I BERSAGLIERI E LO SPORT

GIORDANO COTTUR

Il Bersagliere di Trieste

(Trieste, 24/5/1914 – 8/3/2006)

    

     

  "Io a Trieste in un modo o nell'altro ci voglio arrivare"

È scappato Cottur… La sua andatura è impetuosa, il viso affilato e pallido dell’atleta compone con la sua bicicletta la prua di un ordigno aerodinamico. Un atleta triestino, della Trieste di noi tutti vola verso il traguardo della prima tappa. La sua maglia sapete com’è: rossa di fiamma. È la maglia della Wilier Triestina attraversata da un’alabarda. Rossa di fuoco, il sangue del nostro cuore è andato a tingere il tessuto che fascia gli omeri e il torso di un atleta triestino. Oggi non abbiamo che un nome sulle labbra e nel cuore: Giordano Cottur, che a un “no” per Trieste elaborato ai tavoli delle caute diplomazie, risponde con un “sì” a tutti gli sportivi italiani.

Bruno Roghi  per Gazzetta dello Sport - Giro d’Italia 1946

 

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“Trieste val bene una sassata” (dalla Gazzetta dello Sport del 2 luglio 1946)

Prime avvisaglie del fattaccio dopo il passaggio a Ponte sull’Isonzo. Si entra nella nella zona A sotto la giurisdizione alleata, iniziano a piovere fiori di campo ma anche qualche pietra. Il tempo d’un altro strappetto, ed a Pieris la strada della corsa è sbarrata da una barricata. Piovono sassi, poi pure colpi di rivoltella. Ortelli in maglia rosa si butta sotto una macchina, i carabinieri rispondono al fuoco, gli spettatori scappano nei campi, gli attentatori in fuga inseguiti. Panico. Le squadre più importanti subito decidono di non proseguire......Diciassette corridori decidono di continuare lo stesso. Passano due ore e gli organizzatori decidono che la tappa riparte dal bivio di Miramare. Tra i più infervorati, il triestino Giordano Cottur della Wilier Triestina, squadra che riunisce solo corridori delle Tre Venezie. Supera un passaggio a livello e si rimette a pedalare. Si procede lenti, la strada è piena di chiodi che gli spettatori di poco avanzano i corridori nel togliere. C’è pure Luigi Malabrocca con la sua maglia nera, e ovviamente arriva ultimo....
Per Cottur è un tripudio di popolo all’ippodromo di Montebello. I tifosi lo portano in trionfo e gli sparisce pure la bici. “Il Giro della rinascita - scrive La Voce libera di Trieste -. “(…) se anche non fosse giunto fin qui, non per questo Trieste sarebbe stata meno italiana, perché non basta escluderla da un Giro d’Italia per farle cambiare nazionalità”. Solo vent’anni dopo si farà chiarezza sull’episodio: Giovanni Padoan ne "Un’epopea partigiana alla frontiera tra due mondi". Mente responsabile dell’attentato è Franc Stoka, leader della Osvobodlina Fronta (Fronte di liberazione): “Si recò a Monfalcone a chiedere ai comunisti di quella sezione che impedissero il passaggio del Giro d’Italia. Questi, comprendendo l’enormità della richiesta, si rifiutarono recisamente di attuare un’azione così dissennata. Non rinunciando al suo progetto, lo Stoka si recò a Pieris e qui, purtroppo, i comunisti locali aderirono all’invito che venne messo in atto e che, come è noto, provocò stupore e reazione anche in ambienti non nazionalisti”.

    Passi dal Libro -Coppi e Bartali- di Daniele Marchesini Ed. Il Mulino….

Quell'anno (1946) il Giro faceva, doveva far tappa a Trieste, città contesa da Tito dove gli animi era ancora in fermento (Trieste era una città occupata militarmente dagli alleati). I ciclisti vennero accolti alla periferia della città da un  folto gruppo di contestatori che lanciarono pietre e ....

Il giro parte in ritardo per il problema del referendum istituzionale del 2 giugno. Cottur, ora della Wilier Triestina, è primo nella prima tappa poi sarà solo una sfida personale Coppi Bartali che questi alla fine spunta. Cottur solo 8° a 38’ davanti a Martini nella classifica generale. Ma l’anno prima non si sa in quale clima aveva vinto la Trieste Opicina in salita. Sempre in quell'anno 5° alla Bernocchi idem alla Tre Valli V aresine e così a Castelfranco mentre al giro come detto è 1° nella prima tappa e nella 12a, 5° nella 5a, 3° nella 6a e 7° nella 7a.

WILIER TRIESTINA  1946

43) Cottur, 44) Bevilacqua, 45) Brotto, 46) Feruglio, 47) Piccolroaz, 48) Degano, 49) Menon
 

  La questione di Trieste è quella che per nove anni raddensa intorno a sé le insoddisfazioni suscitate dagli accordi internazionali, e alimenta un nazionalismo di vecchio stampo con cui tutti i partiti, a destra e a sinistra, devono fare i conti nella ricerca di una soluzione gradita ai sentimenti unitari largamente diffusi tra la popolazione. Che, nel 1952, trova pure la colonna sonora adeguata in Vola, colomba, con cui Nilla Pizzi vince il festival di Sanremo. Intorno a Trieste, perciò, si scatena l’elaborazione retorica del tema dell’italianità smarrita da ritrovare. Alla quale non sfugge una manifestazione popolare come il Giro, anche per la continuità che ormai - dal 1909 - connota la sua piccola storia all’interno di quella maggiore del paese. Come nel 1919, dopo la prima guerra mondiale, il Giro era accorso a celebrare la sospirata unione di Trento e Trieste all’Italia con un avvio eloquente (prima tappa Milano-Trento, seconda Trento-Trieste), che aveva coinciso con la consacrazione definitiva del campionissimo Girardengo, così nel 1946 corre nuovamente a Trieste mentre a Parigi si svolgono le discussioni per decidere la sorte della città giuliana, e dopo che gli alleati hanno fatto marcia indietro dal primitivo divieto opposto alla carovana di penetrare nella «zona» A. … quel 30 giugno 1946 la tappa si arresta a Pieris, appena dentro la «zona» A, per gli incidenti provocati dai «titini» fautori di una soluzione favorevole alla Jugoslavia del problema (pietre, blocchi di cemento, chiodi, filo spinato sulla carreggiata, qualche sparo).
Solo 17 corridori entrano in Trieste (dopo essere risaliti in sella a 7 chilometri dal capoluogo, a Barcola), accolti - come i bersaglieri 28 anni prima - da una folla tripudiante. Quel giorno perde d’importanza tutto quanto attiene alla classifica, agli ordini d’arrivo, ai premi, alle strategie delle case e alle ambizioni dei singoli, al valore e alle gerarchie degli atleti, alle previsioni sull’andamento della corsa, alle distinzioni tra ciclisti e uomini del seguito. Quel che conta, quel giorno di pieno sole estivo, è solo e semplicemente che il Giro arriva a Trieste, dall’Italia. E che l’indomani tutta la città può stringersi con affetto e commozione intorno alla carovana, approfittando della sosta di riposo della corsa e dello sciopero generale (la data sembra scelta apposta) compatto, senza nessuna smagliatura, proclamato per rivendicare l’unione all’Italia. Il triestino Cottur ed i veneti Bevilacqua e Menon, tutti e tre della squadra di casa Wilier-Triestina (maglia rossa con l’alabarda, simbolo della città, sul petto), precedono in una lenta sfilata, non certo una volata, gli altri di 50 metri, travolti da un «sabba di italianità» (vittoria a Cottur che entra da solo al velodromo). E qualche giorno più tardi, all’Arena di Milano, il pubblico non porta in trionfo sulle proprie spalle soltanto Bartali, vincitore del Giro della rinascita. Ma insieme a lui proprio Giordano Cottur, benché classificato ottavo a più di 38 minuti da Gino (e non Coppi, piazzato secondo a 47 secondi), mentre più dietro un’enorme bandiera tricolore ondeggia sulle teste dei tifosi esultanti. Del resto lo stesso Cottur, tre settimane prima, aveva vinto la tappa di Torino proprio il giorno del no degli alleati poi rientrato.
     

Giordano Cottur, il padre, il figlio e la bicicletta  di Giuliana V. Fantuz (in apertura)

I giardini di Trieste non hanno più fiori. Le campane di Trieste non hanno più suoni. Le bandiere di Trieste non hanno più palpiti. Le labbra di Trieste non hanno più baci. I fiori, i palpiti, i suoni, i baci sono stati tutti donati al Giro d’Italia (Bruno Roghi sulla Gazzetta dello Sport del 1° luglio 1946, editoriale in prima pagina, La promessa mantenuta).

  Giordano Cottur visto da Marco Pastonesi

"Mio padre, Giovanni, era corridore: corridore podista, lo stesso anno fu campione italiano e austroungarico di maratona, e corridore ciclista, campione giuliano fra i dilettanti. Pedalava anche nei cinema: tre corridori, sui rulli, dietro ogni corridore una specie di gigantesco orologio che segnava la distanza effettuata". Giovanni allestì un’officina, saldava tubi, componeva cambi, aggiungeva freni, creava telai, regalava sogni. Così la prima bici di Giordano fu una piccola Cottur. "Quando uscivo di casa, l’unica strada era in salita. E la salita è diventata il mio forte. Quando mi dissero che prima un certo Bartali, e poi un certo Coppi andavano più forte di me in salita, non ci potevo credere. Poi capii che con quei due "pellegrini" ci voleva pazienza". Professionista dal 1938, "mi stupii quando grandi corridori, forse un po’ vecchi e stanchi, come Negrini, Pesenti e Cimatti, in salita mi si attaccavano ai pantaloncini".

GUERRA - Ma il "muleto" scalpitava: il primo calcio lo tirò al Giro d’Italia del 1938, primo nella tappa di Lanciano. Per vincere doveva arrivare da solo, la volata non era il suo forte. "Mondiali di Varese nel 1939. Ultimo allenamento. Il c.t. era Binda: "Quando mancano 60 km, liberi tutti, vediamo chi arriva primo in albergo". Li staccai tutti, e ricevetti i complimenti di Binda e Bartali, secondo in albergo. Il giorno prima della corsa arrivò un telegramma: Mondiale sospeso per la guerra". La guerra gli rubò gli anni migliori. "Ma neanche lì mollai la bici: per un certo periodo feci il portaordini. Solo che, vestito da militare e su un “cancello” a pedali, diventavo un bersaglio troppo facile. Dissi: "O con la bici mia e la maglia mia, o niente". Accettarono". E quando scoppiò la pace, la vita, il ciclismo, Cottur non si fece trovare impreparato:

   

Il Palmares di Cottur è troppo grande per poterlo indicare per esteso mi limito quindi ai passi salienti (gli appassionati possono vederlo al sito riportato in calce) e agli esordi, lui che era coetaneo di Bartali il mostro che vince il giro del '36, del '37 e il Tour del '38. Nel 1936 Cottur da, indipendente, è 7° al giro dell’Appennino così l’anno dopo alla Biella Oropa è splendidamente primo. Le grandi prestazioni fra i dilettanti in sei anni di carriera lo portarono quindi nel 1937 a vestire la maglia azzurra per i campionati mondiali di Copenaghen per dilettanti, dove fu un'importante pedina per la vittoria di Adolfo Leoni e si piazzò 5°. Le vittorie vere e proprie vengono nel ‘38 quando passa professionista e ha una squadra ufficiale la Lygie poi nel '39 quando piazza una zampata sul Giro di Valetti facilitando il Podio (3 posto) al compagno Mario Vicini.


Adolfo Leoni - la vittoria nel Campionato del Mondo dilettanti '37
Il 24 agosto 1937, affiancato da Cottur, Bisio e Santambrogio, si presentò in Danimarca con la responsabilità dell'uomo da battere. Scese in campo sul circuito di Lundtofte, a Copenaghen, per affrontare una distanza considerevole, 204 chilometri, ed una cinquantina di avversari decisi a farlo fuori. Sul piatto anello danese una battaglia feroce vide gli azzurri battersi stupendamente come aveva loro chiesto il gen. Franco Antonelli, ineguagliabile presidente della F.C.I.. Ad un certo punto, per trarre in inganno gli avversari, Leoni, lanciò in un quartetto d'attacco Cottur e Santambrogio, ma anche quell'episodio si esaurì e fu lo sprint fra venti uomini a decidere. Pilotato in maniera impagabile da Giordano Cottur, il volo prepotente di Leoni, iniziato a 150 metri dalla fettuccia, si concluse trionfalmente: due lunghezze a Sorensen ed a Scheller, qualcosa in più a Bisio, quarto, decretarono una supremazia esaltante. La data di quel giorno fu incisa sulla grossa medaglia d'oro con la quale Adolfo volle testimoniare la sua gratitudine al rosso triestino (Cottur) che riportava anche una dedica:

"Il campione del mondo sei tu. Adolfo".

"Il campione del mondo sei tu" Adolfo Leoni

 
   

Nel 1943 le corse sono ridotte al lumicino e lo troviamo 1° a un Trofeo dell’Impero corsa nata da pochi anni e alla sua ultima edizione ma ancora alla Milano Sanremo (27°) vinta in quei 4 anni di guerra (40/43) nell’ordine da Gino Bartali, Pierino Favalli, Adolfo Leoni e Cino Cinelli 

 

Le storie di Valetti e dei Grandi qui http://aver.myblog.it/ciclisti-eroici/ 

http://bellavistavintage.beepworld.it/storia-industria-italiana.htm

 

da Aver.ciclisti eroici. Il giro del '39 parte presto perchè ci saranno i campionati del Mondo su strada a Varese e non vogliamo italiani stanchi, il duce non lo apprezzerebbe..>>>>>

  1938 - Citiamo solo i piazzamenti migliori entro il 5° posto e le grandi corse a tappe: 1° alla Trieste - Postumia- Trieste e 3° al Criterium di Padova: 25° al Tour de France ( miglior piazzamenti – 2° alla 6a tappa e 4° alla 20a (b semitappa): 33° al Giro d’Italia 2° alla 7a tappa e 1° alla 9a. 2° nella classifica finale del Gran Premio della Montagna- GPM.

1939 - Sempre con la Lygie si piazza settimo al giro con una bella vittoria di tappa la n. 12 del 17 maggio. Primo al Giro dell’Umbria, secondo alla Coppa Parisi – idem al Trofeo Vaccari – Terzo al G.P di Faenza – quarto al Giro del Veneto idem al Giro della Provincia Milano (II) a coppie con Mario Vicini – 7°al Giro d'Italia con migliori piazzamenti – 3° alla 4a tappa - Primo alla 12a e quarto alla 13a e alla 15a.

1940 - Il mondo è in guerra ma noi ne siamo ancora fuori:  Il Giro si corre ancora e sarà l’anno di Coppi. Cottur è terzo dietro Coppi e Mollo con buonissimi piazzamenti 4 terzi posti di tappa (3/5/15/19a). La guerra e 6 anni di fermo gli ruberanno gli anni migliori come faranno con Bartali. Ci sono solo corse in linea e nel 41-42 lo troviamo 2° a Modena, 2° a Rieti ma anche 6° alla Sanremo del ’41 che si disputerà ancora per 2 anni, poi 2° nella Torino Biella, e nella Trento Bondone classica degli scalatori, un miglior posto 4° alla Milano Sanremo così come alla Tre Valli Varesine.

     

La squadra Lygie di Cottur

 

La squadra del '39
Albani, Francesco - Cottur, Giordano - Cottur, Alfredo - Generati, Walter - Landi, Aimone - Masarati Attilio - Monari, Gildo - Vicini, Mario - Vignoli, Adriano


La squadra del '38

Cimatti Marco - Cottur Giordano - Landi Aimone - Masarati Attilio - Santambrogio Serafino - Scorticati Renato - Vicini Mario - Negrini Antonio Giuseppe

 

vedi immagine sotto dal sito http://www.mariovicini.it/galleria_fotografica/ 

  >>>> Bartali 24enne fiorentino, è il fenomeno del momento: il Tour de France 1938 ha completato la sua straordinaria excalation, iniziata nel 1935 con il tricolore alla prima stagione da pro. Due Giri (1936 e 1937), un Lombardia (1936), un altro tricolore (1937), l’ultima Sanremo e un’altra decina di affermazioni nelle più importanti gare italiane non lasciano dubbi. Al contrario, il venticinquenne Valetti non è apprezzato come meriterebbe, anche per quel suo carattere taciturno e senza slanci polemici che non lo fa amare né dai giornalisti né dai tifosi. Da buon piemontese (è nato a Vinovo), Valetti preferisce i fatti alle parole come le corse a tappe alle prove in linea: quinto al Giro del 1936 e secondo dietro a Bartali l’anno seguente, ha vinto la corsa rosa nel 1938, dominando su Terminillo e Dolomiti, aggiudicandosi pure la graduatoria dei GPM e stabilendo la nuova media record. Ma, dicono i maligni, Bartali (a riposo per il Tour) non era presente...La cronometro in salita del Terminillo, primo vero momento-chiave, ha un esito chiarificatore: in 14 chilometri e spingendo un 48x18 che la dice lunga sulla sua potenza di passista scalatore, Valetti infligge 28” a Bartali, portando in classifica il suo margine a sfiorare i due minuti. Vicini perde oltre tre minuti e si vede costretto a ridimensionare i suoi velleitari sogni di gloria....a Forlì dove - nella semitappa mattutina - una caduta elimina Cinelli, permettendo a Secondo Magni di guadagnare la testa della generale. Costui, toscano di Massarella, è un gregario di Bartali il quale, in un Giro più incerto del previsto, non può accettare un simile affronto: quando, nella frazione pomeridiana, Cottur fa il diavolo a quattro sul Muraglione e S. Magni fora, Gino ordina ai suoi di lasciare il compagno capoclassifica al proprio destino. Mai vista la maglia rosa sola e abbandonata! Non contento, Bartali vince in volata a Firenze dove però, ironia della sorte, Valetti torna leader della generale, in un tourbillon appassionante. In questa giornata, il 7 maggio 1939, si assiste così ad un evento unico nella storia del Giro d’Italia: la maglia rosa, sempre pronta ai colpi di scena e votata allo spettacolo, cambia tre padroni in sole nove ore!
Nel tappone di Trento Valetti in vetta accusa 4’50” di ritardo che ben presto diventano sette minuti quando Bartali trova ottimi compagni d’avventura (Vicini, Cottur, Del Cancia, Simonini, i quali hanno capito da quale parte spiri il vento). Al traguardo il fiorentino vince allo sprint e si veste nuovamente di rosa. In classifica il risorto Vicini della Lygie è secondo a 58”, Valetti a 3’49” e tutto sembra veramente deciso. Il Giro si decide tra Edolo e l’Aprica: Valetti, solo e incurante del maltempo, dimostra tutta la sua classe, favorito da un percorso capace di esaltare chi è in grado di spingere con forza su pendenze non impossibili. Novanta chilometri di fuga solitaria, 6’48” di margine su Bartali: la maglia rosa torna sulle spalle del piemontese Valetti. Bartali è sconfitto sul suo terreno, per la prima volta, in maniera netta e indiscutibile, al termine di un duello quanto mai incerto e combattuto, caratterizzato da continui colpi di scena. Perfino nella frazione conclusiva, nell’ultimissima opportunità, si sfiora il clamoroso ribaltamento: sul Ghisallo, laddove oggi sorge il Museo del Ciclismo, Bartali attacca e transita solitario al comando. Ma Valetti non è lontano e in discesa colma il divario, chiudendo ogni questione.

fila bassa Cottur  primo a sx o penultimo a dx?

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Tour de France 1947
In questi sette anni sono cambiate molte cose. Henry Desgrange è morto nel 1940 ed il suo posto di direttore generale è stato preso da Jacques Goddet. Dell’organizzazione si incarica il quotidiano sportivo "L’Equipe". Non cambia invece la fortunata formula delle squadre nazionali. All’inizio della stagione sembrava quasi certa la partecipazione di Coppi e Bartali, anzi, i due campioni avrebbero voluto addirittura "saltare" il Giro per partecipare al Tour. Polemiche a non finire. Fausto e Gino hanno poi partecipato al Giro e rinunciato alla grande corsa a tappe francese. L’Unione Velocipedistica Italiana non partecipa ufficialmente al Tour. In via ufficiosa, formata e guidata dal giornalista Guido Giardini,  partecipa comunque una formazione capitanata da Aldo  Ronconi, campione italiano in carica. Ronconi è supportato da Elio Bertocchi, Olimpio Bizzi, Giovanni Corrieri, lui,  Egidio Feruglio, Vincenzo Rossello,  Primo Volpi e gli italiani residenti in Francia Pietro (Pierre) Brambilla e Giuseppe Tacca. Questi ultimi due montano il cambio francese Simplex, quindi si possono scambiare le ruote posteriori solo tra di loro mentre tutti gli altri montano il Campagnolo. La rappresentativa italiana, a dimostrazione del carattere ufficioso della partecipazione, indossa la maglia azzurra anziché la tradizionale maglia biancorossoverde fornita dagli organizzatori. Le prime tappe sono tiratissime e Ronconi riesce a vincere la terza tappa insidiando la maglia gialla del francese  Renè Vietto (che se la riprende però subito dopo), favoritissimo in assenza di Coppi e Bartali. Nel clan italiano suscitano  grandi polemiche i ritiri di Bertocchi e Bizzi....Malgrado le polemiche, gli italiani si fanno onore anche se vengono accolti dai tifosi francesi al grido di "macaronì". Oltre ad Aldo Ronconi, si porta nelle prime posizioni della classifica anche Brambilla, nato a Villarbeney in Svizzera nel 1919 da emigrati italiani ma che risiede da sempre in Francia. http://www.giannibertoli.it/S042.htm 

LA COMBINE AL TOUR DE FRANCE DEL 1947

   

La squadra italiana “ufficiosa”, maglia azzurra, schierava al Tour Aldo Ronconi, campione italiano in carica, Elio Bertocchi, Olimpio Bizzi, Giovanni Corrieri, Giordano Cottur, Egidio Feruglio, Vincenzo Rossello, Primo Volpi e gli italiani residenti in Francia Pietro Brambilla e Giuseppe Tacca .Bertocchi e Bizzi si ritirano per una gastroenterite. Restano in gara gli italiani veri Cottur, Feruglio, Rossello (tutti e tre della Wilier), Corrieri e Volpi. Ma ecco la giornata storta: la 19a tappa, da Vannes a St. Brieuc, una terrificante cronometro mai più effettuata su quella distanza di 139 km col Mur de Bretagne. Vince a poco più di trentasei di media il belga Raymond Impanis con 5’ sul secondo, l’incredibile Jean Robic, e 6’32” su Aldo Ronconi . Cottur, Brambilla, Fermo Camellini (squadra olandese), Volpi seguono con pesanti distacchi. Vietto che ha indossato la maglia fin qui, in giornata-no, passa terzo in classifica generale a più di 5’ dalla nuova gialla, l’Italiano Brambilla. Secondo, a circa un minuto, è Ronconi, seguono Jean Robic e Edouard Fachleitner entrambi francesi. Così si dice su Wiki versione straniera
Con solo due tappe dalla fine, molti ormai credevano che Brambilla avrebbe vinto la gara. L'ultima tappa, Caen Parigi di 257 km era completamente piatta, il che rende difficile una fuga. Per gli italiani sembrava fatta. C'era una collina (Cote de Bonsecours il Buon Soccorso a 80 km ca dalla conclusione, con un traguardo volante in denaro cosa che allora contava molto e faceva si che tutta la corsa fosse vivacizzata da queste piccole sfide che si esaurivano dopo lo striscione. Brambilla però cade (dropped dice il testo che sta anche per fuori gioco o rimanere indietro nel caso rimase imbottigliato dai rivali come si dice su un altro sito On the Bonsecours hill, as the race was leaving the city of Rouen, Jean Robic managed to get away from Brambilla. Brambilla didn't or couldn't react at first, being boxed in by other riders)

Robic and Fachleitner, fifth in the general classification, started to work together, and left Brambilla and Ronconi minutes behind. Before the finish, they were three minutes ahead of Brambilla, which made Robic the virtual leader of the race. At that point Robic told Fachleitner: - You can not win the Tour, because I will not let you escape. If you ride with me, I will pay you 100.000 Francs - When they reached Paris, they had won 13 minutes on them, enough to make Robic the winner of the Tour de France ..A quel punto Robic si rivolge a Fachleitner -Non è possibile che tu vinca il Tour, perché io non ti lascerò scappare. Se mi tiri la corsa, ti pagherò 100.000 Franchi – I belgi a cui era stata promessa la tappa, e che non aspiravano al successo finale,  se ne erano andati indisturbati. Robic non era in testa alla collina e nemmeno dopo e al traguardo giunse solo 8° con 7 minuti da Schotte il Belga, con Fachleitner a ruota ma ben 13 minuti su Brambilla. Era fatta. Non mancheranno le polemiche. Verrà stigmatizzato l’accordo tra i francesi e i belgi. I fuggitivi verranno accusati di avere approfittato della scia di compiacenti auto al seguito. Di Brambilla e Tacca si disse di tutto  perdere il Tour in cambio della cittadinanza francese? Per la cronaca Tacca fu naturalizzato el 1948 e Pierre Brambilla nel 1949.

 

1947 – Secondo a Bergamo e terzo al giro del Lazio. E siamo alle grandi corse a tappe. Dopo la vittoria di Perugia (7a tappa) e il 2° posto alla 6a il suo giro finisce però a Padova.  Il Tour si corre per la prima volta dopo la guerra con la vecchia formula delle squadre nazionali. Noi però non schieriamo i big. I Francesi escono vincitori “morali” dalla guerra ma sono un paese sconfitto e sotto le macerie (al nord). Non vogliono stranieri che vincano la “loro” corsa ormai diventata simbolo nazionale.  E così sarà: primo Robic, chiamato anche testa di vetro. Molti degli italiani che partecipano sembrano francesi come la squadra Olandese che viene chiamata degli stranieri di Francia.Di chiamare i tedeschi non se ne parla. Dopo il primo (Robic) e secondo posto  tocca al nostro oriundo Pierre Brambilla (tacciato di venduto ma la vendita sarà diversa) il 4° ad Aldo Ronconi e Cottur che si piazza 8° in classifica generale (4ème de la 8ème étape - 3ème de la 14ème étape - 4ème de la 19ème étape - 5ème de la 20ème étape) e 9° nel GPM che va a Brambilla. Il leader della maglia Gialla Vietto (Fr) l'aveva tenuta (salvo due tappe a Ronconi) dalla 2a tappa fino alla 18a quando era passata sulle spalle dell'italiano Brambilla per la volata finale sui Campi Elisi ma .... La squadra italiana aveva però vinto ai "minuti" o punti. Al figlio di Ronconi anni dopo (92) - Durante una cena giornalisti, ex ciclisti e organizzatori si alzarono tutti in piedi. Mi si avvicinò un ex comandante partigiano e mi rivelò: ‘Il vero vincitore del Tour del ’47 era Aldo Ronconi, suo padre ma noi non potevamo permetterlo. Fu la conferma di anni di sospetti

1948 - Cottur come Bartali ha gli anni sulle spalle e tutti i campioni della classe del ’20 più giovani di lui di 6 anni sono in strada. Si fa sempre più difficile correre con giganti come Coppi, Magni.. : Coppi bisogna prenderlo in un giorno no per avere una qualche chance. Cottur corre il giro in cui si classifica  3° con vittoria alla prima tappa e maglia rosa fino all’8° che cede a Ortelli poi buoni piazzamenti facendo il bis di quello del ’40 (3° alla 16° tappa 4° alla 17°). Il girò sarà del suo capitano Fiorenzo Magni, Bartali solo 8° e dietro a Coppi nel GPM. Il giro si chiude non senza polemiche perchè Coppi accusa Magni di essersi fatto spingere in salita. I due minuti di sanzione comminati a Magni dalla Giuria non stanno bene a Coppi che ritira la squadra (ma i punti che ha gli bastano per il GPM). Cottur è 7° alla Sanremo poi va al Tour ma abbandona ad Aix en Provence alla 14a tappa dopo due piazzamenti e non prima di aver dimostrato d'essere sempre il solito leone sui Pirenei. Cottur a sx Fulvia Franco e Coppi

E sarà anche la prima volta che il suo nome, come quello di altri campioni, compare sulle locandine di un Film “Totò al giro d'Italia” di Mario Mattoli con Totò, Walter Chiari, Mario Riva, Carlo Ninchi, Mario Castellani, Fulvia Franco e nel ruolo di se stessi : Gino Bartali, Fausto Coppi, Louison Bobet, Ferdy Kubler, Fiorenzo Magni, Tazio Nuvolari, Schotte, Cottur, Ricci, Ortelli, Tosi.                  >>>>> foto

 

1949 - Ancora al Giro con la Wilier e ancora un terzo posto in classifica generale. Con piazzamenti migliori di 3° alla 1a, 2° alla 2a, e 3° alla 17a tappa: poi alcuni piazzamenti al Giro della Svizzera 2° alla 7a tappa e un sesto posto nel Giro del Lazio e un’altro sesto nella Zurigo-Losanna . Il fenomeno Coppi ormai era esploso. Un grande campione, meraviglioso per generosità e resistenza, chiudeva la sua attività agonistica. Era il 24 ottobre 1949.

 

Le origini della Wilier Triestina ... started under the moniker of Ciclomeccanica Dal Molin in 1906. So how did Ciclomeccanica Dal Molin become Wilier Triestina? The name is a tribute to the Italian city of Trieste on the Adriatic Sea. The city and its surrounding coastal area had been a controversial land since the Austro-Hungarian Empire dissolved after World War I. Post World War II the area remained occupied. Dal Molin created a cycling team and named it Wilier Triestina, inspired by the Italian patriotism of those living in the occupied area of Trieste.

 

per saperne di più

http://digilander.iol.it/tarjoe/home.htm      http://www.memoire-du-cyclisme.eu/palmares/bartali_gino.php

http://www.memoire-du-cyclisme.eu/palmares/cottur_giordano.php  http://blog.wilier.it/2013/05/07/si-riparte-il-giro-unisce-litalia/  http://cadencecycling.blogspot.it/2012/06/viva-litalia-liberata-e-redenta-story.html 

     

Robic, testa di vetro

  Così una autorevole pubblicazione, la Corona Press della Sprea Editori, con un articolo in occasione della 100a edizione della corsa a firma Le Woodland- .... Le indiscrezioni sul conto di Goddet (sospettato di collaborazionismo) passarono in secondo piano grazie alla associazione con Émilien Arnaury, il protagonista della Resistenza che aveva ordinato le pubblicazioni clandestine alla stamperia de L'Auto, il che gli aveva fatto conquistare la Medaglia della Resistenza e la Croix de Guerre. Se un uomo come questo diceva che Goddet andava bene, allora Goddet andava bene davvero. Ma c'era dell'altro. In Inghilterra, la popolazione aveva deciso che Churchill era un ottimo leader in guerra, ma che rappresentava "il prima", ossia la nazione in cui i ricchi privi di immaginazione guidavano la nazione e sfruttavano gli operai. In Francia c'era lo stesso sentimento, ma ancora più forte. I comunisti avevano guidato la Resistenza e migliaia di persone erano morte per la Francia in condizioni orribili, torturate e uccise dai Nazisti. Quindi, allo stesso modo in cui l'Inghilterra diede il benservito a Churchill, la Francia diventò comunista. Lo fece con un entusiasmo tale che gli Stati Uniti pianificarono di inviare delle truppe, ufficialmente per difendere le proprie basi sul territorio, ma, secondo alcuni, con l'intenzione di occupare il Paese. Questo allarme non era tale solo per gli stranieri. La vicinanza del Partito Comunista francese all'Unione Sovietica non poteva essere tollerata dai politici meno radicali e si arrivò quasi alla guerra civile. Come fece notare De Gaulle, c'erano truppe russe "a sole due tappe del Tour de France di distanza dal confine francese". Émilien Amaury era uno dei fondatori del RPF, un partito politico che favoriva De Gaulle: ciò rese la sua posizione di difensore del Tour de France irresistibile e quindi lui e Goddet ottennero l'incarico. La presenza del Tour sulle strade nel 1947 fu sufficiente per perdonare tutto a tutti. Solo chi ha vissuto la guerra, l'occupazione straniera e la mancanza di speranza può capire cosa significa vedere tornare i colori, la libertà e l'estate. La Francia scelse Louis (come era ancora conosciuto), Bobet, Luis Caput, Edouard Fachleitner, Manuel Huguet, Henri MassaI, Kléber Piot, Lucien Teissière, Éile Idée, Louis Thietard e il grande idolo René Vietto. Nessuno di essi vinse la gara, ma non fu un problema, perché era comunque un francese, Jean Robic, che correva per la squadra dell'Occidente. Fu un tripudio di gioia. Per quanto riguarda invece la vita in generale, la razione di pane in quell'estate del 1947 era di 200 grammi al giorno, la più bassa dal momento dell'invasione. Per una nazione in cui il pane è uno degli alimenti di base, come lo sono le patate in altre nazioni, significava molto. Fu in questo contesto che Goddet dovette trovare 20.000 litri di carburante, 1.000 kg di carne, 700 kg di zucchero, 8.000 banane, 18.000 arance e 3.000 litri di vino, oltre alle altre cose di cui avevano bisogno i corridori del Tour. L'opinione pubblica pensava che il Tour non sarebbe potuto andare avanti, i portuali minacciavano di scioperare se il ministero competente per il cibo non avesse dato a Goddet i ticket per le razioni di cibo di cui aveva bisogno. Mai prima di allora e mai dopo di allora una gara fu seguita con tanto stupore, entusiasmo e rispetto. "Eravamo tutti degli dei", ricorda Tessière, vincitore di due tappe. "Non sapevamo che cosa ci fosse successo"
     

L'officina di Dal Molin

CLASSIFICA GENERALE  Giro 1948: 1° Fiorenzo Magni in 124.51'.52" Wilier  -  2° Ezio Cecchi  a  11" - 3° Giordano Cottur (Wilier) e Vito Ortelli a 2'e37" -

 

Il Team del 48

WILIER TRIESTINA 48: 22 F. Magni, 23 G. Cottur, 24 L. Maggini, 25 Bresci, 26 Martini, 27 Feruglio, 28 De Santi

 


22 maggio 1949 -Quando la maglia rosa tornò sulle sue spalle: dalla seconda fino alla sesta tappa
…. Sull'ampio lungomare al centro di Messina i 5 residui attaccanti hanno partita vinta: lunga volata di Cottur che pare potersi imporre con facilità, ma ai 50 metri rinviene lo sgusciante Sergio Maggini, lesto a rimontarlo e batterlo di mezza macchina. Jomaux, Pezzi e Frosini sono a poco più di un minuto, mentre l'idolo di casa Corrieri precede il gruppo dei migliori. Fazio risulta attardato e la maglia rosa passa così a vestire le solide spalle del vecchio Cottur  (36 anni, ed al suo ultimo Giro d'Italia)  http://www.ciclomuseo-bartali.it/museociclismo/articoli/articolo.php?id=2867  
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10 giugno 1949 - La mitica Cuneo Pinerolo di 254 km. Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestrière  - Terzultima tappa. http://www.youtube.com/watch?v=XpAlgOpJfqE
… D'improvviso scatta Coppi, in breve fa il vuoto, aggancia il battistrada, un paio di curvoni in sua compagnia e quindi anche Volpi è distanziato. Centonovanta chilometri all'arrivo. Dal gruppo Bartali si muove, raccoglie a se tutte le forze ed insegue in solitudine Coppi. Mancano più di otto ore all'arrivo. Al primo Gran Premio della Montagna la situazione è già chiarissima, Coppi, poi Bartali, seguono tutti gli altri uomini di classifica con ritardi che si aggravano di minuto in minuto.L'airone ha spiegato le ali, mai nel dopoguerra si era assistito ad un simile spettacolo. Coppi attacca l'Izoard, Giro in pugno, anche gli ultimissimi scettici sono vinti, Bartali è l'intramontabile grande campione di sempre che si trova a lottare sia contro il campionissimo, sia contro i suoi anni, che forse gli hanno donato a malincuore anche un po' di ruggine. L'Izoard è alle spalle. In vetta al Monginevro il distacco tra i due è ancora mutato: 6' e 46". A Cesana 7' e 17", otto minuti al Sestrière. Saranno quasi 12 i minuti che separeranno quella maglia biancoceleste da Bartali all'arrivo. Per gli avversari ritardi che annichiliscono: Martini, Cottur, Bresci ed Astrua a 19' e 14";  Biagioni a 23' e 37". Ma nonostante questo Cottur sarà terzo in classifica generale. Coppi ha preso la maglia e nessuno più gliela leva di dosso. Ha vinto questa tappa e la quarta e questo è bastato. Giovanni Tarello (Borgo D'Ale (VC))

 

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