I BERSAGLIERI E LO SPORT
Il Ciclismo delle origini STORIA ANTICA: Polvere sudore sangue
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Quando si parla
della bicicletta e delle sue origini lontane bisogna distinguere quanto di vero ci sia nelle affermazioni, quanto di
reale ci fosse nell’uso (spesso era un gioco per grandi) e quanta
parentela questa abbia con l'oggi nell'utilità da lavoro, sportivo o diporto. Tutte queste cose si concretizzarono dai primi anni dell’800 agli anni 80 dello
stesso secolo. Sarà anche vero che nel Codice Atlantico di Leonardo c’è uno schizzo di velocipede
(1490 circa, vedi sotto imm. i) con trasmissione a catena, una novità introdotta nel 1885, ma nessuno ha mai visto qualcuno pedalare
e/o riportarlo in letteratura. Il Prof. Augusto Marinoni verso la metà degli anni '60, durante i lavori di restauro del Codice Atlantico, scoprì che il
disegno non era sicuramente di Leonardo, ma più probabilmente di uno dei suoi allievi.
Nella scienza è importante dopo l'idea, gli sviluppi e l'applicazione di
altri e delle tecnologie che man mano il progresso offre. Non così è stato
per Leonardo o la bicicletta. Ma nel
lavoro come nelle scoperte anche le P.R. servono !!!. In Inghilterra poi qualcuno riconosce su una vetrata di una chiesa del 1642, a Stoke Poges, un angelo seduto su una trave a forma di cavalluccio marino, appoggiata su due ruote. Se è per questo c’erano dei pittori che avevano fantasie ancor più sfrenate. C’è addirittura chi fa risalire
la bicicletta ai Cinesi, che fanno il pari con Leonardo a scoprire tutto. Pare che i Cinesi utilizzassero carri a due ruote addirittura nel 9500 a.C. In Egitto se ne trova traccia intorno al 4000 a.C sembra trainati da cavalli. Tutti i cavalli hanno trainato carri a due ruote, solo che erano appaiate. Per stare
diritto, su due ruote in linea, il mezzo ha bisogno di uno sterzo e della
velocità sufficiente. Fate un pò Voi. Presso il Deutsches Museum di Monaco è conservato un modello detto bicicletta di Kassler risalente, pare, al 1761. La paternità dell'invenzione è tuttavia oggetto di discussioni, tanto che molti pensano si tratti in realtà di un modello francese esportato in Germania ma in tempi successivi. Ma se i francesi esportavano in Germania già dal 1761 Monsieur de Sivrac, aristocratico parigino in piena rivoluzione (1791) poteva inventare il rozzo prototipo di quella che sarà la bicicletta moderna ?. Gli sarà, speriamo, sicuramente servita per evitare la ghigliottina. La nostra bicicletta-celerifero, due ruote di legno a sei raggi congiunte da una trave, si spingeva facendo leva con i piedi a terra: In discesa si andava da Dio ma gli aristocratici ci giocavano. Passato Napoleone, che di bicicletta non faceva uso, il barone tedesco Karl von Drais presenta nel 1817 a Mannheim la draisina, con ruota anteriore sterzante, ma ancora senza pedali (vedi prima immagine). La prima corsa di Draisine (1819) sembra sia stata vinta dal tedesco Semmler: 10 Km in 31'.30”(oggi il primato del mondo nei 10.000 piani di corsa è sotto quel limite !!.). Per un percorso misto su sterrato sarebbe comunque già una bella media. Attenzione al nome;il termine draisina, resterà a lungo. Qualcuno suggerì di dotare di draisina i corrieri commerciali e postali. Il tentativo, però, fallì a causa dell'eccessivo consumo di suole di scarpe !!!. Intorno al 1840 il fabbro scozzese Kirkpatrick Mac Millan elabora un veicolo con la ruota posteriore motrice più alta di quella anteriore, con pedivelle azionate dall'uomo seduto sulla ruota stessa. Tutti hanno presente quei velocipedi col ruotone davanti che per usarli bisognava essere acrobati: bene quello era invertito (imm. f). Arcaica per arcaica, questa aveva le pedivelle. Questa soluzione come detto lo costrinse a cambiare radicalmente la posizione di spinta ma non gl'impedì di percorrere qualcosa come 200 chilometri in un sol giorno: roba da ciclisti moderni!. Il moderno velocipede conobbe un certo impulso grazie ai francesi Pierre e Ernest Michaud, che realizzarono i primi modelli commerciabili nel 1861. Il mezzo strabilia ed impaurisce i passanti scorrazzando lungo i Campi Elisi. Questa stranissima "cosa", composta da due ruote,una posteriore piccola e una molto grande anteriore, dotata di pedali, tenuta insieme da una specie di telaio, ed un sellino, posto sopra la ruota anteriore, venne chiamata "biciclo" o bicicletta. Già nel 1864 Michaud costruì ben 142 modelli, e l'anno dopo 400. Tutti i modelli successivi si svilupparono secondo questi presupposti. In Inghilterra James Starley, operaio in una fabbrica di macchine, ideò un altro biciclo e lo battezzò 'Gran-Bi'; i suoi superiori brevettarono il modello di Starley nel 1870 con il nome di 'Ariel' e cominciarono a produrlo industrialmente. Il biciclo ebbe grande successo, nonostante le difficoltà di guida (equilibrio). Anni dopo (1880) ideò un modello più basso, molto simile alla moderna bicicletta. Il trucco quindi sembrava essere: avvicinarsi al terreno e mettere un moltiplicatore di forza. In Italia il primo velocipede “a tre ruote” fece la sua comparsa nel 1869, da una idea di un orologiaio: Raimondo Vallani che presentò la sua invenzione al carnevale di Modena. Vallani riuscì a venderlo per 200 lire e da quel momento ne produsse molti altri (imm. h). Se serviva per il lavoro in città (messi, corrieri, militari) poteva servire anche per andare al lavoro più velocemente e più lontano. Il concetto dell'odierna mobilità. Se si lavorava più veloci di un altro si poteva anche correre. Il passo per le gare è fatto. |
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Il 31
Maggio
, nel parco parigino di Saint Cloud, viene disputata la prima corsa. Il vincitore è un Inglese, amico di Michaud, James Moore, che percorre 1200 metri in 3'50'' precedendo di 20 metri due corridori francesi. Il 7 novembre 1869 fu indetta una competizione, durissima per quei tempi, 123 km cui presero parte 198 concorrenti,
(compreso 6 donne). Il percorso univa Parigi a Rouen. Vincitore risultò ancora James Moore, che per compiere il percorso impiegò 10 ore 45
minuti. E’ incerta la data della catena, chi dice 1868 da parte di 2 meccanici francesi Guilmet e Mayer e Surinay che l’hanno dopo aggiunge al mozzo delle ruote i cuscinetti a sfere. Chi dice 10 anni dopo grazie ad un altro francese Louis Sergent, che dimostra di conoscere bene i disegni di Leonardo da Vinci. Nel 1869 in Inghilterra si organizzò una gara da Londra a Brighton mentre in Italia,
la città di Padova ospitò due gare, che avevano come traguardo Piazza Vittorio Emanuele (Prato della Valle), e che videro vincitori Antonio Pozzo e Gaetano Testi. In Belgio fu organizzata una prima competizione a Ukkel poi in Germania su tre percorsi brevi, rispettivamente di 750, 1.000 e 1.500 metri, con premi in denaro per i vincitori. Poi c'è l'innovazione dovuta da un veterinario scozzese, John Boyd Dunlop, che utilizza al posto delle gomme piene, tubi di para vulcanizzata gonfiati ad aria: è il primo pneumatico. Erano come i palmer, se foravi li gettavi. Con le strade d’allora la foratura era una costante. Fu grazie quindi al contributo di John Boyd Dunlop, veterinario di Dublino, che la bici comunque divenne un po' più comoda e meno rigida. Fu lui infatti a richiedere, nel 1888, il brevetto dei primi pneumatici in tela gommata riempiti d'aria per costruire un triciclo al figlio. Dunlop vista la sorprendente scorrevolezza che la sua invenzione procura alla bicicletta, propone ad una squadra di ciclisti inglesi di adottarli.
Ovvio dire che la squadra vinse la prima gara in cui fece uso di questa
innovazione. Il pneumatico ebbe un successo strepitoso, e Dunlop non si dedicò più alla veterinaria, ma a costruire
stabilimenti tutt'ora attivi. Per le forature supplisce due anni dopo il francese Eduard Michelin
(altro personaggio noto), inventando il copertone e la camera d’aria, più facile e veloce da cambiare, grazie al quale Carlo Terron si aggiudica la Parigi-Brest (1208
Km !!!) nel 1891. Tutto quello che serviva alla bicicletta moderna era ormai pronto. Telaio, Gomme, Camera d’Aria, Catena, cuscinetto etc. Costruito da John Kemp Starley il Rover si può considerare il primo modello di una nuova era nella storia delle due ruote a pedali. L'originale forma del telaio lasciava intravedere la geometria chiusa a trapezio, che sarebbe stata adottata in seguito e che è giunta fino ai giorni nostri. http://www.jimlangley.net/ride/bicyclehistorywh.html l'evoluzione del mezzo in inglese |
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da una rivista americana •1875, Italian militia called Bersaglieri use highwheeled bike riders to deliver messages during maneuvers. The bikes had lanterns, rifles, ammunition, and knapsacks. The cyclists carried messages, and averaged 12 mph. In Italia un corpo di soldati detto Bersaglieri usa velocipedi per consegnare messaggi durante le manovre. Le biciclette hanno lanterne fanali, arma individuale e sacca. I Ciclisti nel consegnare messaggi raggiungono una velocità di 12 miglia orarie (circa 22 Km). 23 giugno 1875 alcuni soldati del presidio di Milano, fra cui sette bersaglieri dell'8°, partecipano ad una corsa su velocipede. Così era chiamato un derivato a due ruote della Draisine 1818 e del biciclo Michaud 1855. In pratica si trattava di una bicicletta, coi pedali sulla ruota anteriore, d'altezza al mozzo (raggio) di 60 cm circa e della metà la posteriore. Questi mezzi entrati in caserma per prova, come si è visto, nel 1878 partecipano alle grandi manovre nelle Marche. Nel 1887 alla rivista di Rubiera (RE) ogni reggimento ha tre biciclette della ditta Turri e Porro di Milano. Nella primavera del 1895, Il generale Testafochi (ex bersagliere) riesce a convincere le autorità ad usare, alle grandi manovre, un drappello di 16 uomini comandato dal Capitano Luigi Camillo Natali. La diffusione in Europa del mezzo convince anche gli italiani ad istituire, presso la scuola di tiro di Parma comandata dal Gen. Ferraris, già colonnello all'11° bersaglieri, la prima compagnia ciclisti. E' il 15 marzo 1898. Al termine del primo ciclo d'addestramento, tre plotoni raggiungono il 4, 5, e 9° reggimento. Nel 1899 al termine delle manovre coi nuclei raccolti si decide la costituzione in Bologna di una compagnia organica soprannumeraria al 4°. L'anno seguente i reggimenti 3-4-5 e 12° hanno la loro compagnia ciclisti, fino a quando nel 1905 la 12a appiedata di ogni reggimento diventa ciclisti (la 12a è sempre l'ultima compagnia di 3 battaglioni =3x4). Nel 1908 si costituisce a Bologna il primo battaglione provvisorio ciclisti al comando del maggiore Cantù e si adotta la Carraro come mezzo. La costruzione tutta particolare, in telaio pieghevole, spallabile, con borse, zainetti, porta fucile mod. 91, pesa a pieno carico 30 Kg. Nello stesso anno (1908) il battaglione ciclisti compie il "primo" giro d'Italia in 10 tappe per 1153 km in sella e 73 a piedi. (vedi in Uniformi i primi ciclisti) |
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LE GARE - LE CLASSICHE |
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Come si è visto le prime gare erano nate come sfide, contro il tempo e contro l’uomo. Ma l’uomo, non essendo di ferro, ci scommise sopra mettendo in moto il ciclismo professionistico. Si organizzavano kermesse viaggianti a disposizione di Fiere, mercati etc. In Italia le corse proseguirono nel 1870 con la Firenze-Pistoia, di 33 km, vinta dallo statunitense Rynner van Hestet, e nello stesso anno si disputò il circuito dei bastioni milanesi. Era il neo costituito “Veloce Club Milano” ad organizzare un “campionato italiano”, per complessivi 11 km: Vinse Giuseppe Pasta alla media di 17,8 km. Seguirono la Milano -Novara (1872) e la Milano- Piacenza (1873), vinte dal milanese Giuseppe Bagatti Valsecchi. Nel 1876 si disputò la prima classica italiana, la Milano-Torino, vinta da Luigi Magretti su altri 13 concorrenti a una media inferiore ai 13 km/h. Si correva per ore e ore. 1875- In Italia viene distribuito ai reggimenti di fanteria il primo velocipede, con ruote basse. Inizialmente la bicicletta a uso militare venne usata solo per il servizio di corrispondenza. Intanto, verso la fine degli anni Ottanta, si affermò la bicicletta, a discapito di bicicli o tricicli, favorendo la diversificazione delle specialità. Carlo Braida, nel 1888, stabilì e ritoccò i primati del chilometro, del miglio e dei 10 km; Nel 1888 si disputò anche il Campionato d'Olanda. Da questo momento le corse in linea non si contarono più. Vi diamo un semplice elenco che potrebbe anche essere parziale e inesatto. | -1891 - si disputarono i primi campionati italiani, con le specialità su pista e su strada, vinte ambedue da Antonio Robecchi e la Bordeaux-Parigi. La Bordaeux-Parigi fu organizzata il 23 maggio 1891 dalla rivista francese Le Véloce Sport, in collaborazione con il Vélo Club Bordelais. Il tragitto, lungo 557 chilometri, era piuttosto accidentato e il vincitore, l'inglese Georges Mills, giunse a Parigi dopo 26 ore 34 minuti e 57 secondi, seguito a distanza di un'ora dal suo concittadino Holbein media 21 km/h (senza dormire) | -1891 La Parigi-Brest-Parigi Fu inaugurata il 6 settembre 1891. Il tragitto di
1.200 chilometri fu percorso dal vincitore Terront, su una bicicletta Humber con pneumatici Michelin, in 71 ore 16 minuti. Il suo diretto avversario Laval, su bici Clément con pneumatici Dunlop, giunse al traguardo nove ore dopo. La gara fu ripetuta regolarmente ogni dieci anni fino al 1951.
-1892, il campionato della Svizzera e la Liegi-Bastogne-Liegi |
-1893, durante un campionato mondiale indetto a Chicago, lo statunitense Arthur Zimmermann conquistò i titoli di velocità sul miglio e di mezzofondo sui 10 km, mentre il sudafricano Laurens Meintijes prevalse nel fondo di 100 km; sempre nel 1893, il francese
Henri Desgrange stabilì il primo primato dell'ora (35,325 km).
Campionato del Belgio, Parigi-Bruxelles
-1896, la Parigi-Roubaix, la Parigi-Tours e il Campionato di Spagna. Ripristinate le Olimpiadi, il c. vi fu ammesso con sei specialità. Nella Parigi-Roubaix risultò il tedesco Josef Fischer, che percorse la distanza di 280 chilometri a una velocità media di 30,162 chilometri orari. |
-1903 il Tour de France. Henri Desgrange, direttore del giornale "L'Auto" e recordman dell'ora nel 1893 riuscì a realizzare il 1° luglio del 1903 una sua vecchia idea, fino a quel momento ostacolata dai più, e cioè una corsa a tappe attraverso la Francia. La gara ebbe fin da subito un grande successo. Il primo Giro di Francia, lungo 2.428 chilometri, contava sei tappe. Vincitore fu Maurice Garin, che conservò una media di 25,3 chilometri orari. La seconda edizione del Tour fu segnata da uno scandalo: vinse di nuovo Garin, insieme a tre compagni che si classificarono al secondo, terzo e quarto posto. Furono tutti squalificati perché si erano accordati durante il percorso e la vittoria passò a Henri Cornet. L'italiano Gerbi, scambiato per Garin, fu picchiato dal pubblico e costretto al ritiro. | |
-1903, la Milano-Torino (ripresa dopo il 1876); |
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In Italia, il 6 dicembre 1885 fu costituita a Pavia l'Unione Velocipedistica Italiana (U.V.I.) la cui denominazione fu mutata, nel 1964, in Federazione Ciclistica Italiana (F.C.I.). Nel 1892 fu costituita l'International Cyclist Association (I.C.A.), trasformatasi nel 1900 in Union Cyclist International (U.C.I.) con compiti e strutture di massimo organo direttivo del ciclismo mondiale | ||
Due opere di Lautrec Disegno di prova |
a sinistra e manifesto pubblicitario qui sopra per catene Simpson |