LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 


Brigate Partigiane aggregate all'Esercito di Liberazione

Gordini - Maiella 

La Brigata Gordini

Il 4 gennaio 1944 a Forlì vengono fucilati i partigiani Mario Gordini e Settimio Garavini

 

La Brigata Gordini nasce per successive incorporazioni  di uomini dalla Brigata Garibaldi e formazioni minori della zona. In campo partigiano la brigata è una formazione equivalente al battaglione dell’Esercito. Molti dei partigiani della bassa ravennate sono saliti fino alle colline da dove gli americani stanno progettando l’invasione della pianura padana. La “28ª Brigata GAP”, alla quale va affiancato il nome “Mario Gordini” interessa tutta la provincia di Ravenna e il territorio viene diviso in zone  con i confini che sono canali, fiumi, strade e valli acquitrinose a nord della città e i dirupi nelle colline. Ognuna ha un distaccamento dal nome evocativo di un partigiano caduto: “Settimio Garavini”,  “Sauro Babini”, “Aurelio Tarroni”, “Umberto Ricci”, “Celso Strocchi” e più tardi nasce anche il “Terzo Lori”. La comanda Falco, il commissario politico è Gianò, i vice comandanti sono Wladimiro e Leo, il vice commissario politico è Revel. Anche ai comandanti di distaccamento vengono sempre affiancati i commissari politici. L’intera “Divisione Ravenna” è comandata da Arrigo Boldrini (nome di battaglia Bulow). Gli alleati nutrono diffidenza per questa piccola formazione di circa 6oo uomini  che chiamano “Soldati del popolo" ed hanno paura che contagi i loro militari. Una delle prime cruente battaglie (Cà Malanca e Purocielo) termina il 12 ottobre coinvolgendo un numero altissimo di partigiani e tedeschi. Verso la fine del 1944, un diffuso malcontento serpeggia tra i soldati dell'VIII Armata, in particolare i canadesi, impiegati sempre nelle azioni più rischiose. La disponibilità dei comandi partigiani induce il generale MacCreery ad affiancare alle sue truppe la 28ª Brigata Garibaldi “Mario Gordini”, operante nel Ravennate agli ordini di Arrigo Boldrini. Gli inglesi, pur non vedendo di buon occhio i partigiani e dovendo fare di necessità virtù, accettarono di impiegare questi uomini su un fronte che andava dagli Appennini al mare  e che vedeva contrapposti truppe germaniche e italiane (Btg “Lupo” della X MAS, la B.Nera “Capanni”, Camicie Nere “Forlì” e i bersaglieri republichini del “Mameli). L'integrazione della brigata Boldrini nell'VIII Armata consentirà a “Bulow” un costante afflusso di materiale bellico alleato, pur continuando la sua formazione a mantenere un carattere autonomo e una propria struttura organizzativa. Verso la metà di gennaio del 1945 la 28ª Brigata “Mario Gordini” è già in linea. I suoi uomini vengono impiegati soprattutto in azioni di disturbo e di sabotaggio alle spalle dello schieramento avversario nella zona delle Valli di Comacchio. I ravennati capiscono, con piena compiutezza, di aver fatto cose importanti e che devono continuare a farle: al momento tengono ben 10 chilometri di fronte tra il fiume Reno e il comacchiese. Impegnati sul fronte del Senio ci sono i gruppi di combattimento “Friuli” e “Cremona”. In quest’ultima formazione ci sono anche molti volontari partigiani che agiscono con propri comandanti inquadrati nelle armate alleate. Si muovono con camion e jeep. Hanno un buon armamento ed equipaggiamento fornito dagli Alleati che precedono sempre nelle azioni di attacco. Nella divisa si distinguono solo per il fazzoletto rosso al collo. Altre minori formazioni agirono come queste sul fronte dell'Appennino. Si cita la Brigata di Armando (Mario Ricci) che operò dalla Toscana al Modenese Il “Friuli” sta sulla sinistra dell’avanzata che scende a Imola con gli inglesi mentre il “Cremona” sta sulla destra. Questo gruppo del C.I.L comandato dal generale Clemente Primieri entra a Fusignano, Lugo, Alfonsine, poi fiancheggia la “28ª Garibaldi” sulla strada di Ferrara, Rovigo, Padova e Venezia. Già il 1 aprile, nell'ambito dell'operazione "Roast", alcuni plotoni della 24° Brigata Guardie ed unità del 2° Reggimento Commandos saggiano la consistenza delle difese tedesche di Comacchio, stabilendo una piccola testa di ponte nella parte occidentale delle Valli. Il 6 aprile la 24° Brigata Guardie travolte le difese tedesche sul Po di Primaro, tenta una puntata su Porto Garibaldi ben presto contenuta al prezzo di gravi perdite. Neppure l'intervento di circa 800 partigiani della 28° Brigata Garibaldi "Gordini" riesce a sbloccare la situazione

Sono passati  due mesi dalla liberazione di Ravenna e Bulow lascia il fronte del Senio per tornare in città: in piazza Garibaldi c’è una pubblica manifestazione (è il 4 febbraio). Si schiera con i partigiani, che vengono passati in rivista dagli alti ufficiali dello Stato Maggiore dell’“8ª Armata”. Il generale Richard L. Mc. Creery gli si ferma davanti e gli appunta una medaglia d’oro sul petto. Con la liberazione, l’occasione è di gioia e di amarezza. Hanno ricevuto l’ordine di smobilitare, tornare a Ravenna e lasciare le armi agli Alleati. Il Comando inglese è perentorio e Bulow capisce che non si può che ubbidire, (gli affideranno poi la tutela dell’ordine pubblico, sono ben 300 i partigiani che entrano in polizia), ma ci tiene a sottolineare che la brigata ha affrontato scontri cruenti, ha fatto ben 637 prigionieri tedeschi e annovera anche 44 suoi caduti e 140 feriti.!

La Brigata Maiella

 Domenico Troilo «NON VOLEVO CAMBIARE IL MONDO, VOLEVO SOLO VIVERE IN PACE». http://www.uilabruzzo.org/default.asp?menu=raccoglitore&id=250&tipo=3 

MAIELLA - Da Ettore Troilo-Relazione sulla costituzione…...svolte dai " Patrioti della "Maiella " CASOLI (Chieti), 23 Febbraio 1944 e da I Patrioti della "Maiella" (Dal Sangro ad Asiago - 5 Dicembre 1943 - 1° Maggio 1945) Da settembre del 43 la popolazione civile della Maiella si prodigava al salvataggio delle migliaia di prigionieri inglesi di Fonte d'Amore (campo prigionia presso Sulmona) che, fuggiti o lasciati incustoditi, cercavano di raggiungere il Sud al di là del Sangro. Si costituirono organizzazioni spontanee per assistere e guidare i fuggiaschi: questa prima forma di resistenza all'occupazione tedesca ebbe le sue basi sia sul versante occidentale della Maiella, a Campo di Giove e Sulmona (per iniziativa dei fratelli Sciuba ), sia su quello orientale, fra Taranta Peligna e Casoli (per iniziativa dell'avvocato Ettore Troilo e della famiglia). Tra coloro che affrontarono il pericoloso cammino ci fu l'allora tenente Carlo Azeglio Ciampi, che partì da Roma per rifugiarsi a Scanno, da dove proseguì il 24 marzo del '44 per il Regno del Sud.

 

Ettore Troilo 2° da destraIl 5 dicembre 1943 si costituisce sul Sangro, dopo la liberazione di Casoli, la Banda Patrioti della Maiella: “Con l'occasione feci  presente al Comando inglese che era mio desiderio costituire alcuni plotoni di volontari del luogo (pratici della zona) per coadiuvare efficacemente gli Alleati nelle operazioni militari” “Nei primi giorni del mese di Gennaio 1944, grazie al vivo e fattivo interessamento del Maggiore inglese Wigram, che avevo conosciuto verso la fine di Dicembre e al quale mi ero caldamente raccomandato perché trionfasse la fiera aspirazione dei miei conterranei, soggetti con le loro famiglie e con i loro beni alle inaudite violenze dei tedeschi, ebbi la soddisfazione di poter finalmente organizzare e costituire IL CORPO DEI VOLONTARI DELLA MAIELLA. 300 figli d'Abruzzo iniziano così, a fianco del 5° Corpo Inglese i primi combattimenti liberando dall'oppressione tedesca importanti località delle Valli dell'Aventino e del Sangro. Lo sfortunato assalto a Pizzoferrato (3/2/44), sostenuto da 29 fanti britannici e 60 patrioti della Banda Maiella,  fallì per la fretta del maggiore inglese Lionel Wigram, il quale non volle attendere una colonna di rinforzo di paracadutisti del nostro ricostituito Esercito, per le informazioni sommarie sulla dislocazione dei tedeschi e per il cattivo tempo. Attorno a villa Casati si accese una cruenta battaglia che si concluse con la morte di 2 inglesi, tra i quali il comandante Wigram, e di 10 patrioti (due dei quali in prigionia); 7 feriti (1 britannico) e 34 prigionieri (22 britannici), mentre i tedeschi persero 20 uomini e 3 prigionieri. “Perché l'iniziativa non naufragasse sul nascere, dovetti affrontare e risolvere con infinita pazienza e con non lieve e facile lavoro le gravi difficoltà che si presentarono: vettovagliamento dei patrioti inquadrati, equipaggiamento, assistenza alle loro famiglie, che avevano bisogno di ogni sorta di cure. Al vettovagliamento e all'equipaggiamento dei patrioti provvide il Comando inglese, ma purtroppo sempre in misura assai ridotta, tanto che dovetti erogare del mio” Superati i contrafforti della Maiella si inizia nel Giugno, sempre alle dipendenze dell'VIII Armata in cooperazione tattica col II Corpo Polacco, l'inseguimento del nemico: Campo di Giove, Sulmona, l'Aquila. Poi le battaglie delle Marche: il 25 agosto sul litorale marchigiano scattò l'operazione "Olive" e tra le unità di punta del 2° Raggruppamento di Cavalleria polacca (tra le cui fila vi erano anche i partigiani italiani del Gruppo Maiella) spiccava il 1° Household Cavalry (Guards). La reazione tedesca fu piuttosto debole e Fano venne presa quasi subito. I reparti proseguirono ed il 28 agosto giunsero in vista di Pesaro. Il 1 settembre a Pesaro si combatté per le strade e di casa in casa. Polacchi, italiani e Guardie inglesi affrontarono duramente i "Diavoli Verdi" parà Tedeschi. I  tedeschi evacuarono la città nella notte tra l'1 e il 2 settembre ed il giorno dopo il 1° Household passò in riserva. A marce forzate raggiunsero la Romagna e nel mese di ottobre circa 1000 uomini, quasi tutti abruzzesi, erano nuovamente in linea. I primi di gennaio 1945, dopo un breve riposo a Modigliana (Forli), la Maiella è nuovamente in linea sul Senio, a rintuzzare ogni velleità nemica. A marce forzate, sempre alle calcagna del nemico, entrano prima a Imola poi all'alba del 21 aprile a Bologna accolti da manifestazioni di delirante simpatia. Cosi dal racconto di un testimone oculare l'entrata a Imola Brisighella

"Verso le dieci, preceduta dal clangore dei cingolati, apparve la testa della colonna. Era un grosso gippone scoperto con due bandiere sui parafanghi: quella polacca, bianca e rossa, e quella americana. Poi, subito dietro, un’interminabile processione di autoblindo .............. pieni di soldati in assetto da combattimento, e poi motociclette e jeep, carri armati, artiglierie. Era il corpo polacco dell’ottava armata comandata dal generale polacco Wladislaw Anders. Su alcuni camion sventolava una bandiera italiana, quella dei badogliani del Cil (Corpo Italiano di Liberazione) e degli appartenenti alla brigata Maiella che aveva risalito la penisola a fianco degli alleati. Prima che la testa della colonna arrivasse sul ponte, i capi partigiani, si misero in mezzo alla strada sventolando la bandiera rossa davanti al primo gippone che si fermò . Il più alto in grado era un maggiore polacco sui 30 anni che si chiamava Cocanoski. Fece il saluto militare e senza dire una parola strappò dalle mani del capo partigiano la bandiera rossa e la sbattè per terra. - Per noi polacchi questa bandiera essere come quella di Hitler - I partigiani consultarono con lo sguardo il commissario politico che stava in disparte e che annuì come per dire di lasciar perdere. I vincitori erano loro."

Secondo più fonti (soprattutto americana), non furono oltre 60.000 i partigiani combattenti (anche se a fine guerra oltre 250.000 persone dissero di aver "fatto il partigiano"). Per quanto si riferisce però alle Brigate Garibaldi le accurate ricerche di Pietro Secchia ( Il partito comunista italiano e la guerra di liberazione 1943-1945. Milano 1973, pp. 1064 segg.) hanno dimostrato che su 1673 nominativi censiti di quadri partigiani combattenti e di organizzatori della Resistenza, 168 provenivano dall'esercito o dalla vita civile, mentre ben 1505 erano dirigenti e militanti comunisti che avevano già fatto anni di carcere o di confino o combattuto in Spagna o nella resistenza francese (1003 condannati dal tribunale speciale, 718 erano ex confinati e altri dalla Resistenza francese). Se tali dati dimostrano come l'ossatura della Resistenza sia stata fornita da uomini che avevano da tempo legato la loro vita alla lotta contro il fascismo, a diverse conclusioni porta l'analisi del grosso delle formazioni che raggiunsero i 250.000 aderenti  comprendendo fiancheggiatori e non combattenti.

 

Il 1° Maggio alcuni reparti della Maiella entrano ad Asiago abbracciati fraternamente dal gruppo partigiani "7 Comuni", che li accolsero con queste parole: "...Siete stati tenaci nel combattimento e forti come la roccia dei nostri e dei vostri monti".

Le sue gesta sono ricordate da un sacrario a mezza costa della parete orientale della Maiella, là dove si apre l'immensa gola rocciosa che conduce in alto alla Grotta del Cavallone. 
 

Brigata Maiella.
Medaglia d'oro al valor militare
«In 15 mesi di asperrima lotta sostenuta contro l’invasore tedesco con penuria di ogni mezzo ma con magnifica esuberanza di entusiasmo e di fede, sorretti soltanto da uno sconfinato amore di Patria, i Patrioti della Maiella, volontari della Libertà, affrontando sempre soverchianti forze nemiche, hanno scritto per la storia della risorgente Italia una pagina di superbo eroismo. Esempio a tutti di alto spirito di sacrificio essi, manipolo di valorosi, nulla chiedendo se non il privilegio del combattimento, hanno dato per primi largo e generoso contributo di sangue per il riscatto dell’onore e della libertà d’Italia. Da Civitella a Selva, a Pizzoferrato, a Lama, e poi, superata la Maiella madre, da cingoli a Poggio San Marcello, da Montecarotto a Pesaro e poi ancora, instancabilmente, da Monte Castellaccio, a Brisighella, a Monte Mauro, a Monte della Volpe, al Senio e, tra le primissime truppe liberatrici, all’alba del 21 aprile a Bologna, il 1° maggio 1945 ad Asiago, dal 5 dicembre 1943 al 1° maggio 1945, di battaglia in battaglia, essi furono sempre ed ovunque primi in ogni prova di audacia e di ardimento. Lungo tutto il cammino una scia luminosa di abnegazione e di valore ripete e riafferma le gesta più epiche e gloriose della tradizione del volontarismo italiano. 54 Caduti, 131 feriti di cui 36 mutilati, 15 medaglie d’argento, 43 medaglie di bronzo e 144 croci al valor militare, testimoniano e rappresentano il tributo offerto dai Patrioti della Maiella alla grande causa della libertà.» — Dal Sangro al Senio, 5 dicembre 1943 - 1° maggio 1945.
Il saluto del Com. l'VIII Armata Gen. Mc Creery -    La Maiella ebbe 55 caduti

 

Al termine vittorioso della campagna d'Italia desidero far giungere la più vive espressione di apprezzamento e di lode al Comandante ed ai volontari della Maiella, i quali tutti con coraggio ed abnegazione hanno assolto i compiti loro affidati dal Comando Alleato, contribuendo così efficacemente alla liberazione della loro Patria ed alla disfatta del nemico. I Patrioti della Maiella, dopo il periodo della lotta clandestina svolta sulle montagne d'Abruzzo....... hanno continuato il combattimento a fianco degli Eserciti alleati. Aggregati all'VIII Armata […] hanno preso parte alle successive fasi della Campagna, prima alle dipendenze del 5. Corpo d'Armata Britannico fino al Giugno 1944, e quindi del Corpo d'Armata Polacco nelle Marche e nella Romagna fino all'offensiva del Po, dove il nemico fu definitivamente sbaragliato. In ogni occasione i Patrioti della Maiella hanno saputo dimostrare quali siano gli ideali e la tempra degli Italiani liberi. Ad essi che, finite ormai le operazioni belliche si accingono a ritornare alla vita civile col proposito di essere ancora, come lo furono in guerra, tra i migliori figli d'Italia, giunga il riconoscimento dei soldati Alleati, in Italia, che li hanno visti al loro fianco, disciplinati e coraggiosi, nell'ora del combattimento.

 

Il saluto del Ten. Col. Lewiski  del II° Corpo Polacco

 

La Brigata Maiella, unità di volontari italiani che nelle più importanti operazioni contro il nemico tedesco ha dato il suo valoroso contributo, ha lasciato il 2. Corpo Polacco il 20 Giugno del 1945. Dopo intensa attività partigiana svolta sui monti della Maiella la Brigata ha sostenuto insieme a noi tutti i combattimenti sull'Adriatico fino alla Linea Gotica, distinguendosi in particolar modo per l'occupazione di Montecarotto e nella partecipazione alla conquista della città di Pesaro. Durante i combattimenti sugli Appennini, la Brigata Maiella ha valorosamente condiviso con noi i durissimi sforzi militari nelle operazioni dell'inverno e della primavera. Il sangue che insieme abbiamo versato sui campi di battaglia per la liberazione d'Italia, ha rinnovato la gloriosa tradizione delle lotte sostenute nel passato, quando Polacchi nelle file di Garibaldi e Italiani in terra polacca combatterono per la libertà della fraterna nazione e per i sacri diritti dell'uomo. Porgendovi il mio cordiale saluto, rendo onore ai gloriosi caduti della Brigata e, a Voi vivi. Vi mando anche gli auguri di fortuna personale e di prosperità per la vostra perennemente bella e grande ITALIA.

 

LA VICENDA CIAMPI

 

Ciampi, giovane militare di stanza in Albania (autiere), era in licenza a Livorno sua città natale. Il 9 settembre si recò in divisa al Comando militare per prendere ordini. Ma la risposta ricevuta - ha ricordato il Presidente - fu quella di “arrangiarsi”. Dopo alcuni giorni di indecisione, decise di raggiungere il Re ed il ricomposto esercito del Sud. Passando per l’Appennino, nelle difficili condizioni d'allora, arrivò a Scanno, piccolo paese delle montagne abruzzesi dove si fermò perché sconsigliato dal proseguire. La popolazione locale si adoperò nel migliore dei modi, soccorrendo e nascondendo lui come tutti coloro che bussavano alla porta, sia che fossero partigiani sia che fossero militari in fuga o prigionieri anglo americani fuggiti dai campi di concentramento.  L'allora 23enne Ciampi riuscì ad oltrepassare il fronte solo la sera del 24 marzo 1944 con la guida Alberto Pietrorazio e una sessantina di ardimentosi italiani e stranieri (come testimonia lo stesso Presidente nel suo diario donato al liceo scientifico di Sulmona). Con una marcia notturna di 25 ore, nella neve e nella tormenta, raggiungeva Taranta Peligna e, quindi, Casoli. Sappiamo che, per un puro caso, Ciampi non partì con la spedizione della settimana precedente, guidata da Domenico Silvestri. Sarebbe finito nelle mani dei tedeschi. La fortunata spedizione (una decina di dispersi comunque) permise, all'allora sottotenente, di ricongiungersi, a Bari, al suo ricostituito reparto, il IX Autieri e di consegnare all’Editore Laterza il libro del filosofo Calogero portato nascosto nei calzettoni, come un prezioso contributo al dibattito politico della rinascente democrazia. Si tentò anche da parte dei comandi alleati di inquisire Ciampi sospettandolo ingiustamente di collaborazionismo con i tedeschi (Ciampi non aveva !! risposto alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò).

 

L'itinerario seguito in quelle spedizioni –da Sulmona a Pacentro, i valichi della Maiella, i paesi dell' Aventino fino a Casoli, con una deviazione anche verso Sud, da Pizzoferrato e Castel di Sangro – è stato poi contrassegnato come"Sentiero della Libertà" e inaugurato, nel 2001, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi e di 300 ex prigionieri di guerra anglo americani.
 - Di lì passai anch'io per riandare ad indossare la divisa nell'esercito dell'Italia libera e a portare a compimento la missione affidatami dal mio Maestro, il filosofo Guido Calogero, condannato al confino a Scanno: consegnare alla casa editrice Laterza il manoscritto sul liberalsocialismo.- C.A. Ciampi

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