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LA SECONDA GUERRA MONDIALE |
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GUARDIA ALLA FRONTIERA
Sunto
da
sito http://www.vecio.it/gaf.htm
Agli alpini , fin dalla loro creazione nel 1872, era spettato il compito specifico di difesa militare della frontiera. Col trascorrere del tempo il corpo era stato rafforzato e ogni reggimento aveva una propria zona di frontiera da presidiare (corrispondente ai distretti), che era ripartita fra i battaglioni dipendenti: Questi, nelle valli di loro competenza, effettuavano escursioni ed esercitazioni ed avevano in consegna i ricoveri costruiti sui monti. Mantenevano inoltre in efficienza i sentieri e le mulattiere d’accesso ai passi minori. Il presidio delle frontiere era affidato in tempo di pace, anche ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza e alla nuova Milizia Confinaria (M.V.S.N) per i passi transitabili e per la lotta al contrabbando. Negli anni fra il 1930 e il 1934 il concetto dell’impiego degli alpini mutò: si volle che costituissero una forza offensiva e fossero svincolati dalla difesa del rispettivo tratto di confine. Nacquero le divisioni alpine per impiego universale e la Milizia Confinaria venne sciolta. Per sostituirli nel compito specifico di difesa della frontiera fu creata la
"Guardia alla
Frontiera". Le
fortificazioni del vallo Alpino vennero affidate a questo reparto specializzato,
corpo che venne riconosciuto ufficialmente il 28 aprile 1937 con il r.d. legge n° 833 pubblicato sulla
G.U. n° 139 del
17/6/37 alla quale fu affidata la difesa dei forti già esistenti e delle
fortificazioni che si stavano costruendo. Ironia del caso le nuove
fortificazioni stavano sorgendo principalmente in Alto Adige a fronte di
pericoli provenienti dal Nord.. Il decreto
ebbe effetto retroattivo di due anni in quanto, come data di inizio vigore,
riportava il 20 dicembre 1934. Il loro motto era
'Dei Sacri Confini
Guardia Sicura'.
Art. 1
E' istituito uno speciale corpo del Regio esercito denominato - Guardia alla
Frontiera.
Nel maggio 1937 si dispose la trasformazione di 5 Reggimenti di Artiglieria d’Armata in Reggimenti Artiglieria Guardia alla Frontiera. La G.A.F. ebbe fanteria, artiglieria e genio; la prima per il presidio delle opere e l’azione mobile negli intervalli fra le stesse, la seconda per il servizio delle artiglierie dei forti, la terza per i lavori in quota e roccia. Lungo tutto l’arco della frontiera alpina furono organizzati dei “settori di copertura” corrispondenti come rango ai reggimenti, comandati da Colonnelli e ciascun settore era ripartito in “sottosettori” che corrispondevano al battaglione. Presso i comandi di grande unità attestate alla frontiera,funzionava un comando della G.A.F. retto da un generale. Ogni comando di settore aveva un deposito, genio e servizi e un certo numero di opere da presidiare. Ogni reggimento di artiglieria era composto da tre a sei gruppi su due batterie armate con calibri diversi e comprendeva un deposito. Alla fine del 1939 la zona presidiata andava da Ventimiglia a Fiume e comprendeva: 8 comandi, 22 settori, un sottosettore autonomo, 7 reggimenti d’Artiglieria, 20.000 uomini, oltre 1.000 fortificazioni, armate con 6.000 mitragliatrici, piu’ di 2.000 cannoni di diverso calibro e un migliaio di mortai. In attesa dell’entrata in guerra, la G.A.F. venne rafforzata nell’organico e negli armamenti e molte altre opere vennero progettate o iniziate. Il 10 giungo 1940, giorno dell’entrata in guerra dell’Italia, la G.A.F. era arrivata a comprendere 23 settori, 50.000 uomini, che dovevano essere rafforzati da 28 battaglioni alpini “Valle” e 22 battaglioni di camicie nere. Mentre sul confine occidentale (Francia) la G.A.F. fu in minima parte utilizzata, nel resto dell’arco alpino i reparti e le opere rimasero a presidiare i confini senza mai essere utilizzati. Anche durante il periodo di non belligeranza, si rafforzavano le fortificazioni di questo settore anziché quello francese. Molte opere inziate verso la Francia non furono mai completate o armate. Alcuni reparti della G.A.F. vennero inviati nelle colonie e nelle terre conquistate (Dalmazia), con il compito di difendere i confini come in Italia. L’armistizio vede la G.A.F. seguire le sorti di tutti i reparti dell’esercito. Il Brennero non venne sbarrato nei giorni antecedenti all’armistizio e venne quindi occupato immediatamente dai Tedeschi, rendendo poco efficaci altre opere difensive. Molti uomini della G.A.F. si unirono ai partigiani e offrirono un grande contributo di sangue alla lotta contro i Tedeschi. La maggior parte degli uomini venne però deportata in Germania come i militari di molti altri corpi.
Evoluzione
dell'uniforme. Inizialmente l’uniforme era la stessa della fanteria, berretto alla “bulgara” e bustina M34, fregio dell’arma di appartenenza (fanteria, genio , artiglieria) con tondino verde oliva con il numero romano dello sbarramento di appartenenza. Colletto della giubba sempre verde oliva, bordato del colore dell’arma di appartenenza: rosso scarlatto per la fanteria, giallo arancio per l’artiglieria, cremisi per il genio. Lo stesso colore era ripreso sui pantaloni a sbuffo degli ufficiali, che lo conservavano tra due bande nere. Nel 1938 dato il luogo d’impiego, la G.A.F. adottò il cappello alpino, con fregio e nappina del colore della specialità di appartenenza. Il cappello era però privo della penna nera. Fecero una fugace apparizione spille metalliche e distintivi di settori e anche sottosettori. Con l’entrata in guerra dell’Italia, la G.A.F. venne colpita dal caos nella distribuzione di divise e accessori e si trovò spesso a utilizzare materiale di recupero o destinata ad altri reparti.
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Le vicende di questo corpo come
quella di altre armi, saranno trattate anche nei singoli capitoli per la
partecipazione al secondo conflitto mondiale e/o alla Guerra di Liberazione.
Dopo la guerra la G.A.F. non venne ricostituita e la sua funzione venne
presa dalla
Fanteria d’Arresto e dagli Alpini d’Arresto. |
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