A San Leone, uno splendido incontro sull' "apertura all'altro"
con un indimenticabile Arturo Paoli
E' TROPPO BREVE UN GIORNO PER ESSERE EGOISTI
L' identità cristiana, la presenza dell'altro, la scelta del volontariato
incontro con Arturo Paoli
Giovedì 9 ottobre 2003 verso le ore 19,30, presso la comunità di San Leone, ho avuto la fortuna di partecipare ad uno splendido incontro con Arturo Paoli (91 anni, ma un’energia e una lucidità degna di un giovane nel pieno delle sue forze!); un’esperienza di quelle che lasciano il segno. Un incontro incentrato sulla necessità di “accorgersi dell’altro”, sull’ “importanza di essere consapevoli del mondo in cui viviamo oggi”. Un mondo che è prima di tutto reale e attorno a noi (spesso forse si presta troppa attenzione per l’aldilà e per ciò che concerne l’anima dell’individuo, ma l’uomo è al tempo stesso corpo ed anima). Tutti noi viviamo CON gli altri. Sostiene difatti Arturo Paoli:
“L’uomo come alterità è un concetto moderno che influisce sulla nostra formazione di individui”. Sono gli incontri che ci formano. Mi è tornata alla mente una frase splendida udita da padre Alex Zanotelli: “Io sono i volti delle persone che ho incontrato!”. E’ l’INCONTRO con l’altro (soprattutto quello con i non desiderabili) il nucleo della nostra formazione, una sorta di percorso indispensabile. Ricordiamo che nella Bibbia il prediletto è sempre lo straniero (sospetto, sconosciuto, imprevedibile). “Il sogno di Gesù è che l’uomo riesca ad essere la gloria di Dio, a sua immagine”; è un divenire, un cammino che passa ineluttabilmente attraverso l’incontro con gli altri. E’ la vita di relazione quella che realmente forma l’uomo. Tutti noi siamo relazione dinamica (non verticale!) con Dio e con gli altri. La nostra solidarietà deve essere prima di tutto una scelta: di chi? Dello straniero, degli ultimi, dei bambini… Di tutti coloro che non vivono al nostro stesso livello. Si tratta non solo di accogliere ma anche di essere come gli altri. Per arrivare a trovare l’uomo, per arrivare all’arricchimento interiore, bisogna affrontare una reale paura di perdersi. Bisogna riuscire ad essere disposti ad un incontro che ci metta nelle condizioni di guardare l’uomo senza processi morali (a tal proposito Arturo Paoli ha raccontato una stupenda occasione di confronto con una comunità di omosessuali credenti): “il Cristiano non deve essere uno che processa, deve essere uno che si lascia interrogare. Donarsi vuol dire appunto disporsi all’incontro e la nostra Eucaristia è proprio il ricordo di Dio che si dona all’uomo. Le sue parole su questo passaggio sono state sferzanti: “Un’ Eucaristia che non crea il bisogno di farsi dono è qualcosa di assolutamente sterile!”. Nella Bibbia tutto si gioca nell’accoglienza dell’altro, ma l’alterità è, oggi, un valore non esclusivamente cristiano ( si pensi al volume “Stare nel mondo” di Salvatore Natoli). Le ultime parole sono infine state dedicate all’esperienza del “fondatore” dei Piccoli Fratelli Charles De Foucauld in mezzo ai Tuareg: andato a vivere in mezzo all’altro, ha fatto dell’altro (musulmano) la sua comunità. Uno scambio reale di arricchimento reciproco.
A questo punto si è passati ad alcune domande: “Cosa significa perdersi?” E’ Dio che rinuncia alla sua natura per farsi uomo, è la sua scelta di porsi all’ultimo posto. E ancora: “Cosa vuol dire bisogna lasciarsi interrogare senza ricevere domande?”. Il difetto dell’uomo è quello di partire da sé, mentre bisogna riuscire a sentire la vita degli altri. L’uomo ha bisogno di far sapere sempre “Ci sono!”, si pensi tanto per dirne una a quei ragazzi (i writers, ndr) che imbrattano col loro nome colorato i muri grigi delle nostre città. Il nostro strumento più importante è quello del riuscire a fornire interessi. “Qual è il rapporto di Gesù con i poveri?.” Pensate alla donna che aiuta Gesù mentre tutti la allontanano. E’ Cristo a dire: “Domani il mio corpo non ci sarà più, ma ci saranno i poveri”. E ancora: “Quale dovrebbe essere il rapporto dell’uomo con il denaro?”. Noi, culturalmente figli dei Greci, siamo forse stati traditi dal dualismo tra corpo e anima. In fondo il denaro e l’Ostia consacrata hanno la stesa forma: possono essere vita o morte. Dipende sempre da come li utilizziamo. L’economia è importantissima: oggi “l’America vive succhiando il sangue dei poveri!”. Quando si parla di Globalizzazione si sente parlare sempre di Produzione, di Accumulo, ma mai di Distribuzione. Infine: “Ho la sensazione che nelle nostre parrocchie si possa parlare di tutto tranne che di politica (naturalmente intesa non come sterile scontro ma come impegno nella vita), quali dovrebbero essere i rapporti tra il Cristiano, la politica e il potere?” La Fede è intrinsecamente politica. Dobbiamo sempre rispondere alla domanda: Regno di Dio vuol dire solo il Cielo oppure può voler dire anche la società che cerca di migliorarsi e di ricordarsi sempre di più dell’uomo? Bisogna sempre ricordarsi dell’uomo: si pensi all’opera pastorale del Vescovo che in Argentina difendeva i poveri in occasione di alcuni assalti da parte dei militari andati lì a radere al suolo case per dare terra alle multinazionali. L’uomo per essere tale deve essere prima di tutto libero. Pensiamo a quello che accade in questi giorni in Italia: “I diritti conquistati con molta fatica dai lavoratori sono stati cancellati da un momento all’altro”. Tutto è precario. Certo che così diventa tutto più difficile per l’uomo. Si chiude così l’incontro con una persona capace di trasmettere, a dispetto dei 91 anni di età, stimoli nuovi e rinnovata forza verso un altro che dobbiamo imparare ad amare se vogliamo davvero amare noi stessi.
Davide
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