Un piccolo tentativo di sottrarsi alla logica del più forte

che può permettersi tutto

PER NON RASSEGNARSI AD UN MONDO DI MORTE

 

 

Un appello al capo di stato Israeliano

 

Emergency, dal 1994 presta soccorso alle vittime civili di guerra. I medici, gli infermieri, i chirurghi che lavorano con noi toccano con mano ogni giorno gli effetti devastanti che i conflitti producono.

Il compito di Emergency non si limita all'intervento sul campo: secondo lo statuto della associazione, chi ne fa parte è impegnato a diffondere una cultura di pace e di solidarietà. Non possiamo rimanere indifferenti e passivi di fronte a quello che accade in Israele-Palestina. Per questo, Emergency ha deciso di scrivere una lettera aperta ad Ariel Sharon (che vi alleghiamo). Una lettera che parte dal nostro punto di vista, che è quello di chi si occupa di assistenza medica.

Parte del testo della lettera è diventato un appello sul quale Emergency raccoglie le adesioni.

 

Si può aderire dal sito

http://www.emergency.it

o mandando l'adesione

al fax 0258432136

specificando nome cognome e indirizzo del mittente.

 

Ecco, qui sotto, il testo della lettera di Emergency:

 

 

Lettera di Emergency ad Ariel Sharon

 

ARIEL SHARON

Primo Ministro dello Stato di Israele

c/o Ambasciata in Italia dello Stato di Israele

Via Michele Mercati 14

00197 ROMA

 

Milano 14 Marzo 2002

 

Signor Primo Ministro,

Emergency è un'associazione che presta soccorso alle vittime civili delle guerre.

Conosciamo la disumanità che accompagna qualsiasi guerra. Per questa diretta conoscenza siamo persuasi che le armi non siano idonee a produrre, in nessun caso, risultati positivi alla sicurezza delle persone e degli Stati, alla convivenza, alla comprensione e all'amicizia tra loro.

Nella nostra azione, tuttavia, abbiamo sempre ottenuto dalle parti in conflitto il rispetto per l'attività di cura dei malati e dei feriti.

Abbiamo ottenuto che questa condizione fosse accordata e rispettata anche, ricordando il caso più recente, in Afghanistan: sia prima dei bombardamenti dell'ottobre 2001, sia nelle fasi più accese dei combattimenti successivi.

Questo disperato, ultimo residuo di umanità è a volte la sola traccia di speranza, una tenue possibile radice d'intesa e di riconciliazione.

Ci sconvolgono le notizie, sempre più frequenti, di vite umane distrutte dalla impossibilità di ricevere soccorso sanitario: un'impossibilità determinata dal Governo e dall'esercito dello Stato di Israele. Si trattengono malati e feriti ai posti di blocco, si distruggono ambulanze e si uccide personale impegnato in attività di cura.

Un'incredibile disumanità nega l'esistenza anche a una vita al suo nascere. Si determina la morte di un neonato - il simbolo stesso dell'innocenza - in nome della sua appartenenza a un popolo.

Questa violazione del più elementare tra i diritti dell'uomo suscita ancor più profondo turbamento perché i responsabili sono visti, nella coscienza e nella memoria del mondo civile, come vittime o eredi delle vittime delle più gravi violazioni contro i diritti dell'uomo, crimini contro l'umanità.

Nelle azioni del Suo Governo vediamo, Signor Primo Ministro, anche un'ingiuria alle sofferenze e alla storia del Suo popolo.

 

Il Presidente

(Teresa Sarti)

 

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