La storia è racconto attraverso i libri Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito. 99 LA GRANDE GUERRA IN ALTA VAL DEGANO |
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di PierLuigi Giampaoli
Aviani & Aviani Ed. Udine www.avianieditore.com |
Premessa - Presentazione
Non scrivo
nulla di originale. Ho scopiazzato a destra ed a manca per fare quella
che oggi chiamano "ricerca" ed ho aggiunto pochissime confidenze
ascoltate quando non esistevano i registratori; i primi registratori
erano troppo voluminosi ed insospettivano gli schivi interlocutori
locali. Oramai quegli interlocutori, che furono testimoni perché
assoldati a scavar trincee o a costruire strade in questa valle, furono
poi inviati a combattere in altre valli ed ora non ci sono più. È quindi
giocoforza ricorrere a quanto è già stato scritto. |
Il col. Pierluigi Giampaoli è nato a Buja (Ud) il 21/6/1941. | LA NEVICATA |
Dopo aver frequentato fino alla seconda elementare la scuola
di Codesio a Urbignacco, si è trasferito a Roma con la famiglia, dove
nel 1959 ha conseguito la maturità classica. Nell'ottobre dello stesso anno è entrato alla Accademia Militare di Modena dove ha frequentato il 160° corso e successivamente la Scuola di Applicazione d'Arma di Torino. Ha partecipato al corso di specializzazione per le Truppe Alpine presso la Scuola Militare Alpina di Aosta ed i corsi di sci e roccia, ottenendo la qualifica di Istruttore Militare di Sci. Nell'ottobre 1963 è stato assegnato alla 72a compagnia del btg. Alpini Tolmezzo a Venzone, dove ha comandato il plotone ottenendo ottimi risultati nelle valutazioni delle prove a fuoco. Trasferito al btg. Alpini Mondovì 11a cp. a Forni Avoltri, ha comandato il plotone fino all'autunno del 1966, ottenendo altrettanto brillanti risultati nella valutazione delle prove a fuoco dei plotoni. Ha partecipato al soccorso delle popolazioni della Val Visdende nell'alluvione del 5/9/1965. Ha comandato dal 1966 al 1978 le seguenti cp.: · 11a cp. fucilieri a Forni Avoltri organizzando i soccorsi alla popolazione e contribuendo a portare in salvo il patrimonio faunistico della Stalla Sociale e alle ricerche delle persone mancanti, il 4 novembre 1966 · La compagnia Comando Reggimentale 2° Alpini a Cuneo. · La 71a compagnia fucilieri btg. Gemona a Pontebba. · La 167a compagnia Mortai btg. Cadore a Tai. · La 264a compagnia Alpini Arresto "Val Cismon" a Santo Stefano di Cadore. Ha partecipato alle operazioni anti terrorismo in Alto Adige, svolgendo turni alla diga di Val Daora a San Candido, ma soprattutto a Luttago in Val Aurina. E stato vice comandante del btg. Tolmezzo a Paluzza e comandante per 5 mesi. Ha comandato il distaccamento della Brigata Alpina Julia di Sappada dal 1981 al '83 e dal 1984 al '86 il btg. Val Brenta a Brunico. Infine, trasferito a Udine, al Comando Brigata Alpina Julia, ha seguito l'addestramento e si è occupato del servizio Meteomont e delle valanghe, inviando all'Istituto Geografico Militare le carte delle valanghe delle tavolette di Forni Avoltri, Monte Coglians, Val Pesarina e Comeglians. Ha ottenuto la laurea di Dottore in scienze strategiche presso l'Università di Torino. E’ stato presidente dell' A.S.M. Coglians nel biennio 1983-84. E stato responsabile dello sci da fondo del Comitato Carnico Giuliano della FISI nel biennio 1989-90. Presidente della Sezione Carnica dell' A.N.A. dal 1990 al '99. È stato per vari anni Vice Presidente della sezione C.A.I. di Forni Avoltri. Si è dedicato alla ricerca di reperti e manufatti della Grande Guerra nel territorio del Comune di Forni Avoltri , contribuendo al nascita del Museo "Forni Avoltri nella Grande Guerra". |
L' 8 novembre calò sulle Alpi il pieno inverno con tutti i suoi rigori, che imposero una tregua alle operazioni militari. La neve seppellì le trincee, bloccò i camminamenti e le strade. I muli affondavano fino al petto ed i loro giornalieri trasporti si interrompevano, così i viveri, le munizioni ed j materiali arrivavano in trincea solamente a spalla. Parte della compagnia Volontari fu scaglionata lungo le mulattiere per spalare la neve ed aprire la pista, mentre gli altri Volontari si concentrarono a Bordaglia di sotto. Da qui ogni notte, spingendosi sulle pareti occidentali del M. Volaia, sorvegliavano il vallone del Rio Volaia trasformato dalla neve e dalle valanghe che ininterrottamente vi si accumulavano, in un largo corridoio, che invitava gli sciatori austriaci a tentare, con rapida discesa, incursioni nelle nostre linee. Per 13 giorni, perdurando il maltempo, gli uomini del presidio di Spina Pasce, non potendo essere riforniti di viveri, si ridussero a mal partito. Due Volontari Alpini, nel generoso tentativo di portar loro un sacco di pane, precipitarono dalla parete nel sottostante vallone di Bordaglia. Il soffice tappeto di una recente nevicata li salvò. I compagni accorsi riuscirono, dopo immani sforzi, a portarli felicemente dentro le nostre linee. Il maltempo riprese con violente bufere di neve. Nevica otto giorni di seguito ininterrottamente. Le falde si accumulano alle falde e lo strato della neve si alza a vista d'occhio. Le montagne si gonfiano, aumentando di altezza e prendendo un aspetto uniforme. Lavine di neve e sassi precipitano nei canaloni spazzando via i ricoveri e seppellendo quanti soldati il destino ha fatto trovare sul loro passaggio. Tutti i combattenti delle Alpi vivono sotto l'incubo delle valanghe ed ogni rimbombo della valle dà loro una stretta al cuore, con l'angoscia di sentire l'urlo dei compagni travolti. Le mulattiere ed i sentieri scompaiono. Non si tenta neppure più di aprirvi una pista. In qualche punto si passa attraverso gallerie scavate nella neve. Causa le difficoltà dei rifornimenti, il presidio di Spina Pesce viene ridotto ad un ufficiale e 5 uomini. Si danno il cambio Volontari della compagnia di Gemona ed alpini del 3° Reggimento (btg. Alpino Val Dora). Quei sei uomini sono attaccati alla vita solo dalla speranza e dalla loro indomabile volontà. Notte e giorno lottano con l'impraticabilità del luogo, col nemico, col freddo, con le valanghe col sonno e, talora, con la fame. Tesi in uno sforzo continuo, senza riposo, sono costretti giorno per giorno, ora dopo ora a conquistarsi la vita. Sfogliando il diario della compagnia in questo periodo, al 5 dicembre 1916 e per sei giorni di seguito leggiamo sempre la stessa nota: neve, neve, neve e vento, neve e tormenta. La guerra sulle Alpi resta così sepolta nella massa grigia della neve. I soldati si muovono, lavorano, dormono, vegliano, combattono e muoiono nella neve. Innumerevoli provvedimenti si devono adottare contro il freddo; i Volontari non trascurano nulla e così non dovranno lamentare alcun caso di assideramento. A Spina Pesce non si può più salire. Al piccolo presidio non arriva più da mangiare, il dilemma è morire sfiniti sulla posizione o scendere. Il 6 dicembre giunge dal Comando della Zona Carnia l'ordine di lasciare la posizione e di ricoverare gli uomini nelle ridotte di Casera Bordaglia. Quei valorosi si preparano in silenzio con lo strazio nel cuore. Quelle rocce, bagnate dal sangue generoso dei loro compagni caduti, erano diventate sacre per essi, mentre il nemico, una volta lasciato l'avamposto avrebbe potuto occuparlo rendendo vano il sacrificio di tante vite. Fissata per un capo la corda e gettato l'altro lungo la parete, calano prima gli zaini, gli attrezzi, le munizioni. Poi quando tutto l'equipaggiamento è al sicuro, messo il fucile a tracolla vengono giù anche loro. Scendono ad uno ad uno nel vuoto aggrappati alla corda diaccia. Per ultimo scende l'ufficiale. Nevica. |
Diario di Mussolini – I ciclisti sulle vette della Carnia- 27 Marzo 1916 - Da Rigolato a Forni Avoltri ci sono 7 km. e mezzo di strada maestra. A Forni c’è il comando del mio battaglione. Lungo la strada, il solito movimento delle retrovie: biciclette, carri, camions. Incontriamo una piccola automobile della BRC inglese, guidata da uno chauffeur coll’inevitabile pipa corta in bocca (Era un piccolo distaccamento che dipendeva da Tolmezzo). A Forni, dove giungiamo verso le 11, ci dicono dove si trova la mia compagnia. Ci mettiamo al seguito della colonna dei muli che portano i viveri. Di rimarchevole a Forni non ho visto che un palazzo delle scuole elementari, quasi grandioso. Siamo una decina di bersaglieri: con noi l’aspirante ufficiale Baldesi, toscano. Tre ore di marcia lungo una mulattiera che attraversa un’abetaia così folta, che impedisce al sole di giungere a terra. A quota 1576, alla destra del torrente Bordaglia, che nasce dal laghetto omonimo, trovo il 1° plotone della mia compagnia (33° btg dell'11° reggimento). Sono arrivato. Il plotone è ricoverato- insieme con altri bersaglieri ciclisti del 10° - in una baracca di legno a tre piani. Di fianco c’è la cucina e uno sgabuzzino, sulla cui porta sconnessa sta scritto pomposamente: Sala convegno per fumatori. C’è il fumo, ci sono i fumatori, ma quanto alla sala è un’esagerazione. La stanchezza mi concilia rapidamente il sonno. - 3 Aprile. - Grande sole. Stamani nella solita «ricognizione» ci siamo spinti ancora più in là. Erano con me i caporali Pietroantonio, un giovane abruzzese tornato dall’America per fare il soldato, e Serrato Antonino, un valido e animoso siciliano del distretto di Cefalù. Verso le 11, l’artiglieria nemica ha battuto con granate shrapnels le nostre posizioni della Selletta fra il But e l’Ombladet. Le granate, scoppiando, schiazzavano di nero la neve. Pomeriggio di silenzio alto, interrotto soltanto dal rombo delle valanghe. Le quali non sono le valanghe dirò così -classiche- che si formano col « sasso che dal vertice» rotola giù nella valle. Sono, invece, grandi strati di neve che slitta dai costoni più ripidi, per effetto del vento o del peso della neve stessa. Qua e là, la montagna comincia a mostrare le sue rocce. È la primavera? Un tenente del battaglione ciclisti mi regala, come suo ricordo, una fotografia delle posizioni del Passo di Giramondo e del Volaja. Ieri, mentre gli alpini operavano il «cambio » dei piccoli posti in Bordaglia Alta, furono scoperti dalle vedette austriache. Tre morti dei nostri sono caduti nel camminamento, fra la neve." - 4 Aprile.- Ricognizione mattutina al valico del Volaja. - Erano con me il tenente Santi e tre alpini della “compagnia volontari alpini”. Indossavano il camice bianco. Questi volontari sono in gran parte carnioli e friulani. Gente del paese. Di tutte le età. Di tutte le condizioni sociali. Sbarrando i passi ai confini d’Italia, essi difendono le loro case, le loro famiglie, i loro villaggi che sarebbero i primi a subire le violenze dell’invasore. Gente simpatica. Siam giunti al laghetto di Bordaglia (da Forni con strada forestale verso Nord), completamente gelato. Dal laghetto ha origine il torrente omonimo che si getta a Pierabech nel Fleons o Degano, dopo aver ricevuto, come confluente, il Volaja. Il tenente Santi - che oltre ad essere il mio superiore, è un mio amico carissimo - ci ha fatti sostare per alcuni minuti in posizione conveniente per vedere, senza essere visti, le linee nemiche. Col binocolo si vedono benissimo, anche nei dettagli, i «blockhouses» austriaci che presidiano il Passo di Giramondo. Il tenente Barnaba, territoriale, della compagnia dei volontari alpini, è stato lieto di incontrarmi, e ci ha offerto un sorso di cognac. |
I VOLONTARI ALPINI
pag 318... È più che giusto e
meritato prendere in particolare considerazione le gesta della Compagnia
Volontari Alpini Gemona per quanto hanno saputo fare in questa Regione.
Non esiste allo SME un diario storico della compagnia. Immediatamente
dopo la fine della Grande Guerra il Ten. Col. Raffaele Marconi dopo
accurata ricerca ed avvalendosi della testimonianza di alcuni superstiti
compilò una copia dattiloscritta di 75 pagine conservata dalla famiglia
del Volontario Alpino Castellani. |
Di lassù, lo sguardo abbraccia un panorama di montagne meraviglioso. Le Dolomiti della sinistra del Cadore lanciano al cielo le loro guglie sottili. L’anima, dinanzi a questa visione, si dilata e si esalta. La montagna, come il mare, fa « sentire » l’immensità." - 12 aprile 1916.- Questa è la guerra del buio, della notte. Le giornate trascorrono in una grande tranquillità: le notti invece sono sempre movimentate. Si comincia a combattere nel crepuscolo e si continua a tenebre alte.Questa notte fuoco vivo di fucileria in Bordaglia Alta. Lo scoppiettare secco dei fucili era, di quando in quando, coperto dal fragore delle bombe a mano. Stamani leggera nevicata. Poi, sole. Siamo andati a ultimare le trincee. Quando si tratta di questi lavori i soldati non battono la fiacca. Le due trincee dominano tutta la valle del Volaja. Me lo ha detto il cap. Ricchieri, dei bersaglieri ciclisti, che conosce a meraviglia queste posizioni. Poiché l’ultima trincea in alto è stata disegnata da me e scavata sotto la mia direzione, il cap. Ricchieri mi tributa un piccolo elogio. Ho preparato due tabelle di legno, che abbiamo inchiodato su due tronchi mozzati, i nomi delle trincee. La più lunga, che è quella più in basso sarà chiamata d´ora in poi il Trincerone dei bersaglieri, quella in alto Trincea Cadorna in onore del nostro generalissimo." |
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Al centro del paese in un edificio
del XVIII secolo già sede del Municipio oltre alla mostra "Forni Avoltri
nella Grande Guerra" è allestita la collezione etnografica "Cemout
chi èrin" al suo interno vi sono ricostruiti gli ambienti domestici,
cucina, camera da letto e del lavoro tradizionale, a documentare gli
antichi mestieri. Si possono inoltre ammirare costumi ottocenteschi,
corredi nuziali, oggetti suppellettili. Ai piani superiori la mostra
permanente del famoso fotografo di Forni Avoltri e della Carnia, Gino
Del Fabbro, le cui opere sono state pubblicate in molte riviste e
giornali italiani ed esteri ed esposte in varie mostre. Un ampia sala è
a disposizione per l'allestimento di mostre itineranti che variano ogni
anno: lo scorso anno ha avuto successo "1944 i rivo iu Cosacs".
Questa "Mostra" vuole essere un messaggio di Pace alle genti, per
ricordare e dimostrare la tragicità e l'insensatezza della guerra
narrando la storia del primo conflitto mondiale nell'Alta Val Degano
fatta di lutti, dolori e sofferenze subiti dai semplici soldati e dalla
popolazione civile uniti da un unico destino di chi quella guerra
dovette subirla. Una
significativa sezione è dedicata alla documentazione reperita
nell'archivio comunale (ricerca non ancora terminata) che va dal 1914 al
1919, centinaia di documenti inediti, che mettono in luce un lato quasi
sconosciuto della guerra da cui emerge chiaramente la drammaticità delle
condizioni in cui la popolazione civile era costretta a vivere e che
vorremmo ulteriormente evidenziare.
Il fronte Alta Val Degano |
ORARI di APERTURA LUGLIO - AGOSTO |
La Valanga – 21 novembre 1916 l'immagine e l'elenco dei caduti http://www.graffitidiguerra.it/easyne2/LYT.aspx?Code=GRAG&IDLYT=574&ST=SQL&SQL=ID_Documento=90 |
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