A Valle Aurelia, una preziosa "oasi" dedicata all'infanzia
LA NOSTRA VISITA ALLA "VALLE DEI FIORI"
LA VALLE DEI FIORI: UN MONDO FATTO DI BAMBINI
di Claudia Chiapparelli
La Valle dei Fiori è un centro polivalente al servizio dei minori nel quartiere di Valle Aurelia e si divide in: casa famiglia, centro sociale ragazzi, servizio di accoglienza per la prima infanzia e osservatorio sui minori a rischio.
La casa famiglia, nata nel 1997, accoglie bambini di età da 0 a 6 anni in gravi situazioni di disagio familiare o in stato di abbandono. Il suo principale scopo è quello di offrire loro un ambiente sereno e ricco di amore familiare, che sostituisca temporaneamente la famiglia di origine, o in attesa, nel caso in cui il bambino si orfano, di un affidamento.
Il centro sociale ragazzi è un punto di riferimento per l’educazione dei bambini e dei ragazzi del quartiere. E’ un centro di aggregazione, di animazione, di sostegno scolastico e soprattutto di ascolto e di aiuto alle famiglie di Valle Aurelia. Dal 1999 inoltre il centro sociale ragazzi si è arricchito di un servizio di accoglienza per la prima infanzia operante per tutto l’arco della giornata con bambini da 0 a 4 anni. Questo servizio è di enorme importanza perché aiuta a prevenire il disagio dei piccoli e favorisce interventi socio-educativi e di sostegno alla famiglia in difficoltà.
L’osservatorio sui minori a rischio è una struttura che analizza il disagio minorile e mette a disposizione delle famiglie tutti coloro che possono dar loro una mano a superare le difficoltà (psicologi, medici…).
Pochi giorni fa sono andata di persona a visitare questa struttura e vi assicuro che sono rimasta senza parole. Appena sono arrivata tre bambini della casa famiglia si sono precipitati ad aprire la porta e non mi hanno dato neppure il tempo di entrare che hanno iniziato a chiedermi come mi chiamavo, perché ero lì, cosa volevo e poi come tutti i bambini mi hanno detto la cosa più bella che può dire un bambino che sta bene e che è pieno di vita: “Giochi con noi?”.
A quel punto è stato come tornare piccoli, e mentre giocavamo a palla cercavo di immaginare la storia di ognuno di loro, bambini bellissimi, vivaci, di ogni parte del mondo, ma tutti con lo stesso sorriso, quel sorriso così spontaneo che solo a quell’età si può avere. E sperando di poter dare loro qualcosa di bello, di lasciare di me un’immagine di festa, continuavo ad immaginare il loro passato, cercavo di analizzare i loro comportamenti per leggere attraverso gli occhi la loro psicologia così giovane e purtroppo già così tanto distrutta dalle loro famiglie. Ma dai loro volti non li diresti bambini così maltrattati, questo te lo immagini solo perché abitano in una casa famiglia. Sono vivaci e felici, pur non avendo un padre e una madre, e a questo punto la domanda che ti fai mentre continui, come incantato, a guardarli correre è questa: perché proprio a loro tutto questo? E come sempre succede, alle domande più importanti non c’è una risposta, devi accettare e basta. Ma puoi dare loro il tuo tempo, puoi vivere con loro parte dei tuoi giorni per crescere insieme e per renderli felici perché la cosa più bella è dare agli altri qualcosa di utile, riempire il loro vuoto e fare di tutto per non farli sentire soli, e soprattutto se si tratta di bambini lasciare loro qualcosa di vero, qualcosa che li aiuti a vivere in questo mondo spesso cattivo anche con loro, che sono gli esseri più indifesi e più deboli.
Aiutiamoli perché anche loro un giorno possano sentirsi pronti ad aiutare chi avrà bisogno. E anche loro, forse, proveranno quel brivido che senti, veloce e netto, quando un bambino che ti conosce solo da un’ora, mentre te ne vai ti dice che ti vuole bene.
IL BAMBINO CHE GIOCA
Il bambino smise di giocare e parlò al vecchio come un amico. Il vecchio lo udiva raccontare come una favola la sua vita. cose che mai aveva capite. Prima lo prese paura poi calma. Il bambino seguitava a parlare. Franco FORTINI |
L’unica voce, o tutt’al più una delle poche, in grado di fare breccia nel cuore di un adulto è quella innocente e disarmante di un bambino che, attraverso una semplicità che ai grandi spesso non appartiene più, riesce a cogliere il senso più profondo del nostro esistere. Il dono più grande per un uomo è conservare “occhi di bambino”.
D.T. |