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LA SECONDA GUERRA MONDIALE
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CARRISTI
Questa pagina non viene elaborata secondo lo stile delle precedenti, ma per unità battaglione con indicazione di reggimento e decorazioni rapportandola ai giorni nostri. Dei battaglioni carri L3 (Leggeri) e M (medi) vengono indicati estesamente solo i più noti, i ricompensati o ricreati nel dopoguerra dedicati ai caduti della specialità di cui per alcuni si riporta anche la motivazione. Lo stemma araldico di prima (e seconda maniera corona turrita) è quello in uso nel primo dopoguerra e ricorda i principali fatti d'arme. I nastrini che ne fuoriescono sono decorazioni al valor militare e civile (lo stemma viene poi ricostruito ad ogni cambio di grande unità). Degli altri si indica nell'intercalare i dati essenziali (molti battaglioni L vengono sciolti e ricostituiti poi su carri medi con lo stesso numero)
La fantasia
"ricreativa" degli stati maggiori rendeva improbabili alcuni
abbinamenti/apparentamenti del dopoguerra fra le medaglie individuali e i
rispettivi reparti (quando a questo gli si assegnava il nome o successivamente con
le medaglie collettive del teatro Africano). Ci scusiamo pertanto di eventuali mancanze o errate
combinazioni sia per sotto che per la
situazione
al
2005
dell'Esercito Italiano
dopo che i reparti sono stati dal 1993 cancellati, spostati e ricostituiti più
volte. Con decreto Ministeriale in data 1° giugno 1999, poi i carristi diventano una
specialità dell'Arma di Cavalleria ed in attuazione della legge n. 276 del 2
agosto 1999, le Bandiere dei reggimenti ex specialità di fanteria sono
sostituite dagli Stendardi.
Parducci le medaglie oro dei carristì
http://www.albertoparducci.it/photo_gallery/Carristi1.htm
Stemma Araldico e attuale esistenza nel E.I. |
Reparto (Btg) nome assunto nel dopoguera | Ricompense collettive e individuali |
Teatro d'impiego e reggimento origine storica |
Motto e note |
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1° Battaglione carri
(L)(M) Cracco |
Med. d'Argento al 31° Rgt. Carri - In sei mesi di aspra, cruenta campagna, con entusiastica baldanza e ardente spirito affrontava formidabili apprestamenti nemici; superava insidie e difficoltà del terreno: alla avanguardia, nell'irrompere altre la frontiera greco-albanese; sulle posizioni di resistenza; in retroguardia, nelle fasi di ripiegamento, ovunque più violenta era la lotta, non conoscendo limiti nell'audacia e nel sacrifici. Aggirata la grande unità della quale faceva parte, col generoso contributo della sua gagliardìa rompeva il cerchio di fuoco creato dal nemico che, successivamente, sorprendeva e sgominava con audaci puntate in profondità. Pronto ad osare l'inosabile e lanciati arditamente oltre il confine suoi indomiti reparti, determinava il vittorioso esito della lotta, consacrando col sangue il fatidico motto dei carristi "ferrea mole, ferreo cuore". Epiro - Albania mer.- Jugoslavia, 28/101940 - 23/4/1941. |
Albania, Africa settentr. 31° rgt. carri
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Ferro et corde Frangit Hostes
http://www.esercito.difesa.it/root/unita2_sez/unita_cavcr_1_sto.asp |
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3°Bersaglieri Teulada Comando Poligono
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Medaglia d'oro al V.M. alla memoria C.le Carrista CRACCO GIOVANNI - Porgitore di un carro M-41, in parecchi scontri col nemico dimostrava sereno, cosciente sprezzo del pericolo, coadiuvando efficacemente il proprio capocarro. Durante un combattimento contro preponderanti forze corazzate avversarie non esitava, per controllare ed aggiustare il tiro, a rimanere quasi costantemente con la testa fuori dello sportello di torretta. Colpito il carro una prima volta da una granata che uccideva il pilota e feriva lui stesso gravemente alle gambe, pur con la carne martoriata dal dolore, trovava la forza di respingere ogni cura del proprio capocarro e di caricare ancora per tre volte il pezzo. Colpito una seconda, terza e quarta volta alla testa, al petto e alle braccia, cercava di compiere un ultimo caricamento e si abbatteva, infine, stringendo ancora in mano le granate e rivolgendo le ultime sue parole al capocarro: «Forza, Signor Tenente». Magnifico esempio di altissime virtù militari di sublime senso del dovere. Bordy (Tunisia), 11 aprile 1943. |
I° BTG carri medi M11/39 Teatro op. Bengasi Tobruk COSTIT. 5/1940 DAL 32° SCIOLTO GEN/ 41
II° BTG carri
medi M11/39 Tobruk carri vengono catturati dagli australiani idem per
costituzione e scioglimento. |
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3° Battaglione
carri (L)
Galas |
Medaglia d'oro- Durante due
mesi di tormentato periodo d'operazioni in Africa Settentrionale
lanciato contro un avversario che alla preparazione ed all'esperienza
univa una schiacciante superiorità in armi corazzate, si impegnava
oltre ogni limite di resistenza e di sacrificio. Nella difesa di Bardia
sacrificava un'intera compagnia distrutta carro per carro, in lotte
impari ed estenuanti ed infliggendo sanguinose perdite a uomini e mezzi
avversari. Mutilati in questi suoi elementi, il battaglione continuava
sempre in attacco e sempre dominato dallo stesso indomito spirito
offensivo, anelando unicamente ad affermare, a costo della propria
distruzione, la superiorità del soldato italiano ed imponendosi
all'ammirazione dell'avversario. Consapevoli del loro destino e ben più
grandi della loro sfortuna, i Carristi del III° Battaglione sapevano
immolarsi serenamente alla pura bellezza del dovere e dell'Onore, talché
la loro Unità veniva praticamente tutta distrutta. Egitto - Marmarica,
9 dicembre 1940 - 8 febbraio 1941 |
Africa settentr. 32° rgt. carri
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Ferrea Mole ferreo cuore |
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32°Rgt carri Br. Cor. Ariete (Tauriano) |
Med. d' Oro al V.M- alla memoria Sergente Carrista GALAS BRUNO - Durante un’azione contro forze nemiche penetrate in caposaldo di una nostra piazzaforte, respingeva l’irruzione ma rimaneva col carro in avaria allo scoperto. Sotto il fuoco provvedeva alla riparazione benché ferito e riprendeva il combattimento alimentato da nuove unità nemiche. Colpito una seconda volta e immobilizzato il suo carro, continuava il fuoco col cannone di bordo, fatto bersaglio a tutti i mezzi avversari. Colpito da granata che esplodeva nell’interno del carro incendiandolo, immolava la vita al dovere. Bardia (A.S.), 3 gennaio 1941. |
Si è usato il numero arabo per la numerazione dei battaglioni per praticità di lettura e per l'uso che se ne fece nel dopoguerra nella comunicazione |
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Medaglia d'argento al valore dell'Esercito Al 3° Battaglione Carri "M.O. Galas" - Direttamente coinvolto nel grave terremoto che colpiva il Friuli, interveniva tempestivamente in soccorso alle popolazioni colpite con tutte le risorse di uomini e materiali. In condizioni di estrema difficoltà e a rischio della propria incolumità per il perdurare delle scosse e dei crolli, si prodigava in un generoso slancio di fraterna solidarietà dei feriti e dei sepolti dalle macerie, contribuendo a ridurre i danni provocati dalla sciagura e ad infondere sicurezza e fiducia nei sinistrati. L'opera svolta ha riscosso il plauso delle Autorità e la gratitudine della popolazione soccorsa e sollevata dalle immediate sofferenza.Friuli, 6 maggio 1976 - 30 aprile 1977. |
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4° Battaglione carri
(M)
Passalacqua |
Medaglia d'oro al V.M alla memoria Ugo Passalacqua - Comandante di compagnia carri armati, forgiata al suo entusiasmo e alla sua fede, durante una fase cruenta dell’azione, mancatogli il collegamento con un plotone spinto in rischiosissima missione nelle linee nemiche, volontariamente ed arditamente si lanciava avanti col suo carro per rendersi conto della situazione. Mentre riusciva ad avvistare i carri già colpiti ed immobilizzati, veniva raggiunto da granata avversaria che squarciava la corazza, gli spezzava le gambe, eferiva il pilota ed altro uomo dell’equipaggio. In così gravi condizioni, incitando il pilota, tenace ed incurante del dolore, persisteva nel compito e si svincolava dal martellamento nemico, solo dopo essersi reso preciso conto della sorte toccata agli altri carri. Riuscito dopo sovrumani sforzi a rientrare nelle nostre linee, estremamente indebolito pel sangue perduto, accettava le cure solo dopo gli altri uomini dell’equipaggio. Durante la dolorosissima medicazione, calmo, riferiva sull’esito della missione; benché conscio della fine, volgeva costantemente il pensiero al suo reparto e non manifestava altro dolore che quello di non poterlo più guidare alla vittoria. Altre volte decorato e ferito. Fulgido esempio di elevate virtù militari e di indomito valore. Klisura Fronte Greco 26-27 gennaio 41 |
Albania, Africa settentr. 31° poi Littorio
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Oltre il fuoco |
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5° Battaglione carri
(M) Chiamenti |
Medaglia d'argento - Durante 25 giorni di tormentate operazioni in Africa Settentrionale lanciato contro un avversario che alla preparazione ed all'esperienza univa una schiacciante superiorità in armi corazzate, si impegnava con accanito valore, combattendo, giorno e notte, nel torrido e logorante clima desertico, spesso isolato, sorretto soltanto dalla fede e dall'animo indomito infliggendo al nemico perdite sanguinose. In situazione critica per le nostre armi, riunito con altri battaglioni in una brigata improvvisata, si opponeva alla offensiva nemica, da Bardia ad Agedabia, strenuamente, anche senza speranza, affrontando la propria distruzione e chiudendo, con pochi superstiti, la gloriosa e cruenta epopea nel rogo degli ultimi carri armati, incendiati dagli stessi equipaggi di fronte al soverchiante nemico. Cirenaica, 15 gennaio- 8 febbraio 1941 |
Africa settentr. 32°
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Con fede e animo indomito |
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Alla bandiera Ariete andavano le medaglie oro dei Bersaglieri dell'8°, dei carristi del 32° e 132° e degli artiglieri del 132°. Erano andati distrutti nel corso della campagna, oltre ai 6 reggimenti carri Ariete IX-X-XIII e Littorio LI-IV-XII, i Btg. III/V/VI/VII/ VIII/XI/XXI. |
Med. d'Oro al V.M. alla memoria Chiamenti Carlo - Sottufficiale carrista (Maresciallo) di eccezionali qualità, assegnato ad un Comando di battaglione, chiedeva ripetutamente, ed otteneva, di assumere il comando di un plotone carri. Ferito da pallottola alla mano durante un’ardita puntata offensiva nelle posizioni nemiche, rifiutava il ricovero in ospedale preferendo partecipare ad una importante azione che il reggimento si accingeva ad intraprendere. In testa al plotone ed a sportelli aperti per meglio individuare gli obiettivi da raggiungere, si portava per primo sulle posizioni nemiche, seminandovi il terrore ed infliggendo gravi perdite. Ferito in seguito allo scoppio di un proiettile di artiglieria, che danneggiava il materiale ed uccideva il pilota riusciva a portare il carro in luogo de filato e attraverso zona intensamente battuta, raggiungeva a piedi il proprio comandante di battaglione, al quale forniva preziose informazioni per il proseguimento dell’azione. Tornato al carro, che nel frattempo era stato riparato, si gettava nuovamente nella lotta. Colpito ancora da proiettili che immobilizzavano il carro stesso, uccidendo il mitragliere e ferendo il porgitore, continuava a sparare col cannone finché anche questo non rimaneva inefficiente. Respingeva infine a bombe a mano nuclei avversari che avevano circondato il carro e li faceva desistere dal tentativo di cattura finché non veniva nuovamente e mortalmente colpito nel momento in cui il nemico era volto in fuga da altri mezzi corazzati sopraggiunti. Prroni i That (Fronte albano - jugoslavo), 15 aprile 1941. |
Le
Decorazioni al Valor Militare dei Carristi d'Italia
Ordine
Militare d’Italia: n.8
Med.
d’Oro al Valor Militare: n. 44
Med.
d’Argento al V.M. n. 412
Med.
di Bronzo al V. M. n. 716 |
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6° Battaglione carri
(M) Scapuzzi |
Med d'Oro al V.M. alla memoria S.Ten. cpl Carrista SCAPUZZI LUIGI - Chiedeva insistentemente ed otteneva di essere trasferito dal deposito ad un battaglione semoventi da 47/32 destinato in zona d'operazioni. Nella prima fase di un ciclo operativo, assegnato ai rifornimenti di una compagnia assolveva i compiti affidatigli con elevato senso del dovere e spirito d'iniziativa su itinerari intensamente battuti. Successivamente, cadutone prigioniero il comandante, assumeva il comando della compagnia. Durante un combattimento notturno particolarmente accanito, posto a protezione di reparti duramente attaccati eseguiva continue puntate offensive per tentare di contenere l'urto degli assalitori. Esaurite tutte le munizioni di bordo piuttosto che ripiegare, preferiva imbracciare il mitra e col busto eretto fuori dal carro continuava nell'impari lotta. Trovava così morte gloriosa, colpito in pieno petto. Sicilia, 10-22 luglio 1943 |
Africa settentr. 33° |
....... perennius |
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7° Battaglione carri
(M) Di Dio |
Med. d'Oro al 132° reggimento carri Ariete-Poderoso strumento di guerra, fuso in un unico blocco di macchine, energie e cuori, iniziò sul suolo marmarico la sua vita di dedizione, di sacrificio e di vittoria recando con la più severa preparazione, l'ardore puro dell'ideale e della giovinezza. Tappe di conquista e di gloria, lotte titaniche di corazze contro corazze. Bir el Gobi, Sidi Rezegh, munitissimi capisaldi smantellati e travolti, Quota 204 di Ain el Gazala, El Duda, Bir Hacheim, Dahar el Aslagh, infaticabile pulsare di motori, ansia ardente di incalzare sempre più il nemico battuto nelle nostre terre ed in ritirata verso est oltre i confini, da Tobruk ad El Alamein. Affrontò sempre un avversario agguerrito e superiore per numero e potenza lottando incessantemente in ambiente neutrale fra i più inospitali della terra; due volte si immolò nella gloria dell'offerta estrema, due volte risorse più forte per virtù di capi e generosità dei gregari. Nell'unità morale dei Caduti e dei vivi dimostrò saldezza e compagine degne dello spirito eroico della razza e delle tradizioni millenarie dell'Esercito Italiano. Bir el Gobi, 18 novembre 1941 - El Alamein, 3 luglio 1942. |
Africa settentr. 132° Ariete |
8° Reggimento Bersaglieri Ariete - VII Battaglione Carri A. Di Dio semper audax Ten. ALFREDO DI DIO partigiano Valle Strona, settembre 1943; Val d’Ossola, Finero, sett-ott 1944 ** vedi profilo fondo pagina col fratello Antonio |
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8° Battaglione carri
(M) Secchiaroli |
Med. d'Oro al V.M. alla memoria a Secchiaroli Giovanni Mitragliere di un carro M/13, già distintosi in numerosi combattimenti per audacia e sereno sprezzo del pericolo durante un attacco a munitissima posizione nemica, pur essendo ferito e unico vivente a bordo continuava a far fuoco dal carro immobilizzato sulle vicinissime posizioni nemiche, finché un nuovo colpo di anticarro lo feriva a morte. Raccolto in fin di vita mentre ancora saldamente stringeva le mitragliere roventi rifiutava di essere trasportato ad un ospedaletto da campo e con un ultimo anelito di vita riusciva ad esprimere al comandante la divisione che visitava i feriti la gioia di aver dato se stesso alla Patria, e la certezza incrollabile della vittoria delle nostre armi. Bir Hacheim (A.S.) 27 maggio 1942 |
Africa settentr. 32° |
In hostem ruit
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132°Rgt.carri Br. Cor. Ariete (Cordenons) |
vecchia cartolina del 31° carri >>> http://www.fiammacanicatti.it/multimediali/Carristi.mp3 musica << a sx 1° Regg. fanteria corazzato (folgore nella battaglia) |
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Stemma Araldico e attuale esistenza nel E.I. |
Reparto (Btg) nome assunto nel dopoguera | Ricompense collettive e individuali |
Teatro d'impiego e origine storica reggimento |
Motto e note |
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9° Battaglione carri (L) |
Med.
Bonzo - Durante un tormentato periodo di operazioni, lanciato contro il nemico preponderante in forze e in mezzi, sempre isolato, sostenuto da fede incrollabile ed elevatissimo spirito di sacrificio, si opponeva all'offensiva nemica da Bardia ad Agedabia affrontando in ogni scontro la sicura distruzione e considerando chiusa la lotta allorché l'ultimo carro veniva incendiato. Quando tutto crollava, gli intrepidi carristi seppero superare la sfortuna, immolandosi per il dovere e l'onore.Egitto - Marmarica (A.S.) - dicembre 1940 - 5/1/1941 |
Africa settentr. 3° |
Carrista BUTERA GAETANO partigiano med.d'oro al V.M. alla memoria Roma, sett..1943 - marzo 1944 |
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10° Battaglione carri
(M)
Bruno
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Med. d'Oro al V.M. alla memoria a Bruno Pietro Comandante di plotone carri M14/41 che con indomito valore tracciò ai suoi equipaggi la dura via della vittoria e del sacrificio. In azione di ricognizione offensiva, attaccato da numerosi mezzi corazzati avversari, accettava l'impari lotta sopperendo all'esiguità numerica con abili temerarie manovre. Benché ferito alla spalla destra, protraeva con ammirevole tenacia la violenta azione fino al termine della ardua missione. Rifiutava il ricovero e il giorno successivo impegnato in aspri e cruenti scontri contro soverchianti forze corazzate, sosteneva, pur essendo minorato fisicamente, il formidabile urto. Prescelto per la sua abituale arditezza a proteggere la manovra di sganciamento del battaglione, si slanciava decisamente col suo plotone rinforzato da una sezione di semoventi, sul fianco del dispositivo avversario. Conscio e fiero della grave missione affidatagli, sdegnando ogni personale pericolo, si sporgeva dalla torretta incitando gli equipaggi a più serrata lotta. Più volte investito da violenta reazione di fuoco avversario insisteva nel suo movimento e fuoco infliggendo gravi perdite al nemico sorpreso da tanto ardire. Ferito alla fronte da scheggia di granata, rimaneva al suo posto persistendo nella disperata azione. Colpito in pieno il suo mezzo corazzato, trovava gloriosa fine nel rogo del proprio carro, divenuto fiammeggiante bara della sua giovinezza. Bir El Abd (A.S.), 3-4 novembre 1942 |
Africa settentr. 133° poi 132° Ariete |
Ferro Fuoco Cuore |
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11° Battaglione carri
(M)
Calzecchi
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Med. d'Oro al V.M. alla memoria a Cap.Calzecchi Icilio Ufficiale addetto al comando di grande unità, chiedeva insistentemente ed otteneva il comando di una compagnia carri in operazione. Incaricato di attaccare in accompagnamento di un reggimento di fanteria motorizzata , una posizione nemica molto ben munita di artiglieria ed armi controcarro, dopo aver superato con perizia un campo minato, risolutamente affrontava il nemico che vigorosamente reagiva col fuoco e con i mezzi blindati di armamento e corazzatura superiori. Riuscito ad addentrarsi in profondità nello schieramento nemico, veniva ferito al braccio sinistro da un colpo anticarro che gli immobilizzava il proprio carro comando. Montato su un altro carro, persisteva nella lotta; colpito nuovamente, alla spalla sinistra, rifiutava ogni cura, sollecito solo di dare impulso all’azione. Ferito infine mortalmente al petto da colpo anticarro si preoccupava solo del proprio equipaggio al quale continuava a prodigare assistenza fino all’estremo della propria esistenza. Il nemico ammirato, rendeva l’onore delle armi al valoroso caduto. Regione Got el Ualeb, Marmarica, 29 maggio 1942. |
Africa settentr. 133° rgt. carri X-XI-XII btg *Dai porti di Brindisi e di Taranto s’imbarcarono nel gennaio 1942, per primi i battaglioni carri, i controcarro e le blindo mentre il personale fu trasportato per via aerea. Non raggiunsero l’altra sponda i carri del XII battaglione per il siluramento del piroscafo, così pure andarono perduti alcuni reparti di artiglieria del 133°. Per l’impellente necessità, l’XI btg. fu assegnato alla Trieste, il X , i reparti di autoblindo, semoventi e quelli contraerei andarono a far parte dell'Ariete. |
L'XI btg. Carri M. 13/40 viene costituito presso il deposito del 4° Rgt. Fanteria Carrista il 30 Aprile 1941 unitamente al X e XIII. il 15 Giugno contribuisce a formare il 133° carri, assegnato alla Divisione Corazzata "LITTORIO ". Questa, ai primi del Dicembre 1941, viene destinata in Africa Sett. , così l'XI raggiunge la Libia dove nell'Aprile 1942* viene assegnato quale reparto autonomo alla Divisione Motorizzata "TRIESTE". Da questo momento le sorti del Battaglione saranno legate alla "TRIESTE" sino al 2 Novembre 1942 quando, nelle fasi finali della battaglia di !EL ALAMEIN", per evitare l'accerchiamento si immola. |
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XII BTG carri M14/41 del 4° carristi | |||||
Storia del 4°
reggimento fanteria carrista - Il 4º Reggimento Fanteria Carrista si
costituisce a Roma il l° settembre 1936 con il II Battaglione cr. di
rottura "Alessi" (poi denominato carri Medi) e VIII Battaglione cr.
d'assalto "Bettoia" (poi denominato carri Leggeri) entrambi dislocati
nella Capitale; IX Battaglione "Guadagni" di nuova formazione, a Bari; X
Battaglione "Menzinger" di nuova formazione, ad Agnano prima e poi a
Caserta;
XII Battaglione "Cangialosi"
di nuova formazione, a Palermo. Entra, temporaneamente, nella nuova
unità anche il V Battaglione "Suarez" rientrato dalla Cirenaica. Il 15
luglio 1937 il II Battaglione è assegnato al 31º Reggimento f. cr.
Nato a Palermo nel 1895, ha vent'anni allo scoppio del grande conflitto. Viene mobilitato al 10° Bersaglieri, come molti siciliani, e con un corso accelerato promosso ufficiale nei reparti di Milizia Territoriale. L'anno dopo ottiene un comando in linea alla neocostituita Brigata di fanteria Lambro. Lo stesso anno (1916) viene assegnato al 77° fanteria dopo la presa di Gorizia. Circondato dal nemico sul sul Veliki Hribac spezza il fronte avventandosi sugli austriaci con pochi uomini a costo della propria vita. Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - Data del conferimento: 31/12/1916 - motivazione: Durante due giorni di cruento combattimento in prima linea, ogni suo atto fu atto di valore. Avendo il nemico, che stringeva il suo reparto in una morsa di fuoco, invitato le truppe scosse alla resa, usciva dal riparo, e, agitando una bandierina tricolore in faccia agli stessi avversari, scaricava baldanzoso la sua rivoltella, e ad ogni nemico che cadeva sotto i suoi colpi gridava: “Così si arrendono i soldati d’Italia ! “. Colpito mortalmente alla fronte, bagnava col proprio sangue il terreno conteso, infondendo nei soldati, col sacrificio della sua vita, il vigore necessario a mantenere definitivamente la posizione. Veliki - Hriback, 12 ottobre 1916. |
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13° Battaglione carri
(M)
Pascucci
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Med. d'Oro al V.M. alla memoria al T.Col. Pascucci Luigi Comandante di compagnia carristi, negli aspri combattimenti dell’ultima battaglia di El Alamein trasfondeva nel suo reparto eccelse doti di animo e di cuore col costante esempio di cosciente sprezzo del pericolo. Sosteneva con indomita fermezza il compito di proteggere il fianco sinistro dello schieramento reggimentale pressoché accerchiato dalla dilagante massa di mezzi corazzati avversari, consentendo così agli altri reparti l’esecuzione dell’ordine di ripiegamento. Conscio della necessità di arginare, anche per poco tempo, l’avanzata dell’avversario, nonostante l’infernale bombardamento, e incurante della schiacciante superiorità dei nemico, alla testa degli undici carri superstiti si avventava in mezzo alla formazione avversaria costringendola ad arretrare in disordine e con gravi perdite, seguito, nel supremo consapevole sacrificio, dall’emulazione dei suoi eroici soldati. Il campo della cruentissima lotta non restituì le loro spoglie, ma rimasero i dilaniati relitti dei loro carri a testimoniare la sublime, disperata impresa e ad additarli ad esempio dello spirito di sacrificio, di abnegazione e di cameratismo spinto alle più alte vette dell’eroismo. Bir el Abd-Fuka (A.S.), 4-5 novembre 1942. |
Africa settentr. 132° Ariete
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Obbedisco
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Teatro Operativo | Altri battaglioni medi costituiti nel corso del conflitto |
vecchia mostrina rossa standard di fanteria con colletto nero in uso ai carristi fino al 1936. Da questa data le divise ebbero al colletto la sotto pannatura nera ad esclusione dei carristi che la sostituirono con la celeste dando vita alla mostrina attuale (ridotta) |
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XIV BTG carri M14/41 | Tunisia | COSTITUITO IL 7/1941 DAL 31° SCIOLTO 4/43 | |||
XV BTG carri M14/41 | Br. Imperiali Tunisia | COSTITUITO IL 8/1942 DAL 1° SCIOLTO 4/43 | |||
XVI BTG carri MISTO | Tunisia | COSTITUITO IL 9/1941 DAL 32° SCIOLTO 4/43 | |||
XVII BTG carri M14/41 | c.c. Ariete | COSTITUITO IL 12/1941 DAL 31° SCIOLTO 4/43 | |||
XVIII BTG carri MISTO | Sardegna | COSTITUITO IL 12/1942 DAL 32° SCIOLTO ...... (9/43) | |||
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19° Battaglione carri
(M) Tumiati
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Altro Bronzo del XXI Battaglione L. Durante un tormentato periodo di operazioni, lanciato contro il nemico preponderante in forze e in mezzi, sempre isolato, sostenuto da fede incrollabile ed elevatissimo spirito di sacrificio, si opponeva all'offensiva nemica da Bardia ad Agedabia affrontando in ogni scontro la sicura distruzione e considerando chiusa la lotta allorché l'ultimo carro veniva incendiato. Quando tutto crollava, gli intrepidi carristi seppero superare la sfortuna, immolandosi per il dovere e l'onore. Egitto - Marmarica (A.S.) - 9 dicembre 1940 - 5 gennaio 1941 |
Firenze 8 settembre 1943 31°
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Sottotenente Carrista TUMIATI FRANCESCO partigiano med. oro alla memoria Cantiano (Pesaro), 17 maggio 1944. |
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20° Battaglione carri
(L) Pentimalli |
Medaglia d'Oro al 4° reggimento Carri -Per ben 7 mesi contrastò con successo ed onore, riportando gravissime perdite, l'attività offensiva di potenti grandi unità corazzate nemiche. Ridotto dai molteplici combattimenti a pochi superstiti carri armati, in un momento tragico per le nostre armi, dislocato in postazione fissa a presidio di un caposaldo della piazzaforte di Tobruk, resisteva lungamente agli sforzi del nemico, sbarrandogli la strada verso il mare. Dopo aver costretto l'avversario a conquistare con lotta accanitissima e con gravissime perdite la postazione, carro per carro, centro di fuoco per centro di fuoco, i superstiti del reggimento per gran parte feriti, distrutte tutte le armi ed i materiali, davano alle fiamme la gloriosa Bandiera, accomunandola alle anime degli Eroi che si erano immolati per la gloria. Barrani - Tobruk (A.S.), 8 luglio 1940 - 21 gennaio 1941 |
Africa settentr. 4°
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Travolgo |
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132°Rgt.carri Br. Cor. Ariete (Bellinzago)
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Med. Bronzo-al XX Battaglione Carri L. Durante un tormentato periodo di operazioni, lanciato contro il nemico preponderante in forze e in mezzi, sempre isolato, sostenuto da fede incrollabile ed elevatissimo spirito di sacrificio, si opponeva all'offensiva nemica da Bardia ad Agedabia affrontando in ogni scontro la sicura distruzione e considerando chiusa la lotta allorché l'ultimo carro veniva incendiato. Quando tutto crollava, gli intrepidi carristi seppero superare la sfortuna, immolandosi per il dovere e l'onore. Egitto - Marmarica (A.S.) - 9/12/1940 - 5/1/1941 | Med. Oro al V.M. alla memoria -Sottotenente PENTIMALLI LIVIO - Carrista ventenne, due volte volontario, rifiutava il congedo pur avendone diritto per la presenza di due fratelli alle armi. Entusiasta dei suoi carri, esuberante di fede e volontà, plasmava il suo plotone forgiandone una agguerrita compagine d’assalto. Di contro al nemico si offriva sempre per le azioni di maggior pericolo; impavido sotto violenti attacchi aerei, superava con ardimento e perizia i campi minati allo scopo di compere la sua missione, attaccava di iniziativa elementi corazzati di maggior potenza, mettendo sempre in luce doti bellissime di coraggio e capacità. Nella dura battaglia per la riconquista di una piazza fortificata partecipava con il suo plotone alle pericolose complesse operazioni per il forzamento delle opere, riuscendo in tre distinti episodi a distruggere con il suo plotone vari mezzi corazzati nemici. Nell’ultimo, benché ripetutamente colpito nel suo carro che veniva immobilizzato, ingaggiava un aspro duello col nemico; soffocato dalle fiamme del carro stesso incendiato immolava la propria esistenza. Fulgido esempio di eroismo e attaccamento al dovere. Got el Ualeb, 26 maggio 1942 - Tobruk 21 giugno 1942. | |||
Stemma Araldico e attuale esistenza nel E.I. |
Reparto (Btg) nome assunto nel dopoguera | Ricompense collettive e individuali |
Teatro d'impiego e origine storica reggimento |
Motto e note |
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22° Battaglione carri
(L) Piccinini in forza fino al 1975 nel reggimento Lagunari
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Med. d'Oro al V.M. alla memoria a Cap. Piccinini Vittorio Comandante di compagnia carri M., malgrado della critica situazione tattica, dei mezzi inadeguati, delle condizioni ambientali particolarmente difficili, la guidava con superbo slancio all’attacco di soverchianti forze corazzate, contribuendo, con abile manovra e singolare audacia, ad un netto successo. Caduti i tre quarti degli ufficiali e lo stesso comandante di battaglione, io sostituiva e, coi carri superstiti, benché il suo fosse stato colpito, incalzava arditamente l’avversario. Gravemente ustionato, ferito alla gola ed al petto e con un braccio stroncato, non desisteva dall’azione alla quale, imperterrito, imprimeva rinnovato vigore col suo eroico esempio e, nella luce della vittoria, immolava la sua vita per l’onore delle armi d’Italia, con fermando anche tra i suoi carristi, le salde virtù di comandante capace e valoroso di cui ave v a dato prove luminose in precedenti campagne di guerra. Africa Settentrionale, 25/10/1942 |
33° |
LAGUNARI Il 20 ottobre 1975, a seguito della ristrutturazione dell'Esercito, i moderni Lagunari, eredi delle tradizioni del passato, vengono ordinati in "Comando Truppe Anfibie", cp. Lagunari "Truppe Anfibie", 1 B.tg. Lagunari "Serenissima", B.tg. Anfibio "Sile". Nel 1992, sempre nell'ambito di provvedimenti ordinativi riguardanti l'Esercito, viene sciolto il comando "Truppe Anfibie" e costituito il Reggimento Lagunari "Serenissima" articolato su: Comando di Reggimento e Compagnia Comando e Servizi, con sede a Venezia Lido, Comando I Battaglione lagunari, tre Compagnie fucilieri e una Compagnia mortai pesanti con sede in Malcontenta di Mira e Compagnia mezzi nautici. il 1 settembre 2000 viene costituita la Compagnia controcarro presso la caserma “Matter” in Mestre (VE). Dal 1 dicembre 2000 il Reggimento Lagunari è inquadrato nella Brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli” posta alle dipendenze del 1 Comando delle forze di difesa con sede in Vittorio Veneto. |
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60° Battaglione carri
(L)
Locatelli |
Med. d'Oro al V.M. alla memoria al Ten. Locatelli Giuseppe (ex bersagliere) assunto, fin dal primo giorno di guerra, il comando di una compagnia carri armati, dedicava ogni sua migliore energia alla preparazione tecnica e spirituale del reparto, che poi guidava abilmente in un seguito di vittoriose azioni. Uscito dalle linee con il battaglione di cui faceva parte, per appoggiare una nostra colonna celere, non esitava a fronteggiare col suo reparto schiaccianti forze corazzate nemiche che avevano attaccato la colonna. Più volte ferito, conscio che un cedimento della sua unità avrebbe determinato il crollo del nostro dispositivo, sosteneva per oltre tre ore, con 13 carri soltanto, l’urto di almeno 50 mezzi corazzati appoggiati da artiglierie. Correndo a piedi da un carro all’altro per impartire con maggiore rapidità e precisione gli ordini e per tener vivi, con l’esempio del suo eroismo lo spirito aggressivo e lo sprezzo del pericolo nei suoi dipendenti, riusciva a paralizzare la baldanza nemica, permettendo alla nostra colonna celere di disimpegnarsi. Disposto l’ordinato ripiegamento del reparto, restava col solo suo carro a fronteggiare gli avversari per dar modo agli altri mezzi, più volte colpiti, di disimpegnarsi dalla lotta. Una cannonata lo colpiva in pieno, mentre col braccio teso fuori dallo sportello del carro, in atteggiamento di comando, additava ai suoi carristi la direzione da seguire. Alam Abu Hileiuat (A.S.), 19 novembre 1940. |
Africa settentr. 4° Div. Sabratha |
60/61(Div. Sirte)/62/63 Battaglioni autonomi carri L a disposizione divisione omonime ex XX e XXI |
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62° Battaglione carri
(L)
Jero
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Med. d'Oro al V.M. alla memoria al S.Ten.Jero Fulvio Ufficiale carrista di singolare valore, avuti i carri del suo plotone inutilizzati dal fuoco nemico e visto occupato un caposaldo che comprometteva la resistenza del battaglione di fanteria al quale era assegnato di rinforzo, chiedeva l’onore con pochi carristi rimastigli di guidarli al contrassalto per la rioccupazione del caposaldo. Ferito appena allo scoperto, continuava nel suo slancio generoso, incuorando i fanti. Ferito una seconda volta, si gettava sul nemico, ingaggiando una lotta corpo a corpo. Falciato a bruciapelo da una raffica di mitra, cadeva sul posto riconquistato, consacrando col suo sacrificio la fratellanza delle tradizioni eroiche del Fante e del Carrista d’Italia. Bardia (A.S.), 3 gennaio 1941. |
Africa settentr. 4° Div. Marmarica
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Virtute supero |
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63° Battaglione carri
(L)
Fioritto
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Med. d'Oro al V.M. al S.Magg.Mittica Pietro Volontario di guerra, partecipava con spiccato ardore bellico alle sanguinose operazioni del suo reggimento, distinguendosi tra gli eroici carristi per singolare coraggio, intelligenti audaci iniziative, esemplare spirito di sacrificio. impegnato con i resti del suo decimato reggimento nella difesa di un caposaldo attaccato da agguerrite preponderanti forze, si offriva, ripetutamente, benché soggetto a intensa reazione avversaria, per stabilire il collegamento con reparti che, circondati, opponevano disperata resistenza. Nella crisi, ridotta la difesa ai soli centri di fuoco del comando di reggimento, si poneva alla testa di pochi superstiti e, col suo valoroso esempio, alimentava l’impari cruenta lotta a colpi di bombe a mano che protraeva, indomito, con stoica fermezza, ergendosi poi, nella mischia, a difesa del suo colonnello, direttamente minacciato, facendogli scudo col proprio petto. Ferito gravemente in conseguenza del suo atto generoso da pallottola esplosiva che gli sfracellava una gamba, cadeva esausto a fianco del superiore salvo in virtù dell’eroico spirito di abnegazione consacrato dalle nobili espressioni rivolte a chi lo soccorreva: « Ho fatto semplicemente il mio dovere e rivolgo il mio pensiero alla nostra Bandiera ed alla Patria ». Chiaro esempio di salde virtù militari degno del tradizionale valore del soldato d’Italia. Africa Settentrionale, gennaio 1941. |
Africa settentr. 4° Div. Cirene
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Irriducibile sempre |
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Fioritto Vincenzo Comandante di plotone carri M . Med. Oro Ricevuto ordine di attaccare una forte colonna tedesca, appoggiata da carri e potenti artiglierie, pur essendo certo che l’ardua impresa avrebbe comportato la distruzione dei suoi modesti mezzi, l’affrontava con stoica fermezza, riuscendo in un primo tempo, operando con estrema audacia, ad arrestare l’irruzione del nemico cui distruggeva alcuni pezzi anticarro. Riaccesasi aspra la lotta che gli inutilizzava la quasi totalità del personale e dei mezzi, col suo carro più volte colpito, azionato ormai da lui e dal solo pilota, raccoglieva i pochi carri superstiti e alla testa di essi si lanciava nuovamente sull’avversario nel disperato tentativo di interdirgli la via alla Città Eterna. Colpito da una granata che gli asportava il braccio sinistro trovava ancora la forza, prima di esalare l’ultimo respiro, di incitare il suo pugno di eroi a proseguire la lotta. Giovanissimo ufficiale, in un breve periodo di generale smarrimento additava ai più, con l’estremo sacrificio, la via del dovere e dell’onore. Roma, viale Ardeatino, 10 settembre 1943 |
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101° Battaglione
carri (L)
Zappalà
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Med. d'Oro al V.M. alla memoria al T.Col. Zappalà Salvatore (ex bersagliere) Figura fulgidissima di eroe che in tutte le guerre dal 1915 in poi ha dato continue prove prove di valore divenendo poi con la specialità carrista un esempio ed un simbolo. In terra d'Africa, comandante di battaglione carri M 13, ricevuto ordine di attaccare una formazione corazzata avversaria operante sul fianco sinistro dello scaglione avanzato divisionale, nonostante l'inferiorà tecnica e numerica dei suoi carri con meditata, disperata audacia, conscio del supremo sacrificio cui andava incontro per proteggere la colonna, impegnava, a distanza ravvicinata la formazione nemica, riuscendo a trattenerla e dando in tal modo possibilità alla divisione di proseguire la marcia. Impavido, sotto l'implacabile fuoco delle artiglierie nemiche, sebbene gravemente ferito, persisteva eroicamente nell'impari lotta, fino a che, colpito a morte, cadeva sul campo fra il rogo di ben undici dei suoi carri. El Dabà - Egitto (A.S.) 30 giugno 1942 |
Sicilia
131° |
D'acciao anche i cuori |
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31° Rgt. carri Br. Pinerolo (Altamura)
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Caserma "M.O. Felice Trizio" |
I Carristi celebrano la festa della Specialità il 1° ottobre, data di costituzione del “Reggimento Carri Armati” (1927)
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31° Btg.carri Andreani (Cas. Capone Persano) |
Motivazione della Med. d’Oro al Col. Alberto Andreani: "Subito dopo l'armistizio, soldato deciso e fedele, intraprendeva la lotta di liberazione molto distinguendosi per esimie doti di animatore e di organizzatore e fornendo, in numerose e difficili circostanze, belle e sicure prove di coraggio. Attivamente ricercato dai tedeschi finiva per cadere, insieme ad un collega, in mani nemiche. Interrogati sulla organizzazione partigiana venivano, a causa del fiero silenzio, sottoposti ad inaudite sevizie che, protrattesi per più giorni, causavano la morte del collega e compagno di martirio che spirava fra le braccia del tenente colonnello Andreani. Per altri sei giorni si protraevano sul vivente le torture senza poterlo indurre a deflettere dal nobile ed esemplare atteggiamento. Ridotto una larva di uomo, pressoché cieco ed ormai mortalmente lesionato, trovava ancora la forza di tenere alta, fra i compagni di prigionia, in un campo di concentramento germanico la fede nell'avvenire della Patria". Zona di Verona, ottobre 1943 - aprile 1945. |
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Alberto Andreani |
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Il “Muro d’acciaio” è la tradizionale conclusione delle cerimonie svolte con le unità montate a bordo dei carri. La tradizione viene fatta risalire alla visita effettuata il 26 aprile 1951 dal Gen. Eisenhower all’Ariete (vedi foto a fianco). Concluso il passaggio in rassegna dei reggimenti dell’Ariete alla Caserma "Zappalà" di Aviano, l’allora C.te supremo della NATO si complimentò per l’imponente schieramento di mezzi (variegato insieme di residuati di guerra), ma chiese, forse scettico, quanti dei carri schierati fossero davvero in grado di muovere....il Comandante dell’Ariete impartì allora il il "montate-motori!" e l’intero schieramento si mosse orgogliosamente in avanti, in linea stretta, rombando. L’esercizio riuscì tanto bene che fu ripetuto una seconda volta il 21 agosto successivo in occasione della visita del Maresciallo Montgomery, dopodiché, con successivi perfezionamenti, divenne abitudine. da ferrea mole |
Andreani nasce a Crotone nel 1902 e
muore a Massa Carrara il 3/10/51 |
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ALTRE UNITA' E REGGIMENTI NON TEMPORANEI COSTITUITI DA REPARTI CARRISTI NEL CORSO DEL CONFLITTO | |||||
Unità |
reparto dipendente | Impiego | note | ||
131° Reggimento carri |
Btg. CI R 35 (francesi) |
Sicilia | |||
Btg.CII " (preda bellica) |
Sicilia | costituito 15/9/1941 | |||
Btg. CC Somua (francesi preda bellica) |
Sardegna |
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132° Rgt. Ariete |
Btg. IX |
Africa Settentrionale |
(sostituisce il 32° Rgt. nella Div.) costituito 1/9/1941 |
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Btg. X |
idem | ||||
Btg. XIII |
idem | ||||
133° Rgt. Littorio |
Btg. LI |
idem | (sostituisce il 33° Rgt. nella Div:) | ||
Btg. IV |
idem | ||||
Btg. XII |
idem | costituito 1/10/1941 | |||
31° Reggimento |
Btg. XIV |
Raggruppamento Piscicelli Tunisia |
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ricostituito maggio 1942 |
Btg. XV |
idem Tunisia C.C. Ariete |
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Btg. XVII |
idem Tunisia C.C. Centauro | ||||
Un battaglione coi nuovi mezzi M15/42 doveva prendere servizio alla data dell'armistizio ma non se ne conosce effettiva formazione, se non per una compagnia autonoma, che utilizzò solo in parte la nuova versione del carro M15. Altre compagnie autonome sia L che M operarono in piccoli ambiti territoriali, come le isole italiane e francesi o in Dalmazia, Albania e Balcani (Egeo compreso) in genere. Non è infrequente ritrovare immagini di soldati tedeschi riarmati con questi mezzi dopo l'8 settembre. Le vicende dei carristi della Repubblica Sociale saranno trattate a parte. Con gli obsoleti Fiat. 3000 o (M30 o M21) funzionanti vennero costituite 5+2 compagnie di frontiera a disposizione della Gaf, divisioni costiere o altri comandi territoriali. | (autonomi) |
312° Btg misto Egeo |
Egeo ( Rodi e Creta) |
comprendeva il plotone Blindato Bersaglieri | |
mezzi |
M 11/39 (4) -L3 (23) Fiat 3000/B (?) |
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Btg.I (L3)ex XXII del 33° |
Corsica |
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Btg.II (L3)ex XXIII del 33° |
Sardegna |
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Btg. III (L3) |
Montenegro |
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Btg. IV (L3) |
I reggimenti non operativi o scuola come il 31° sfornavano spesso questi reparti | ||||
Btg. XIII (L3) |
Corsica |
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324° Btg misto L |
S.M.R.E | ||||
433° Btg misto M |
Fidenza | ||||
LII M14 non operativo |
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Btg. XVI Misto M14 |
Sardegna | comprendeva anche 75/18 smv art. | |||
Btg. XVIII Misto M14 |
Sardegna | comprendeva anche 75/18 smv art. | |||
ALFREDO DI DIO passi dal sito http://www.mymilitaria.it/Liste_02/divisione_valtoce.htm |
COMPAGNIE CARRISTE AUTONOME |
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La Divisione Patrioti "Valtoce" venne costituita dal Alfredo Di Dio all'inizio del luglio 1944 a Madonna del Boden, dopo un massiccio rastrellamento durato parecchi giorni, quando il Gruppo Ossola, da lui comandato, assunse la nuova denominazione divisionale. Il distintivo dei partigiani della Valtoce era un rettangolo diviso da una diagonale, metà tricolore e metà azzurro, con una stella d'argento in un angolo. La Valtoce si autodefiniva autonoma ed era stata completamente forgiata da Di Dio che rifiutava qualsiasi influenza politica sulla sua formazione. Questi partigiani avevano al collo un fazzoletto azzurro: non per niente sarà definita la " DIVISIONE AZZURRA". |
1a Compagnia Albania e
Montenegro a disposizione Gaf e III Btg L del 31° sciolta dopo l'8/9/43
(compagnie di frontiera CDF) |
** PER LA VICENDA PERSONALE E PER L'AFFIANCAMENTO NEL DOPOGUERRA ALL'8° REGGIMENTO BERSAGLIERI ARIETE DI PORDENONE AL CUI NOME VERRA' INTITOLATO IL BATTAGLIONE CARRISTA CON CASERMA A VIVARO, NEI MAGREDI DEL MEDUNA CELLINA, SI TRACCIA UN PICCOLO PROFILO BIOGRAFICO DEI FRATELLI DI DIO (ALFREDO E ANTONIO) ED IN PARTICOLARE DI ALFREDO CADUTO IN CIRCOSTANZE TRAGICHE IN CONSEGUENZA DI OPERAZIONI PARTIGIANE IN CUI VENNE COINVOLTO UN NOTO GIORNALISTA MORTO DI RECENTE (al link http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri70.htm Montanelli)
I fratelli Di Dio (Alfredo e Antonio)
erano nati a Palermo, Alfredo il 4 luglio 1920, Antonio il 17 marzo 1922. Per
motivi famigliari si trasferiscono ancora giovanissimi a Cremona dove
frequentano le scuole inferiori poi il Liceo (Cassico). Entrambi buoni
schermidori si avviano alla carriera militare. Alfredo entra all’Accademia
militare di Modena nel 1939 e diviene sottotenente del 1° Reggimento Carristi
stanziato a Vercelli. Antonio arriva invece a Modena nel 1941 ed è nominato
sottotenente del 114° fanteria dislocato in Calabria. L’8 settembre coglie i due
fratelli all’interno di strutture militari: Alfredo a Vercelli e Antonio a Parma
alla scuola di applicazione di Fanteria. Al rifiuto del suo comandante di
organizzare una difesa Alfredo con i suoi che lo seguono costituisce un primo
nucleo partigiano nei pressi di Cavaglio. Antonio intanto ristretto in carcere a
Parma riesce a fuggire poi a raggiungere il Piemonte dove opera il fratello. Il
gruppo dei due fratelli si fonde a fine dicembre del'43 con il nucleo capitanato
da Filippo Feltrami dando vita alla "Brigata Patrioti Valstrona". Il comando
della Brigata è assunto da Beltrami mentre ad Alfredo Di Dio ora “Marco"
spettano le competenze militari e le funzioni di reclutamento; Antonio è
ufficiale d’ordinanza. A gennaio la formazione si trasferisce in Val d’Ossola e
Alfredo, inviato in missione a Milano, è arrestato e trasferito nel carcere di
Novara. Qui, apprende dai genitori la morte del fratello Antonio e del
comandante Beltrami avvenuta il 13 febbraio negli scontri a fuoco presso Megolo
a cui Indro Montanelli in un primo tempo fa risalire la sua vicenda partigiana.
-Montanelli è stato infatti arrestato in casa di Mario
Motta mentre “aspettava” di unirsi a Beltrami. Il 5 febbraio 1944... la villa
veniva circondata dai tedeschi per una imprudenza del citato. Durante l'esilio
in Svizzera Montanelli arricchirà il racconto di nuovi particolari: "Sono un
uomo di Beltrami, e il suo miglior amico ... Beltrami è morto, adesso. È caduto
nel momento stesso in cui io fui catturato ... Ahimè, ero nelle mani delle S.S.!
Che mi condussero in una loro caserma di Gallarate ... Quando mi catturarono ero
disarmato. Una spia, di cui d'altra parte conosco il nome, mi aveva denunciato
come ufficiale di collegamento tra il Comitato centrale e Beltrami ...
Accerchiato in una villa sul lago, dove mi ero fermato con la cognata del
comandante, fui fatto prigioniero all'alba....In realtà Beltrami è ancora vivo: cadrà infatti una settimana dopo, il 13
febbraio, a Megolo con Antonio di Dio.
TEN. ANTONIO DI DIO Medaglia d’Oro al v.m. alla memoria
Motivazione: Ufficiale ardimentoso e dotato di alte qualità educative, animatore
di spiriti nella lotta di liberazione, partecipava alla costituzione di uno dei
primi gruppi di patrioti dell’Alto Novarese e, con esso, a numerose azioni.
Attaccato da forze preponderanti di tedeschi e fascisti, rifiutava col suo
comandante e con pochissimi altri, di sottrarsi al combattimento e vi si
slanciava con estrema energia. Gravemente colpito da una raffica che gli
frantumava il femore, fasciava da se stesso l’arto ferito per arrestare
l’emorragia e riprendeva il combatti mento seminando ancora strage nelle file
nemiche, finché una seconda raffica, lo stendeva al suolo. Sublime esempio di
sprezzo del pericolo e cosciente eroismo. Megolo, 13 febbraio 1944
Rilasciato (o fuggito) il 6 marzo, Alfredo torna nel Cusio per riprendere il
lavoro da dove suo fratello l'ha tragicamente lasciato in Val Strona
e già a fine mese si uniscono a lui sopra Ornavasso e Corte Cerro alcuni
gruppetti autonomi che saranno la base della Divisione Valtoce ma per ora
Brigata alpina d’assalto "Filippo Beltrami". Sono giorni di attività
incessante. Aristide Marchetti, suo compagno, così lo ricordava: " Sembra un
padre, ed è più giovane di noi. Sembra un riflessivo comandante ed è più ardito
di noi. Sembra il più gracile e non si riposa mai. E’ primo, sempre, davanti a
tutti, in ogni azione di rischio". Tra le più importanti formazioni autonome
di orientamento cattolico, la "Val Toce" (che, nel 1945, alla Liberazione
inquadrerà 22 mila partigiani), si distinse soprattutto nella battaglia per la
liberazione dell'Ossola (Repubblica). Il 12 ottobre 1944, mentre si apprestavano
le ultime difese della "Libera Repubblica di Domodossola", Di Dio decise di
recarsi in Val Cannobia, per ispezionare le posizioni partigiane sulle quali
premevano imponenti reparti tedeschi. "Marco", così era ormai chiamato il
comandante della "Val Toce", era accompagnato dal colonnello Moneta e dal
maggiore canadese Patterson. Sorpresi dai tedeschi Di Dio e Moneta caddero dopo
un violento conflitto a fuoco. Patterson fu fatto prigioniero. Si salvò perché
indossava la divisa di ufficiale canadese. Incarcerato a Milano, a San Vittore,
fu liberato dai patrioti il 25 aprile del 1945
DI DIO ALFREDO Tenente Carrista Ufficiale Partigiano
Comandante la Divisione “Val Toce”
Oro ALLA MEMORIA: Ufficiale dell’Esercito in s.p.e., fin dal primo giorno della
resistenza fu alla testa del proprio reparto nell’accanita battaglia contro
l’oppressore. Organizzò i primi nuclei partigiani e con magnifico ardimento li
condusse nell’impari lotta attraverso una serie di audaci imprese. Catturato dal
nemico, con sdegnosa fierezza subì i duri interrogatori e, riuscito a farsi
liberare, temerariamente riprese il suo posto di combattimento partecipando alle
operazioni che, attraverso lunghi mesi di sanguinosa lotta, portarono alla
conquista della Val d’Ossola. In questo primo lembo d’Italia valorosamente
conquistato resistette per quaranta giorni con i suoi uomini stremati, affamati
e male armati contro forze nemiche di schiacciante superiorità, finché con le
armi in pugno incontrò eroica morte alla testa dei suoi partigiani. Valle Strona,
settembre 1943; Valle d’Ossola, Val Vigezzo, Finero, settembre - ottobre 1944.
MEDAGLIE D’ORO FRATELLI DI DIO (Divisione partigiana Val Toce) fonte Anpi
Cremona
Alfredo era specializzato nel recupero di armi. Munito di un’auto-furgoncino,
scorazzava per tutti i posti di blocco tedesco-repubblichini, li coglieva di
sorpresa e li disarmava. Fu durante una di queste azioni, in pieno giorno, a
Novara che venne arrestato. Mentre il fratello passava di prigione in prigione,
Antonio, il 13 febbraio 1944, accorreva dal cap. Beltrami a Megolo, in val
Sesia, ove i reparti garibaldini di Moscatelli stavano sostenendo da tempo
l’urto di un’intera divisione nemica. Proprio nella zona di Megolo, Antonio ed i
suoi sono attaccati. Non c’è scampo ed Antonio cade assieme a Beltrami, Gaspare
Pajetta ed altri, incitando i compagni alla lotta. Alfredo si trova nelle
carceri di San Vittore. Quando riceve, la triste notizia, non si abbatte e
studia un piano di evasione. Riesce a farsi trasferire alle carceri di Novara e
da qui fugge. Braccato ovunque, può raggiungere l’Ossola, rianimare gli
sbandati, unificare parecchi gruppi autonomi e dare vita a quella Divisione
Valtoce (la Divisione Azzurra) che otterrà la liberazione di gran parte della
vallata. La massiccia consistenza della formazione consente lo sviluppo di una
generosa idea di Alfredo: un lavoro intenso di contatto e di collegamento con la
popolazione e le altre forze partigiane garibaldine e autonome della val
d’Ossola e adiacenti. Il vescovo di Novara, mons. Ossola, manda fra loro due
cappellani: don Marco e don Sisto. La “coesistenza” tra i vari gruppi e le
diverse maggiori e minori formazioni, per motivi, sia ideologici che militari,
ha lasciato tal volta a desiderare. Magli avvenimenti del giugno ‘44 hanno fatto
capire che un’eccessiva autonomia tra le formazioni favorisce il nemico.
Così il
5 luglio a Lutto, sopra Premosella, si svolge il primo incontro tra i capi
partigiani della valle. È un primo impacciato approccio, e i risultati sono
quasi nulli, ma è l’inizio. Infatti, a fine luglio, dopo un’altra riunione a
Colloro fra i medesimi capi, hanno inizio le prime azioni combinate tra le
diverse formazioni. Questo accordo operativo produrrà i suoi grandiosi risultati
all’inizio di settembre. La “Valtoce” si presenta ben armata e organizzata, e
coi suoi oltre trecento effettivi è la più numerosa tra quel le operanti nella
zona. Grazie agli accordi e le azioni convergenti delle diverse formazioni, il
presidio nazifascista di Piedimulera (impaurito e smarrito e in piena crisi,
nonostante fosse ancora forte in armamento) dopo alcune ore di combattimento,
iniziato alle 6 del mattino, si arrende, a prezzo di decine di morti e feriti,
con perdite gravissime e molto superiori tra i tedeschi e fascisti. A
Domodossola, il capoluogo della valle, l’accordo frutta ancora la resa, ma senza
colpo ferire. Il comandante Superti della formazione autonoma “Valdossola”, è
attestato a Vogogna; “Marco”, con parte della “Valtoce” è a Cuzzago, con al suo
fianco una formazione garibaldina di Cino Moscatelli. Tra le formazioni e i vari
gruppi ci sono ancora dei contrasti circa le trattative per liberare
Domodossola. …. Il 9 settembre, moderatore don Luigi Pellanda, arciprete di
Domodossola, si incontrano quattro capi di formazioni tra cui “Marco” con i
rappresentanti tedeschi e fascisti, in una discussione durata 4 ore, dalle 15
alle 19. Alla fine la resa viene accettata. Se ne vanno 600 uomini che
costituivano il presidio di Domodossola: i tedeschi con le sole loro armi, la
truppa fascista disarmata; solo gli ufficiali con le pistole d’ordinanza, ma
scariche. A garanzia della incolumità della colonna che sgomberava e si
ritirava, don Baldoni si unisce ad essa e l’accompagna fino a Fondotoce.
Domodossola è libera, senza morti ne feriti, senza sparare un colpo! Le
condizioni di resa, nella sostanza principale, erano quelle predisposte da
“Marco” e dal suo vice “Alberto”. I repubblichini covano però la rivincita e
preparano il contrattacco con 3000 nazisti e 13.000 fascisti, sotto il comando
di Graziani. Il nemico attacca il 9 di ottobre dalla val Cannobina, sul fianco
sinistro dello schieramento partigiano. Al primo sbandamento, è la “Valtoce” che
s’incarica di contrastare il passo di nazifascisti, mentre per l’enorme
superiorità numerica fascisti e tedeschi avanzano dalle Bocchette della vai
Strona e dalla pianura di Ornavasso. Alfredo, con 300 uomini, va al
contrattacco. A Finero, trova un pugno di eroi che da tre giorni combatte sotto
la pioggia, con le ultime cartucce e senza cibo. Li incorpora nei suoi e procede
ancora col reparto rianimato fino al Costone della Torriglia, anche se l’impresa
è ormai disperata, mettendovisi alla testa insieme al colonnello, un nipote di
questi, e l’ufficiale inglese Patterson. Sul Costone avviene l’imboscata,
tesagli da tedeschi e fascisti. Alfredo cade, e cade Moneta presso la galleria
di Finero, in Valle Cannobina.