LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 


DIFESA COSTIERA

LE FORTIFICAZIONI ANTISBARCO

Se l’Italia delle Alpi non aveva mai fermato i suoi invasori, quella delle coste poteva considerarsi un comitato d’accoglienza a presente e futura memoria. Fin dalla primavera del 1941 quindi lo Stato Maggiore aveva dato il via alla elaborazione dei principi per la difesa delle frontiere marittime. Oltre ai porti, vitali per il prosieguo della guerra bisognava difendere installazioni industriali portuali, reti di collegamento e arsenali. Si trattava di un articolato programma che prevedeva anche la creazione di nuove strutture difensive lungo i tratti di costa più vulnerabili soggette a sbarchi.

Portoscuso: postazione bunker a "toppa di chiave".

I primi manufatti costruiti, non furono più ritenuti idonei a partire dalla fine del 1942 quando lo sbarco inglese sulle spiagge di Dieppe, ( fallito), ne aveva denunciato i limiti. Fu pertanto concepito un sistema più articolato, con posizioni di sbarramento più arretrate, aventi lo scopo di impedire la “penetrazione” all'interno del nemico. In pratica inchiodare il nemico in quel difficile pezzo di spiaggia che è il bagnasciuga. Priorità alle opere da realizzarsi in Sicilia e Sardegna. Agli inizi del 1943 le opere difensive della Sardegna erano tuttavia ben lungi dal potersi ritenere completate. La Sardegna inutile per la conquista della penisola ritornava molto utile per l’utilizzo di basi aeree per bombardieri, che d’altronde noi conoscevamo già per i raid giornalieri notturni. La più esposta sarebbe forse stata la Germania del sud e la Francia centro meridionale. Le cause del ritardo vennero imputate essenzialmente alla "scarsezza” di mano d'opera, di mezzi di trasporto, di carburanti e lubrificanti”. L'importanza attribuita comunque alla zona carbonifera dell’Iglesiente, aveva sicuramente spinto ad accelerare i lavori di fortificazione. Nel gennaio 1943 le opere dell'istmo di Sant'Antioco risultavano pressoché ultimate, come lo erano gli archi di contenimento di S. Caterina, Portoscuso, Portixeddu e Guardia Boe.  Le opere di fortificazione erano costituite da casematte realizzate in calcestruzzo con camera di combattimento circolare o poligonale e a feritoia multipla disposte nelle zone pianeggianti, spesso abilmente mascherate alla vista.  Erano preferibilmente disposte a caposaldo, in modo da fornire una reciproca assistenza di fuoco o poter continuare a resistere anche se superate ed integrate con sbarramenti anticarro, postazioni per pezzi d'artiglieria, trincee in cemento per fucilieri, campi minati, reticolati, ricoveri e posti di comando protetti. Un ruolo importante assunsero i P.B.C. (Posti di Blocco Costieri), concepiti per lo sbarramento delle principali vie di comunicazione litoranee o di penetrazione verso l'Iglesiente. Così era anche in altre zone costiere  Le opere erano dislocate in prossimità della costa, in modo tale da battere i punti d'approdo e lo specchio d'acqua antistante, sia verso l'interno, in corrispondenza di strade, punti di guado e passaggi obbligati. Il generale Gonzaga, comandante di una divisione costiera a Salerno, preso prigioniero da un pattuglia tedesca, rifiutò di ordinare la resa al nemico ai propri uomini e venne con loro ucciso, sul posto; anche a Nola si verificò una episodio simile, ed in alcune caserme di Napoli ed in Puglia; a Bari la difesa del porto unì marinai, soldati ed operai. Il fatto d’arme più rilevante avvenne alla Maddalena (Sardegna) tra l’8 e l’11 settembre quando la stessa fu conquistata da marinai ed operai sardi. In ogni caso, sempre a causa di ordini confusi che venivano dal continente, i tedeschi se ne andarono dall'isola quasi indisturbati.

Della difesa dei  punti fissi (o piazzeforti in prossimità di porti) della costa si occupava la  MILMART . La Milmart era una specialità, istituita a livello nazionale nel novembre del 1938, della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (MVSN) . Nel caso particolare della Specialità Artiglieria Marittima. Direttive ed ordini provenivano dal Ministero della Marina. La Milmart nasce da una costola della DICAT (contraerea) che forniva personale alle batterie marittime della Marina. La Milizia Artiglieria Contraerea organizzava e predisponeva invece la difesa contraerea territoriale nelle città e nelle zone strategiche. Il primo nome fu Milizia per la difesa costiera variato nel 1939 in Milmart. La Milizia Marittima Artiglieria costituiva ed addestrava le batterie per la difesa di tutti i punti costieri del territorio soggetti a sbarchi. In Libia cannoni marittimi (90 o 102 autoportati su pianali di camion), provenienti dal gruppo autonomo di Tripoli, vennero impiegati anche nell'interno a Bir El Gobi. Della difesa mobile dei tratti di costa si occupavano invece le divisioni costiere, brigate o reggimenti. Oltre ai reparti qui sotto elencati svolsero compiti di difesa costiera vari reparti dell'esercito la cui dotazione organica in uomini e mezzi era divenuta deficitaria come Cavalleria, Alpini* e Bersaglieri** 

* Durante la Seconda guerra Mondiale viene disposta la costituzione di 11 nuovi Reggimenti alpini: 5 con compiti di alimentare le unità al Fronte rimpiazzando le perdite, numerati dal 101 al 105° in modo da mantenere un sufficiente livello operativo, 4 con compiti di difesa costiera e 2 con compiti presidiari.  Il 1°agosto del 1943, per ordine dello Stato Maggiore dell'  Esercito, i Battaglioni alpini costieri assumono il nome di un monte e vanno a costituire reggimenti costieri o T.M. 165-166-167-168° (21° Monte Mercantour, 22° Monte Granero, 23° Monte Levanna, 24° Monte Suello, 39° Monte Berico, 25° Monte Marmolada, 26°  Monte Canin, 27° Monte Clapier, 34° Monte Spluga, 35° Monte Stelvio, 36° Monte Pavione, 37°, 38° Monte Arvenis,  40° Monte Maiella) e (28° , 29°, 30°, 31°, 32°, 33°, Monte Saccarello, Monte Ischiatore, Monviso, Monte Assietta, Rocciamelone, Monte Bianco, Monte Cauriol). Sia gli alpini che i bersaglieri ebbero dei reggimenti di marcia o provvisori, con leve le più varie e similare armamento, che servivano a future formazioni. Indicativamente (non tutti) e teatro di impiego: 175° reggimento alpini btg 519° Mongioje, 520° Monte Bicocca e 521° Monte Albergian. Venne formato il 26 febbraio 1943 ad Aosta presso il deposito del 4° reggimento alpini, inquadrando reduci e compagnie di rincalzo non complete. All'arrivo in Corsica in aprile si aggiunsero altri battaglioni: Monte Granero (poi bronzo e CIL), Monte Mercantour che già in precedenza avevavo raggiunto l’isola,nonchè il Btg Alpini Costiero Monte Baldo (Magg. Ferruccio Clerici) giunto per ultimo. 176° reggimento alpini btg 522° Monte Adamello, 523° Monte Antelao e 524° Monte Nero. Viene costituito il 1 ° febbraio 1943 dal centro di mobilitazione del 9°: Il reggimento opera incompleto con compiti di presidio nella zona Gorizia Fiume Trieste alle dipendenze dell'Ottava Armata. Il 176° reggimento viene sciolto nel mese di settembre del 1943 a seguito dell'armistizio Il battaglione Monte Nero sopravvive allo scioglimento e si fonde nello stesso anno con il battaglione alpini Piemonte a Caserta (Alife) per combattere a fianco degli alleati.

**I BERSAGLIERI DELLA DIFESA COSTIERA

177° Reggimento bersaglieri  btg 525°-526°-527° (o 75-76-77 secondo alcuni, ma un 75° si troverebbe di stanza in Sardegna nel settembre 1943 ) in Sicilia luglio 1943.I Bersaglieri Territoriali Mobili (btg) indicativamente sono il 542° della 206a costiera in Sicilia e il 443° e 558° della 209a Costiera  in Puglia e Basilicata. Il 558° sarà poi assorbito dal confratello per completamento organici e continueranno ad operare nella 209° Divisione Ausiliaria.

 

DIVISIONI COSTIERE POI AUSILIARIE NELL' ESERCITO DI LIBERAZIONE

Numero. Divisione Regg. Regg. Regg. Artigl.

Impiego e/o scioglimento 

Note: Zona impiego

Mostrina
201 29 55 131 201 Genova Francia mer. Liguria  
202 142 137 120 43 Sicilia poi 230a
203 126 174 (LXXV B) 203 Sardegna sciolta entro fine 43  
204 19 130 149 204 Sardegna sciolta entro fine 43
205 128 129 127 Sardegna (Ausiliaria)  
206 121/2/3 303 146 ? 44 Sicilia dispersa per invasione
207 138 139 124 51 Sicilia dispersa per invasione
208 133 147 28 Sicilia dispersa per invasione
209 15 112 (XLI B) 41 Puglia (Ausiliaria)  
210 113 114 164 16 gaf Italia m. (Ausiliaria) Taranto
211 53 118 143 49 Italia m. sciolta entro fine 43
212 115 144 103 45 Italia m. (Ausiliaria) Calabria
213 120 140 139 22 Messina dispersa per invasione  
214 103 148 Taranto sciolta entro fine 43
215 6 14 108 27 Italia Cent. Toscana
216 12 13        
220 111 152 Savoia C. Roma

Lazio

221 4 8 Savoia C.
222 74 89   Italia m. Salerno sciolta entro fine 43
223 82 512     Nizza dispersa per 8/9  
224 81 82   Corsica dispersa per 8/9  
225 172 173 52 Corsica sciolta entro fine 43  
226 170 171 181   Corsica sciolta entro fine 43  
227 141 145 148 Calabria (Ausiliaria)  
228 17 18 post 8/9 (Ausiliaria)
230 120 184   sulla carta (Ausiliaria)  
231

135

19 132

68

(Ausiliaria)

(Mostrine fonte esercito italiano)  

(si tratta di bersaglieri ma da verificare)

 

 per saperne di più : http://www.regioesercito.it/reparti/fanteria/refantcost.htm

La MILMART alla vigilia della guerra aveva questo ordinamento per legioni: 1a Venezia, 2a La Spezia, 3a La Maddalena, 4a Cagliari, 5a Taranto, 6a Messina, 7a Augusta, 8a Trapani, 9a Pantelleria e vari gruppi autonomi e centurie sottoposte anche oltremare. 

 La composizione delle divisioni costiere è indicativa. Le unità trovate intatte dopo l'8 settembre 1943, specialmente in Sardegna, Corsica e Italia Meridionale vengono trasformate in unità ausiliarie lavoratori al servizio degli Anglo-Americani, destino che coinvolge per brevi periodi altre divisioni di fanteria di Linea e comunque molti prigionieri collaborativi. Altre vengono sciolte per dispersione del personale, per autorità e per rinforzare gli organici delle superstiti. Le 8 Divisioni Ausiliarie (vedi Organici dell'esercito di Liberazione nel 1944) avranno mostrine proprie e funzioni che spazieranno dalla sicurezza, al riattamento (lavori e scarico) porti, strade e ponti, "Genio da Combattimento", nonché trasporti "Salmerie da Combattimento" . 

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