L' 11-9-2001 Richard Melville Hall, in arte Moby
compiva 36 anni: ecco il suo diario
11-17 settembre 2001: estratto dal diario di Moby
Pubblicato su MAX n.9; anno XVII; Settembre 2002
11 settembre 2001: Sono appena stato svegliato dal suono di un’esplosione. C’è gente che urla. Sono corso sul tetto, ho visto entrambi i grattacieli del World Trade Center in fiamme. Ora non riesco a smettere di tremare e casa mia puzza di fumo. Che cos’è successo? Non so che dire. Cos’è successo? Oh Dio. *** Oh Dio. Quando ho scritto l’aggiornamento precedente le 2 torri stavano ancora in piedi, ora non più. Oh Dio. Tutti quelli che conosco a New York stanno piangendo. Chi ha fatto questo? Come si può giustificare lo spezzare anche una sola vita? Il mondo d’ora in poi sarà diverso… Mi dispiace, ma non so cosa scrivere. *** Per chi di voi si stesse chiedendo se sto bene, si, fisicamente sto bene.
Emotivamente non saprei… Stamattina c’erano, ora non ci sono più… Penso che chi non abita a New York non possa capire come stanno le cose qui. In quelle torri lavoravano 40 mila persone, ciascuna con famiglia e amici. Poi aggiungeteci i soccorritori *** Ho bisogno di dormire. Non voglio essere svegliato da altre urla. // 12 settembre: Passo dalla rabbia al lutto, al disorientamento. Per fortuna qui ho degli amici, altrimenti credo che impazzirei. Le fiamme divampano ancora e la nuvola di fumo oggi ha un odore più tossico di ieri. La polizia ha isolato tutto il mio quartiere, così sono bloccato in casa perché non ho documenti che dichiarino che abito qui. Nessuno sa quali saranno le implicazioni a lunga scadenza di ciò che è successo. Mi rende nervoso sentire Gorge Bush che parla di “una guerra del bene contro il male”. Non è lo stesso pensiero che ha animato le menti dei terroristi? *** Nella fetta di cielo che prima occupavano le torri ora c’è un grande buco. Ieri sera ho pensato che le torri andrebbero ricostruite, ma con qualcosa che le colleghi su in cima, una specie di spirale che stia lì a ricordarci l’unità e la solidarietà di cui tutti abbiamo bisogno di fronte alla follia e al terrore. // 13 settembre: Mi scuso se i miei resoconti hanno irritato qualcuno. A volte perdo il controllo. Per favore, siate pazienti con me. Non è facile. Vi prego, cercate di capire: quello che la maggior parte di voi ha visto alla tv, io l’ho visto dal tetto di casa. E mi ha fatto male. *** Qui a New York stiamo tutti cercando di affrontare la cosa, ma nessuno sa come. Facciamo finta che non sia reale, ma purtroppo lo è. Nessuno sa chi sia morto. Ma tutti conosciamo gente che lavorava nelle torri, o che abitava lì vicino. Così si aspetta. Si piange. Si beve. Ci si stordisce. Ci si arrabbia e si diventa tristi. Ecco perché chiedo un po’ di comprensione e pazienza per chi vive a Manhattan e dintorni. Per favore. *** Venerdi alle 7 di sera ci sarà una veglia a lume di candela. Se potete, uscite di casa a quell’ora con una candela. Anche se abitate in un posto sperduto. Grazie. // 14 settembre: Parlando un po’ in giro mi sono reso conto che quello che impedisce alla gente di barellare è la solidarietà, l’amicizia. Quindi resterò qui e leggerò le e-mail e dirò la mia come ho sempre fatto. *** A New York sta piovendo. Benché mi senta male al pensiero dei soccorritori che devono lavorare sotto l’acqua, questa pioggia ci laverà. La pioggia viene giù fitta, sembra quasi che Dio stia strigliando Manhattan. La prima cosa da fare perché una ferita guarisca è lavarla. Come ho già detto, mi sento male al pensiero dei soccorritori sotto la pioggia, ma la città e il cielo sopra Manhattan stanno ricevendo una bella passata… Sono più di quattro miliardi di anni che piove su questo pianeta. Ci sono elementi universali e costanti che supereranno qualunque orrore noi possiamo inventare. Là dove stavano i campi di concentramento, oggi crescono i fiori. I fiumi lavano via il sangue dai campi di battaglia. L’orrore di questi ultimi giorni lascerà il posto a speranza e guarigione. Love. // 15 settembre: Oggi è una bella giornata autunnale. Una giornata nella quale di solito New York sarebbe piena di gente che passeggia al parco. Il contrasto non potrebbe essere più grande. Posso guardare fuori, ma l’aria è ancora irrespirabile e devo tenere le finestre chiuse. Verrà un momento in cui le cose riacquisteranno una parvenza di normalità, ma nessuno sa quando. Intanto mi preparo la colazione, ascolto musica e offro le mie preghiere e il mio sostegno a chi è ancora disperso, ai loro cari, ai soccorritori, a noi tutti. Prendiamoci cura gli uni degli altri, per favore. // 16 settembre: E’ notte fonda e se fossi saggio aspetterei a scrivere quanto segue. Penso che l’attacco agli Stati Uniti sia stato una provocazione. Sono stati attaccati 2 simboli: il World Trade Center e il Pentagono. Perché mai? Per provocarci. E provocati noi ci sentiamo. Il governo sta preparando le ritorsioni. Ma se gli strumenti sono bombe e distruzione non faremo altro che eccitare il mondo islamico nel suo odio contro di noi. Il motivo per cui questi fanatici hanno attaccato il WTC e il Pentagono è che vogliono una reazione drammatica. Cosa che galvanizzerà ancor di più il mondo islamico nel suo odio contro di noi. In ogni caso dobbiamo reagire. La domanda allora è: come farlo in modo saggio ed efficace? (…) La distruzione di Bin Laden e dei suoi sgherri dovrebbe avvenire in segreto. Le bombe non farebbero altro che creare vittime e martiri. La sua dipartita silenziosa e non appariscente risolverebbe il problema SENZA “incendiare” il mondo islamico. Una guerra convenzionale sarebbe inutile. // 17 settembre: Devo dire che gli appelli alla vendetta che arrivano da certe aree degli Stati Uniti mi turbano molto. A tutti ha fatto male ciò che è successo e tutti vorremmo che giustizia fosse fatta, ma qualunque reazione affrettata e bombarola causerà soltanto e a lungo andare più male che bene. Io vivo a New York. Se attacchiamo con livore il mondo islamico diventa altamente probabile che New York e Washington debbano subire nuovi attacchi. Capisco la frustrazione e la rabbia della maggior parte degli americani. Le sento anch’io. Ma credo che dobbiamo reagire con saggezza e discrezione. Personalmente mi piacerebbe che gli USA reagissero con dignità, nobiltà d’animo e saggezza. Sicuramente dobbiamo reagire, ma la cartina di tornasole per valutare qualsiasi reazione da parte della NATO e degli USA dovrebbe essere la sua efficacia sul lungo periodo. Una guerra contro il terrorismo deve avere l’obbiettivo di proteggere l’Occidente, ma deve anche creare una situazione tale per cui i poveri e i diseredati si sentano meno inclini a favorire i demoni che invocano l’uso del terrorismo. Spero che i nostri leader siano abbastanza saggi da rispondere al terrorismo con modi misurati ed efficaci.
(traduzione di Piera Teatini)
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