La storia è racconto attraverso i libri  

Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito.

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         Ignavia contro Eroismo

                  Gen. Francesco Pricolo

              "I RETROSCENA D'UNA GUERRA"

L'avventura Italo-Greca  Ottobre 1940-Aprile 1941

Ruffolo Ed. 1946

Prefazione (risvolto copertina)

Il Generale di Armata Aerea Francesco Pricolo fu tra i protagonisti della sciagurata avventura grecoalbanese. Come tale, egli visse giorno per giorno, ora per ora, la passione e l'ansia di quel triste periodo della nostra vita nazionale, che vide lo sperpero ignominioso delle glorie e delle grandi tradizioni del nostro Esercito, per opera di capi inetti e intriganti. Incaricato dal Capo del Governo di seguire da presso le operazioni, a fine di essere costantemente e sinceramente informato, egli ebbe contatti diuturni con i vari capi politici e militari di quel settore di guerra e con i soldati, il cui umile eroismo, la cui muta abnegazione fu sterile per l'ignavia dei capi. Egli fu perciò anche spettatore oculare di quel terribile dramma politico-militare, che culminò nella disfatta, e poté così raccogliere preziosi elementi, per il giudizio sugli avvenimenti e sugli uomini che in essi furono coinvolti. In questo suo libro il Gen. Pricolo fa rivivere l'ansia e l'angoscia, che noi tutti soffrimmo; sferza a sangue i responsabili; rivendica la gloria degli umili ed in special modo quella dei suoi valorosi aviatori e fornisce una cronaca documentata degli avvenimenti, che riuscirà preziosa a quanti vorranno conoscerne la verità, sopra tutto a quanti intendono accingersi a scrivere la storia di quel tristissimo periodo di aberrazione, frutto di intrighi e di presuntuosa ignoranza.

edizione autografa

Una guerra come un'altra !!!??

Francesco Pricolo (Saponara di Grumento, 30 gennaio 1891 – Roma, 14 ottobre 1980)
Nel 1909 si arruolò volontario nel Regio Esercito, partecipò al corso per allievo ufficiale presso l’Accademia militare di Modena e frequentò la Scuola di applicazione di Artiglieria di Torino. Fu nominato sottotenente del Genio nell’agosto 1911. Venne assegnato al Battaglione dirigibilisti e con questo prese parte alla campagna italo-turca del 1910-1911.Partecipò alla prima guerra mondiale con il grado di capitano del Genio, conseguito nel settembre 1915. Conseguì il brevetto di pilota dirigibilista nel dicembre 1915, e quello di comandante nell’agosto 1917. A bordo di diversi dirigibili prese parte a più di sessanta missioni di guerra. Per il coraggio e l’audacia dimostrate venne decorato con due medaglie d’argento e due di bronzo. ....Il 10 novembre 1939 divenne sottosegretario di Stato e Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica. Comandò le forze aeree italiane nei primi 18 mesi di guerra fino al 15 novembre 1941, quando dovette lasciare l’incarico sia perché in grave contrasto con il generale Cavallero, sia perché poco gradito ai tedeschi (Rommel) che lo ritenevano responsabile delle deludenti operazioni aeree italiane
(wikipedia)

10 marzo 1941- l'ultimo disastro

LA PREPARAZIONE D'UNA CAMPAGNA OLTREMARE
Nella seconda quindicina dell'agosto 1940 cominciarono a circolare in ambienti ministeriali alcune voci accennanti alla eventualità di una campagna per la occupazione della Grecia. Voci vaghe, imprecise, misteriose, la cui provenienza in un primo tempo non mi riuscì di definire. .... Qualche settimana dopo appresi che l'esercito aveva rinviato o stava per rinviare in congedo alcune classi e non mi sembrava verosimile che si pensasse ad una campagna oltremare nello stesso tempo in cui si disponeva un congedamento di soldati. Purtroppo però - come dovetti apprendere alcuni mesi dopo - questo fatto incredibile si era verificato, con l'aggravante di richiamare alle armi alcune classi diverse da quelle congedate, per non dare al Paese (o al nemico) la penosa impressione di incertezze o di contraddizioni nelle disposizioni min isteria li!.E cosi avvenne che invece delle precedenti unità già amalgamate, addestrate in oltre quattro mesi di preparazione e di attività bellica, si ebbero unità raffazzonate, riunite in fretta, spesso nella stessa località di imbarco per l'Albania e nelle quali molti ufficiali e soldati si incontravano per la prima volta !. (ndr: Badoglio poi, ai primi di ottobre, confermò le voci addebitandole al comando Truppe Albania che sembrava agire di sconcerto con l'Italia).. Alcuni giorni dopo il T. Col. Ettore Muti mi informò che il Ministro degli Esteri stava preparando la « sua guerra» (personale); e mi consigliò di predisporre l'ammassamento dei reparti aerei, per non esser colto all'a sprovvista all'ultimo momento. Era certo un ben strano modo di ricevere l'avviso di prepararsi per una nuova campagna!.Tuttavia, date le giornaliere e fraterne relazioni (almeno in apparenza) che correvano tra il Ministro degli Esteri (Ciano) e Muti e la ormai riconosciuta onnipotenza del primo, detti un certo credito all'amichevole « avvertimento e cominciai a predisporre un sommario piano di adunata di unità aeree in Albania e nelle Puglie. Senonché il giorno undici ottobre, in una nuova riunione, il Capo di S. M. Generale, con visibile soddisfazione, comunicava a tutti i capi delle forze armate che « la cosiddetta campagna di Grecia » era definitivamente tramontata e che non se ne sarebbe fatto più nulla. Questa comunicazione ci venne confermata per iscritto con lettera datata del 13 ottobre. Era evidente che il CSM. Generale (Badoglio), preoccupato del misterioso progetto che stava per prendere vita, si era battuto per mandarlo a monte e mostrava chiaramente la sua soddisfazione per esser riuscito a far accettare il proprio punto di vista. Egli ci aveva verbalmente giustificato la sua attitudine con la evidente opportunità di non creare nuovi fronti di guerra, prima di aver rafforzato e perfezionato il nostro organismo bellico. Inutile dire che tanto io quanto i colleghi delle altre forze armate concordavamo completamente con questa opinione. Inoltre eravamo oltremodo lieti di aver potuto constatare che l'alta direzione della guerra funzionava regolarmente, attraverso gli organi costituiti e ,responsabili, senza inammissibili intromissioni e lavorii sotterranei. Al Comandante l'Aeronautica dell'Albania, che, intanto, su mia richiesta, era venuto a Roma per parlarmi personalmente dei piani operativi già in avanzata preparazione, potei mostrare la lettera dello S. M. Generale, appena ricevuta, che non lasciava alcun dubbio sulla decisa determinazione di stroncare, prima ancora che prendesse consistenza, qualsiasi velleità di azione in quel settore (ndr: il discorso sembrava chiuso per Roma ma non per Tirana).
… Ma purtroppo le sorprese non erano ancora finite ! Appena due giorni dopo e cioè la sera del 15 ottobre mi venne recapitata, per « i conseguenti provvedimenti », una lettera personale, urgentissima, a firma del C.S.M., nella quale era detto che « il Duce ha ordinato di preparare la guerra alla Grecia per il 26 ottobre». Neanche una parola di più! Che cosa era accaduto ? lo non sono mai riuscito a saperlo; ma evidentemente il progetto, già abbandonato, era stato ripreso in esame in seguito ad interessate sollecitazioni di qualche pezzo grosso, morto probabilmente di Ciano. Seppi molti giorni dopo che vi era stata una riunione presieduta dal Capo del Governo, nella quale fu decisa senz'altro la data di inizio delle operazioni su un piano operativo preparato in gran parte dal Generale Visconti Prasca, Comandante superiore delle forze armate di Albania; che, come è risultato poi dal verbale della riunione stessa, avrebbe ottenuto l'approvazione di tutti i partecipanti. Purtroppo non ho conservato presso di me nessuna copia di tale verbale e non so se sarà possibile in seguito rintracciarne almeno una sicuramente autentica: poiché credo che tutti i partecipanti abbiano avuto il più grande interesse a fare sparire il documento. Tutti gli italiani però - appena sarà possibile - dovrebbero leggere e conoscere completamente il resoconto esatto di quella seduta, poiché in esso sono fissate di fronte alla storia le responsabilità di ognuno, e sono documentate la incredibile leggerezza e disinvoltura con cui fu decisa e organizzata una campagna oltremare. Dopo la lettura di quel documento provai tale una sensazione di doloroso stupore che non mi sentii in grado di leggerlo nuovamente (e pur ne valeva la pena) ma preferii farlo sparire subito dalla mia vista, consegnandolo al Capo di Gabinetto perché lo passasse agli archivi. Non ho pertanto ricordi precisi sul suo contenuto, ma tuttavia non credo di esser lontano dal vero riferendo che la discussione si sia svolta nel modo seguente. Alla seduta parteciparono fra le personalità più importanti: il Capo del Governo, il CSM Generale, il Ministro degli Esteri, il Sottosegretario alla Guerra, il Comandante delle truppe d'Albania, il Luogotenente Jacomoni. I Sottosegretari e Capi di S. M. della Marina e dell'Aeronautica non furono neppure invitati. E questo non fu certo per dimenticanza, ma perché l'esercito era convinto di poter fare da sé.  Dopo che il Capo del Governo ebbe riconfermata la sua decisione di invadere la Grecia, ed esposte le ragioni politico-militari che la consigliavano, il CSM Generale espose il proprio piano operativo, basato su considerazioni prettamente militari e che differiva notevolmente da quello predisposto dal generale Visconti Prasca. Il CSM Generale disse ben recisamente che a suo parere, per una sicura e rapida campagna sarebbero state necessarie almeno venti o ventidue divisioni, comprese le nove già esistenti sul posto, e che conseguentemente sarebbe stato indispensabile rinviare l'inizio delle operazioni di circa tre mesi, quanti ne sarebbero occorsi per il trasporto delle dodici divisioni supplementari.  Intervennero a questo punto nella discussione il Ministro degli Esteri Ciano e il Luogotenente per assicurare che la marcia di invasione non avrebbe incontrato difficoltà, poiché le popolazioni dell'Epiro si sarebbero ribellate al proprio Governo e ci avrebbero accolto a braccia aperte. Il Ministro degli Esteri anzi chiese senz'altro per qual giorno avrebbe dovuto predisporre la rivolta e credo si stabilisse il 24 ottobre. « Per quel giorno - egli assicurò - sarà fatta scoppiare una bomba al palazzo reale di Atene e questo sarà il segnale dell'inizio della rivoluzione. Per le questioni aeronautiche parlò lo stesso Ministro degli Esteri, il quale comunicò notizie che io stesso ancora non conoscevo esattamente, indicando le disposizioni già prese o da prendere per le operazioni aeree e precisando il nominativo dei reparti che vi avrebbero concorso. !!!!

Se qualcosa ci univa alla Grecia, questa unica cosa era un regime fascista (Metaxas) come da noi. Per tutto il resto avevamo grosse divisioni, benché la stirpe "italiota" si dice discenda anche dai greci. Il “Una faccia, una razza” del “Mediterraneo” di Salvatores era pura presunzione. I nostri ufficiali, che avevano studiato il greco al liceo, facevano bella figura ma era il greco antico. Mussolini e Ciano negli incontri o nella corrispondenza, non accennarono mai a Hitler del loro progetto di invadere la Grecia, anzi aspettavano che il Fuhrer, dopo aver rinunciato all'Inghilterra, si rivolgesse almeno ai balcani, possibilmente non i nostri. Di motivi di attrito fra noi e Greci ce n’erano stati: Corfù ad esempio nel '23 e ce n’erano tuttora sempre per i soliti confini meridionali albanesi (Ciamuria regione costiera di fronte a Corfù) dove vecchi ras Albanesi volevano tornare a vivere. Ciano, sulla situazione interna Greca, sulla corruzione e sul malgoverno, diceva di avere degli informatori attendibili. Questi invece erano  dei viveurs, affaristi, giornalisti e politici come lui che vivevano ad Atene e facevano spionaggio a mezzo servizio fra un bicchiere e l'altro seduti al bar. Uno o due per tutti, Curzio Suckert "Malaparte" ufficiale degli Alpini e scrittore maledetto e Francesco Anfuso. I loro stravaganti rapporti disegnavano una Grecia da  operetta addirittura già comprata (10 milioni di lire). Oggi Suckert Malaparte viene classificato come uomo degli americani, doppiogiochista ancorché uomo di fiducia di Ciano altro personaggio ambiguo  http://lanostrastoria.corriere.it/2009/07/curzio-malaparte-dal-1939-al-1.html

Successivamente il Luogotenente parlò sulla collaborazione di fedeli volontari albanesi, inquadrati in alcuni battaglioni o bande. Verso la fine della seduta il CSM Generale, considerate le particolari facilitazioni di carattere politico finì per aderire a quello (piano) preparato dal Comandante le forze armate di Albania. Fu inoltre stabilito il rapido approntamento e l'invio in Albania di tre nuove divisioni. Questo stentato consenso finale fu poi trasformato dal Duce nel discorso al teatro Adriano (23 febbraio 1941) in "un accordo assoluto di tutti i fattori militari responsabili". Appena ricevuto lo stupefacente ordine, mi precipitai dal CSM Generale per chiedere ulteriori chiarimenti, specialmente in relazione alle eventuali esigenze dell'impresa, al contributo che sarebbe stato richiesto alle forze aeree, in quel periodo disseminate - purtroppo - in Belgio, in Sicilia, in Sardegna, Libia, Egeo, Africa Orientale, oltre che nel territorio della penisola. Mi fu risposto che sarebbe stato sufficiente « rinforzare» le unità aeree già esistenti in Albania, poiché la campagna non avrebbe richiesto un eccessivo impegno di forze !!.  Comunque per la prima volta ricevevo da fonte competente e direttamente qualche istruzione generica per la guerra alla Grecia !. Detti immediatamente corso agli ordini esecutivi per il concentramento in Albania e nelle Puglie del massimo numero di reparti disponibili, i quali avrebbero dovuto già operare dieci giorni dopo !. Questo intervallo di tempo era assolutamente insufficiente, specialmente in relazione all'eccezionale cattivo andamento della stagione. Quando, dopo alcune giornate di avverse condizioni atmosferiche, mi convinsi che non sarebbe stato materialmente possibile effettuare in tempo utile neppure lo schieramento dei reparti, insieme col Capo di S. M. della Marina, da me sollecitato, ci recammo dal CSM Generale per chiedere il differimento di almeno una settimana dell'inizio dello operazioni. Il CSM Generale ci accolse immediatamente e, sentite ed approvate le nostre richieste, ci promise che avrebbe domandato al Capo del Governo di stabilire al più presto una riunione per esaminare la opportunità o meno di rinviare le operazioni. Il mattino successivo ci fu confermato che la riunione era stata fissata per la sera stessa alle ore venti. Eravamo credo al diciotto o diciannove ottobre. Senonchè alcune ore prima di quella fissata ci fu comunicato che la riunione non avrebbe avuto più luogo e che Mussolini aveva accordato al massimo due giorni di rinvio; pertanto le ostilità sarebbero state aperte infallibilmente la mattina del 28 ottobre (l'incontro a cose fatte con Hitler a Firenze: una ripicca).
Rimasi davvero assai dolorosamente sorpreso e molto preoccupato, poiché non riuscivo a spiegarmi tanta ingiustificata e pericolosa fretta. Voci fondate pervenute successivamente anche a me indicavano che il « siluratore  della riunione era stato il Generale Soddu, nella sua qualità di designato Sotto capo di S. M. Generale, il quale sopportava malvolentieri quelle che egli chiamava ormai « superflue e tardive difficoltà» ad un'impresa già decisa da Mussolini. Ma quante persone comandavano? !
Prima dell'inizio delle operazioni furono tenute soltanto due riunioni allo S. M. Generale per concordare collegialmente i preparativi in corso e precisare alcune modalità esecutive; ma un senso di agnosticismo dominava nelle sedute, come se si deliberasse su questioni di ordinaria  amministrazione. Infatti non fu possibile neppure precisare una graduatoria di importanza per gli obiettivi delle forze aeree. All'ultimo momento richiesi direttamente al Comando superiore delle forze armate di Albania, (Superalba) un ufficiale superiore di S.M. autorizzato a definire un elenco dei bersagli più importanti interessanti le truppe terrestri. Lo stesso feci con lo SM della Marina.  Avrei desiderato anche, approfittando dei voli delle linee aeree civili, far eseguire alcune fotografie del confine e delle località più importanti, idonee a svelare eventuali movimenti di truppe greche (si chiama ricognizione), porti ..... ma ne fui impedito perché si sarebbe rischiata la sorpresa! (i greci ci aspettavano da mesi).

SULLE PRIME LINEE IN EPIRO

Un piano (Guzzoni Pariani) d’invasione era stato preparato anni prima ed erano previste almeno 20 divisioni. Ciano per la Ciamuria riteneva ne fossero sufficienti 5. In Agosto alle “salve” di cannone di un incrociatore greco per una festa patronale rispose un sommergibile italiano che colò a picco la nave e spedì due siluri sulla riva del mare (qui per fortuna senza morti) dove si teneva una processione. Imbarazzo e progetto di guerra spostato dal 1 settembre al 1 ottobre in attesa del colpo di stato che vagheggiava Malaparte, ma anche per le contrarietà di Hitler che vedeva i suoi piani andare all’aria. I suoi piani però non ce li confidava. L’11 ottobre Hitler annunciava di aver dato “protezione ai campi petroliferi rumeni”. Il duce andò in bestia come al solito ingoiando il rospo “.. questa volta lo pago della stessa moneta, lo verrà a sapere dai giornali che ho invaso la Grecia.

Soddu

Benché possa sembrare incredibile, quanto ho raccontato era tutto ciò che io avevo potuto conoscere con contatti e carteggio ufficiali sulla preparazione della campagna greca!. Secondo quanto era stato tassativamente stabilito, le ostilità ebbero inizio il mattino del giorno 28 ottobre alle ore sei, dopo la presentazione di un ultimatum con scadenza di tre ore!. Nei primi giorni l'avanzata in Epiro precedette abbastanza rapidamente: i greci si erano ritirati su posizioni predisposte al di là del confine (ma era già successo nel 15). Queste notizie suscitarono molto entusiasmo. Le prime operazioni aeree furono - naturalmente - effettuate sul campo strategico e quindi su campi di aviazione, su porti, su ferrovie, nodi e centri stradali ecc: Salonicco, Pireo, Tatoi, Corfù, Prevesa, Giannina furono i primi obbiettivi attaccati di giorno e di notte. Però il cattivo tempo e la indisponibilità di alcuni reparti, i quali,. benché trasferiti si, non erano ancora pronti ad entrare in azione, impedirono di dare a ta1i attacchi il desiderato carattere di continuità e pesantezza  assolutamente necessario per ottenere risultati tangibili ed efficaci. E poi le prime azioni dovettero avere necessariamente un carattere esplorativo e di, assaggio. Pochi giorni dopo cominciarono, come sarà detto meglio in, seguito, le disperate richieste da parte dei comandi terrestri per l'impiego sul campo tattico. E così l'attività dell'aeronautica nel campo strategico fu interrotta quando non era ancora del tutto iniziata !!. Il primo novembre il Capo del Governo si recò a Grottaglie insieme col generale Soddu, Sottosegretario alla Guerra, e col sottoscritto. Durante il viaggio egli chiedeva continuamente spiegazioni al Gen. Soddu circa lo svolgimento del piano operativo....e si mostrava preoccupato della situazione del fianco sinistro, per Coritza. ...
Colloquio Visconti Prasca (V.P.) - Pricolo (P)
P - Veramente è un po' strano che dopo cinque giorni dall'inizio delle operazioni non si abbia ancora alcuna notizia della divisione (Julia). Ma non ci sono comunicazioni radio?
V. P. - Non ancora, perché ci sono stati molti e violenti temporali che hanno abbattuto le antenne (sic).
P - Durante il viaggio da Roma a Grottaglie il Duce manifestava spesso la sua preoccupazione per la protezione del fianco sinistro del nostro schieramento e precisamente per la difesa di Coritza. Il gen. Soddu spiegò che erano in corso provvedimenti. Cosa posso dire al riguardo?
V. P. - Di' al Duce che stia tranquillissimo: è in corso il trasferimento di due divisioni dal fronte jugoslavo. Comunque son passati cinque giorni e ormai non c'è alcun pericolo per Coritza: i greci non hanno attaccato finora e non attaccheranno più. A questa argomentazione che non tranquillizzava affatto io trasecolai e con gli occhi sbarrati afferrai il braccio del capitano Lombrassa e lo fissai come per assicurarmi che quello che udivamo era realtà e non effetto di suggestione. Il Lombrassa a sua volta abbozzò con gli occhi e con la bocca un doloroso stupore. Avremmo capito che il gen. V. P. ci avesse detto che non era il caso di avere preoccupazioni per Coritza in quanto erano state predisposte potenti difese, campi di mine, reticolati, fortini, nidi di mitragliatrici, ecc.; ma dalla pura e semplice constatazione che l greci non avevano ancora attaccato, dedurne che non avrebbero attaccato più era una spiegazione troppo assurda da ingoiare.  Infatti, purtroppo, dopo due settimane il nemico iniziò una tenace offensiva che in pochi giorni ci costrinse ad abbandonare tutta la conca di Coritza !
Dopo circa un'ora e mezza giungemmo alla sede del Comando a Dervisciani. Salutai il Capo di S. M., Generale Ricagno, mio lontano parente, e gli espressi senz'altro le mie sensazioni tutt'altro che rassicuranti circa le idee e la capacità del suo comandante. Egli rimase impassibile. Subito dopo venni a sapere che il Comando con lo Stato Maggiore si era trasferito in quella sede soltanto alcuni giorni prima. Chiesi di telefonare all'aeroporto, ma credo che non esistesse alcun telefono!. In tutta l'Albania non c'era che la linea telefonica Tirana-Durazzo in attesa dell'allacciamento al cavo con Brindisi, non ancora posato. Esistevano una o due linee telegrafiche, pessimamente armate, che talvolta consentivano qualche comunicazione telefonica comprensibile. E dire che il comandante le forze armate di Albania, nella famosa seduta del 15 ottobre a Palazzo Venezia, aveva testualmente assicurato che « la occupazione dell'Epiro è stata preparata fin nei minimi dettagli ed è perfetta per quanto è umanamente possibile ». Declinai gentilmente l'invito del gen. Visconti Prasca di rimanere a colazione e raggiunsi il campo di aviazione per ripartire subito per Valona e Grottaglie. Poco prima del distacco un membro dell'equipaggio che aveva eseguito la ricognizione aerea mi informò che le truppe della divisione Julia, dopo molte ricerche erano state finalmente individuate, ma in una zona molto più arretrata di quella prevista.  L'ufficiale osservatore - a mia domanda - rispose che l'aeroplano era stato fatto segno ad un tiro contraereo violento e preciso. Ebbi un gesto di incredulità, dovuto certo alla sincera persuasione che l'esercito greco non potesse disporre di contraerei così efficienti; ma l'ufficiale, intuendo il mio pensiero, tenne ad informarmi che egli aveva già effettuato alcuni voli sul fronte francese e che pertanto un po' se ne intendeva. Evidentemente c'era da supporre che ci fossero già in linea materiale, istruttori ed aerei inglesi. Le impressioni del mio viaggio e le constatazioni fatte avevano provocato una dolorosa sensazione al cuore che mi compagno per tutto il volo da Argirocastro a Valona e poi a Grottaglie. La sera stessa mi incontrai col gen. Soddu, al quale, pure con le dovute cautele, esposi la mia sfavorevole impressione sul comandante delle forze armate di Albania. Egli mi interruppe piuttosto bruscamente esclamando: « è uno dei nostri migliori generali »
(ndr: di Visconti  Prasca si sa poco e l'unica cosa certa è che fino a quel momento poteva contare nel suo "prestigioso" curriculum il comando di un piccolo corpo di spedizione nella Saar per il plebiscito del 1934 oltre la grande guerra di cui non c'è traccia).
Naturalmente io non feci altre obiezioni; anzi con un contegno cordiale e conciliante cercai di far dimenticare la mia ingerenza piuttosto illegittima.

Soddu (in alto) e Prasca (sopra) faranno la stessa fine: fuori nel giro di 2 mesi dai posti di responsabilità.

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