Il diario di Pietro Osella UN CONTADINO NELLA GRANDE GUERRA Diario (1916-20) A cura di Valter Careglio e Liliana Ellena, L'Altromodo, Frossasco (To), 1995 dal sito http://www.pinerolo-cultura.sail.it/Tesi_e_libri/Osella.html |
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Qui comincia l'avventura di Pietro Osella, classe 1897,
partito con alcuni suoi compagni per il fronte nell'ottobre del 1916.
Macello è un piccolo paese agricolo della provincia di Torino, situato nella pianura pinerolese a ridosso del torrente Chisone, a metà strada fra Pinerolo e Vigone. A ottant'anni dall'ingresso dell'Italia nella I Guerra Mondiale, mi accingo a pubblicare il suo diario di guerra rinvenuto fra le sue carte dopo la sua scomparsa. Uomo mite e intelligente, era dotato di una discreta cultura: le pagine del diario mostrano, infatti, oltre a un buona calligrafia, uno stile lineare sintomo di una buona familiarità con la scrittura. La conferma ci è data anche dalle pagelle scolastiche conservate nell'Archivio Comunale di Macello: esse ci dicono che il suo rendimento fu sempre buono, nonostante la sua frequenza scolastica diventasse saltuaria dal mese di aprile, quando si intensificavano i lavori agricoli in campagna. La sua passione per la scuola, dopo i primi tre anni, lo indusse a proseguire gli studi in un corso serale che gli permise di ottenere la licenza elementare. Svolse l'attività di agricoltore per tradizione e vocazione: il padre, Antonio, classe 1863, proveniva da una famiglia di braccianti giunti a Macello da Barge e fu tra i primi fondatori della Società Operaia di Macello. Allo scoppio della guerra la famiglia Osella era composta da Antonio, dalla moglie Anna Porporato, classe 1873, e dall'unico figlio maschio Pietro; la sorella maggiore a quell' epoca era già sposata. Nelle carte d'archivio essi risultano essere fittavoli che gestivano una cascina di "43 giornate di terreno coltivo, 40 campi, prati e vigna pari ad ettari 16,38", di proprietà della famiglia Peruglia. Ritornato dal servizio militare, Pietro sposa Margherita Prone, che aveva conosciuto prima di partire per il fronte, dal momento che lei prestava servizio dal medico condotto Beruto, abitante in un palazzotto vicino alla proprietà e all'abitazione dei Peruglia. Tutte queste combinazioni, come si vedrà nella lettura del diario, anche se tra la righe, non saranno ininfluenti per le sorti di Pietro in guerra. Il dottor Beruto aveva infatti un fratello generale che prestava servizio nei Bersaglieri (da Generale comanderà l'8a divisione inviata sul suolo francese) e trascorreva le sue licenze a Macello. Le buone relazioni amicali tra la mamma di Pietro, Anna, e la signora Peruglia Maria, madrina di battesimo di Pietro, unitamente a quelle tra la famiglia Beruto e la famiglia Peruglia, condizionarono non poco il destino di Pietro in guerra: secondo la testimonianza del figlio Mario, Anna Osella e Maria Peruglia cercarono in più occasioni aiuto presso il generale, ottenendo due licenze, di cui una - se si presta attenzione al diario - fu veramente determinante: mentre Pietro era in licenza la sua compagnia fu infatti trasferita sull'altopiano della Bainsizza dove venne presto decimata. Quando poi Pietro tornò al fronte, al suo arrivo raggiunse un'altra destinazione: sul fronte Carsico, dove le operazioni avevano più carattere difensivo che offensivo. (I congiunti dei richiamati alle armi, riconosciuti bisognosi da speciali commissioni comunali, ricevettero un sussidio giornaliero nella misura di lire 0,60 per la moglie e di 0,30 per ciascun figlio sotto i dodici anni. I figli dei soldati che avevano superato tale età potevano essere ammessi al lavoro). Il diario prosegue con una puntuale narrazione di fatti non solo militari che si aprono come una finestra su un affresco dell’Italia contadina di allora ricostruita anche con documenti storici locali. Appendice
seconda: una lettera scritta dopo la disfatta di Caporetto (Le foto che accompagnano il testo e gli eventuali soggetti non sono attinenti al racconto) |