FORSE ... UN' ESIGENZA DI "SCAVO"

 

Negli ultimi numeri i ragazzi di “Fuori dal muro” sembrano avere intrapreso una strada nuova, forse nata da un’esigenza di “scavo”, di “recupero e restituzione del senso”, che vede tutto incentrarsi spesso su una semplice parola e di lì allargarsi sino a completare il disegno in ciascuna delle consuete parti e rubriche. Uno stimolo nuovo, un proposito coraggioso di tentare di non perdere il senso più profondo delle “parole”, cercando di non fermarsi mai al significato più comune e all’accezione più utilizzata, per addentrarsi bensì nelle pieghe più nascoste del termine. Si tratta, più semplicemente, di una bella sfida alla banalità che preferirebbe tutto sempre uguale a se stesso; ogni parola invece non è mai banale e fermarsi per un attimo a riflettere sul suo significato è senza dubbio il modo migliore per rendersene conto. Questa volta la parola, il concetto da analizzare era “SOPRAVVIVERE” e tutti noi abbiamo cercato di curare un aspetto specifico senza pestarci i piedi. Tirando le somme, quel che ne è venuto fuori, secondo me, è un interessante mosaico di figure, immagini, riflessioni, letture che non possono lasciare indifferenti. Ecco dunque svelati i vari aspetti del termine “sopravvivere”: “scampare alla morte” come il personaggio biblico dell’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico aggredito, derubato e percosso dai briganti, come l’anziano ebreo del film di Ozpetek scampato all’orrore dei lager, oppure meno drammaticamente come il gatto bianco fuggito sull’albero della nostra copertina; “restare nella memoria anche dopo morti” come i tanti artisti (attori, politici, scrittori o poeti) che compaiono in queste pagine (dove abbiamo avuto modo di dare il nostro saluto ad Alberto Sordi e a Massimo Girotti, di recente scomparsi), come un affetto che dura nel tempo, e soprattutto come il Cristo che (come dimenticarlo proprio in questi giorni a ridosso della Pasqua!) con il suo sacrificio sconfigge la morte per tutti noi; “vivere superficialmente” come i tanti che si lasciano vivere e sembrano trascinarsi senza veri entusiasmi nella successione monotona delle loro giornate e senza veri coinvolgimenti; “restare vivi dopo la morte di una persona cara”, come tutti quelli che, anche tra di noi, hanno perso qualcuno che era molto di più di un semplice punto di riferimento, come tutti quelli che, nella difficoltà, sembrano aver perso la speranza, ma anche come tutti quelli che riescono a non perdersi d’animo e a continuare, nonostante tutto, la propria strada. E’ stato inevi-tabile incrociare in questa vasta ricerca altre fondamentali parole: “memoria”, “ricordo” e “vita” sopra a tutte le altre. A questo punto sarete voi a giudicare gli esiti di questo nostro tentativo, dopo aver accettato di seguirci e di farvi accompagnare nei meandri di questo “viaggio alla ricerca del senso” del quale (e qui torno ad esprimere un parere personale) mai come oggi sembra esserci bisogno. Intanto, in attesa di conoscere e di sentire le vostre reazioni, mi sento in dovere di esprimere un sentito “grazie!” ai ragazzi che, con grande maturità, hanno scelto questa nuova strada.

 

 

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