La storia è racconto attraverso i libri  

Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito.

88

        L'INVASIONE AUSTRIACA DELLA SERBIA 1914

         MEMORANDUM sulle atrocità commesse dalle truppe austro-ungariche in Serbia      

Antefatto

Traduzione del rapporto

della Commissione nominata dal comandante della circoscrizione militare della Divisione della Drina e dal prefetto del dipartimento di Valjevo, incaricata di constatare i delitti commessi sul territorio Zavlah-Breziah; Commissione composta dal prefetto del dipartimento di Valjevo Gianiscie Krassoyevic, dal dottor Swetislaw Niholajevic, medico degli ospedali di Belgrado e dai testimoni: dott. Arius van Tienhoven dell'Aja in Olanda e Giulio Schmidt ingegnere ed industriale della Svizzera.

L' 8-21 agosto 1914 nel villaggio di Krivalia situato sulla strada che mena da Valjevo a Losnitza, la Commissione è condotta da un vecchio del villaggio in un prato ai piedi di un monticello, distante da 4 a 500 metri dalla strada. In questo prato, presso un ruscello giacciono quindici cadaveri di età e sesso differente ammucchiati gli uni sugli altri nella posizione in cui la morte li ha sorpresi. Dodici di questi cadaveri hanno le mani legate dietro il dorso e sono legati assieme da una lunga corda. Un poco più lontano, nello stesso prato, tre cadaveri d'uomini di età avanzata sono stesi sull' erba uno vicino all'altro. L'esame di queste vittime ha dimostrato ch'esse sono state prima maltrattate e poi legate, in parte; e tutti mutilati e quindi  finiti a colpi  di calcio  di fucile, di baionetta e d'arme da fuoco.

Prima di  toccare questi  cadaveri, il  detto  gruppo e stato fotografato  in presenza della Commissione ed in presenza del maggiore dell'esercito austro-ungarico Giuseppe Balzariek del 16. reggimento di fanteria, fatto prigioniero nei pressi del villaggio di Krivalia....

L' esercito austro-ungarico ha Commesso, durante il suo breve soggiorno sul territorio serbo, nel mese dì Agosto ultimo, le peggiori atrocità. Secondo i rapporti ufficiali degli ufficiali serbi, dei prefetti, come dalle testimonianze dei medici e dei corrispondenti stranieri che hanno preso parte alle inchieste; gli ufficiali e soldati austro-ungarici hanno ucciso i prigionieri, finito dei feriti, massacrato, contadini inoffensivi (vecchi e bambini) violato e massacrato donne. Essi hanno delle pianure della Matciava rubato, saccheggiato e distrutto i raccolti, incendiato i paesi ed i villaggi, saccheggiando tutto ciò che poteva essere trasportato. Il governo serbo tiene ora a rilevare che queste atrocità sono state commesse non solamente con cognizione delle autorità militari austro-ungariche, ma per loro ordine. Basta, a provarlo, citare qualche passo delle: «Istruzioni dell'attitudine da osservare nei riguardi della popolazione serba » che, sotto forma di opuscoli, sono state distribuite alle truppe dal comandante del 9. Corpo d'armata, generale di fanteria Hortstein; e di cui l'originale si trova nelle nostre mani; in queste istruzioni si legge, fra l'altro, ciò che segue:

«Le operazioni di guerra ci conducono in paese nemico, ove la popolazione è animata contro noi, d'un odio fanatico; in un paese ove l'assassinio, come lo prova la catastrofe di Serajevo, è permesso nelle classi superiori della società e vi è di più glorificato.

« Contro una simile popolazione non v'è posto per alcun sentimento di umanità e di generosità.

« lo non permetto che si facciano prigionieri gli abitanti che saranno trovati senza uniforme coll'arme alla' mano; essi devono essere fucilati senza eccezione.

«Entrando in luoghi abitati, bisogna subito procurarsi ostaggi (preti, maestri di scuola, notabili). Questi ostaggi debbono essere fucilati se un sol colpo di fucile è tirato sulle nostre truppe e tutte le case debbono essere incendiate.

«In ogni abitante, trovato fuori dalle città e dai villaggi, non bisogna vedere che un membro di banda che ha nascosto le proprie armi: e come manca il tempo per fare più ampie ricerche, bisogna fucilare gli abitanti così trovati, se essi appaiano il più lontanamente sospetti ».

I fatti qui esposti daranno un idea della maniera in cui le truppe austro-ungariche hanno interpretato ed eseguito gli ordini ricevuti. L'enumerazione di questi fatti è forzatamente incompleta, poiché in molti casi, come quelli di assassini, le vittime sono state sepolte per motivo di sanità e di pietà, prima che le constatazioni ufficiali siano potute esser fatte.

In dispregio della "Croce Rossa"  
L'esercito austro-ungarico ha dimostrato con la sua condotta l'assenza totale del rispetto delle disposizioni della Convenzione di Ginevra e degli emblemi della Croce Rossa (CR), come lo provano i seguenti fatti:
1 - Le truppe austro-ungariche hanno spessissimo diretto il fuoco della loro artiglieria e della loro fanteria sopra le nostre ambulanze ed i nostri ospedali da campo. Fu così che il 4 agosto la loro artiglieria ha tirato sull' ambulanza del 6. reggimento di fanteria, uccidendo il medico del reggimento dottor Giuseppe Oujolkovic. A Lokerischtè ed a Badagna l'ambulanza del 1. reggimento di fanteria è stata sottoposta ad un continuo fuoco d'artiglieria e noi conserviamo - come prova - la grande tenda (tutta crivellata dagli scoppi degli srhapnels) sotto cui l'ambulanza era installata. A Eckerischte due bombe sono state lanciate da un aeroplano sopra l'ospedale di campagna del 2. reggimento di fanteria. L'ambulanza del 12. reggimento fanteria, situato alla retroguardia è stato sottoposta ad un fuoco nutrito di artiglieria, dopo che la sua posizione fu scoperta e segnalata da un aeroplano. Tutti questi stabilimenti portavano nondimeno le bandiere della CR
2 - Gli austriaci hanno spessissimo tirato sugli ospedali militari di Belgrado, grandi masse di fabbriche (fabbricati) bene aggruppate, visibili da lontano e munite dei grandi distintivi della CR.
3 - Nel momento della loro ritirata da Sciabatz gli austriaci hanno intenzionalmente separato i loro feriti dai nostri e hanno installato i loro in un edificio che il fuoco dell' artiglieria non poteva colpire, mentre che hanno installato i feriti serbi in un luogo sul quale essi hanno, più tardi, diretto il fuoco dei loro monitori fluviali.
4 - Durante la loro ritirata dalla Sirmia essi hanno diretto il loro fuoco sopra gli edifizi che avevano loro servito da ospedale e che noi avevamo impiegato al medesimo scopo, fornendoli dei segni della CR
5 - Dopo aver evacuato il nostro ospedale di Liouboviz essi si sono impossessati di tutti i medicinali costosi, ed hanno versata sul pavimento o nei tiretti od anche in recipienti, che contenevano altri medicinali, i veleni come l'arsenico. il sublimato ecc.
6 - Essi si servono, durante il combattimento, dei campanili delle chiese. come di punti di osservazione dopo avervi inalberato la bandiera della CR. E questo caso, tra gli altri, si è verificato a ]anina.
7 - Essi inalberano la bandiera della CR sopra i furgoni delle loro colonne di munizionamento, durante la battaglia.
8. - Allo scopo di migliorare la loro situazione tattica locale, essi chiedono - per mezza di parlamentari - la interruzione del fuoco per seppellire i morti e malgrado il rifiuto, che loro è opposto, essi seppelliscono i loro morti sotto la protezione della bandiera della CR.
9 - Nelle loro trincee, distanti dalle nostre appena una trentina di metri. essi alzano - nel più forte della mischia la bandiera della CR per far cessare il nostro fuoco e migliorare la loro situazione tattica.
10 - Numerosi prigionieri affermano che gli ufficiali austro-ungarici, quando si trovano in una situazione difficile o senza uscita, si servono spessissimo del segno della Croce Rossa.
11 - Gli austriaci hanno così ucciso alcuni feriti serbi, sopra la montagna di Tzer essi han fatto prigionieri dieci dei nostri soldati feriti; essi li hanno prima medicati, ma quando hanno dovuto ritirarsi li hanno assassinati. Dopo la ritirata delle nostre truppe da Krupagne essi hanno egualmente ucciso nell'ospedale due dei nostri feriti.
Settembre 1914.
 

.

Torna all'indice libri