La storia è racconto attraverso i libri Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito. 92 LE TRUPPE ITALIANE IN FRANCIA - T.A.I.F. di Mario Caracciolo |
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Dall'introduzione dell'Autore: Questo libro non è opera di propaganda o di esaltazione patriottica. Frutto di accurate ricerche su documenti italiani e francesi e su quante pubblicazioni tedesche ho potuto raccogliere, esso vuole essere uno studio serenamente storico, in cui i fatti sono accertati e controllati ed esposti nella loro nuda essenza. Perciò non parole altisonanti né pietose reticenze : dove fu sacrificio, il sacrificio è senza veli raccontato ; dove fu errore, l'errore è segnalato, poiché solo i miseri di intelletto possono credere che una grande tragedia collettiva, come la guerra e - nella guerra - la battaglia, possa avvenire senza manchevolezze, quasi che tutti gli uomini e sempre siano perfetti, e tutti gli avvenimenti si svolgano secondo il programma che pie sembri estetico o pie accarezzi la nostra vanità. Vince chi erra meno : per ciò ben meritammo la vittoria sui campi di Francia come su tutti gli altri. Certo, il mio cuore di italiano e di soldato ha spesso battuto con maggior violenza, quando nei concitati rapporti ho letto il racconto di magnifici atti di valore delle nostre truppe, o s'è stretto di pena, di fronte alla gravita del loro pericolo e al numero delle loro vittime. Ma ho voluto, e spero saputo, imporre al mio cuore il ritmo normale. Poiché se la virtù di questo nostro sangue italico ha permesso che anche la sola, la schietta verità dei fatti fosse cosi onorifica per il nostro Soldato come per il nostro Comando, mi è parso che li avrei diminuiti, coprendo di parole e di fronzoli le linee dritte della loro opera : cosi vista, anche la Storia, e soprattutto la Storia, è monumento di fierezza nazionale Fu da qualcuno molto criticato l'invio di questo contingente italiano, come poco confacente alla dignità e al nome della Nazione nostra. Il generale Brancaccio accusò il ministro della Guerra del tempo di aver permesso che nostri uomini fossero inviati in Francia a prestar « servizii ai quali erano stati fino allora adibiti indigeni delle colonie». Anche più esplicito è Aldo Valori... fu grave errore dal punto di vista morale; l'Italia non avrebbe mai dovuto consentire che soldati suoi compiessero su territorio straniero opere utili, si, ma di natura servile e tale da diminuirli agli occhi dei burbanzosi colleghi delle altre nazioni », Non esprimerò certo il mio giudizio; mi limiterò ad affermare la mia convinzione che oggi, col cresciuto senso di dignità nazionale, un simile invio non avrebbe luogo o avverrebbe in forma ben diversa. (ndr: era già molto se fossero stati considerati come soldati poiché a loro (gli operai) i francesi non applicavano gli accordi bilaterali relativi ai soldati (con giudizio riservato ai tribunali militari italiani) bensì applicavano al Taif il codice militare di guerra francese per reati comuni soggetti alla corte marziale con immediato arresto). |
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Dal libro pag 235 sunti e passi | http://soldatinidicarta.altervista.org/truppe_italiane_in_francia.pdf | |
... In base alla convenzione, il Ministero della Guerra italiano diramò gli ordini ai depositi territoriali che dovevano fornire gli uomini; ma la fretta con cui fu organizzato l'invio originò intanto un primo grave inconveniente, cui solo dopo laboriosa, lunga, diligente opera dell'Ispettore fu possibile rimediare. Molti depositi, non ben compresi del compito cui erano destinati questi soldati, certamente non pensando alle conseguenze che per il buon nome italiano poteva derivare dall'invio di elementi fisicamente e moralmente tarati, si affrettarono a liberarsi di quanto personale avevano di scarto: ammalati, gente zoppicante, individui né conosciuti né sicuri. In gran parte l'inconveniente derivò dall'enorme lavoro che pesava sui depositi, dove si affollavano migliaia di uomini e dove prestava servizio ormai personale che - salvo pregevoli eccezioni - di militare non aveva che la divisa; molto dipese da un errato criterio: tanto, sono uomini che non devono combattere!. Così fu che si andarono man mano riunendo e avviando in Francia gli elementi da ogni punto di vista più scadente che galleggiavano nei depositi di tutta Italia; molti cosi malandati che già durante il viaggio dovettero fermarsi a stazioni italiane o francesi, perché in condizioni di salute da non poter proseguire. Nel complesso malvestiti, privati delle mostrine e dei fregi dell'arma e forniti tutti del distintivo e del numero del deposito d'origine, considerati dagli stessi compagni italiani, all'atto della partenza, come individui di scarto, non potevano sperare di fare migliore impressione in Francia. È inutile dire quanto abbiano nociuto al prestigio italiano le condizioni di tali truppe. Le popolazioni francesi che vedevano giungere a migliaia questi soldati. italiani, né sani né belli, tutti disarmati, e da adibirsi non come combattenti ma come lavoratori, ne riportarono la più penosa impressione. Si disse che erano sbandati di Caporetto, inviati in Francia per farli risanare dalla disciplina francese; si rimisero a galla le più vecchie e più sciocche leggende di briganti o di buoni a nulla. Peggio fece la presenza, fra queste truppe, di alcune migliaia di uomini delle classi giovani (ad esempio, vi erano fra essi ventunmila artiglieri della classe 1899, disponibili pel momento, data la mancanza di cannoni) che furono giudicati disertori della fronte. Per di più, I'inquadramento di queste truppe era deficiente: ufficiali presi alla meglio dai depositi, non idonei e non preparati per recarsi all'estero a rappresentare il nome italiano; non certo capaci di accrescerne il prestigio. Non può, dopo di ciò, sorprendere se le accoglienze della popolazione francese furono dove fredde, dove diffidenti, dove apertamente ostili. Né bastò a correggere questa impressione l'accoglienza cortese, talvolta ostentatamente cortese, delle autorità, anche esse forse comprese dallo stesso poco benevolo sentimento, ma ligie agli ordini ricevuti ed in ogni modo “cavallerescamente ospitali, come è nell'indole francese” (ndr: se la conoscete l’avrete già capito). Dato il quadro, per nulla esagerato, della costituzione di queste truppe è facile immaginare a quale formidabile lavoro doveva accingersi l'Ispettorato, da cui dipendeva una forza superiore ad un Corpo d'Armata, ma che non aveva l'inquadramento delle unità combattenti, ed era dispersa su tutta la fronte di battaglia, dalla Svizzera al mare, a contatto con decine di Comandi francesi e inglesi e con autorità politiche e territoriali d'ogni specie. |
Premessa:
L'offensiva tedesca di marzo in Francia era stata
disastrosa, nonostante gli americani fossero ormai da un anno sul piede
di guerra e sul suolo francese, ma non con le mani ai fucili. Cosa
aspettavano ? che i francesi e gli altri alleati si mettessero in
ginocchio per supplicare l'intervento ? volevano intervenire come ultima
spiaggia e diventare padroni dei destini d'Europa ? (come faranno). Gli
alleati a 5 mesi da Caporetto, chiedono di ritirare le truppe
dall'Italia perché a loro sembra che il fronte ormai si sia stabilizzato
e gli italiani ripresi (salvo successive offensive come quella di Giugno
del 18) e lo fanno anche perché se ne vanno 2 divisioni francesi,
l'artiglieria, e una divisione inglese. La contromossa di offrirne due
delle nostre non va a buon fine perché serve solo a coprire un ulteriore
ritiro programmato. La parola di mandare comunque soldati in Francia non
possiamo rimangiarcela e il 15 aprile è sul piede di partenza un intero
corpo d'Armata. In Italia per la stampa indipendente e per l'opposizione
questo era la goccia che faceva traboccare il vaso. Noi avevamo già
richiamato la classe del '99 che poteva anche andare a morire là mentre
loro non lo avevano fatto. Altri lavoratori senza tanto clamore vengono
comunque trasferiti in Francia al seguito delle linee di montaggio della
Caproni (a fine guerra i nostri aerei erano migliori di quelli dei
nostri alleati e il totale degli operai dei vari settori militarizzati
raggiunse la cifra di 100.000). Nell'estate del'18, in seguito alle
perdite subite dal II C.d.A., gli uomini del Taif vengono sottoposti a
visita medica di revisione e per oltre 6.000 di loro si aprono le porte
dei centri di addestramento del reggimento di marcia e dei battaglioni
complementi del II Cda. I Taif erano inquadrati in 4 raggruppamenti e
portavano divise con mostrine proprie. Era cappellano militare in una
unità Don Primo Mazzolari che vedremo in altro teatro bellico al seguito
dei soldati. La convenzione, che stabiliva l'invio in Francia di nostre truppe da impiegarsi in lavori militari e ne determinava i compiti, fu firmata in Roma il 19 gennaio '18. Nella convenzione era detto, in breve; quanto segue: « Il Governo italiano mette a disposizione degli Alleati 60.000 soldati, da adibirsi a lavori delle organizzazioni difensive, sulla fronte occidentale. I soldati saranno presi per due terzi da militari non idonei alle fatiche di guerra, per un terzo - e in via provvisoria - da idonei, aventi speciali attitudini e mestieri; questo terzo però nello spazio di tre mesi sarà sostituito con militari non idonei. Tutta la forza sarà ordinata su 200 compagnie, ognuna di tre centurie, comandate da capitani o tenenti e riunite in venti nuclei affidati ciascuno ad un ufficiale superiore. La riunione di cinque nuclei costituirà un « raggruppamento» cui sarà addetto un colonnello d'artiglieria o del genio. ... Quanto all'impiego, le T. A. I F.. lavoreranno. per unità organiche, sempre al comando di ufficiali italiani ma sotto la direzione di organi tecnici francesi. Ai comandanti del Raggruppamento perciò saranno affidate soltanto mansioni amministrative. L'equipaggiamento individuale sarà dato dal!' Italia, così pure la paga giornaliera. La Francia. completerà l'equipaggiamento, in modo da renderlo uguale a quello francese; darà i mezzi di trasporto alle unità, viveri, alloggi, rancio, indennità di lavoro e così via, insomma un trattamento perfettamente uguale a quello dei soldati francesi. Con queste premesse e questi chiari di luna organici il lavoro per l'ispettore generale Tarditi giunto in Francia ai primi di febbraio '18 fu quello di un'attenta selezione, fisica e morale. Stop agli arrivi fermandoli a Chambery subito dopo il confine in area di sua pertinenza filtrando i lavoratori-militari poi doppiato a Torino per vedere se in Italia si intendeva scherzare sulla nostra faccia esposta al pubblico ludibrio francese. Come detto non c'erano solo soldati "strani" ma anche ufficiali. Dalla selezione francese 200 ufficiali e 5.000 !! soldati ripresero il treno per l'Italia. I gruppi e le compagnie, appena giunti e inquadrati,
erano avviate ai lavori, dispersi qua e là dove occorreva. Generalmente
nella zona francese la truppa era accantonata, più o meno bene; in
quella inglese (era) attendata. Il regime di vita era sano. Al vitto si
provvedeva con l'acquisto dei generi alle sezioni francesi, così come
per le truppe francesi. Completando la razione con un opportuno impiego
della quota miglioramento rancio, i nostri uomini non ebbero a star
male. Meno bene si trovarono quelli alla fronte inglese, perché non
molto gradivano la razione inglese, con tutte le marmellate e le patate
secche che ne fanno parte precipua. In complesso, la salute delle truppe
migliorò molto e se per lungo tempo si ebbe una media del 7 % di
ammalati, bisogna pur tenere conto che si trattava in gran parte di
inabili, quindi gente meno sana e robusta. Per completare questo
argomento, dirò fin d'ora che - dati gli ottimi risultati avuti nell'
opera di riordinamento e di educazione morale del soldato l'Ispettorato
in luglio emanò un regolamento che fissò le norme di quest'opera,
chiamata, forse impropriamente, di propaganda, e i cui scopi dovevano
essere: il sostenere il morale del soldato ed elevarne la dignità di
italiano al confronto delle popolazioni e dei militari esteri ».
Istituì, dove fu possibile, numerose Case del soldato cioè locali dove i
soldati potevano riunirsi, leggere, scrivere, trovare uno svago onesto.
Messe sotto la vigilanza dei Cappellani militari, queste case furono
frequentatissime ed utilissime, specie quando in esse si istituirono
anche le scuole analfabeti: il vantaggio fu sollecito ed evidente. Di
grande utilità si dimostrò anche l'istituzione di conferenze morali »,
cui era destinato un ufficiale per nucleo: si trattavano argomenti
adatti all'ambiente e prendendo occasione dagli avvenimenti del giorno,
dalle vittorie sull'una o l'altra fronte, dalle notizie sulla situazione
del nemico. Fu quindi largamente spiegata ai militari la finalità della
loro missione, la necessità dell'intima unione con gli Alleati e poiché
intanto le accoglienze dei paesi erano man mano migliori, i nostri ne
sentirono un grande sollievo morale. In generale, le relazioni coi
Francesi divennero buone o almeno discrete; sinceramente buone quelle
con gli Inglesi; cordialmente ottime coi bravi ragazzoni americani. Si
aggiunga l'opera assidua, quotidiana di educazione e di elevazione,
fatta dagli ufficiali, con l'aiuto dei Cappellani militari, e, quando fu
possibile, l'organizzazione di onesti svaghi o di patriottiche funzioni:
proiezioni sulla guerra, feste militari, commemorazione dei Caduti,
organizzazione di bande militari (quella del 1° Raggruppamento andò a
Parigi per il ricevimento al Re d'Italia e suonò anche all'Ambasciata) e
così via. In complesso; verso giugno-luglio si poteva affermare che le
T.A.I.F. avevano raggiunto una perfetta coesione morale e disciplinare.
Ne diedero la prova le migliaia di uomini che, dopo brevissimo lavoro di
preparazione, furono all'altezza dei migliori combattenti
dell'agguerrito II Corpo d'Armata. Il II Corpo di Armata era appena arrivato in Francia, o almeno vi era appena arrivato il 640 Reggimento di marcia, che sorse la questione dei complementi: chi avrebbe rifornito di uomini il Corpo di Armata per sostituire il continuo e naturale consumo di forze, in tempi normali, e quello prevedibilmente forte nei giorni di combattimento? . Fin dai primi di maggio il Ministero della Guerra italiano, tenendo presente che nelle T.A.I.F. vi erano molti abili, dispose che- sottoposti a visita medica gli uomini di fanteria - gli abili fossero avviati al 640 Reggimento di marcia, invece di tornare in Paese come era previsto dalla convenzione iniziale. Successivamente, disposizioni ministeriali stabilirono che per rinsanguare il Corpo di Armata - vi fossero avviati i militari di fanteria abili, di classe posteriore al 1878; quelli delle classi 1876-77-78 dovevano essere avviati al 208° Battaglione di milizia territoriale, pure del Corpo di Armata in Francia (ndr: si trattava di gente di 40 anni). A cominciare da giugno, quindi, le T.A.I.F. riversarono al Corpo i loro elementi più validi; 2.000 in una sola volta vi affluirono dopo la battaglia dell'Ardre, a fine di luglio, ed altri ai primi di agosto, compresi 500 artiglieri (al 16 agosto le T.A.I.F. avevano dato al Corpo 4775 fanti, 500 artiglieri, 82 operai, falegnami, fabbri, etc.). Erano per la maggior parte vecchi combattenti del Carso e degli Altipiani: nei pochi giorni di istruzione al campo di Arcis-sur-Aube tornarono rapidamente ad essere quello che erano stati e si batterono onoratamente sull'Aisne e Sissonne e marciarono alla Mosa. |
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CARACCIOLO, Mario. - Nato a Napoli il 26 febbr. 1880 da Francesco, professore di storia, e da Maria Corbo, uscì sottotenente d'artiglieria dall'Accademia militare di Torino nel 1899. Superati i corsi della scuola di guerra (1904-1907), dal dicembre 1908 fu in servizio di Stato Maggiore (SM) presso il comando del IX C.d.A. Capitano nell'aprile 1911, con la guerra italo-turca partì il 9 ottobre per Tripoli, guadagnandosi subito una medaglia d'argento (Messri, 23 ottobre); assegnato presso il comando del corpo di spedizione alla direzione dell'Ufficio stampa e censura, rientrò in Italia nel luglio 1913 decorato anche della croce di cavaliere dell'Ordine mauriziano. Dopo aver seguito nel 1914 il corso della scuola centrale di fortezza nel febbraio 1915 era trasferito nel corpo di SM. Alla dichiarazione di guerra all'Austria raggiunse il fronte presso il comando della 29a divisione; promosso maggiore nel novembre, comandò dapprima il 12º, poi (dal maggio 1916) l'85º gr. d'artiglieria d'assedio. Tenente colonnello nel febbraio 1917, passò alla 53a divisione fanteria come capo di SM, e il 25 maggio, durante la 10a battaglia dell'Isonzo, in un'azione sul monte Vodice restò gravemente ferito, ottenendo un secondo argento. Rientrò dalla convalescenza il 15 ottobre presso la direzione truppe dell'intendenza della 2a armata, che pochi giorni dopo era dissolta con Caporetto, sicché il 26 novembre il C. era destinato presso il comando della neo 5a armata. In forza nel gennaio 1918 alla divisione territoriale di Roma, e promosso nell'aprile colonnello per meriti eccezionali, dal luglio di quell'anno fino al febbraio 1920 fu addetto militare presso la legazione di Atene e capo dell'Ufficio "I" interalleato. Al rientro era nominato aiutante di campo onorario del re. da http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-caracciolo_(Dizionario-Biografico)/ |
Quando l’Italia, come aveva fatto la Francia mesi
prima, annunciò nell'estate del '18 il ritiro degli operai per cessato pericolo i francesi
corsero ai ripari rigurgitando elogi - «Le général Foch, commandant en
chef les armées alliées, à S. E. le général Diaz, chef d'état-maior de
l'Armée italienne. Gli Italiani poi rimasero in Francia fino alla fine
dell'anno riattando strade e ferrovie distrutte dalla guerra lavori che
non mancavano anche in Italia. Excellence S. E. M. Orlando et le président du conseil des ministres de France ont d'un commun accord décidé de s'en remettre a vous du règlement de la question des travailleurs italiens actuellement en France. Je suis heureux d'une occasion de plus de m'entendre avec vous. « Après la lutte énergique que vous venez de soutenir, les besoins de vos armées échappent à ma connaisance et je ne puis en discuter; mais ce que je puis affirmer, ce sont les grands services que nous rendent les travailleurs italiens actuellement employés derrière notre front. « 7.000 d'entre eux sont employés à la construction des nouvelles voies ferrèes, que l'avance ennemie des premières iournées de la bataille de mars a rendues indispensables au maintien de communications suffisantes entre les fronts britannique et français . Ces voies sont donc d'un intéret stratégique supérieur, et leur construction ne peut sans les plus graues conséquences subir le moindre retard. «Plus de 12.000 travaillent en ce moment à la construction des positions couvrant Paris; je n'ai pas besoin d'insister sur l' importance qui s'attache à tout ce qui est fait pour la protection de la capitale, dont l'ennemi n'est qu'à 60 kilomètres. Enfin le reste, dont il faut retirer 4.000 hommes environ en-voyés en renfort au 2e C. A. italien, une trentaine de mille hommes environ est réparti en arrière du front de nos différenies armées, pour y participer à tous les travaux d'organisation ou d'entretien des positions, de routes, de gares, etc. «Dans les 350 kilomètres de secteurs calmes, et par suite, très faiblement occupés, le concours des travailleurs italiens nous permet de mettre en ligne tout l'effectif de D. I. très étirées sur de vastes fronts. Dans les 275 kilomètres de secteurs de bataille, où les fluctuations continuelles du front nécessitent des travaux nouveaux et un remaniement de ceux qui existent déjà, ce concours nous est plus précieux encore. Partout vos hommes, dont les chantiers sont parfaitement organisés, travaillent d'une façon remarquable, et tous les chef français sous les ordres desquels ils sont passés leur ont adresse des éloges dont j ai eu le plaisir de lire aujourd’ hui les témoignages écrits. « Le retrait de ces travailleurs qu'il faudrait immédiatement remplacer - parce que tout ce qu'il' font doit étre fait - causerait dans nos armées, sans parler de la charge nouvelle qu'il leur imposerait, une perturbation que je juge impossible d' y apporter en pleine bataille. «J'ai tenu à entrer dans ces détails afin que vous compreniez à quel point il est nécessaire que, au lendemain du jour où la bataille vient de se rallumer sur un front de 80 kilomètres, L' Italie nous continue le concours généreux qu'elle nous donne depuis six mois. Dans ces conditions, vous estimerez comme moi sans doute qu'enlever des travailleurs italiens du front français, c'est enlever autant de combattants français du front de la battaille ou nous soutenons une lutte acharnee pour la cause commune. Par suite, l'intéret bien entendu de cette cause impose de les maintenir actuellement à leurs chantiers de France et je vous demande de vouloir bien en présence de ces considérations admettre que les travailleurs italiens seront maintenus en France tant 'que les circostances actuelles ne se modifieront pas» |
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76a
Compagnia da Fortezza M. T. (per il dep. munizioni) 4a Sezione
disinfezione. - 8a Infermeria cavalli - Infermeria cavalli di tappa. 11O° Autoreparto (6 Autosezioni con dep. laboratorio) - 26a (2I7-218a Sez.) - 95a (809-810a Sez.) colonne carreggio e salmerie (con nucleo rifornimento quadrupedi) - Comandi di Tappa. |
Il variegato mondo degli "operai" militari si evince qui a sx fra le truppe e i servizi del II C.d.A. in Francia e "STABILIMENTI ALLA BASE"
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