BAMBINI DI IERI E ADOLESCENTI OGGI
- Educazione sessuale ed educazione sentimentale   -

Cretto di Burri 1974
("Labirinto in rosso" – Rino Carrara, 2008)

Sempre piu’spesso i media fanno riferimento ai comportamenti degli adolescenti che dimostrano troppo poco rispetto verso gli altri in generale, scarsa sensibilita’ nei rapporti reciproci, nonche’ una sessualita’ fredda, a volte brutale, spesso esibita e dominata dall’uso del corpo.
Da qui si arriva a citare la necessita’ di “ un’educazione sessuale” precocemente impartita e, piu’ raramente, di “un’educazione sentimentale”.

In questa sede, vorrei soffermarmi proprio su queste due espressioni e chiedermi qualcosa sul loro significato.

Impartire un’educazione sessuale dall’infanzia significa introdurre il piccolo all’anatomia, alla dinamica dell’atto sessuale, all’evoluzione del feto? Magari con l’aiuto di quei libriccini o filmati
concepiti allo scopo da guardare con i genitori?
Anche se questa lettura sembra in effetti quella corrente, gia’ad una prima riflessione appare una via non sicura e non facile da intraprendere.
In quello che puo’ essere riportato solo ad un imbarazzo da “retrogradi” c’e’ un’intuizione!
In realta’ questo tipo di intervento potrebbe suscitare impreviste interpretazioni…, associazioni…, richieste, se consideriamo quel pensiero ancora prelogico, intriso di fantasia e di affettivita’ che caratterizza il bambino dell’eta’ della scuola materna.

E dell’educazione sentimentale cosa possiamo dire? E’ una trasmissione di valori? E se lo fosse come trasmetterli nella quotidianita’?

Se e’ vero che sotto gli occhi di tutti c’e’ una dilagante indifferenza nei confronti dell’altro come persona, una difficolta’ a rapportarsi con l’altro se non per scopi utilitaristici;
se egocentrismo, mancanza di empatia sembrano improntare le relazioni fra i giovani, allora ci troviamo piu’ che altro  di fronte  all’urgenza di un’educazione del sentimento!
Se cosi’ abbiamo ridotto i termini della questione, non pensiamo comunque di avere davanti una strada facile!
L’educazione del sentimento ci vuole attivi nel rapporto affettivo-educativo, ci riconosce delle grosse responsabilita’ nella formazione del carattere del bambino, della sua visione del mondo, del suo stile di relazione con i genitori e con gli altri.

Questo tipo di azione educativa e’ certo impegnativa! Richiede grande disponibilita’, coinvolgimento, collaborazione fra mamma e papa’ e quindi se si vuole prenderla in considerazione bisogna proprio applicarsi al meglio.
Questo puo’ anche voler dire vivere dei momenti critici, riconoscerli ed affrontarli, uscendone poi rigenerati con nuove energie da investire negli affetti famigliari.
L’educazione del sentimento esige genitori alleati e partecipi nella relazione con il piccolo, ha bisogno di spazi di ascolto, di condivisione delle esperienze, di intimita’ e prevede momenti di ritmi lenti, di quiete.

Si dice pero’ che la famiglia di oggi sia molto“distratta”! Ma distratta da che cosa?
Distratta dal continuo volgersi all’esterno, al punto che poi non sa piu’ invertire la tendenza?
Beh, in effetti possiamo dire che l’indice di ascolto piu’ alto in famiglia l’hanno i media!
Forse bisognerebbe incominciare a chiedersi qual e’ l indice di ascolto nella coppia e col proprio figlio.

Molti genitori potranno facilmente notare come il tempo libero dalla scuola sia piu’ che altro riempito da attivita’ di gruppo ( come corsi di vario tipo) o di svago solitario ( tv cd giochi elettronici ); come gli spazi per stare veramente insieme, per dialogare siano pochissimi o brevissimi, quando ci sono!
Nella nostra  cultura i mass-media imperano!
Attraverso computer, giochi elettronici e soprattutto la televisione, con le sue infinite proposte, questi entrano “quotidianamente” nelle case con migliaia di immagini.
Citando un caso estremo, cosa dire dell’hi-tech per i piccolissimi? Delle consolle, definite ludo-educative  per bambini dai 10 ai 36 mesi?
Si dice che di fronte al fenomeno il piccolo rimanga affascinato, ma in realta’ viene passivizzato e subisce un incantamento quasi ipnotico.

In generale la televisione espone i bambini a messaggi per adulti, cioe’ per persone che hanno raggiunto una maturita’ sessuale, in grado di distinguere fra realta’ e finzione, con capacita’ logiche e critiche : tutti tratti che il bambino piccolo non ha !
Il bambino e’ in cammino verso la conquista di una maturita’ affettiva, cognitiva e fisica.

Il bambino dunque non vede la televisione come la vede l’adulto!
Le immagini lo affascinano, producono intense emozioni, diffondono modelli di comporta-
mento, stili di relazione, stili di vita, strategie per la risoluzione di conflitti…e percio’ educano!
La tv con i suoi messaggi impliciti, abbigliamento, modo di parlare, cose da possedere…, propone modelli di identificazione, valori, opinioni che il bambino assorbe.
La televisione educa al di fuori di ogni controllo, anche in aperta contraddizione con quei valori che ispirano l’educazione in casa e a scuola.
Si dice che i bambini di oggi siano” precoci”, per il modo di atteggiarsi, per il linguaggio intriso di riferimenti  al comportamento sessuale adulto…, come se il tempo dell’infanzia si fosse accorciato
( mentre quello dell’adolescenza si e’ allungato); ma non e’ che i nostri piccoli sono solo “quotidianamente”e precocemente stimolati da immagini altamente erotizzate? Precocemente “disinfantilizzati”?
Ho notato che gli adulti tendono a non considerare le possibili insidie che si celano in quei programmi genericamente definiti come “cartoni”.A questo proposito credo occorra sottolineare che l’etichetta di cartoni animati non e’ affatto garanzia di programma di qualita’, nel senso di educativo o di adatto all’eta’ di cui ci stiamo occupando.
Studi sui bambini sovraesposti al mondo delle immagini, consumatori di tv, confermano le mie osservazioni sul fatto che in genere non si dedicano spontaneamente ad attivita’creative, hanno tempi di attenzione limitati, meno capacita’ di concentrazione e sono piu’ inclini alla passivita’e alla noia.
La sovraesposizione non attiva, non stimola l’immaginazione, la creativita’; e che dire poi dell’elaborazione delle emozioni che le immagini muovono?

La tendenza dell’adulto sembra quella di orientare il piccolo a cercare fuori dal rapporto come riempire il suo tempo.
Anche se il bambino avrebbe bisogno di un’attenzione “individualizzata”, soprattutto a casa e dopo una giornata trascorsa a scuola, in un ambiente ricco di stimoli sociali e cognitivi, per poter ritrovare  un rapporto “intimo”, speciale, a due, che e’ il fulcro dello sviluppo affettivo e cognitivo.

Nello spazio privato, nel rapporto intimo, il piccolo puo’ portare le emozioni vissute durante il giorno, puo’ ricevere un particolare ascolto e comprensione.
Puo’ esprimere e comunicare nel suo modo semplice, ma nello stesso tempo criptico, quello che sente dentro.E lo fara’ ampiamente soprattutto attraverso quei mezzi espressivi, da poco padroneggiati, che sono il disegno e il gioco simbolico .
Per queste vie il genitore puo’avvicinarsi a lui, entrare in contatto con i suoi vissuti,con le esperienze che “sta rivivendo”- come una visita dal dottore, un  ricovero in ospedale, la scomparsa di una babysitter a cui si era affezionato, un brusco cambiamento nelle routines quotidiane, il capriccio del giorno prima, l’aver dormito fuori casa, l’assenza del papa’, la pancia della mamma…- e  magari aiutarlo a tradurle in parole condivise.
Il benessere di questo stare insieme, l’ascolto, la comprensione ricevuta, la condivisione si traducono via via in fiducia in se stesso, autostima, in capacita’ empatiche e di buona relazione con gli altri.
Ed eccoci al nostro punto di partenza!

Cio’ che e’ stato ricevuto viene assimilato, diventa una propria ricchezza.
Accompagnare il bambino verso la maturita’ e’ un grosso impegno, che prende avvio con la nascita, con quel primo abbraccio.
La sensibilita’ verso l’altro, sempre piu’ scevra da proiezioni del proprio mondo interno, in grado cioe’ di cogliere effettivamente gli stati d’animo dell’altro, di aprirsi a prospettive diverse dalla propria,  e’ una conquista !
E un derivato di questa maturita’ acquisita e’ un atteggiamento positivo e costruttivo verso l’altro:
l’altro come persona separata da se’, diversa da se’; l’altro dunque da rispettare, da desiderare, da amare; l’altro con cui si dialoga, l’altro che puo’ dire di no !

Bergamo, Novembre 2009
Dott.sa GIULIANA LONGO
Specialista in terapia psicoanalitica

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