UNA NUOVA UMANITA'

 

“Non c’è niente di nuovo sotto il sole”: così tuona Qoelet di fronte all’assemblea di coloro che lo ascoltano. Che spazio può esserci allora per “creare” qualcosa di nuovo e di sorprendente? Forse nessuno, ma dietro ciascun uomo che crea qualcosa c’è in fondo un “cercatore di se stesso”, un “indagatore del proprio reale”. Forse si potrà approdare soltanto ad un “già detto”, ad un qualcosa di già sentito ed osservato, ma “creatività” vuol dire prima di tutto continuare, anche nonostante la consapevolezza di non arrivare a produrre nulla di totalmente nuovo, a cercare una strada appropriata per “dire” e per “vivere a pieno i doni di ricevuti da Dio”, per comunicare la propria inimitabile specificità.

In questo numero cercheremo di comunicare, di leg-gere, di osservare ... nell’intenzione di farci un’idea. Cercheremo di entrare, possibilmente con discrezione, nei sogni e nelle esperienze di ciascuno e lo faremo già a partire dalle righe che seguono: è il “sogno” di Maria Esther Ascione, una ragazza di III Media, che ci racconta in un tema la propria splendida e creativa idea di pace:

 

“E’ molto difficile essere obiettivi e mettere da parte l’orgoglio per ammettere che, in realtà, il nostro pensiero riferito agli altri, a noi, al mondo, non ha mai fatto un solo passo. Possiamo cominciare a guardare indietro e scoprire che, anche quando in mano avevamo solo la clava cercavamo di eliminare l’altro per sopravvivere o semplicemente per avere l’egocentrica convinzione di essere superiori. Chi mai ha pensato di essere uguale all’altro? Certamente la pensiamo diversamente ma siamo tutti deboli allo stesso modo; abbiamo tutti bisogno di determinate cose, non materiali, che ci accomunano. Noi abbiamo il reale bisogno di amare, di essere amati, di vivere esprimendoci liberamente, tutti abbiamo bisogno di rispetto; e se cominciassimo per primi a darlo senza pretendere che ci ritorni indietro? Tutti siamo convinti di una sola cosa, cioè, di avere ragione. Se si continua ad andare “avanti” in questo modo abbiamo già firmato la nostra distruzione. Se veramente il mondo scoppiasse e avessimo la possibilità di ricostruirlo penso che dovremmo mettere al primo posto il valore ormai definitivamente scomparso: l’umiltà affiancata dal rispetto, dall’uguaglianza, dall’amore, dalla pace, dalla verità, dalla felicità, dalla trasparenza totale. Questo, nel lungo corso della storia, si è cercato sempre di raggiungerlo ma è stato sempre rimandato al domani, dovremmo solamente decidere di applicarlo da oggi. Quest’idea è considerata da tutti una bellissima utopia. Ma se ognuno fosse fermamente convinto che certi valori si possono risvegliare dal loro ormai troppo lungo letargo, allora potremmo riunirci tutti in una stanza per: discutere, ascoltare e scoprire magari di essere d’accordo, in armonia, aprendoci veramente all’altro e buttare via quell’armatura di dubbio e diffidenza che caratterizza la nostra specie. Solo in quel momento potremmo definirci unici insieme e differenti dagli animali; non reagiremo più d’istinto. Se quel giorno arriverà, cosa di cui sono fermamente convinta, potremmo dire veramente, per la prima volta, che stiamo cominciando ad evolverci per costruire insieme una nuova umanità”

 

Un “già detto” sempre “da ridire”; sognamolo insieme.

 

 

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