Una pellicola per raccontare la difficile "scelta" della propria strada

LA PASSIONE PER LA DANZA: "BILLY ELLIOT"

pagina a cura di Matteo Airoldi e Roberta Morresi

 

La trama

 

La vita di Billy Elliot, figlio adolescente di un minatore dell’Inghilterra del nord, cambierà per sempre grazie all’improvvisa scoperta, durante una lezione di boxe, della sua speciale inclinazione: il ballo.

Billy decide, all’insaputa del padre, del fratello e dei suoi amici, di unirsi alla classe di danza dove l’insegnante, la signora Wilkinson, scopre presto che il ragazzo possiede un raro talento e lo incoraggia tanto da fargli provare l’audizione per la prestigiosa Royal Ballet School di Londra.

E’ così che, grazie alla sua passione per la danza, Billy intraprende un viaggio alla scoperta ed alla affermazione di se stesso, attraverso l’universo dei picchetti degli scioperanti, degli stereotipi culturali e delle crisi familiari, appoggiato solo dalla sua testarda insegnante di ballo. Il ragazzo si troverà quindi a dover scegliere tra le responsabilità verso la sua famiglia e l’irresistibile desiderio di perseguire il suo sogno.

 

La critica

 

Come nella favola del "Lago dei cigni" una principessa, imprigionata per un sortilegio nel corpo di un cigno, si libera dal maleficio grazie all'amore di un principe, così Billy Elliot ragazzino inglese grazie all'amore innato per la danza si emanciperà dalla dura condizione di figlio di una famiglia di minatori, condannato alla miseria ed alla povertà.

Ambientato in Inghilterra durante gli scioperi dei minatori nel 1984, il film racconta con enfasi ma anche con asciuttezza della passione di un bambino di undici anni (l'esordiente Jamie Bell che, curiosamente, ha una storia personale molto simile a quella del suo personaggio) per la danza e della sua battaglia per affermarsi.

Inevitabili gli scontri con il padre (Gary Lewis - il protagonista di "My name is Joe" di Loach), rude minatore in lotta con il sistema che lo vuole licenziare, che all'inizio non accetta questa insana passione del figlio. Unica alleata la maestra di danza Miss Wilkinson (la bravissima Julie Walters, candidata all'oscar come attrice non protagonista) che riuscirà ad infondere nel ragazzo la giusta fiducia nelle proprie doti.

Questo bel film si può a ragione annoverare tra i migliori nell'universo delle opere che parlano del buio periodo del thatcherismo. Perché alle scene fortemente drammatiche dove la tensione sociale trasfonde in dramma familiare e in dramma personale fanno da contro altare le scene in cui Billy balla, balla e non si ferma più. I piedi iniziano a muoversi irrefrenabilmente, le gambe iniziano a saltare, tutto il corpo si agita e allora Billy si distacca dalle cure quotidiane: non ci sono più padri disperati, fratelli violenti, picchetti, poliziotti e manganelli. C'è solo un corpo che salta, un corpo che si dimena, una felicità palpabile, pura "elettricità".

Il film, però, è anche cieli inglesi, case inglesi, fabbriche inglesi, facce inglesi difficilmente dimenticabili, sempre ben tratteggiati da una fotografia puntuale e attenta, ora sgranata, ora calda e avvolgente, a seconda dei ritmi emotivi rappresentati.

Ricordiamo che il film è candidato a tre premi oscar: per la migliore regia (Stephen Daldry, alla sua opera prima), per la migliore attrice non protagonista (Julie Walters, come detto) e per la migliore sceneggiatura originale (Lee Hall).

 

Il nostro commento

 

Nella storia di Billy Elliot emerge con grande decisione lo scontro generazionale tra adolescenti e genitori. La grande passione che Billy scopre per la danza non e’ condivisa da un padre che, un po’ per necessità (rischia di perdere il lavoro) un po’ per i propri ideali, e’ troppo impegnato a combattere la sua guerra personale per non accorgersi dell’ enorme talento di suo figlio.

Questa avversione deriva anche da una chiusura mentale, in gran parte causata da pregiudizi culturali, che rifiuta un figlio ballerino ma promuove un figlio pugile.

Questo scontro favorisce la ricerca da parte dell’ adolescente di una figura adulta che creda in lui, che comprenda i suoi desideri e lo aiuti ad affrontare le sue paure.

E’ una storia molto attuale, in un mondo dove il tempo da dedicare ai propri figli e’ sempre troppo poco ma soprattutto e’ inversamente proporzionale alla loro età; in un mondo dove si pensa che un adolescente, ormai autosufficiente, non ha più bisogno di essere seguito ed appoggiato nei propri ideali.

 

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