CASSALA

 

La presa(1) e il ritorno(2)

   

(1) ricomposizione da "Il Giornalino/Telemaco" 1990              Testo  Milano   Disegni Fenzo

http://www.soldatinionline.it/Articoli/Storia/Gli-Italiani-in-Africa-Orientale.-Le-Battaglie-contro-i-Dervisci.html   da Agordat a  Kassala

(2) Ritorno a Cassala

Carchidio CassalaCosi la Domenica del Corriere del 14 luglio 1940 anno XVIII disegno di A. Beltrame

Il nostro tricolore sventola dagli spalti del Forte. E' una ricomparsa non una novità, perché ancora nel 1897 questa cittadina era nostra. Fu il 17 luglio 1894 che la conquistammo*....... accanita fu la battaglia, ma alla fine i Dervisci volsero in precipitosa fuga abbandonando 52 bandiere che si possono ammirare al Museo Coloniale di Roma. Merita d'esser citato il fatto d'armi dello squadrone "Cheren" (cavalleria indigena) comandato dal capitano Francesco Carchidio-Malavolti (oro alla memoria)

"Perchè inviato col proprio squadrone a tenere in rispetto un partito di cavalleria nemica lo caricò e lo disperse, ma circondato improvvisamente da forze soverchianti, dopo avere sostenuto una lotta sproporzionata ed aver colpito parecchi avversari, cadde trafitto da undici colpi di lancia,mentre con la sciabola in pugno cercava farsi largo ed infondeva nuova iena nei suoi dipendenti. Cassala, 17 luglio 1894".

Ma il giorno di Natale del 1897, causa il costo della guarnigione, l'Italia aveva ceduto Cassala agli Inglesi, in cambio delle spese per l'occupazione (e la difesa). Il nostro governo presentò il conto, come da accordi, ma Albione (la perfida) deve ancora pagare. Hanno creduto di rimborsarci col pezzetto di terra dove sono sepolti i nostri caduti e con la lapide murata sul forte. La vecchia lapide non l'hanno tolta, redatta in latino dice testualmente (traduzione). 

 

  " Ad onore e in memoria degli strenui soldati che nel territorio di Cassala, antesignani della civiltà europea e della cultura, pugnando da forti contro i Dervisci, morirono. L'Italia non incurante dei suoi, non lenta a tributare le dovute lodi al valore dovunque, essendo Re Umberto I e Ferdinando Martini prefetto questo monumento posero nell'anno 1900".

 

 

Il racconto di *Cassala

Nel giugno del 1890 un migliaio di Dervisci, calati fra le tribù dei Beni Amer, protette dall’Italia, razziava e devastava la regione di Degà (Agordat). Alcuni giorni dopo, il maggiore CORTESE, che comandava il presidio di Cheren, si mosse in aiuto dei Beni Amer con due colonne, una diretta su Degà, l’altra su Biscia. Quest’ultima, comandata del capitano FARA (B), raggiunti i razziatori la mattina del 27 giugno, li attaccò e li sbaragliò, uccidendone 250, ricuperando il bottino, conquistando 116 fucili e facendo numerosi prigionieri. Dopo questa vittoria, ad Agordat fu posto un presidio. La lezione ricevuta, tenne per circa due anni in rispetto i Dervisci: Le truppe della colonia ora erano ridotte a 6561 uomini dei quali 2115 italiani. Nel giugno del ‘92 (16) il capitano Hidalgo, con 320 indigeni regolari e delle bande, sconfisse a Serobeiti nella valle del Mogareb un migliaio di seguaci del Mahdi venuti da Kassala.

Questo secondo successo assicurò la tranquillità per 18 mesi alla colonia italiana sulle frontiere del Sudan; ma verso la metà del dicembre del 1893 circa 10.000 Dervisci mossero da Cassala verso Agordat e giunsero in vista di quel forte il 21 di quel mese, fermandosi tra i villaggi di Algheden e Sabderat. A fronteggiarli corse il colonnello ARIMONDI (B), governatore interinale della colonia in assenza del generale BARATIERI (B) allora in Italia; aveva a sua disposizione il battaglione Fadda, il battaglione Galliano, lo quadrone Asmara (cap. FLAMORIN), lo squadrone Cheren (cap. CARCHIDIO), la batteria Ciccodicola, la batteria Bianchini e la banda del Barca del tenente MIANI; in complesso 42 ufficiali, 32 uomini di truppa italiana, 2106 ascarì, 213 cavalli e 8 cannoni, oltre la compagnia Persico con le bande delI’Acchelè-Guzai, in marcia verso Agordat. Comandante in seconda era il ten. col. CORTESE.
Verso il mezzogiorno del 21 dicembre 1893 ARIMONDI fece muovere all’attacco l’ala destra, ma questa, sopraffatta dal numero dei nemici, dopo un furioso combattimento, dovette ripiegare ordinatamente, lasciando una batteria e costringendo al ripiegamento anche l’ala sinistra. Verso le ore 13 però, entrate in azione le riserve, gli italiani passarono al contrattacco, respinsero i Dervisci, riconquistarono i pezzi e, dopo sanguinose mischie, misero in rotta completa il nemico, che fu inseguito per alcune ore. Brillanti furono i risultati della vittoria: i Dervisci lasciarono sul terreno 1000 morti, 72 bandiere e oltre 700 fucili; gli Italiani tre ufficiali morti, due feriti e 230 uomini di truppa morti e feriti. Fra i nemici morti si annoverò l’emiro Ahmet M, comandante supremo.

Per togliere ai Dervisci un’importantissima base d’operazione contro la Colonia Eritrea, il generale BARATIERI decise di assalire Cassala, sebbene questa città non fosse compresa nella nostra zona d’influenza, e il 12 luglio del 1894 radunò ad Agordat il corpo che doveva operare, composto del I Battaglione Indigeni del maggiore TURITTO (B?) (3 compagnie coi capitani SEVERI, SPREAFICO e SANDRINI), del Il Battaglione Indigeni del maggiore HIDALGO (5 compagnie coi capitani MARTINELLI, BARBANTI, MAGNAGHI, ODDONE e il tenente BERUTO (B)), del III Battaglione Indigeni del capitano FOLCHI (3 compagnie coi capitani CASTELLAZZI e PERSICO e il tenente ANGHERÀ), della 2a compagnia Perini del IV Indigeni, dello squadrone Cheren (cap. CARCHIDIO), e della sezione d’artiglieria del tenente MANFREDINI, in tutto 1600 uomini, dei quali 56 ufficiali e 41 uomini di truppa bianca; in più 145 cavalli, 250 muli e 183 cammelli.
Partito il 13 luglio, il corpo d’operazione giunse il 16 nella gola di Sabderat, dove pose il campo e il 17 mattina mosse su Cassala e dopo una breve azione di cavalleria, assalì il campo mahdista e la città, che poi espugnarono a viva forza. Gli italiani perdettero il capitano CARCHIDIO, caduto durante una carica di cavalleria, e 27 soldati; 2 capi e 39 ascari furono feriti; presi 600 facili, 700 lame, 100 sciabole, 52 bandiere, 2 cannoni, quadrupedi. Il nemico, forte di 2000 fanti e 600 cavalli, fu inseguito verso I’Otbara. Per la presa di Cassala, dove fu lasciato il maggiore TURITTO con un migliaio di uomini, il BARATIERI ricevette un’alta onorificenza militare e un telegramma di felicitazioni del sovrano. Da Cronologia.it
B=bersagliere

 

  http://digilander.libero.it/frontedeserto/biografie/fuoricorpo.htm  La galleria degli "africani" a piè pagina

 

foto di G. Dumas (dopo la presa)

 

indicazioni generali da sx a dx (al centro col pizzo, accosciato con frustino o sciabola, il Gen. Arimondi, dietro il Gen. Baratieri, in piedi con un tono kaki più scuro
prima fila in alto dietro - (ascaro parzialmente visibile)  Vecchio, Magnaghi, Lori, Uccelli, Mercarelli, Riguzzi (B), Manfredini, Speck, Fuso (con casco coloniale), Bramanti, Angherà, Oddone, Benincasa, Sogliani, Miani,  Fioccardi, Spreafico.
fila intermedia in piedi - Gerunda, Acerbi (testa), Gerbaldi, Ferrari, Cesarini (testa), Artale, Severi (testa), Perini, Martinelli (testa), Salso, Folchi (testa), Gen. Baratieri
Mozzetti (testa), Della Chiesa, Pavoni (testa), Pierucci (mezzo), Bonora, Locasale, Hidalgo (di profilo), De Dominicis senza Kepi, Sandrini (dietro testa), Giardino (B), Vecchi (con Spada)
accosciati - Baratieri di S. Pietro, Barbanti, Turitto (B?), Gen. Arimondi (B), Barale, Castellazzi su una cassetta. 

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