VOCI CHE VENGONO DA DENTRO
Molto si sta muovendo nel peraltro sempre poco tranquillo mondo della scuola. Non potevamo, proprio noi che abbiamo scelto di dedicare la nostra attenzione sulla realtà giovanile, trascurare questo mondo in continua evoluzione eppure (chissà come mai?) sempre così uguale a se stesso.
Si susseguono a ritmi incalzanti dibattiti e polemiche d’ogni sorta: finanziamenti agli istituti privati a scapito della scuola pubblica, ragazzi costretti a scegliersi il futuro sempre prima e con sempre minori possibilità di essere realmente consapevoli, graduatorie per docenti dal meccanismo cervellotico e troppo soggette agli umori dei nostri politicanti capaci di tutto (oltre ogni limite del credibile). Di tutto questo i mezzi d’informazione riescono come al solito a regalarci pagine e servizi capaci di dire tutto e il contrario di tutto. E poi ci sono loro: quelli che a scuola ci vivono davvero e che quotidianamente si scambiano qualcosa per crescere assieme, siano essi studenti, professori o personale A.T.A.. Come spesso accade è proprio la loro la voce più dimenticata. Come se a scuola tutte le mattine ci andassero i vari ministri (quegli stessi che, stringendo stringendo, hanno abbandonato la scuola a programmi “giurassici” e che sembrano non riuscire proprio a conferire una forma stabile all’esame di Maturità, un passo invece di fondamentale importanza per i ragazzi). Voci che vengono da dentro, dal cuore del problema; voci che nascono da quel meccanismo imprevedibile e meraviglioso che si viene a creare all’interno delle singole classi e, perché no?, nei corridoi dei nostri edifici scolastici dove ogni parola detta o ascoltata assume un sapore davvero particolare. Voci di un mondo in continuo fermento: perché quelli della scuola sono gli anni in cui si ha dentro una gran dose di sana voglia di cambiare il mondo, una gran voglia di divertirsi e di scoprire i primi “segreti” della vita con gli altri. Voci che scoprono parallelamente il piacere e la difficoltà dell’uscire “fuori dal muro”. Voci giovani che il più delle volte si intrecciano con quelle di qualcuno più grande che sta lì per loro, ma che spesso è mascherato da loro acerrimo nemico. Un mondo nel quale si scoprono figure d’ impensata umanità: ho conosciuto professori e bidelli dal piglio scorbutico sciogliersi in sguardi e parole di enorme affetto verso quegli stessi ragazzi che per anni e anni li avevano fatti impazzire e che ora, divenuti ormai grandi, erano lì davanti pronti a camminare da soli nella vita di tutti i giorni, lontano dalla scuola. Mi preme dire che soprattutto abbiamo deciso di far parlare i ragazzi, lasciandoli liberi di analizzare la loro esperienza diretta: saranno loro a raccontarci e a farci capire cosa significa realmente vivere la scuola. Una testimonianza arricchita anche dal punto di vista di alcuni docenti e dagli spunti di riflessione proposti per analizzare “a tutto tondo” il più vasto tema dell’educazione. La nostra scuola per crescere ha bisogno dell’onestà di voci come queste: fresche e disarmanti nella loro splendida e toccante semplicità.