UN ESPERIENZA VISSUTA:
LE FIACCOLE DELLA PACE
Eravamo in tanti alla fiaccolata per la pace di qualche tempo fa, tutti accomunati da una voglia incredibile di comunicare la nostra posizione, dal desiderio fortissimo di dichiarare apertamente che ciò che stava accadendo non ci stava bene. E’ stato bello vedere che tantissime persone non sono più indifferenti a ciò che accade lontano da noi, che uomini e donne di tutte le età, anche se diversi per tante altre cose, sono però ancora legati da qualcosa che va oltre la quotidianità. Oltre le ideologie politiche, oltre le passioni più personali che ognuno di noi ha come è normale che sia: eravamo lì solo e soltanto per la pace. Ormai questa parola ha perso tutto il suo fascino, è stata profanata da tutti quelli che ne hanno fatto una moda, uno stile di vita; molte persone hanno ritenuto sufficiente appendere una bandiera alla finestra per guadagnarsi la fama di pacifisti, ma sappiamo benissimo che il vero pacifista non è chi si limita all’esteriorità; chi ci crede veramente è colui che porta la pace, non colui che si limita a parlarne. Gli antichi Greci la chiamavano єιρηνη e consideravano la guerra una sciagura mandata agli uomini da Zeus, una punizione. Oggi sappiamo bene che non è così, che la pace e la guerra dipendono solo dalla nostra volontà e che ognuno di noi è, anche se in minima parte, responsabile di ciò che accade nel mondo. Se altri al posto nostro hanno scelto la via della guerra come unico mezzo per salvare il popolo iracheno, ci è sembrato opportuno specificare che questa guerra l’hanno fatta loro, non noi; che anche se sulla carta risulta che l’Italia tutta ha sostenuto questo conflitto, nella realtà non è stato assolutamente così e lo dimostrano le centinaia e centinaia di persone che come noi quella sera sono scese per strada a manifestare il proprio dissenso. A volte è umiliante vedere che la macchina governativa si muove secondo i propri interessi fregandosene delle richieste del popolo, così come avvenne per la guerra in Kosovo qualche anno fa. Tante furono le critiche, eppure quel conflitto prese piede, con tanto di bandiera italiana, che di italiano, visto che in moltissimi si erano dichiarati contrari, aveva ben poco. Per questo motivo è stato ed è ancora importante partecipare, rendersi visibilmente presenti e numerosi, perché come dice il detto “chi non vede non crede”, e allora ci siamo fatti vedere ed è stato davvero uno spettacolo forte: tutti i Fori illuminati dalle fiaccole che ardevano vivaci. Ardevano per il popolo iracheno; per tutte le persone brutalmente uccise da Saddam, per i morti delle Torri Gemelle; per i bambini dell’Afghanistan che sono saltati in aria maneggiando bombe giocattolo; per i nostri bambini che corrono felici a Villa Pamphili e che non sanno quanto l’uomo sia bestia feroce; per il mondo intero, perché lo attendesse un futuro migliore. E se questo discorso vi appare di stampo troppo politico, allora prenderò in considerazione qualcosa di grandemente più alto della politica, prenderò come esempio il Vangelo: anche al tempo di Gesù c’erano persone orribili e orribili ingiustizie; gli schiavi venivano torturati dai propri padroni, le donne venivano violentate dai soldati romani, centinaia di persone venivano crocifisse semplicemente perché erano diverse o perché non pagavano le tasse. A tutti questi Gesù non ha mai fatto guerra, non ha mai armato un esercito per combattere chi aveva scelto la violenza. Ha scelto sempre la via del dialogo, del confronto, anche con chi si rifiutava di concedergliela.