E' questo il periodo in cui si sviluppa la più grossa piaga del sud; il brigantaggio, incoraggiato dai Borboni per combattere il governo Francese del Bonaparte e del Murat. Siamo ai primi del 1820 quando venti di liberazione giungono da Napoli, venti che porteranno alla famosa Dieta delle Puglie cioè un consiglio tra liberal-rivoluzionari capeggiati da Antonio Tupputi i quali avalleranno i moti rivoluzionari napoletani, proclamando la Costituzione.

VITA COMUNITARIA Ai primi del 500, il paese libero da vincoli feudatari, si presenta con una cinta muraria adatta a sostenere il nuovo modo di fare la guerra e cioè con le armi da fuoco. La nuova cinta muraria è aperta solo da due porte; la Porta di Zappino ad ovest e la Porta di Mare in corrispondenza del porto. Per ambedue le porte l'accesso era consentito solo ad angolo retto in modo da poter meglio controllare l'afflusso di gente e di merci. Le mura sono fortificate dalla presenza dei torrioni, ne troviamo quattro: Torrione della porta di Zappino a SO, Torrione di Sant'Angelo ad O, Torrione dell'Abisso a N e Torrione di San Martino o degli Zingari a NE. In seguito per l'adeguamento alle nuove strategie di guerra, vennero costruiti anche i Bastioni cioè strutture pentagonali posti in punti stratedigi delle mura che servivano per prendere il nemico tra due fuochi. Tra questi merita di essere citato il Bastione di Porta Zappino detto La Polveriera il quale nel 600 ospitò il Teatro di Bisceglie ma che con le arretratezze burocratiche, politiche e sociali, imposte dalla dominazione Spagnola, ben presto decadrà in abbandono. Sulle sue rovine verra costruito dopo l'Unità d'Italia l'odierno Teatro Garibaldi.

IL PALAZZUOLO In prospicenza della Porta di Zappino, si apriva un grande spazio abbandonato a se stesso dove, tra buche per abbeverare gli animali e pozzi si cavavano terra e pietre per le costruzioni in città. Questo spazio è chiamato Palazzuolo forse ad indicare la presenza di un palazzotto di proprietà della famiglia Schifosa. Il Palazzuolo donato dal Re Ferdinando alla città, venne ulteriormente ampliato con la donazione al Comune degli orti di privati che lo circondavano e divenne tanto grande da essere, ancora oggi; una delle piazze più grandi di Puglia.

IL PONTE LAMA Nel 1800 le strade sia urbane che interurbane sono completamente disastrate, mancano di chiancarelle, quelle di campagna poi mancano di brecciame ed in inverno con la pioggia si procede su un fiume di fango. Sulla consolare (SS.16) si dovette per forza di cose costruire un ponte per superare il dislivello della Lama Paterno. Il risultato fù un ponte in pietra naturale così bello da suscitare l'invidia dell'intera provincia. Costato una fortuna per quel tempo circa 15 mila ducati venne definito orrendo, perché così alto da poter passarci una nave sotto e così maestoso per l'esigua pendenza della Lama. Foto di Bisceglie