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LA SECONDA GUERRA MONDIALE
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ARTIGLIERIA
A marzo del 1940, alla vigilia della guerra (ma questa era già in corso fuori d'Italia) lo Stato Maggiore ebbe ordine di compilare un progetto per il rinnovamento delle artiglierie, ormai superate. Il progetto prevedeva di allestire nuove artiglierie già definite ed adottate ufficialmente fino dal 1935 (75/18, 149/40, 210/22) ma di cui s'erano fino ad allora prodotti pochissimi esemplari, ed altre di imminente o recente definizione (105/40, 149/19, 90/53). Il progetto prevedeva anche di mantenere in servizio quelle artiglierie di vecchio tipo che rispondevano ancora sufficientemente bene al loro compito, quali il 75/13 someggiato, ed il 100 dei vari tipi. In complesso occorreva provvedere all'allestimento di 15.371 complessi nei vari calibri, dal 20 al 210, e di 58 milioni di proiettili, il tutto per una spesa di 17 miliardi di lire (valuta del 1940). Il programma era evidentemente fuori dal reale, non, si noti bene, perché l'artiglieria non avesse necessità di essere rinnovata prima di affrontare una guerra europea, ma perché non vi era né la disponibilità di materie prime, né la capacità industriale per produrre un così rilevante numero di pezzi in un ragionevole numero di anni. Inutile dire che il programma rimase lettera morta durante tutta la guerra, tanto che potemmo produrre soltanto un esiguo numero di complessi da 149/40 e da 210/22 ed un limitato numero di complessi da 75/18, 90/53 e da 149/19, e le nostre divisioni giunsero all'armistizio con le vecchie artiglierie della grande Guerra. (nota del sito: la somma su esposta era già stata ampiamente spesa per la guerra di Spagna e per tre mesi di quella d’Etiopia. L'essere entrati nella grande guerra con poche e vecchie artiglierie probabilmente non ci aveva insegnato nulla). La storia dell’Artiglieria nella seconda guerra mondiale comincia con lo Chaberton, il vecchio forte armato con 8 cannoni da 149/35. Nel pomeriggio del 21 giugno, mentre si scatenava l'offensiva italiana sul Monginevro, fu sufficiente una breve schiarita nella nebbia per consentire al tiro di queste artiglierie di ridurre all'impotenza quello che era stato il vanto del Genio militare italiano. La difesa degli artiglieri italiani fu esemplare e coraggiosa, ma non diede risultati apprezzabili, in quanto non si riuscì a localizzare la provenienza dei colpi avversari. A sera il dramma dello Chaberton apparve in tutta la sua evidenza: in una sola giornata di fuoco avversario erano deceduti nove uomini, fra ustionati e feriti se ne contavano altri cinquanta, sei cannoni erano completamente fuori uso, la teleferica distrutta e tutti i collegamenti interrotti. L’armistizio del 24 giugno pose fine al bombardamento francese (Ndr: anche qui la guerra dei forti sugli altopiani non aveva insegnato nulla. Dire che l'ignoranza la faceva sovrana è dir poco).
Russia 1943.... La Divisione Ravenna lasciò per ultima la zona del Don, proteggendo la ritirata delle truppe alleate, e nel massimo ordine consentito dal terreno gelato e dal freddo intenso. Chiudevano la lunga colonna i cannoni della (predetta) 5a batteria (XXVIII gruppo cannoni da 105/28), unici a essere stati salvati da reparto in linea. L’avanzata russa si troverà di nuovo contro quei cannoni a Taly, in appoggio alle truppe tedesche, riportati indietro allo scopo per circa trenta chilometri. Successivamente i medesimi cannoni, sempre con lo stesso ufficiale, intervennero in azioni contro carri armati che tentavano di assalire i fanti della Ravenna che nel frattempo avevano fatto opera di salvataggio di tanti soldati sbandati e disorientati. A onor del vero questa opera umanitaria, in quei momenti gravi per tutti, fu possibile per la considerazione in cui venne tenuta la Divisione Ravenna dal Comando tedesco, rifornendola nel limite del possibile. Dal 16 al 22 gennaio 1943 da lwanovka, nei pressi di Woroscillovgrad, gli stessi cannoni e lo stesso ufficiale, coadiuvato dal sottotenente F. Poggesi, respinsero fino al Donez la minacciosa avanzata di grandi unità corazzate, per circa 8 Km, con un «fuoco d’inferno» secondo un giudizio del Comando tedesco. La 3» e la 1» batteria dello stesso Gruppo (comandato dal Cap. F. Lacquaniti) dotate di artiglierie di piccolo calibro rinvenute presso la base dell’Armata (agli ordini del Cap. G.G. Morando e del capitano Giuliano Nostini, il grande campione dì scherma) dopo un primo intervento d’insieme appoggiarono le fanterie della Divisione nell’occupazione del terreno sgombrato dalle unità corazzate sovietiche. In quella occasione la Divisione tenne la zona con rabbiosa resistenza «a oltranza» per consentire alla div. Goering partita da Marsiglia di giungere a prendere possesso di quel fronte. La radio russa, ancora una volta, apprezzò il valoroso comportamento della Ravenna mentre in quel momento quasi tutte le altre Divisioni erano state annientate. Raggiunta Minsk e consegnati i militari delle altre Divisioni al Comando dell’ARMIR, la Divisione venne avviata nella zona di Stara Krupez per la riorganizzazione, in quanto il Comando tedesco la voleva a rappresentare l’esercito italiano sul fronte russo. Mussolini si oppose alla proposta tedesca e nel mese di maggio la Divisione lasciò il fronte russo, buon’ultima, e tra il rispetto degli eserciti alleati e del nemico. Certamente per quanto sopra riportato si debbono ricercare i motivi per cui lo stato maggiore sovietico non considera distrutta dal proprio esercito la Divisione Ravenna. Italo Firmani, Roma
Voloire di Giancarlo Vittucci Righini
Nella 2^ Guerra Mondiale le Batterie a cavallo furono inquadrate nelle Divisioni Celeri e nell'aprile 1941 parteciparono alle operazioni contro la Jugoslavia. Poco dopo (luglio 1941) i Gruppi a cavallo vennero riuniti e diedero vita al Reggimento Artiglieria a cavallo, inquadrato nella Divisione Celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta" ed inviato sul fronte russo con il C.S.I.R. (battaglia di Natale 1941)e Armir (Raggruppamento Truppe a Cavallo, con Savoia Cavalleria ed i Lancieri di Novara), distinguendosi particolarmente nell'attacco alle posizioni russe nell'agosto 1942, e nella battaglia difensiva del dicembre dello stesso anno, nella quale subì gravissime perdite, fino alla ritirata del gennaio 1943. I tre Reggimenti di Artiglieria Celere con i soli Gruppi Motorizzati da 75/27 mod. 1911 parteciparono alla campagna dell'Africa Settentrionale giungendo nel difficile periodo del gennaio-febbraio 1941, durante l'offensiva britannica. In particolare il 1° Reggimento Articelere Eugenio di Savoia fu decorato di Medaglia d'Oro al V.M. Il 2° Articelere Emanuele Filiberto Testa di Ferro, fatta eccezione per il I Gruppo venne distrutto in combattimento su posizioni difese fino al limite estremo delle possibilità. Il 3° Articelere Principe Amedeo Duca d'Aosta si sacrificò al completo durante l'ultima offensiva inglese.
da Esercito/difesa ...
L'artiglieria ha indossato le "pipe" nere filettate di giallo fin dalla comparsa
delle stellette a cinque punte. Ottenute inizialmente dal disegno formato dal
filetto giallo che ornava i baveri delle tenute turchine degli artiglieri,
assumono la forma attuale con l'avvento del grigio verde. Dopo la Grande Guerra
restano in vigore fino al 1933 quando il colletto dell'uniforme era in
panno/velluto di colore nero oppure del colore della specialità, e, quando
previsto, con il bavero profilato del colore dell'Arma. Dal 1937 invece, i
reggimenti da campagna inquadrati nelle divisioni di fanteria portarono come
insegne le mostreggiature del reggimento di fanteria più anziano della G.U. sul
colletto nero profilato di giallo; i reggimenti da montagna portarono le fiamme
verdi.
L'istituzione
delle Guardie alla Frontiera portò alla creazione delle insegne per tale
specialità. Le pipe gialle vennero completate dall'interno verde al posto del
nero.
http://it.wikipedia.org/wiki/Voloire
Le vicende di questo corpo come quella di altre armi, saranno trattate anche nei singoli capitoli per la partecipazione al secondo conflitto mondiale e/o alla Guerra di Liberazione.
MEDAGLIE D'ORO AI REPARTI PER LE UNITA' DI APPARTENENZA ALLA SPECIALITA' |
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Divisioni | Rgt. | Campagna | |
Ariete (cor.) | 132° | per la campagna d’Africa 1942 | |
Rgt. Articelere | 1° | per la campagna d’Africa 1942 | |
Artiglieria di C. d’A. | 3° | per la campagna Russia | |
Trieste (Mot.) | 21° | per la campagna d’Africa 1942 | |
Ferrara (F) | 14° | per la campagna di Grecia 1940/41 | |
Venezia (F) | 19° | per la campagna Jugoslava ? | |
Pasubio (F) | 8° | per la campagna di Russia | |
Torino (F) | 52° | per la campagna di Russia | |
Acqui (F) | 33° | per la campagna di Grecia | |
Folgore (F. Par.) | 185° | per la campagna d’Africa 1942 | da sinistra: |
Alpina Tridentina | 2° | per la campagna di Russia | 1) Artigliere in gran tenuta |
Alpina Cuneense | 4° | per la campagna di Russia | 2) Ufficiale delle Voloire, 3) Capitano in gran Tenuta |
Alpina Julia | 3° | per la campagna di Grecia | 4) Treno di Artiglieria: artigliere in tenuta di marcia |
Alpina Julia | 3° | per la campagna di Russia | 5) Furiere maggiore in gran tenuta |
THE ITALIAN 88mm & 90mm AT/AA GUNS IN NORTH AFRICA
by Alessandro Massignani & Jack Greene ©
The story of the Italian units equipped with the famous German dual purpose gun
is a story that is almost totally unknown. Thus in September 1940, two
battalions of 88mm Flak were formed in Florence, the personnel being sent to
Rerik, on the Baltic Sea, to the artillery and Zeiss fire control systems
training school. Later fire control training took place on Nettuno Beach in
Italy, reduced as customary in the Italian army to the minimum - in this case
two days - of firing exercises. It should be noted that at this time, the AT
(Antitank) role for the 88mm was not taken into account, and the battalions, fielding a
total of six batteries, which were sent to North Africa were intended for a
strictly AA role (antiaereo).
The XVIII battalion was sent in October of 1940, while the XXIX went in December
of that year. It seems that a third battalion came later to Africa, remaining in
defense of Tripoli, and suffered heavy losses during a later air attack. In 1941
the 88mm was employed in the AA defense of Bengazi and Tripoli, where it was
possible for the crews to appreciate the difference between this modern gun and
the First World War AA tactics employed by the old 76mm AA Skoda batteries. The XVIII lost one battery during the retreat to El Agheila at
the time of Operation Crusader (nov. 41). But with the new January 1942 organization of
the Italian division in Africa, called AS 42 (Tipo AS 42) the XVIII 88mm battalion became the
V° AA/AT battalion of the 1st Articelere regiment.
Premessa. da Wikipedia: Nel giugno del 1939 l'Italia aveva dei forti crediti (circa 300 milioni di lire dell'epoca) nei confronti della Germania per la cessione di materiali lavorati, quindi il Ministero della Guerra propose che tali crediti venissero saldati con la cessione di 50 batterie di 8,8 cm FlaK (88/55 nella denominazione italiana) e relativo munizionamento. Mentre la proposta fu accettata in linea di massima, le autorità tedesche fecero presente di non avere a disposizione quella quantità di pezzi, quindi saldarono il debito in parte con gli 8,8 cm FlaK ed in parte con i 7,5 cm M37(t) (75/50 nella denominazione italiana). Le batterie cominciarono a giungere in Italia pochi giorni dopo l'ingresso dell'Italia in guerra, ed inizialmente furono assegnata in parte alla MACA per la protezione antiaerea delle principali città ed in parte inviate in Libia per la protezione dei porti. Alcuni gruppi vennero successivamente assegnati a reparti mobili motocorazzati, tuttavia fu subito evidente che il regio esercito non aveva a disposizione un trattore con caratteristiche adatte al traino di questo pezzo, dato che il compito era affidato ai Lancia 3RO, privi di trazione integrale (sotto a destra un Pavesi adattato allo scopo).
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Alla fine del 1940 erano disponibili 44 pezzi. Oltre ai cannoni che
giungevamo per i canali stabiliti nel 1940, nel 1943 furono trasferiti 24 pezzi
ed i relativi trattori SdKfz 7, destinati all'equipaggiamento della 1ª Divisione
Corazzata MVSN (dopo l’ settembre i tedeschi si ripresero tutti i pezzi).
L'88/55 nel Regio Esercito fu utilizzato nel suo ruolo naturale, cioè come arma
contraerei (aa), l'utilizzo come cannone controcarri (cc) fu limitato ai teatri
dell'Africa Settentrionale (Libia e Tunisia) e unicamente per pochi gruppi
autocampali. Per assicurare la mobilità dei cannoni da 88 mm e di quelli da
90/53 (superiori sempre alle 5 t in ordine di marcia e su terreni “pesanti”)
erano richiesti trattori particolarmente potenti. Gli 88 del Regio Esercito
venivano trainati dai Breda 61, semicingolati di struttura simile ai SdKfz 7,
quando questo si rese disponibile (ma non in Africa dove operarono anche gli
auto cannoni da 90/53). I pezzi da posizione operarono tutti in funzione
contraerei ed antisbarco sul territorio nazionale nella Francia meridionale e in
Sicilia nell’estate del 43.
Il XVIII gruppo da 88/55 era arrivato in Lybia nel’ottobre del 1940 e il XXIX in
dicembre. La loro influenza sulla disfatta fu nulla. Con l’arrivo di Rommel i
gruppi entrarono anche nelle divisioni motorizzate e blindate trainati dai
Lancia 3RO. Il XVIII si trasformò in V cc/aa del 1° Articelere aggregato ala
Div. Brescia poi all’Ariete. All’Ariete risale infatti l’azione di fine maggio
1942 a Ain El Gazala…contre la XXII° Brigade blindée anglaise. Les pertes
infligées aux chars britanniques furent sévères, mais 5 canons de 88/55 furent
détruits dans la bataille le 30 mai. Le 10 juin, l'une des pièces de ce groupe
aurait touché 10 chars anglais à elle seule ! . Dopo l’appoggio alla 15°
Panzer Division per la cattura di Tobruk 6 cannoni da 88 e 90 finirono in mano
agli inglesi (4° brigade Néo-Zélandaise). Il XXIX fu invece destinato alla
difesa aerea di Tripoli poi nell’estate del ’42 aggregato alla Littorio con la
nuova sigla di III gruppo. Un ulteriore XXXI gruppo fu aggregato al 132°
artiglieria Ariete e concluse la campagna africana in Tunisia.
Il 90/53
I primi affusti campali vennero consegnati alla fine del 1942, ma, nel
frattempo, l'esercito aveva deciso di installare i pezzi sui pianali degli
autocarri pesanti Lancia 3RO e Breda 51 coloniale per avere la possibilità di un
suo utilizzo a fianco delle forze mobili. Il prototipo dell'autocannone Lancia
venne valutato positivamente nel febbraio 1941 ed alla fine dell'anno erano
disponibili 30 autocannoni su meccanica Lancia e 10 su meccanica Breda.
All'aprile del 1942 il Regio esercito aveva in dotazione 30 cannoni 90/53 (di
derivazione navale) e 50 autocannoni, mentre la difesa contraerei territoriale
aveva 240 pezzi (tutti da postazione fissa). Alla fine dello stesso anno
risultavano costruiti dall'Ansaldo 104 pezzi campali, 517 da posizione e 129 su
installazione semovente. L'impiego nel frattempo era passato dall'uso unicamente
contraerei all'impiego anche controcarri, particolarmente su postazione
semovente (autocannoni o su scafo cingolato M41-90/53). I primi gruppi su
autocannoni, costituiti nel 1941, furono inviati in Africa settentrionale, in
organico alle divisioni corazzate operanti su quel teatro. Successivamente anche
gruppi e batterie di artiglieria dipendenti da divisioni di fanteria, operanti
sullo stesso teatro di guerra, furono equipaggiati con tali mezzi. Gli M41 da
90/53 semovente operarono unicamente in Sicilia, inquadrati nel 10°
Raggruppamento Controcarro, dipendente dalla XII Armata, schierato nella zona
compresa fra Calatafimi e Caltanissetta. Il raggruppamento era su tre gruppi, il
161°, 162° e 163°.
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Breda 61 - sotto autocannone su Lancia |
Autocannone su Breda e sotto Fiat 727 |
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