La storia è racconto attraverso i libri Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito. 84 |
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Trent'anni di lotte dei comunisti italiani Paolo Robotti -Giovanni Germanetto Edizioni di cultura sociale
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LA STORIA SECONDO IL PCI Pag. 186
del libro…Le
potenze occidentali fecero dichiarare al ministro degli esteri polacco,
colonnello Bek, legato a filo doppio alla Germania, che la Polonia non
avrebbe permesso il passaggio di truppe sovietiche anche nel caso di una
aggressione nazista. Mentre i colloqui erano in corso, la stampa inglese
(23 luglio 1939) annunciò il prossimo inizio di trattative
anglo-tedesche per la concessione alla Germania di un prestito di 100
milioni di sterline (ndr: non so dove peschi questa informazione
bufala perché non c'è alcun riscontro). In questa situazione l'U. R. S. S., che non
intendeva prestarsi al giuoco anglofrancese, nell'estate del 1939,
mentre le «democrazie» tiravano alle lunghe le trattative, senza
volerle concludere, accettò la proposta tedesca di negoziare un patto di
non aggressione con la Germania. Il patto (noto anche come patto Ribbentrop-Molotov) venne rapidamente concluso e
firmato il 23 agosto 1939 a Mosca. Era evidente che il governo sovietico
- il quale era sempre stato disposto a concludere patti di non
aggressione con ogni paese non poteva lasciar cadere nel vuoto la
proposta tedesca senza favorire il giuoco anglo-francese; in questo caso
la Germania avrebbe accelerato i tempi della sua aggressione contro l'U.
R. S. S. senza che le potenze occidentali, che avevano già lasciato
strozzare l'indipendenza della Cecoslovacchia, si muovessero per
impedirglielo. Anzi, i fatti lo dimostravano, l'aggressione nazista
all'U. R. S. S. avrebbe esaudito una loro antica e malcelata
aspirazione. La conclusione del patto di non aggressione
sovietico/tedesco costituì un punto di fondamentale importanza segnato
all'attivo dal governo dell'U. R. S. S.: con la conclusioni di quel
patto l'U. R. S. S. pur non facendo agli hitleriani nessuna
concessione che significasse violazione della propria o dell'altrui
integrità territoriale
* allontanava,
per un certo tempo, dalle sue frontiere la minaccia dell’aggressione…
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BIOGRAFIA (questo sotto è il profilo che fornisce il libro |
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da "Il foglio" del 14 aprile 2007 di Gabriella Mecucci |
*(ndr: non violazione della propria o dell'altrui integrità territoriale: nella non violazione quindi dell'altrui integrità veniva ricompresa da parte russa la guerra vincente della Russia alla Finlandia con rettifiche territoriali, la spartizione della Polonia fra Russia e Germania, l'occupazione di Lettonia, Estonia e Lituania da parte russa, la rettifica dei confini in Romania (tutti questi stati hanno ristabilito in tempi recenti la loro sovranità politica o l'indipendenza dopo anni di sudditanza da Mosca). Punto III
del Protocollo segreto aggiuntivo al Patto Ribbentrop-Molotov
del 23/8/1939-**dettaglio
in colonna a sx Da Fondazione Gramsci
Queste sono notizie
aggiuntive che "completano" la BIOGRAFIA (integrazioni significative)
Nel 1933 prese la cittadinanza sovietica, insieme a Elena, senza perdere quella italiana, e fu assunto come caporeparto in un'officina sperimentale della Direzione generale dell'artiglieria. Dopo lo scioglimento del Club degli emigrati politici alla fine del 1935, proseguì ancora per due anni il lavoro con gli emigrati italiani, non mancando di denunciare alla sezione italiana del Komintern e al Nkvd gli elementi ritenuti sospetti. Nell'estate 1936 passò a lavorare alla Kalibr, fabbrica di strumenti di precisione. Dopo che la sua richiesta di andare a combattere in Spagna fu respinta, ebbe l'incarico di vagliare le domande presentate dai volontari italiani. L'8 marzo 1938 fu arrestato con l'accusa di attività provocatoria e di spionaggio e imprigionato nel carcere Taganka di Mosca, dove rimase fino al 4 settembre 1939, venendo sottoposto a estenuanti interrogatori e torture. Riabilitato e assolto da ogni imputazione, riprese il lavoro in fabbrica, dirigendo, nell'inverno 1941, il trasferimento di uomini e macchinari in Siberia. Nel 1942 iniziò a frequentare la scuola del Komintern e nel maggio 1943 fu destinato alla prima scuola antifascista per prigionieri di guerra nei pressi di Vladimir, venendo trasferito tre mesi dopo alla scuola superiore antifascista per prigionieri di guerra di Krasnogorsknei dintorni di Mosca, incaricato della direzione dei corsi del settore italiano. Collaboratore de «L'Alba», il giornale per i prigionieri italiani in Urss, dopo i primi quattro numeri ne assunse la direzione insieme a Luigi Amadesi. Al termine della guerra proseguì il lavoro con i prigionieri italiani e si occupò delle pratiche per il rientro in Italia o per la definitiva sistemazione in Urss di alcuni emigrati politici italiani. Nel gennaio 1947, dopo 19 anni di esilio in tre paesi, lasciò Mosca alla volta dell'Italia. Stabilitosi a Roma, negli anni seguenti svolse numerosi incarichi per il Pci. Collaborò alla creazione delle scuole di partito, in particolare quella alle Frattocchie, nei dintorni di Roma, e la scuola centrale di Reggio Emilia, tenendo di frequente conferenze e lezioni, soprattutto sull'Urss, in varie località italiane. Dal luglio 1948 fino al novembre 1949, quando fu costretto a rientrare a Roma per problemi di salute, fu inviato in Sicilia, come vicesegretario regionale accanto a Girolamo Li Causi. Nel 1950 fu nominato viceresponsabile della commissione centrale stampa e propaganda diretta da Gian Carlo Pajetta. Si occupò anche di tenere i rapporti con le rappresentanze diplomatiche dei paesi socialisti e concorse alla creazione di alcune associazioni di amicizia tra l'Italia e i paesi del blocco sovietico. Collaborò a «l'Unità»» e a vari periodici del partito, tra cui «Rinascita», su cui tenne una rubrica dedicata all'Unione sovietica. Morirà a Roma il 5 agosto 1982. |
La storia del comunista, ucciso dai comunisti, perché tradito dai
comunisti e che resta, nonostante tutto, comunista si dipana fra
cinismo, crudeltà e una terribile grandezza....
**Protocollo segreto aggiuntivo al Patto Ribbentrop-Molotov. I. In caso di riassetto territoriale e politico nei settori appartenenti agli Stati baltici (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania), il confine settentrionale della Lituania rappresenta il confine delle sfere di influenza della Germania e URSS. A questo proposito l'interesse della Lituania nella zona di Vilna è riconosciuto dalle Parti. |
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Estratto intervista al Gen.
Martini, prigioniero del campo di Suzdal. A cura di M. Paola Gianni Come si è salvato? - “Se io in questo momento
le sto parlando lo devo a un uomo che era prigioniero con me in Russia,
il capitano Emilio Lombardo, classe 1912, del Distretto di Messina.
Allora Lombardo aderì al comunismo, entrò nel gruppo antifascista e fu
mandato a Mosca. Aveva percorso tutte le tappe per diventare un uomo di
fiducia di
Paolo Robotti, il cognato di Togliatti, il quale aveva la
sovrintendenza a tutti i prigionieri. Quando siamo arrivati a Vienna,
Palmiro Togliatti, alias Ercole Ercoli, alias Mario Correnti, disse a
Robotti che non voleva veder tornare gli ufficiali italiani, per non far
raccontare loro l’accaduto. Purtroppo non ci sono documentazioni
scritte, ma Togliatti, nei primissimi giorni del luglio ’46, decise di
dirottarci in Jugoslavia, nelle foibe di Tito, dov’era facilissimo far
scomparire ogni traccia. Per fortuna Lombardo, amico di Robotti, riuscì a capire la vera destinazione della nostra tradotta e
si precipitò al comando alleato, per chiedere aiuto. Mi ricordo una gran
frenata del treno a Vienna, gli inglesi, con le armi spianate contro i
russi, hanno fermato la tradotta e ci hanno liberato. Eravamo più di
570, tutti ufficiali italiani, tutti scampati alla morte”. |
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II. In caso di riassetto territoriale e politico delle aree appartenenti
allo stato polacco, le sfere d’influenza della Germania e dell'Unione
Sovietica sono delimitate approssimativamente dalla linea dei fiumi Narev, Vistola e San. Il problema di sapere se gli interessi di entrambe
le parti rendono auspicabile il mantenimento di uno stato polacco
indipendente e come tale stato debba essere limitato, può solo essere
risolto, solo nel corso di ulteriori sviluppi politici. In ogni caso
entrambi i governi risolveranno la questione per mezzo di un accordo
amichevole. III. Per quanto riguarda l'Europa sud-orientale la parte sovietica reclama il suo interesse per la Bessarabia. La Germania dichiara il suo completo disinteresse per questi settori. IV. Questo protocollo deve essere trattato da entrambe le parti come rigorosamente segreto. Mosca, 23 agosto 1939. Per il governo del Reich tedesco v. Ribbentrop Plenipotenziario del governo della USSR V. Molotov
IL PROCESSO D'ONOFRIO - 1948 |
Non era andata così al Sergente
Artigliere della divisione Acqui Tomei Giuseppe che, caduto prigioniero
dei tedeschi a Cefalonia e passato DA PRIGIONIERO attraverso le peripezie di un
reparto SS in ritirata dalla Russia, era finito a Berlino (o d'intorni) ai primi di
maggio del '45 nelle mani degli americani a guerra conclusa. Gli americani, per la tragica
situazione viaria e ferroviaria, non potendo
all'epoca gestire i rientri dalla Germania chiesero a chi se la sentiva se
potevano affrontare un viaggio a piedi verso l'Italia!! o in camion quando se ne
presentava la possibilità. Molti aderirono e uno di questi era il
sergente Tomei. Vitto assicurato lungo il percorso a tappe fisse salvo
inconvenienti. Ma c'era da attraversare l'Austria e ex prigionieri o
no dei tedeschi questi finirono in zona controllata dai Russi poi dai Titini. Per i Russi cedere un "convoglio" a piedi internazionale di
prigionieri sotto l'egida della croce rossa ai Titini (perchè
sparissero) non costò molto. Iniziava quindi per questi soldati una
nuova avventura, se non bastasse quella passata, nei lager di Tito.
Sarebbero stati sicuramente eliminati sul finire dell'estate del '45 se
qualcuno, sovvenendosi del gruppo, non fece fare ad un aereo un volo
esplorativo sui campi conosciuti di Tito. Lo sventolio questa volta di
panni bianchi e della croce rossa fecero individuare il lager e la
conseguente liberazione. Qualcuno parla anche di treni della Croce rossa
scomparsi, ma l'informazione oltre ad essere senza riscontro è
moralmente irricevibile. Poi in guerra si è visto di tutto e di più. Il sergente Tomei rientrerà a casa in autunno e non sarà riconosciuto dai
propri familiari.
ROBOTTI, IL PCI E GLI AMERICANI - Pag 200 ….L' U. R. S. S. sotto Mosca e sotto Stalingrado aveva vinto con le proprie forze, e con le proprie forze continuava ad inseguire Il- nemico su tutto il fronte dell'est, mentre i suoi alleati continuavano a tradire le loro ripetute promesse di aprire un secondo fronte in Europa. L'U. R. S. S. non aveva bisogno di fare gesti graditi ai suoi alleati poiché era in grado di vincere da sola il potente nemico. Nei primi del luglio 1943, mentre sull'Italia si abbattevano più terribili i bombardamenti, e le forze militari alleate si apprestavano a sbarcare in Sicilia, il nazismo fece un ultimo sforzo per arrestare l'avanzata sovietica. Passando all'offensiva nel settore Kursk-Oriol, gli hitleriani tentarono di aprire. una breccia nel fronte sovietico: con un poderoso contrattacco l'Esercito rosso distrusse le forze nemiche. Gli alleati attesero questa operazione per sbarcare in Sicilia. Il capo del fascismo si precipitò da Hitler per chiedere soccorsi, ma senza risultato: la Germania era anch'essa nei guai. I nazisti, sconfitti sotto Kursk dalle forze armate sovietiche (le quali diedero cosi un concreto aiuto al popolo italiano), non potevano soccorrere il governo fascista ed impedire lo sviluppo delle operazioni militari alleate in Sicilia.... |
Si temeva il ritorno dei prigionieri perché si temeva che potessero
testimoniare sulla situazione in Unione Sovietica, su cosa era davvero
il comunismo. Chi fu veramente responsabile della scelta si trattenerne
diversi: le autorità sovietiche o i comunisti italiani che, come per
esempio Paolo Robotti ed Edoardo D'Onofrio, diretti da Palmiro
Togliatti, avevano cercato di indottrinarli nei campi di prigionia?
Perché dopo tanti anni questo argomento ha suscitato così tanta
polemica?. Al ritorno dalla lunga prigionia alcuni ufficiali dell’ARMIR
(Giorgio Pittaluga, Ugo Graioni, Domenico Dal Toso, Luigi Avalli e Ivo
Emett) diffusero un numero unico intitolato “Russia” in cui accusavano
esplicitamente alcuni fuoriusciti italiani per il loro comportamento
verso i prigionieri. I comunisti chiamati in causa furono Ruggero Grieco,
Paolo Robotti, Luigi Amadesi
e
Edoardo D’Onofrio in carica da senatore.
Il D’Onofrio, offeso dal contenuto del numero unico pubblicato a cura
della Unione Nazionale Italiana Reduci Russia, denunciò gli estensori
per diffamazione. Era il 1948 e l’Unità ovviamente difese a spada tratta
il compagno D’Onofrio e la sua positiva attività d’aiuto ai nostri
connazionali. Durante il processo, la difesa del querelante e tutta la
stampa di sinistra cercarono in tutti i modi di eludere le
responsabilità del D’Onofrio ed il processo si ritorse contro il povero
“innocente”. Le accuse dei reduci inchiodarono il senatore alle sue
responsabilità ; non potendo negare quanto fu dichiarato dai
“colpevoli”, cercò di trasformare i fatti, arrivando ad affermare che
gli interrogatori ai quali sottoponeva i prigionieri non erano altro che
innocenti conversazioni. Alla fine del processo, arrivò addirittura a
prevedere che una sua condanna, avrebbe potuto avere ripercussioni per
gli ancora 28 italiani prigionieri in Unione Sovietica; da notare : a) che la guerra era abbondantemente finita e l’Italia era passata al fianco degli Alleati b) la minaccia era di stampo mafioso. Ed infatti il D’Onofrio non vinse la causa ma i 28 prigionieri ancora in Russia furono condannati a 20 anni di lavori forzati con l’accusa di “attività antisovietica“; riuscirono a rimpatriare solo nei primi mesi del 1954. http://www.controstoria.it/documenti/processo-donofrio.html da http://www.diavolineri.net/ospitalieri/i-comunisti-italiani-nei-lagher-russi/ |
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NOTA DEL SITO: LO SBARCO IN SICILIA | |
CONFERENZA DI
CASABLANCA 12 Febbraio 1943
- Alla II Conferenza di Washington 20-25 giugno 1942 (Churchill, Roosevelt)
si diede priorità alla apertura di un secondo fronte nella Campagna del
Nord Africa prima di lanciare un'invasione attraverso la Manica. |
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tutto il processo http://www.cuneense.it/processo_onofrio.htm
Dispositivo della sentenza: Visti gli articoli 479 e 482 del C. P. P. il Tribunale assolve gli imputati Luigi Avalli, Domenico Dal Toso, Ivo Emett, Giorgio Pittaluga, Ugo Graioni dal reato di diffamazione loro ascritto in ordine ai fatti specificati nei numeri 1 e 2 dell’opuscolo «Russia» essendo provata la verità dei fatti stessi, e dalle diffamazioni relative ai fatti specificati dai numeri 3 e 4 perché il fatto non costituisce reato. Condanna inoltre il querelante sen. Edoardo D'Onofrio al pagamento delle spese processuali. http://www.larchivio.org/xoom/togliatti.htm Togliatti e le minacce di morte ai prigionieri di guerra in Russia. Ma cosa era successo alla fine della guerra: dal libro di B.Cecchini - |
Pag 226 e segg. del libro … Nel Mezzogiorno ed in Sicilia, prima ancora della liberazione, si erano manifestate tendenze separatiste fomentate da gruppi monarchici e fascisti e finanziate dai gruppi imperialisti americani. In Sicilia particolarmente, gli agenti americani erano riusciti, appoggiandosi su una parte della mafia e su numerosi elementi criminali, a fomentare movimenti separatisti armati, legati ad una parte dell'aristocrazia siciliana e a parecchi grandi latifondisti. L'imperialismo americano incominciava così a fomentare quei disordini, che nelle sue intenzioni avrebbero dovuto fornirgli l'occasione di intervenire più apertamente e direttamente in Sicilia e di stabilirvi nel prossimo futuro le sue basi militari. Lunghi anni di inganno e di soprusi delle autorità governative centrali nei confronti del popolo siciliano, lunghi anni di miseria avevano creato le premesse per la facile diffusione delle manovre separatiste. Gli imperialisti americani seppero sfruttare questa situazione ricorrendo ai metodi abituali del gangsterismo e impiegando nella lotta elementi corrotti disposti a tutto. Da parte sua il P. C. I. formulò, per bocca di Palmiro Togliatti, la propria linea di condotta sulla questione del separatismo: il partito comunista era decisamente contrario alla separazione dell'isola dalla madre patria e rivendicava invece per la Sicilia una ampia autonomia regionale. Si manifestava così, concretamente, nella difesa dell'unità nazionale, la funzione del partito di nuovo tipo. I lavoratori siciliani compresero che quella politica era giusta. In difesa dell'unità nazionale, contro le mene separatiste dell'imperialismo americano, intervennero anche i rappresentanti diplomatici dell'Unione Sovietica: gli agenti americani dovettero rendere meno scoperto il loro gioco. Trasformarono i loro uomini in bande armate che in seguito, quando ebbero in mano il governo centrale democristiano, abbandonarono agli avventurieri politici siciliani, che se ne servirono in funzione antioperaia ed anticontadina. I monarchici, che avevano intuito l'approssimarsi della fine del loro regime, contavano molto sul movimento separatista; inoltre, anche un certo numero di militanti locali dei partiti di sinistra si lasciava abbagliare dall'idea separatista pensando di -farla finita col capitalismo del nord-. Questi militanti, il cui peso organizzativo e politico era scarso nella vita locale, non capivano che l'avvenire dei lavoratori del Mezzogiorno e delle Isole poteva essere salvato e garantito soltanto dalla loro unione con i lavoratori del nord contro i fascisti, i monarchici e la borghesia del nord e del sud. I circoli dominanti anglo-americani avevano un particolare interesse a dividere l'Italia ed a fare della Sicilia una loro base politica e militare. Essi, infatti, intendevano condurre la lotta su altri fronti del bacino mediterraneo: in Grecia, contro il popolo che lottava per liquidare la monarchia fascista, nell' Africa settentrionale dove i contrasti anglo-americani si manifestavano nella lotta sotterranea per l'accaparramento delle basi libiche e cirenaiche, in Siria, nel Libano e Palestina. La difesa della nostra unità nazionale era, dunque, una lotta che riguardava il futuro pacifico del nostro paese: bisognava impedire che la Sicilia diventasse base o teatro di nuove avventure dell'imperialismo. |
MEMORIE DI.... UN BERSAGLIERE |
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TESTIMONIANZA DI SALVATORE PONTIERI AL PROCESSO D’ONOFRIO |
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La guerra è finita: Nello spiazzo
adiacente il caseggiato tutti i celoviek (Bersaglieri) sono riuniti.
“Silenzio, attenti, pronti per l’appello”, ordina il nacialnik russo con
voce imperiosa, e per diverse volte. Nel vasto cortile della riunione mi
è a fianco un amico d’infanzia, Ruzzolini Andrea e due dei più cari
amici, insofferenti e duri dello stesso calibro: un ufficiale degli
Alpini, Ebene, e uno del 3° bersaglieri, Salvatore Pontieri. I cognomi
di coloro che si apprestano a partire vengono scanditi ad alta voce. I
chiamati lasciano in fretta il gruppo dei 540 superstiti (più i trenta
trattenuti a Susdal), che si assottiglia, e si riuniscono poco distante
nel gruppo dei partenti che via via cresce di numero. “Che strano,
però”, “Siamo già alla lettera elle ed io con Ebene non siamo stati
ancora chiamati. Poi si arriva alla lettera erre e il paesano Ruzzolini
passa nell’altro gruppo che è ora molto numeroso mentre quello in attesa
è ridotto a un centinaio di persone. Parte Ruzzolini e Pontieri resta.
“O questa è bella!”, sussurrano in coro i tre amici per la pelle: “Niet
Italia, da? Niente scuola, niente Italia, da?” dice il funzionario
russo. Altro che reazionari, altro che fascisti, o gentaglia misera e
trista, migliori e peggiori compresi! Sono uomini, uomini veri quelli,
fulgidi esempi di cittadini e di soldati che emergono dalla grigia
uniformità e si elevano sulla massa indistinta e anonima; personaggi
rari, inflessibili, integerrimi e incorruttibili, la cui regola di vita,
immutabile da qualsiasi evento o contrarietà o sacrificio, è la dignità
e l'onore, l'inviolabilità del prestigio della Patria,dell'Italia.
Cinquanta furono i nomi che vennero saltati nell'elenco, destinati a non fare più ritorno in Italia, condannati a morte in quell'inferno di ghiaccio fino al 19 luglio 1946: "davai bistrày davai". *** Reginato Enrico S. Ten. Medico - Btg Monte Cervino, don Giovanni Brevi, Cap. Magnani Franco, (tutti medaglie oro) saranno condannati ai lavori forzati da un tribunale speciale e assieme ad altri irriducibili saranno liberati solo nel 1954 !!!. (due anni dopo l'uscita di questo libro) |
Pontieri, era tenente del 3° bersaglieri in Russia quando venne fatto prigioniero la notte di natale del 1942 (alla fine degli anni 60 comanderà l'8° Bersaglieri di Pordenone) e nel 1948 comparve come teste al processo D'Onofrio - Interrogatorio Pontieri: - Al campo di Tambov
(Tambov mille sopravvissuti su 20 mila, Krinovaja 3 mila su 30 mila),
dove trascorsi i primi tempi della prigionia, conobbi la signora Torre.
Molti internati si rivolgevano a lei per avere qualche indumento pesante
che li riparasse dal freddo intensissimo di quella zona. Ma la
“fuoruscita” ad ogni richiesta del genere rispondeva invariabilmente:
«Avete battuto tanto le mani al Duce fino a ieri, ora abituatevi a
battere i piedi». (Nel luglio 1943 il querelante Edoardo D'Onofrio tenne
due conferenze al campo di Skit). ***1954 - In seguito all'elezione di Edoardo D'Onofrio alla vicepresidenza della Camera si accese un'altra campagna stampa che riprendeva le accuse del ‘48; venne richiesta la sua rimozione dalla carica istituzionale ma l'inchiesta si concluse con un non luogo a procedere. http://www.anpi.it/donne-e-uomini/edoardo-donofrio |
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… Articolo di Stefano Lorenzetto pubblicato su Il Giornale di domenica 30 gennaio 2011
... A indottrinarli arrivò
Paolo Robotti,
il famigerato cognato di Palmiro Tognatti, rifugiato in Urss. Il suo
primo atto fu la chiusura della chiesa cattolica che era stata costruita
nel 1840. Il vescovo Aleksander Frison fu imprigionato dal 1929 al 1931,
nel 1935 venne arrestato definitivamente, accusato di spionaggio,
condannato dopo un processo farsa e fucilato a Mosca il 20 giugno 1937.
Anche il fratello di Giancarlo Pajetta, Giuliano, esponente del Pci,
soggiornò nel 1934 fra gli italiani di Kerch. Molti anni dopo, uscito
vivo da Mauthausen, non risulta che si sia mai preoccupato di sapere che
fine avessero fatto quei suoi connazionali»….«Invece
in Kazakistan vivono ancora 500 italiani, figli dei pochi sopravvissuti
alla deportazione staliniana. Don Edoardo Canetta, un sacerdote milanese
da vent’anni missionario nella capitale Astana, ha scoperto che gli
archivi del ministero degli Esteri custodiscono 800 schede di italiani
morti a Karaganda, scritte in cirillico, che nessuno ha mai consultato.
Giuliano Pajetta è deceduto nel 1988. Avrebbe avuto tutto il tempo per
occuparsene». |
EMANUELE MACALUSO EX DIRETTORE
DELL' UNITA'
http://archiviostorico.corriere.it/1999/ottobre/12/amarezza_Macaluso_che_mascalzonata_co_0_9910124246.shtml
L' amarezza di Macaluso: "Non si sono fermati davanti a nulla, hanno cercato di usare contro di me una storia sentimentale profonda" Robotti, si legge nella scheda del rapporto Mitrokhin, "in una conversazione confidenziale con un membro del comitato centrale del Pcus" traccia un quadro piuttosto fosco "degli aspetti negativi" di Macaluso. Sull' ex direttore dell' Unita' si scarica di tutto: viene accusato di "non aver attaccato la mafia sulla stampa o nei suoi discorsi"; viene censurato per "aver avuto una relazione duratura con la moglie del direttore del Giornale di Sicilia, quotidiano determinante in Sicilia". Ma non basta: Robotti insinua che Macaluso frequentasse uomini d' affari (di cui oggi si sono perse le tracce) "legati ai capi della mafia siciliana e a ufficiali della Sesta flotta americana". "Materiale davvero sporco, vergognoso. Robotti non si e' fermato davanti a nulla, nemmeno di fronte ai grandi dolori della mia vita". Sarcina Giuseppe Pagina 11 - (12 ottobre 1999) - Corriere della Sera Piccoli Italiani russi di Crimea Dal 1830 in poi un flusso
migratorio dal sud Italia (Puglia) prese la via marittima per
l'estremità orientale della penisola di Crimea (Kerč), non si sa in base
a quale parametro (forse la coltivazione del grano), quando già se ne
era sviluppato uno verso il Sud America. Con la crisi sovietica di fine
800 e i movimenti sociali che porteranno alla rivoluzione il flusso si
interruppe, ma tanto qualche migliaio di persone era già arrivato. Erano
soprattutto agricoltori, marinai (pescatori, nostromi, piloti, capitani)
e addetti alla cantieristica navale. La città di Kerč si trova infatti
sull'omonimo stretto che collega il Mar Nero col chiuso Mar d'Azov porto
granario. Qui costruirono nel 1840 una Chiesa cattolica romana, detta
ancora oggi la chiesa degli Italiani, una scuola, ed altri locali che
individuano solitamente le piccole comunità. Da Kerč gli Italiani si
diffusero anche a Feodosia (l'antica colonia genovese di Caffa) e in
altre località sempre sul Mar Nero come Batum. E' qui che Garibaldi
approdava nei suoi viaggi mercantili e che incontrava fuoriusciti. A
metà degli anni venti (XX secolo) gli emigrati italiani antifascisti
rifugiati in Unione Sovietica cominciarono ad interessarsi della
minoranza italiana: le autorità sovietiche li inviarono da Mosca perché
sondassero le opinioni e il risultato fu la chiusura della chiesa (erano
state chiuse quasi tutte indipendentemente dagli italiani). Anche qua,
scontata la NEP, nacque un Kolchoz che prese il nome di "Sacco e
Vanzetti". Quelli che non vollero farne parte, furono obbligati ad
andarsene, lasciando ogni avere. A seguito di ciò, nel censimento del
1933 la percentuale degli italiani decresce all'1,3% della popolazione
della provincia di Kerč. Quando arrivò la grande purga staliniana che
colpì la stessa comunità italiana di Mosca, di italiani in Crimea non ce
ne erano molti, ma quei pochi sopravvissuti alla purga presero la via
dell’Asia centrale (deportati a Karaganda e lasciati a se stessi) per
aver fraternizzato col nemico tedesco (che non era ancora arrivato si
badi bene). Ritornarono quando Kruscev nel ’56 li "liberò". Aveva detto
Kruscev: deportammo solo questi che non erano "allineati" col comunismo
perche gli ucraini da deportare erano troppi e non sapevamo dove
metterli. Oggi sicuramente si tratterebbe di spostare qualche decina di
milione di persone. dal link
http://digilander.libero.it/frontedeserto/memory/bossolicrimea.htm
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