L'immagine che state vedendo appartiene al pianeta
Marte. È stata scattata dalla sonda spaziale
Pathfinder nel luglio del 1997. La sonda spaziale
della NASA Mars Pathfinder raggiunse la superficie del
pianeta Marte nel luglio 1997. Annesso alla navicella
era il rover Sojourner, un piccolo veicolo robotizzato
capace di muoversi nelle vicinanze della sonda madre
per eseguire prelievi e analisi chimiche delle rocce
marziane. Dietro al Sojourner, qui visibile in una
foto scattata poco dopo l'arrivo sul pianeta, si
riconoscono i resti degli airbag che ammortizzarono
l'impatto della sonda sul suolo.
Marte. Quarto pianeta del sistema solare, in ordine di
distanza dal Sole. Presenta varie analogie con la
Terra, ad esempio la durata del giorno e l'alternarsi
di un ciclo di stagioni, e per questo motivo è stato
oggetto di numerose missioni volte a rivelare la
presenza di forme di vita sulla sua superficie. Marte
ha due piccole lune, fortemente craterizzate, Phobos e
Deimos, aventi diametro rispettivamente di 21 km e 12
km; si tratta forse di asteroidi catturati dal pianeta
all'inizio della sua evoluzione.
Aspetto
dalla Terra
Osservato senza l'ausilio di un telescopio, Marte si
presenta come un oggetto rossastro di luminosità
variabile. Nel momento di massima vicinanza alla Terra
(55 milioni di km), è dopo la Luna e Venere l'oggetto
più luminoso del cielo notturno. Le condizioni
migliori per l'osservazione diretta si verificano
quando il pianeta si trova in opposizione, al momento
di massima vicinanza; queste favorevoli circostanze si
ripetono ogni 15 anni circa. Per mezzo di un
telescopio, sono visibili sulla superficie di Marte
ampie regioni di un arancione brillante, alcune aree
più scure e altre rossastre, i cui confini variano
seguendo il ciclo delle stagioni marziane. A causa
dell'inclinazione dell'asse di rotazione e
dell'eccentricità dell'orbita, il pianeta è
caratterizzato da estati meridionali corte e
relativamente calde e da inverni lunghi e freddi. Il
colore rossastro è dovuto alla superficie fortemente
ossidata, mentre le aree scure sono probabilmente
composte da rocce simili ai basalti terrestri, con una
superficie ossidata e alterata dagli agenti
atmosferici. Le aree luminose sembrano di composizione
simile e sono ricoperte da polveri fini. La scapolite,
un minerale abbastanza raro sulla Terra, è diffusa
ovunque sulla superficie marziana e potrebbe forse
liberare nell'atmosfera notevoli quantità di anidride
carbonica (CO2).
Ai
poli del pianeta vi sono ampie calotte brillanti,
apparentemente composte da ghiaccio, i cui confini si
allargano e si ritirano secondo le stagioni. Questo
ciclo stagionale è seguito da almeno due secoli: ogni
autunno marziano si formano in prossimità dei poli
delle nubi brillanti al di sotto delle quali si
deposita un sottile strato di anidride carbonica.
Durante la primavera, alla fine della lunga notte
polare, queste nubi polari si dissipano e i confini
delle calotte glaciali si ritirano gradualmente verso
i poli, evaporando a causa della luce solare. A metà
estate la contrazione delle calotte si arresta e fino
all'autunno successivo sopravvive un brillante
deposito di brina e ghiaccio.
Oltre
alle nubi polari, composte prevalentemente da anidride
carbonica, vi sono foschie d'alta quota e nubi di
ghiaccio. Queste ultime derivano dal raffreddamento di
masse d'aria che si innalzano sopra le alture. Ampie
nubi giallastre, che trasportano la polvere sollevata
dai venti, sono particolarmente evidenti durante le
estati nell'emisfero meridionale.
Osservazioni
dalle sonde
La prima visione complessiva di Marte e le prime
immagini dettagliate dei suoi satelliti sono state
fornite dalle sei missioni effettuate tra il 1964 e il
1976 dalle sonde statunitensi Mariner. Nel 1976, le
sonde Viking 1 e Viking 2 si posarono sul suolo
marziano e svolsero le prime indagini dell'atmosfera e
della superficie del pianeta. Nel 1988 l'Unione
Sovietica lanciò due sonde che dovevano posarsi sul
satellite Phobos; entrambe le missioni fallirono,
benché una delle due inviò a Terra alcuni dati e
fotografie prima che si perdesse il contatto radio.
Atmosfera
L'atmosfera di Marte è composta quasi interamente da
anidride carbonica (95%), ma sono presenti piccole
quantità di azoto (2,7%), argo (1,6%), ossigeno
(0,2%) e tracce di vapor d'acqua, monossido di
carbonio e gas nobili. In superficie la pressione
media è circa lo 0,6% di quella terrestre ed è
uguale a quella che si misura nell'atmosfera del
nostro pianeta a 35 km di quota. La temperatura
superficiale varia molto a seconda dell'ora, della
stagione e della latitudine; in estate può superare i
15 °C, ma mediamente è circa di -33 °C. Poiché
l'atmosfera è molto tenue, vi sono spesso escursioni
di temperatura di oltre 100 °C. La quantità di vapor
d'acqua presente nell'atmosfera è estremamente bassa
e variabile; maggiori concentrazioni di questa
sostanza si trovano nei pressi delle calotte glaciali,
soprattutto in primavera. Marte è come un deserto
d'alta quota estremamente freddo: sulla maggior parte
della superficie, la pressione e la temperatura sono
troppo basse per permettere all'acqua di esistere allo
stato liquido.Vi sono periodi in cui alcune aree di
Marte sono soggette a venti abbastanza forti da
spostare la sabbia e sospenderla nell'atmosfera. Tra
la fine della primavera e l'inizio dell'estate,
nell'emisfero sud, si formano tempeste di polvere,
alcune di dimensioni enormi, che oscurano la
superficie per settimane o addirittura per mesi.
Superficie e interno
Con un cerchio inclinato di circa 30° rispetto
all'equatore, si divide idealmente la superficie di
Marte in due grandi regioni. Quella meridionale si
presenta come un grande terreno antico e craterizzato,
che risale alla storia primordiale del pianeta, quando
Marte e gli altri pianeti furono soggetti a un
bombardamento meteoritico molto intenso. Da allora la
maggior parte dei crateri è stata cancellata da una
forte attività di erosione.
L'emisfero settentrionale di Marte, invece, presenta
una superficie meno craterizzata, e quindi più
giovane, probabilmente formata da colate vulcaniche.
Sono state identificate due delle maggiori sedi di
un'attività vulcanica passata: l'altopiano di Elysium
e la regione di Tharsis. In quest'ultima zona si
trovano alcuni dei maggiori vulcani del sistema
solare. Il monte Olimpo, una struttura che mostra
tutte le caratteristiche tipiche di un vulcano
basaltico, raggiunge un'altezza di oltre 25 km e ha
una base di più di 600 km di diametro. Non vi sono
prove di attività vulcanica ancora in atto.
Faglie
e altre caratteristiche della superficie suggeriscono
che vi siano fratture crostali provocate da locali
rigonfiamenti ed espansioni del suolo. Non vi è
evidenza, comunque, di una tettonica a placche.
Vi sono molte indicazioni della presenza di ghiaccio
sotto la superficie, soprattutto sotto forma di
materiali eiettati che disegnano figure simili a
petali attorno ad alcuni crateri, vasti terrapieni
depressi in maniera caotica e superfici
caratteristiche alle alte latitudini settentrionali.
Le scoperte geologiche più spettacolari sono
senz'altro i canali che ricordano i letti di fiumi
estinti. Se ne conoscono di due tipi: i primi sono
grandi canali formati probabilmente dal rilascio
improvviso e catastrofico di grandi quantità di acqua
liquida dalle aree dei terrapieni depressi. La maggior
parte di questi canali vanno dall'emisfero meridionale
a quello settentrionale. La causa della fusione
localizzata del ghiaccio in queste aree è ancora
incerta, ma questi fenomeni risalgono probabilmente
alla prima parte della storia del pianeta, oltre tre
miliardi di anni fa. Vi sono anche canali più
piccoli, per i quali l'evidenza dell'erosione da parte
dell'acqua liquida è meno imponente. Poiché questa,
oggi, non può più esistere sulla superficie del
pianeta, i canali costituiscono una prova di
condizioni di pressione e temperatura passate, diverse
da quelle attuali. Vi sono inoltre grandi dune di
sabbia e altre figure prodotte dall'erosione, che
attestano la grande efficienza, nell'ambiente marziano
attuale, dei processi di deposito e di erosione dovuti
al vento.
Dell'interno di Marte si conosce poco. Il valore
relativamente basso della densità indica che il
pianeta non può avere un nucleo metallico molto
grande. Marte non ha un campo magnetico misurabile. La
crosta del pianeta, a giudicare dalla presenza di
grandi strutture come la regione di Tharsis, potrebbe
essere spessa anche 200 km, cioè cinque o sei volte
di più di quella terrestre. Un sismometro collocato a
bordo del modulo di atterraggio del Viking 2 non ha
rivelato la presenza di fenomeni sismici.
Ricerca
della vita
L'idea che su Marte potessero esistere forme di vita
risale a molto tempo fa. Nel 1877 l'astronomo italiano
Giovanni Schiaparelli annunciò di aver osservato
sulla superficie del pianeta un complesso sistema di
canali. L'astronomo statunitense Percival Lowell rese
pubblica la scoperta parlando di canali artificiali e
ipotizzando che queste strutture rappresentassero il
tentativo effettuato da esseri intelligenti di
irrigare un pianeta arido. Le osservazioni dalle sonde
hanno però mostrato che sul pianeta non vi sono
canali artificiali, e altre presunte prove di vita su
Marte si sono rivelate inesistenti. Non vi è traccia
di materiale organico e i cambiamenti stagionali delle
aree superficiali non sono dovuti a un ciclo vegetale
ma ai venti periodici che spirano trasportando sabbia
e polvere. L'acqua si trova sotto forma di ghiaccio,
solo ai poli o sotto la superficie e, come vapore o
come cristalli di ghiaccio, in piccole tracce
nell'atmosfera. Inoltre l'atmosfera è molto sottile,
e la superficie del pianeta è esposta non solo a una
dose letale di radiazione ultravioletta, ma anche agli
effetti chimici di sostanze altamente ossidanti come
il perossido di idrogeno.
Una
questione più complessa è quella che riguarda la
possibilità che la vita sia esistita in passato, dato
che vi sono prove di grandi cambiamenti climatici e di
un'atmosfera che una volta deve essere stata più
calda e più densa di adesso. Grande clamore ha
sollevato la notizia divulgata dalla NASA nel 1996
secondo la quale, in un meteorite marziano trovato in
Antartide, vi sono tracce di organismi simili a
batteri. Ricerche sono in atto per confermare questa
clamorosa scoperta. Una risposta definitiva si potrà
avere solo quando si potranno prelevare campioni del
suolo marziano da analizzare accuratamente in
laboratorio. Sono in corso numerosi studi per
realizzare, nel corso del XXI secolo, una missione
verso Marte con equipaggio a bordo. |