LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 


PARACADUTISTI

Durante il 1° conflitto mondiale ebbero luogo i primi aviolanci di personale con finalità belliche. Si trattò, in particolare, del lancio di cinque Arditi ( diversi Bersaglieri) dietro le linee austriache nell'area di Vittorio Veneto per la condotta di operazioni informative, impiegando materiale da lancio inglese.  I paracadute erano stati pensati come mezzo di sopravvivenza per gli osservatori dai palloni frenati (che venivano centrati dall'artiglieria o dagli aerei) o dei piloti.

Il primo lancio - Dal Secolo d’Italia - STORIA DEL PARACADUTISMO
Ass. Naz. Paracadutisti d'Italia Sez. Nord Friuli "O.M.d'I. Ten. Ferruccio Nicoloso"
.... Quanto agli italiani; fu soltanto nel 1917 che ebbero in consegna dagli inglesi un certo numero di paracadute Calthrop, ribattezzati Angel Guardian.
Ma i nostri piloti espressero alquanto scetticismo verso l'ombrello di seta, quasi che, portandolo in volo, risultasse menomata la loro capacità di “cavalieri del cielo”. Cosicché a esserne equipaggiati furono gli osservatori dei Genio Aerostieri, i cui palloni frenati rischiavano di essere colpiti e incendiati dai velivoli nemici. Intanto il paracadute veniva preso in considerazione non solo come mezzo di salvataggio, ma anche come mezzo di trasporto da usare nelle missioni di informatori lanciati in territorio controllato dal nemico. Nella tarda estate dei 1918 si palesò la necessità di appurare da noi l'effettiva consistenza di alcuni reparti austriaci che fronteggiavano il settore della nostra VIII Armata. Vennero chiesti dei volontari e quattro ufficiali, i tenenti Alessandro Tandura. Ferruccio Nicoloso, Pier Arrigo Barnaba e Antonio Pavan, si misero a disposizione del Servizio informazioni dell'Armata, retto dal colonnello Dupont. I quattro vennero brevemente istruiti. Il primo a essere impiegato fui, Il 9 agosto, il tenente Tandura, nativo di Vittorio Veneto. L’aereo era un bimotore da ricognizione Savoia Pomilio S.P2, nella parte posteriore del quale era stato ricavato un sedile ribaltabile per mezzo di una leva che veniva manovrata dal pilota o dall'osservatore, posti a prua del velivolo. Il paracadutista era perciò costretto a viaggiare con i piedi penzoloni nel vuoto e con la schiena rivolta alla direzione del volo, in attesa che il suo sedile venisse ribaltato ed egli iniziasse la caduta. Il paracadute, racchiuso in un involucro sistemato sotto la fusoliera e collegato per mezzo d'una fune al cinturone del paracadutista, si sarebbe aperto a causa della trazione. Tandura, che portava con sé alcune gabbiette con piccioni viaggiatori riuscì a fornire ai nostri comandi preziose informazioni sulla consistenza dei reparti austriaci. Catturato dagli austriaci fuggi rientrando alla fine nelle nostre linee non senza aver prima compiuto ardite azioni di sabotaggio guadagnandosi la Medaglia d'oro al Valor Militare. Dopo Tandura, toccò a Nicoloso d'essere lanciato, la notte del 23 ottobre, in vista della nostra offensiva finale; Purtroppo Nicoloso atterrò fuori della zona prevista, quella di Osoppo San Daniele Codroipo,ragion per cui la notte successiva veniva lanciato il tenente Barnaba, il quale portò felicemente a compimento la missione. Fu anch' egli decorato di Medaglia d'Oro, mentre a Nicoloso venne concesso l'ordine militare di Savoia.

In Italia l'esigenza di creare reparti paracadutisti era stata avvertita diversi anni prima (Il Gen. Grazioli aveva assistito nel 1935 a manovre russe aerotrasportate) della seconda guerra mondiale, ma senza risultati concreti fino al febbraio del 1937 quando, con apposita legge, la responsabilità di approntare scuole di paracadutismo militare fu definitivamente assegnata all'Arma Aeronautica.  Anche qui era il solito campanilismo delle tre armi per ogni nuova iniziativa che alal fine fu "equamente" divisa fra aeronautica che provvedeva alla selezione, preparazione al lancio e alle strutture, nonche aerei e Esercito che sovrintendeva all'addestramento tattico post lancio. Dovettero tuttavia trascorrere più di due anni prima che fosse ufficialmente costituita (15 ottobre 1939) la Scuola Paracadutisti di Tarquinia. In Africa Settentrionale Italo Balbo, libero da lacci e lacciuoli e per giunta aviatore aveva costituito di propria iniziativa un Campo Scuola Paracadutisti Libici a Castel Benito con finanziamenti del ministero per le colonie. Entrato in funzione fin dagli inizi del 1938 inquadrava truppe indigene con ufficiali e sottufficiali metropolitani. Il reparto paracadutisti chiamato“Fanti dell'Aria” era costituito ed operante nel breve volgere di 4 mesi. Incidenti e morti a catena poichè Il T. Col. Prospero Freri ex bersagliere e "mago del paracadute" passava dal Salvador D30 al 37, 39 e 40 che tanto salvator non erano.  La responsabilità di organizzare la Scuola nazionale di paracadutismo militare di Tarquinia fu onvece affidata, secondo accordi, al Col. pilota Giuseppe Baudoin, ex bersagliere di famiglia Cremisi (il nonno era colonnello, oro ad Adua nel 1896) livornese di nascita. Il 5 febbraio 1940, ebbe concretamente inizio la vita della Scuola che in poche settimane fu in grado di accogliere una cinquantina di ufficiali e sottufficiali ammessi al corso preliminare per istruttori. Se non imparavano prima questi sarebbe stato difficile farsi seguire dai soldati. Con l'entrata in guerra dell'Italia, i primi paracadutisti ad entrare in combattimento furono però i “Fanti dell'Aria” libici affiancati da un piccolo nucleo definito I Btg nazionale paracadutisti. Il reparto libico, al comando del Ten.Col. Tonini, venne impiegato per fermare la prima offensiva britannica del gennaio 1941 a Derna, Uadi el Bgar, Mehlid Garad e Sidi el Mcheimen. Nei combattimenti caddero 184 paracadutisti (dei quali 101 libici), mentre ben 244 furono i feriti.

Il primo e ultimo lancio (se si esclude quello dell'aprile 1945) di guerra fu su Cefalonia a fine aprile 1941. Gli uomini da lanciare erano almeno 300 ma non c'erano aerei e solo l'interessamento di Baudoin procurò 3 SM82 da 28 posti cadauno. La campagna di Grecia era virtualmente finita e non ci furono ostacoli a terra.

A novembre del 1941, al fine di contrastare la seconda offensiva britannica, venne impiegato anche  il 1° btg. Carabinieri paracadutisti a difesa di Ain el Magara e Villaggio Berta. E’ in questo momento che il 1° battaglione Carabinieri paracadutisti, al comando del maggiore Edoardo Alessi, riceve (il 14 dicembre) l'ordine di attestarsi sul bivio di Eluet el Asel, a sud di Berta, con il secco ordine di resistere ad oltranza. Sembra una richiesta di suicidio per fonogramma. Sono solo 400 uomini, rinforzati da 6 cannoni controcarro da 47/32 millimetri dell'8° reggimento bersaglieri, dotati di 400 bombe "controcarro Passaglia"* e di una settantina tra fucili mitragliatori e mitragliatrici. Come resisteranno all'VIII armata avanzante? Dovranno arrangiarsi perché i loro commilitoni in ritirata sulla litoranea hanno bisogno di tempo per sfuggire alla cattura.  L'unità ricevette l'ordine di favorire lo sganciamento della Divisione Ariete ed in tale azione, si produsse in ripetuti combattimenti a seguito dei quali caddero 35 Carabinieri paracadutisti.  http://www.ccpartuscania.net/primo_cc.htm  .Il 1° settembre 1941 fu ufficialmente costituita la 1^ Divisione Paracadutisti per l'obiettivo C3 (herkules) che in codice stava per Malta e possibilmente anche Corsica. Nella primavera del 1942 la 1^ Divisione Paracadutisti era dislocata nelle zone collinose della Puglia in attesa di essere impiegata; secondo precisi accordi vi avrebbero contribuito anche i tedeschi con la 7a fallschirm. di Ramcke (poi contratta a Brigata per El Alamein) e almeno 400 aeromobili divisi fra Ju52, Alianti e caccia, nonchè il carburante per marina (italiana) e aviazione italiana e tedesca tutto materiale che andava sottratto alle operazioni Blau (Caucaso) e Tobruk Rommel in corso. Gli italiani dal canto loro avrebbero messo 60.000 uomini contro 10.000 divisi fra le Div. Folgore, Friuli, Assietta, Napoli, Superga, Livorno, S. Marco di marina, CCNN da sbarco VVF, "Loreto" Aviazione, la div. Aerotrasportabile la Spezia (aggregata al gruppo tedesco) carri leggeri, artiglieria, genio e  servizi. L'esperienza Cretese di un anno prima non deponeva a favore. In Africa intanto Rommel aveva preso Tobruk. L’esercito inglese in rotta aveva fatto balenare una conquista fino al Canale di Suez. Tutto ciò portò in secondo piano la missione su Malta e si decise di sfruttare il successo in Africa (visto anche il successo in Russia). Fu anche per questo che Mussolini decise di inviare in Africa la Divisione Paracadutisti Folgore declassata a Cacciatori d'Africa: viaggio avventuroso (una parte partì dalla Grecia dopo un lungo e pericoloso viaggio in treno attraverso i Balcani). I paracadutisti ebbero modo, in tale circostanza, di mostrare che erano uomini di coraggio non comune, decisamente sprezzanti del pericolo. Infatti, l'avanzata dell'Asse si era fermata a El Alamein dove la Folgore venne schierata sul fronte meridionale, quello più soggetto ad accerchiamento.

Dal 1 agosto comunque i reparti giunti a pezzi furono raccolti dopo aver abbandonato tutte le dotazioni tipiche compreso i paracadute e rinominati Div. fanteria paracadutisti Folgore strutturata su Comando Gen. Enrico Frattini (Vice Bignami Capo S.M. Magg. Verando) 8° guastatori (Magg Burzi), 2 cp Mortai (Brixia 45 Cemsa 81) e 3 reggimenti, 2 di fanteria e 1 d'artiglieria.

REGGIMENTI BATTAGLIONI CP O BT armamento note
         
186° Col. Tantillo 13a ten. Gilli pistole Beretta 34 I comandanti segnati a tutti livelli sono spesso i  2°,3° o 4° del comandante originario per l'avvicendamneto per perdite o ferite subite nel mese di settembre e dei primi giorni dell'offensiva di El Alamein.
  T. Col. Izzo 14a Ten. Marangoni mitra Bereta 38/A
  cp. com.Cap. Chieppa 15a Ten. Finocchi moschetto  91corto
  16a Cap. Calamai F.mit. Breda 30
  Magg. Taffiorelli 17a S.Ten. Piccinini Mitr. Breda 37
  cp. com.Cap. Del Vita 18a Cap. D'Anna Fuciloni Radom 35/P
  19a Cap. Salerno lanciafiamme
  T. Col. Marescotti Ruspoli 20a Ten. Mautino  
  cp. com.Ten. Malnig 21a Cap. Bianchini  
         
187° T.Col. 4a Cap. Mainetto    
Camosso Magg. Zanninovich 5a Cap. Caroli    
  cp. com.Cap. Dogliani 6a Cap. Marenco    
  10a Ten. Driussi    
  Cap. Cristofori 11a Cap. C. Ruspoli    
  cp. com.S. Ten. Frenza 12a Ten. Oriani    
  25a S.Ten. Berloffa   9° e 10° si fonderanno per coprire l'organico
  T. Col. Marescotti Ruspoli 26a Ten. Dettina    
  cp. com.Ten. Giubilaro 27a Ten. Rovis    
  10° 28a Ten. Giampaolo    
  Cap. Carugno 29a S. Ten. Canù    
  cp. com.Ten. Talò 30a Cap. Giacchero    
         
185° Col. Boffa 1° Gr.      
Artiglieria Cap. Curti 1a bt. Ten. Massoni cannoni breda  
    2a bt. S.Ten. Carnevale c/c 47/32  
  2° Gr.      
  Magg: Vagliasindi 3a bt. Ten. Bosco    
    4a bt.  S.Ten. Migliavacca    
  3° Gr.      
  Magg: Macchiato 5a bt. Ten. Perassi    
    6a bt.  Ten. Dezza    

Dapprima l'unità condusse ripetute azioni nella terra di nessuno fino all'inizio dell'offensiva britannica del 23 ottobre 1942 che sfondò la linea di resistenza italo-tedesca. Al prezzo di un terzo dei suoi effettivi, l'esile linea della Folgore aveva retto all'urto di un intero corpo d'armata. Infliggendo all'avversario perdite enormi, la Folgore si ritirò in buon ordine fino alla Tunisia. “Gli ultimi superstiti della Folgore sono stati raccolti esanimi nel deserto. La Folgore è caduta con le armi in pugno” comunicava la BBC da Londra a fine 42. Ma la storia dei paracadutisti non si concluse con El Alamein. Una seconda divisione di paracadutisti, la Nembo, venne sorpresa in Italia dal tragico armistizio dell'8 settembre 1943. Nella circostanza i reparti si separarono ordinatamente per unità organiche, confluendo alcuni nell'Esercito del Sud ed altri in quello della RSI. I primi, in particolare, risalirono tutta la penisola al fianco degli Anglo Americani rendendosi protagonisti di epici combattimenti, tra i quali quelli di Filottrano, Poggio Rusco e Case Grizzano. Nell'ambito della RSI, i paracadutisti confluirono in reparti che si distinsero a prezzo di sanguinose perdite nell'eroico contenimento della testa di sbarco americana ad Anzio, sulla linea Gotica e nel Goriziano, dove molti morirono nel tentativo di difendere l’Istria ed il Friuli dai disegni di annessione di Tito. 

*cosi viene descritta la Passaglia in una recente pubblicazione di settore "Barattolo da minestrone riempito di esplosivo (da 1 a 2 kili) accoppiato con una bomba a mano (fissata con catrame e/o spago) e lanciata per mezzo di un manico saldato.

Le vicende di questo corpo come quella di altre armi, saranno trattate anche nei singoli capitoli  per la partecipazione al secondo conflitto mondiale e/o alla Guerra di Liberazione e in alcune interessanti appendici.

Di seguito le ricompense delle unità di appartenenza della Divisione "Folgore"

Reggimenti 186° e 187° e 185° Fanteria Paracadutista e 185° Artiglieria Paracadutista "Folgore"

Reggimenti Paracadutisti della gloriosa Divisione "Folgore", in unione alle aliquote divisionali ad esso assegnate, per tre mesi, senza soste, si prodigò valorosamente in numerose azioni offensive e difensive stroncando sempre l'impetuosa avanzata del nemico enormemente superiore per numero e per mezzi. Nell'epica battaglia di El Alamein stremato per le perdite subite, cessato ogni rifornimento di acqua, viveri e munizioni, con la fede che solo il più sublime amor di Patria può generare, respingeva sdegnosamente, al grido di "Folgore", ripetuti inviti alla resa, dimostrando in tal modo che la superiorità dei mezzi poteva soverchiarli ma piegarli mai. Attraverso innumerevoli episodi di eroismo collettivi ed individuali, protraeva la resistenza fino al totale esaurimento di ogni mezzo di lotta imponendosi al rispetto e all'ammirazione dello stesso nemico, scrivendo così una delle pagine più fulgide per l'Esercito Italiano.
(Africa Settentrionale, 22 luglio - 12 ottobre 1942; Battaglia di El Alamein, 23 ottobre - 6 novembre 1942 (Depressione di El Kattara), 4 novembre 1942).

   

dal sito osservatoriomilitare.it   

Torna all'indice di armi e corpi

Chiudi