La storia di Barletta
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Storia della città di Barletta Cronologia Sec. III a.C.: Un primo ricordo dell'esistenza di Barletta, secondo Stefano Bizantino, si trova presso Teopompo. I Latini la chiamarono Barulum, Strabone Baretum; in seguito fu denominata Barectye e fin dai primi tempi della lingua volgare Barletta. Era soprattutto, nell'età romana, il porto e la stazione balneare della vicina Canosa, e crescendo questa, cresceva anche Barletta. 216 a.C.: Durante la seconda guerra punica si svolse la memorabile battaglia fra l'esercito di Roma e le truppe di Annibale. Sec. IV: I Canosini iniziarono la costruzione del molo, le cui vestigia si conservano tuttora; da Canosa pure partì la propaganda cristiana, se pure tarda. Sec. V: S. Lorenzo e S. Paolo, Vescovi di Canosa, gettarono in Barletta le prime fondamenta di un tempio cristiano. 1000: Il sito di Barletta, costiero e poco distante dalla foce dell'Ofanto, ebbe valenze evidentemente strategiche nella nuova situazione determinatasi attorno al Mille, con la ripresa dei commerci via mare, una volta cessato od allentato il pericolo arabo, con l'avviarsi dei pellegrinaggi e delle crociate in Terrasanta. 1190: Barletta otteneva da re Tancredi il nome di città; nello stesso anno l'Arcivescovo di Nazareth, sfuggendo alle persecuzioni dei musulmani si ritirò a Barletta dove pose la sua sede episcopale che venne poi abolita dopo 628 anni. 1194: Dopo la morte di Tancredi venne saccheggiata da Enrico VI. 1228: Federico II le concesse ampi privilegi e vi convocò nel giorno di Pasqua il parlamento dei Baroni, designando il figlio Arrigo erede del trono imperiale. 1294: Il 4 luglio Carlo d'Angiò univa al territorio di Barletta quello di Canne. 1459: Ferdinando I d'Aragona si fece incoronare in tale anno. 1503: Noto episodio d'arme fra i cavalieri francesi e italiani che prese il nome di Disfida di Barletta in quanto qui si fissarono le norme per l'incontro, combattutosi poi nel territorio tra Corato e Ruvo di Puglia. 1528-1529: La città subì il saccheggio delle truppe francesi del Lautrec: cominciò da quel momento il declino di Barletta (che alla fine del 1600 era praticamente ridotta in rovina), favorito dal malgoverno spagnolo e dai saccheggi. 1656: Fu colpita dalla peste. 1689, 1731, 1743: E dai terremoti. Sec. XVIII: Periodo di risollevamento specialmente durante i regni di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat. 1848: Molti figli di Barletta cospirarono nelle numerose vendite carbonare e patirono persecuzioni ed esili. Le sue origini possono risalire al III – II secolo a.C. per il ritrovamento di alcune tombe di quell’epoca. La Tabula Peutingeriana testimonia l’esistenza del sito in età romana che veniva chiamato Bardali, Baruli o Bardulos. La città di Barletta ha sempre ricoperto un ruolo di primo piano nella storia della Puglia. All'epoca delle crociate, il suo fu uno dei porti più importanti dell'Adriatico grazie ad una posizione propi-zia favorevole per il raggiungimento della Terrasanta. Proprio il passaggio di mercanti, pellegrini e guerrieri diretti in Medio Oriente diede origine alla fortuna della città. Il grande afflusso di capitali non si interruppe con la fine delle Crociate e gli ordini religiosi che si erano insediati a Barletta per l'occasione si dimostrarono assai abili nel gestire ingenti patrimoni dando origine ad un ricco partriziato. Più tardi anche l'imperatore Federico II prese atto dell'importanza di Barletta e la volle fra le città demaniali del suo regno. L'eccezionale ricchezza dovuta alle banche e ai floridi commerci ne fece un importante centro economico anche nei periodi più oscuri della storia della regione. Con la dominazione angioina la città ebbe una grande espansione, ma raggiunse l'apice della sua floridezza sotto gli Aragonese che ne fecero la seconda città del regno di Napoli, tant'è che Ferrante d'Aragona volle essere incoronato nella sua cattedrale. Nel 1503 l'osteria di Veleno a Barletta fu il luogo in cui un alterco fra italiani e francesi causò il confronto fra i soldati delle due parti che è passato alla storia come la "disfida di Barletta". La Motte, il capitano di una guarnigione di soldati francesi, con arroganza osò mettere in dubbio il valore dei soldati italiani, questi dimostrarono la infondatezza delle sue affermazioni direttamente sul campo in una sfida senza esclusione di colpi che li vide vincitori. Nel XVII secolo una terribile pestilenza decimò la popolazione barlettana e decretò l'inizio del declino della città che proseguì per almeno due secoli. Ormai perso il primato regionale la città si riscattò dimostrando il suo valore nelle due guerre mondiali: con 11 medaglie d'oro e 215 medaglie d'argento Barletta è la città più decorata del Paese. Da segnalare che la città è stata insignita della Medaglia d'Oro al Merito Civile per la resistenza opposta alle truppe tedesche all'indomani dell'8 Settembre 1943.
ALTRA VERSIONE
La città di Barletta è nota in tutto il mondo come la città della Disfida, dal nome dell’episodio della guerra tra francesi e spagnoli all’inizio del’500. Fitta, brulicante, movimentata, vivace: dell'importante emporio commerciale che fu fin dall'antichità, Barletta ha conservato, visibili e vividi, i caratteri distintivi. Una città dove il mare sembra non vedersi mai, eppure all'improvviso appare, in un'apertura panoramica insolitamente libera e vasta. Una città borghese e mercantile dal volto antico e dalla struttura complessa, prima ancora che una città semplicemente «marittima». Sul mare, il Castello federiciano, simbolo del potere svevo e di tutti i poteri che si sono succeduti nei secoli, è anche oggi luogo cardine delle istituzioni e della cultura della città, e rammenta la storica posizione di privilegio e cruciale di Barletta: luogo di incoronazioni, di promulgamento di leggi, di adunate, punto di partenza delle Crociate e ponte ideale verso la Terra Santa, sede doganale, avamposto strategico per Federico II e regno incontrastato poi di Manfredi, insomma nodo d'importanza estrema per tutto il territorio. Partendo dal Castello, e percorrendo il tracciato dell'antica, estesa e potente murazione, più volte consolidata e ricostruita e infine progressivamente distrutta, si riconosce l'impianto fondativo normanno. Ma penetrando all'interno della città, si ha la sorpresa di una ricca e complessa stratificazione. Ben presto ci accorgiamo che il denso tessuto abitativo del centro antico è organizzato secondo criteri diversi e altamente codificati (il quartiere delle «sette rue», per esempio, è organizzato secondo il modello delle bastides francesi); che è tagliato e delineato da profonde e intenzionali visuali prospettiche; che gli edifici, spesso imponenti e pregevoli, sono situati all'interno di vere «scenografie urbane»; che insomma è stata, in ogni epoca della sua storia, una città ricca, pensata, densamente progettata e dalle ambiziose prospettive. Le importanti chiese medievali testimoniano la consistenza del presidio religioso (all'epoca delle Crociate Barletta era sede di ordini monastici e cavallereschi), mentre gli edifici di epoca angioina e aragonese (ma anche la presenza di un misterioso e imponente monumento dell'antichità come il Colosso, detto Eraclio, collocato al centro della città vicino alla chiesa del S. Sepolcro) testimoniano a livello simbolico la potenza e la ricchezza della città. In tutto questo, il mito della famosa Disfida del 1503 fra francesi e italiani (italiani che per la verità difendevano il potere spagnolo) riassume in qualche modo l'importante ruolo che questa città ha sempre avuto nella storia: quello di un privilegiato teatro di eventi, campo di battaglia simbolico prima ancora che reale, dove si giocarono le principali partite del potere europeo nel mediterraneo. È da questo ruolo che la città ha mutuato la sua struttura, e il suo carattere di comunità multiforme e vitale, fondamentale ancora oggi nell'economia della regione. Il grande sviluppo ottocentesco non fece che sottolineare e amplificare questi caratteri, che sono poi i fondamenti della moderna identità europea. Così, non è strano che questa città abbia dato i natali a uno dei pochi artisti italiani dell'ottocento che seppe cogliere l'intima essenza dell'evoluzione borghese e della sensiblerie del secolo: De Nittis, famoso pittore impressionista. Una visuale d'insieme, inedita e anche strana, che coglie il volto curioso e consapevole della Barletta di oggi, si può avere proprio dai giardini antistanti il castello, di recente ridisegnati: a colpo d'occhio si saldano le immagini del Castello, della Cattedrale e del grande ipermercato, seguito dalla profusione di insediamenti industriali e commerciali, in un nastro ideale di storia, cultura, identità e dinamicità.
La storia di Barletta
BARLETTA. La mia città,le mie radici,il profumo inconfondibile della brezza marina al mattino,il grande onore di essere protetto dal colosso Eraclio e in una notte di una qualsiasi stagione avere il sospetto di essere osservato dai fantasmi e custodi della città mentre passeggio solitario nelle strade del centro dove si possono immaginare le drammatiche scene con lo stridio delle spade dei tredici cavalieri italiani che nella disfida di barletta scacciarono i 13 arroganti cavalieri francesi . AMO la mia città perchè non è ribelle,non è invadente,non è razzista ma semplicemente è buona con tutti anche con chi non meriterebbe la sua ospitalità...Credo che l'ospitalità sia gratuita semplicemente perchè debbano prevalere i sani principi,la buona educazione e se poi ci aiuta l'eleganza spesso razzionale e avvolte innata è il primo passo verso l'anticampanilismo.Sono nato a Barletta,risiedo ad Andria,lavoro a Molfetta e tutte le altre città limitrofe godono della mia stima . Dietro la bontà di una città spesso si cela una cultura immensa fondata sul quieto vivere ma qui oltre a questo troviamo la codardia di chi occupa poltrone comunali e non rivendica il rispetto per una città che non a caso ha il titolo come la città della disfida. La città di Barletta è da anni sopraffatta dal problema Amianto che inspiegabilmente,nonostante l' accertata tossicità di questo materiale altamente dannoso per la salute dell'uomo,è presente in quantità massiccia in tutta la città.Pare sia stato impiegato fino agli anni 90 come elemento indistuttibile e utilizzato come copertura dei tantissimi tetti di diverse strutture edili come capannoni,edifici,palazzi ecc...diffondendosi a tutto spiano.La mancata bonifica della città con l'eventuale smaltimento dell'amianto non rispetta la tutela della salute del cittadino e viene meno sulle dovute misure di protezione e prevenzione che ogni uomo spera di ricevere dalla propria città come garanzia alla propria vita. La Disfida di Barletta - Visitate il sito - (www.barlettacity.it)-(www.disfidadibarletta.net) La grande storia racconta che dopo il fallimento del Trattato di Granada - stipulato segretamente nel novembre del 1500 - con il quale Francia e Spagna si spartivano rispettivamente Campania e Abruzzi e Puglia e Calabria, gli scontri fra le parti avverse s'intensificarono sui suoli di guerra, di cui Barletta era uno degli epicentri. E fu proprio in una di queste violente scaramucce che gli Spagnoli, sotto il comando di Diego de Mendoza, catturarono numerosi Francesi fra cui Charles de Tongue, detto Monsieur de La Motte. Ancora l'Anonimo Autore di Veduta racconta che la sera seguente la cattura, il 15 gennaio 1503, il Gran Capitano Consalvo da Cordova diede un banchetto nella cantina del palazzo requisito a una nobile famiglia della città di Barletta - quartier generale spagnolo dove alloggiava anche il capitano don Diego de Mendoza - al quale parteciparono anche i prigionieri francesi. In quella che la tradizione riferisce essere l'Osteria di Veleno o la Cantina del Sole e che oggi è ricordata come la Cantina della Sfida - mentre i convitati parlavano di fatti d'arme, La Motte accusò di codardìa gli italiani, difesi vivacemente da Inigo Lopez y Ayala, e lanciò loro una sfida, che fu accolta dal nobile e valoroso capitano di ventura Ettore Fieramosca da Capua. Si può ragionevolmente ritenere che la sfida fu provocata ad arte dagli spagnoli, assediati dai francesi e quasi isolati in attesa di rinforzi e viveri, sia per tenere alto il morale delle truppe che per ingraziarsi la simpatia degli italiani, dei quali in quel momento erano oppressori. Ettore Fieramosca molto probabilmente non era presente alla cena, ma fu contattato nei giorni seguenti dai nobili italiani Prospero e Fabrizio Colonna, al servizio degli Spagnoli, che formarono la compagine italiana scegliendo fra i combattenti più coraggiosi d'Italia. Lo scambio di lettere tra Fieramosca, capitano di ventura italiano, e il cavaliere francese Monsieur de La Motte, testimonia l'importanza che il combattimento rivestiva per i protagonisti. Tutto fu programmato nei minimi particolari, con scrupolo e finanche con puntiglio. Fu stabilita la somma di cento corone per il riscatto dei prigionieri, il numero degli sfidanti in tredici cavalieri con due ostaggi per parte, quattro giudici e sedici cavalieri per testimoni. Sempre di comune accordo fra le due parti, fu individuato il campo di battaglia in Contrada S.Elia, territorio neutro fra Andria e Corato, appartenente a Trani, allora sotto la giurisdizione di Venezia. La mattina del 13 febbraio, i Tredici italiani, dopo aver ascoltato il discorso d'incitamento del loro capitano (che si dice indossasse una sciarpa azzurra bene augurante, dono di Isabella d'Aragona) giurarono di difendere il proprio onore e quello dell'Italia anche a costo della vita, e nel pomeriggio infersero una sconfitta bruciante all'arroganza dei francesi, in un'epoca in cui l'Italia era un insieme di stati e staterelli subalterni e la Francia si avviava a diventare un moderno stato nazionale. Fieramosca diede ulteriore prova di ardimento, ma anche di lealtà: non approfittò dell'inferiorità tattica di La Motte, disarcionato, ma scese da cavallo e gli diede il colpo di grazia a terra. Dopo il combattimento i francesi che non avevano portato con loro il riscatto, convinti com'erano di uscire vincitori dal campo di battaglia furono condotti prigionieri a Barletta. Incontenibile fu la gioia dei barlettani, che accolsero i loro eroi con `li fuochi per le strade…' Tutti fecero festa ai Tredici, dal popolo minuto al Sindaco, ai consiglieri e ai priori. I preti del Capitolo della Cattedrale portarono in processione la Madonna dell'Assunta, un'icona del `300 da allora ribattezzata Madonna della Sfida, conservata ancor oggi nella Cattedrale di Barletta. Il comune di Barletta all'epoca era ricco e potente, sia sul territorio costiero che nell'entroterra. Le vie della città brulicavano di mercanti anche forestieri; vi erano alti casati nobiliari; il suo porto era popolato da navi di Venezia, Trieste; Ragusa; le sue piazze ospitavano i commessi di Piero de' Medici e mercanti di ogni regione mediterranea.