La storia è racconto attraverso i libri  

Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito.

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KRONSTADT 1921

di Paul Avrich -  10a parte di 14

Russia, un mondo a parte riga 20 bis la rivoluzione russa

http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/piantine.htm 

Oscar Mondadori

* Comunismo di "guerra" è una dizione impropria poiché dalla rivoluzione d'ottobre (o 4 mesi dopo con la pace di Brest) la Russia non era più in guerra con nessuno. I problemi interni durati anni sono identificabili in una comune guerra civile per l'affermazione di una parte sull'altra

La crisi del comunismo di "guerra"* pag. 9 e segg. passi e riassunti
Nell'autunno del 1920 cominciò nella Russia sovietica un difficile periodo di transizione dalla guerra alla pace. Per più di sei anni il paese aveva conosciute continue ribellioni, ma adesso... il fumo andava finalmente diradandosi. Il 12 ottobre il governo sovietico concluse l'armistizio con la Polonia. Tre settimane più tardi, l'ultimo dei generali bianchi, il barone Pietro Wrangel, venne buttato a mare (in Crimea), e la guerra civile, malgrado lasciasse il paese lacerato e sanguinante, segnò la vittoria dei bolscevichi. Nel Sud, Nestor Makhno (vedi profilo a sinistra), il partigiano anarchico, non era stato ancora catturato, ma nel novembre del 1920 il suo esercito, una volta formidabile, era stato disperso e non costituiva più un pericolo per il governo di Mosca. La Siberia, l'Ucraina, il Turkestan erano stati riconquistati, insieme con il bacino carbonifero del Donez e con i campi di petrolio di Baku. La fine della guerra civile aprì una nuova epoca nelle relazioni sovietiche con gli altri paesi che avevano accantonato l'idea di rovesciare il sistema sovietico e questi di esportare la rivoluzione. Avevano altro a cui pensare. Nel corso dell'anno erano stati conclusi formali trattati di pace con i vicini baltici della Russia, della Finlandia, l'Estonia, la Lettonia e la Lituania; e, nel febbraio 1921, erano stati firmati trattati di pace e di amicizia con la Persia e l'Afganistan, mentre era in via di attuazione un analogo accordo con i turchi. Nel frattempo inviati sovietici, e in particolare Krasin a Londra e Vorovsky a Roma, stavano discutendo accordi commerciali con numerose nazioni europee, e le prospettive di successo sembravano notevoli. L'inverno 1920-1921 rappresentò un periodo estremamente critico della storia sovietica. Lenin lo riconobbe quando affermò all'VIII congresso dei soviet che non sarebbe stato facile realizzare un passaggio tranquillo ad una pacifica ricostruzione economica e sociale. Sebbene si fosse vinto sul terreno militare e la situazione esterna fosse in via di rapido miglioramento, i bolscevichi si trovavano di fronte a gravi difficoltà interne. La Russia era esausta e vicina al collasso economico. La carestia e le epidemie facevano altri milioni di vittime, dopo quelle cadute nel corso dei combattimenti (2 milioni). La produzione agricola era diminuita drasticamente, l'industria e i trasporti si trascinavano a malapena. Era ormai tempo di abbandonare il "comunismo di guerra", un programma improvvisato per far fronte alla situazione di emergenza della guerra civile. Come implica questa stessa definizione, il comunismo di guerra recava il duro marchio della irreggimentazione e della repressione. Imposto dalla scarsità economica e dalle necessità militari, era contrassegnato da un'estrema centralizzazione dei controlli governativi su tutti gli aspetti della vita sociale. La requisizione forzata del grano ai contadini era il punto, cruciale di questa situazione: nelle campagne vennero inviati distaccamenti armati per requisire il surplus prodotto, onde nutrire le città e rifornire l'Armata Rossa, che comprendeva circa cinque milioni di uomini.

Da anarcopedia: Paul Avrich nasce il 4 agosto 1931 a New York, da una famiglia Russa originaria di Odessa. Quando nel 1959 Nikita Krushcev visitò gli USA, autorizzò gli scambi interculturali studenteschi, grazie ai quali Avrich poté studiare in URSS. Qui lavorò alla tesi -The Russian Revolution and the Factory Committees-, scoprendo la drammatica insurrezione di Kronstadt ed il ruolo giocato dagli anarchici nella Rivoluzione Russa. Da questo suo interesse nacque la simpatia, e la militanza, per il movimento anarchico. Dopo il rientro in America divenne insegnante di storia al "Queens College" di New York (insegnò dal 1961 al 1999), trasmettendo ai suoi studenti la passione per la libertà e per la storia della Rivoluzione Russa; è indubbio che la crescita dell’anarchismo negli USA si debba proprio agli studi, alle lezioni, alle conferenze e alle opere di Paul Avrich. ...Il suo ultimo lavoro fu il raggruppamento di 200 interviste fatte nei precedenti trent'anni ad anarchici non sempre conosciuti ma che egli riteneva comunque preziosissime. Nella prefazione Avrich spiegò l’importanza che egli attribuiva a quelle interviste, «fonti di un valore incomparabile per i futuri ricercatori... Ma la storia orale non prende il posto della storia convenzionale, che deve essere attestata dai documenti scritti... La memoria è spesso soggetta a lacune e gli errori fanno capolino». Paul Avrich morì a New York, dopo una lunga malattia, la mattina del 17 febbraio 2006.

Benché avessero ordine di lasciare ai contadini quanto era necessario ai loro bisogni, le squadre di requisizione avevano l'abitudine di appropriarsi con le armi in pugno del grano destinato al consumo individuale o immagazzinato per la semina !!!. Lo stesso Lenin dovette ammettere che « l'essenza del comunismo di guerra consisteva nel fatto che sottraevamo ai contadini tutte le loro eccedenze - e talvolta non soltanto queste, ma una parte del grano del quale essi avevano bisogno per nutrirsi. Oltre al grano e ad altri prodotti agricoli, i distaccamenti per il cibo confiscavano i cavalli, il foraggio, i carri e tutto quanto poteva servire all'esercito, spesso senza alcun pagamento, mentre gli abitanti dei villaggi dovevano cavarsela senza prodotti quali lo zucchero, il sale, il petrolio, per non parlar del sapone, delle scarpe, dei fiammiferi, del tabacco, o dei chiodi e dei metalli necessari alle riparazioni essenziali.
Costretti con le armi a cedere le loro eccedenze senza riceverne in cambio nemmeno i beni di consumo più necessari, i contadini reagirono come era prevedibile: i distaccamenti per la requisizione del cibo, quando non incontravano aperta resistenza, venivano ingannati con tutte le possibili tattiche che l'astuzia contadina riusciva a trovare. Nel 1920 un'alta autorità sovietica stimava che più di un terzo del raccolto totale era stato nascosto alle squadre di requisizione del governo," Inoltre, i contadini cominciarono a coltivare unicamente quel tanto di terra necessaria ai loro bisogni, sicché, verso la fine del 1920, l'area delle seminagioni nella Russia europea rappresentava soltanto tre quinti di quella seminata nel 1913, ultimo anno normale, prima dello scoppio della guerra e della rivoluzione. Buona parte di questa riduzione era ovviamente dovuta alle devastazioni cui era stata sottoposta la campagna russa, ma la politica della prodrazvestka contribuì senza dubbio al catastrofico declino della produzione agricola durante il periodo della guerra civile. Nel 1921 la produzione totale era scesa a meno della metà, e il bestiame a meno di due terzi, rispetto alle cifre di anteguerra. Un colpo particolarmente duro aveva ricevuto la produzione nei settori vitali del lino e della barbabietola da zucchero, che era crollata sino a percentuali che stavano tra un quinto e un decimo dei livelli normali. Lenin aveva da molto tempo compreso che, a causa dell'arretratezza economica' e sociale della Russia, era indispensabile un'alleanza tattica con i contadini se il suo partito voleva conquistare e mantenere il potere. Era stato questo il motivo fondamentale che aveva portato alla formazione di un governo di coalizione con i socialisti rivoluzionari di sinistra (LSR) nel dicembre 1917; e lo stesso ordine di idee può avere altresì contribuito alla scelta di Kalinin - uno dei pochi bolscevichi le cui origini contadine erano ampiamente note - a presidente della Repubblica sovietica. Ma il modo principale per assicurarsi l'appoggio dei contadini era quello di adempiere al loro vecchio sogno di una cernyi peredel, di una distribuzione generale della terra. I decreti bolscevichi sulla terra del 26 ottobre 1917 e del 19 febbraio 1918, rispondevano assai da vicino alle richieste populiste e ugualitarie della popolazione rurale. Traendo a prestito il programma agrario dei socialisti rivoluzionari, le cui dottrine esprimevano pienamente le aspirazioni dei contadini, il giovane governo sovietico abolì la grande e media proprietà terriera e impose che la terra fosse suddivisa in modo eguale tra tutti coloro che la lavoravano con le proprie mani senza l'aiuto di braccianti salariati. Adesso volevano unicamente essere lasciati in pace. Rinserrati nelle loro nuove proprietà, guardavano con sospetto ogni intrusione esterna. Ma queste non si fecero aspettare. Allorché la guerra civile si aggravò e le squadre di requisizione arrivarono nelle campagne, i contadini cominciarono a considerare i bolscevichi come avversari. Inoltre i contadini provavano risentimento per le fattorie statali che le autorità avevano costituito in alcuni dei latifondi più estesi, nel periodo della guerra civile. Per gli abitanti dei villaggi una vera cernyj peredel significava la distribuzione di tutta la terra al popolo, nonché l'abolizione della" schiavitù salariata" che le fattorie statali perpetuavano.
  Come sottolineò Lenin, « il contadino pensa: se vi sono grondi aziende agricole, ancora una volta sarò un lavoratore salariato ». In seguito a questa politica un certo numero di contadini cominciò a pensare che i bolscevichi e i comunisti appartenessero a due entità diverse, non due facce dello stesso sistema. Ai primi attribuivano il prezioso dono della terra, mentre accusavano aspramente i secondi - e in particolare Trotskij, Zinoviev e altri dirigenti comunisti le cui origini "estranee" erano ben note - di imporre una nuova sorta di servitù, questa volta nei confronti dello stato invece che dei nobili. « Noi siamo bolscevichi, e non comunisti. Noi siamo per i bolscevichi perché hanno scacciato gli agrari, ma non siamo per i comunisti, perché questi sono contro la proprietà individuale. ». Tuttavia la maggioranza dei contadini, finché durò la guerra civile, continuò a tollerare il regime sovietico come un minor male rispetto a una restaurazione dei bianchi. Ma, con la sconfitta dell'esercito di Wrangel nell'autunno del 1920, la situazione mutò rapidamente. Ora che il pericolo dei bianchi era scomparso, il risentimento dei contadini contro la prodrazvestka e le fattorie statali esplose incontrollato. Ondate di sollevamenti contadini colpirono la Russia rurale. Le rivolte più violente ebbero luogo nella provincia di Tambov, nella zona del medio Volga, in Ucraina, nel Caucaso settentrionale, e nella Siberia occidentale, aree periferiche in cui il controllo del governo era relativamente debole e dove esisteva una lunga tradizione di violenza popolare." (ndr: come l'armata rossa era decuplicata arruolando a forza contadini così i congedamenti avevano spinto nelle campagne 2,5 milioni, quasi la metà degli effettivi, di gente che trovava il nulla. Stava succedendo anche in Europa ma riguardava le classi operaie soggette alla riconversione delle fabbriche da belliche in prodotti di consumo, se e quando si sarebbero comprati prodotti di consumo con la miseria diffusa anche fra i vincitori).
Secondo Lenin la situazione equivaleva a una ripresa della guerra civile, ma in una forma diversa e più pericolosa, in quanto veniva condotta non più da elementi sociali sconfitti il cui ruolo nella storia era ormai sorpassato, ma dalle stesse masse popolari. Lo spettro di un'immensa sollevazione contadina, una nuova rivolta di Pugaciov, "cieca e spietata", come l'aveva definita Puskin nei suoi versi, aveva fatto la sua comparsa per mettere a dura prova il governo: e questo in un momento in cui le città, centri tradizionali dell'appoggio ai bolscevichi, si trovavano in una situazione di abbandono e di debolezza, ed erano esse stesse in preda a una profonda turbolenza (ndr: era un fenomeno che conoscevamo anche in Italia e si chiamava rivolta meridionale ma in Russia sicuramente non avrebbero usato gli stessi sistemi italiani). Tra il novembre 1920 e il marzo 1921, il numero delle rivolte contadine si accrebbe rapidamente. Soltanto nel febbraio 1921, alla vigilia della ribellione di Kronstadt, la Ceka riferì la presenza di centodiciotto diversi sollevamenti contadini in varie parti del paese." Nella Siberia occidentale il flusso della ribellione investiva quasi interamente la regione di Tiumen, e gran parte delle provincie limitrofe di CeIiabinsk, Orenburg e Omsk. Le comunicazioni attraverso la transiberiana erano gravemente danneggiate, aggravando la già seria mancanza di cibo nelle grandi città della Russia europea. Lungo il medio Volga, dove Stenka Rasin e Pugaciov avevano avuto il più largo seguito, bande di delinquenti armati - contadini, veterani dell'esercito, disertori - percorrevano le campagne in cerca di cibo e di bottino. Soltanto un filo di rasoio separava il brigantaggio dalla rivolta sociale. Ovunque uomini disperati tendevano imboscate alle squadre di requisizione e combattevano con selvaggia determinazione contro tutti coloro che tentavano di opporsi alle loro azioni. La lotta più aspra avvenne forse nella provincia di Tambov, nelle Terre Nere, che era stata un focolaio di rivolte contadine sin dal XVII secolo. Guidata da A. S. Antonov, un ex socialista rivoluzionario, il cui talento di combattente partigiano e la cui fama come Robin Hood rivaleggiavano con quelli di Nestor Makhno, la ribellione imperversò, al di fuori di ogni controllo, per più di un anno, sino a quando l'abile comandante dell'Armata Rossa, Mikhail Tukhacevskij, reduce dall'aver domato la rivolta dei marinai di Kronstdat, riuscì a sconfiggerla con l'impiego di grandi forze."

Kronstadt è una cittadella situata sull'isola di Kotline nel golfo di Finlandia, concepita dallo zar come una sorta di fortezza difensiva contro un possibile attacco dal mare alla capitale Pietrogrado. Proprio a Kronstadt, nel 1921, si realizzò lo scontro tra le forze autoritarie bolsceviche e quelle socialiste di tendenza libertaria.

Lenin davanti allo Smolny

In June 1918, when it became apparent that a revolutionary army composed solely of workers would be far too small, Trotsky instituted mandatory conscription of the rural peasantry into the Red Army. Opposition of rural Russians to Red Army conscription units was overcome by taking hostages and shooting them when necessary in order to force compliance. Former Tsarist officers were utilized as "military specialists" sometimes taking their families hostage in order to ensure loyalty. In August 1919 the Red Army had 300 000 soldiers – in January 1920 the Red Army had over 5 million men. 50 000 former Tsarist officers were retained to train the new force. Each unit received a political commissar who was responsible for indoctrination and he should ensure that the army remained under Bolshevik control. The supreme commander of the military forces was Leon Trotsky. To reinstate discipline a few regulations were made in February/March 1918:
•The powers of the regimental councils were curtailed
•The practice of electing officers was abolished
•The death penalty for deserters was reintroduced

Semplici contadini, armati di asce, randelli, picche, di qualche fucile e pistola, affrontavano vere e proprie battaglie con le formazioni dell'esercito regolare; e il loro disperato coraggio produceva una tale quantità di defezioni tra le truppe del governo - molte delle quali ne condividevano l'origine sociale e gli atteggiamenti - che occorreva far ricorso alle unità speciali della Ceka e agli allievi ufficiali comunisti, la cui lealtà era al di sopra di ogni dubbio. Prive di armi moderne e di un'efficace organizzazione, le bande disperse dei contadini non erano in grado, in ultima analisi, di resistere alle forze' veterane dei rossi, Per di più, gli insorti non avevano un programma coerente, sebbene le loro parole d'ordine fossero ovunque le stesse: «Abbasso le requisizioni », «Basta con le squadre di approvvigionamento », « Non consegnate le vostre eccedenze », « Abbasso i comunisti e gli ebrei ». Al posto delle requisizioni i contadini richiedevano una tassa fissa sul proprio prodotto e il diritto di utilizzare a loro piacimento le eccedenze. Inoltre, come ulteriore incentivo alla produzione, domandavano un aumento dei rifornimenti dei beni di consumo per le campagne." Diffidenza, preoccupazione e rabbia a Mosca al Congresso chiamato a risolvere il problema che non voleva il contadino capitalista borghese. (Ndr: I bolscevichi aborrivano la restaurazione di un libero mercato e con una classe di contadini proprietari saldamente consolidata. Un autorevole esponente di questo punto di vista era Valerian Osinskij (il cui vero nome era Obolenskij), che teorizzò l'« organizzazione di massa obbligatoria della produzione» sotto la direzione e il controllo di funzionari governativi." Non sarà subito ma dopo l'esperimento fallito della Nep andò a regime e durò fino agli anni novanta).
La sua concezione di fondo era un sistema di fattorie socializzate, nelle quali tutte le piccole proprietà sarebbero state collettivizzate, e il lavoro agricolo svolto su base comune. Lo schema di Osinskij aveva un ruolo centrale nelle deliberazioni congressuali. Sebbene la maggioranza comunista sostenesse il piano con un margine schiacciante, voci di opposizione provennero dai menscevichi e dai socialisti rivoluzionari, presenti per l'ultima volta in una simile assemblea. Fiodor Dan e David Dallin per i menscevichi, e V. K. Volskij e I. N. Steinberg per la destra e la sinistra dei socialisti rivoluzionari, furono unanimi nel condannare la politica "di bancarotta" del comunismo di guerra, e chiesero che si ponesse fine alle requisizioni. Un contadino di Tula denunziò che 10 tra le provincie di terre nere della Russia centrale (compresa la propria) erano rimaste senza grano da semina. «Se si vuole elevare la produzione di prodotti alimentari» affermò un delegato di Perm « dobbiamo venir liberati dal cappio delle requisizioni forzose. »
Uno dopo l'altro gli oratori denunziavano che a compenso dei loro prodotti poco o nulla veniva dato. « Se volete che seminiamo tutta la terra - dichiarò un contadino della provincia di Minsk - dovete darci sale e ferro. Non ho altro da aggiungere. » « Abbiamo bisogno di cavalli, di ruote per i nostri carri, di erpici» affermavano all'unisono altre voci. « Dateci metallo per riparare i nostri strumenti, i nostri tetti, oppure dateci denaro, ma che abbia un valore reale e ci permetta di pagare il fabbro e il carpentiere. » Un delegato della provincia di Kostroma espresse lo stato d'animo collettivo, dichiarando: «È necessario offrire degli incentivi al contadino, altrimenti non lavorerà. Sotto la sferza posso sì segare il legno, ma non si può certo coltivare la terra ». « Ma come darci degli incentivi? » domandò un contadino di Novgorod. « È semplice: fissando una percentuale fissa di requisizione per il grano e per il bestiame. »
(ndr: Lenin che passava il tempo a pensare e scrivere non aveva però alcuna idea e se l'aveva si guardava bene dall'esprimerla perché aveva in mente una cosa sola: una controrivoluzione che li avrebbe cacciati dalla Russia. Se prendi una sedia metti della colla potente. è l'unica maniera per non fartela scappare concetto oltremodo noto in Italia. Si divertiva anche banalizzare la diatriba con favolette (la capra e il montone). Naturalmente Lenin votò per Osinskij, ma qualcuno che sondava l'animo recondito di Lenin scoprì che per lui i contadini non sono socialisti).... considerarli come tali significava costruire il futuro della Russia sulle sabbie mobili. Benché la Sukharevka (il celebre mercato nero di Mosca) fosse stata eliminata, il suo spirito viveva nel cuore di ogni piccolo proprietario. « Sino a quando vivremo in un paese di piccoli contadini» disse Lenin « il capitalismo in Russia avrà una base più forte del comunismo. Ma se la transizione al socialismo» aggiunse «doveva essere lunga e difficile, a maggior ragione non bisognava fare marcia indietro di fronte alle forze capitalistiche delle campagne. » E così la costrizione, piuttosto che le concessioni, rimase la parola d'ordine della politica agricola dei bolscevichi." La produzione totale di carbone era alal fine del 1920 1/4 e il petrolio 1/3 del livello prebellico. Ancor peggio la produzione di ghisa scesa al 3 % rispetto al 1913. Il rame era sparito e qualsiasi produzione che lo impiegava bloccata. Molte grandi fabbriche potevano lavorare soltanto a orario ridotto, mentre gli operai erano ormai una piccola percentuale rispetto a quattro o cinque mesi prima. Alcuni settori importanti dell'industria pesante si trovavano completamente paralizzati; nelle industrie dei beni di consumo la produzione totale cadde a un quarto del livello prebellico. La produzione di scarpe era ridotta a un decimo del normale, e soltanto una su venti fabbriche tessili era in grado di produrre. In gran parte del paese le linee ferroviarie erano state divelte e i ponti distrutti dalle truppe in ritirata. Trotskij, che riferì sulla situazione dei trasporti all'VIII congresso dei soviet, osservò che la metà delle locomotive erano in via di smantellamento, mentre la produzione di macchine nuove era caduta al quindici per cento rispetto alle cifre del 1913. Poiché, nella migliore delle ipotesi, il rifornimento di combustibile ordinario aveva luogo in maniera intermittente, i ferrovieri erano ridotti ad alimentare le caldaie a legname, e ciò aumentava il numero dei guasti. Le comunicazioni erano gravemente intralciate quasi in ogni provincia, e in taluni distretti si era verificata una paralisi totale.
 

Nestor Makhno

Nestor Makhno, the son of peasants, was born in Hulyai-Pole, Ukraine, on 27th October 1889. His father died the following year and at the age of seven he was put to work tending cows and sheep for local peasants. Later he found employment as a farm labourer. In 1906, at the age of seventeen, Makhno joined an anarchist group and became involved in terrorist activities. Two years later he was arrested and sentenced to death but was reprieved because of his youth and imprisoned in Butyrki Prison in Moscow. Makhno was released from prison after the abdication of Tsar Nicholas II. Makhno returned to his native village and assumed a leading role in community affairs. In August 1917 he was elected as chairman of the Hulyai-Pole Soviet of Workers' and Peasants. He now recruited a band of armed men and set about expropriating the estates of the neighboring gentry and distributing the land to the peasants. After the Russian Revolution he became one of the leaders in the area. After the signing of the Treaty of Brest-Litovsk the German Army marched into the Ukraine. His band of partisans was too weak to offer effective resistance and Makhno was forced to go into hiding. He arrived in Moscow in June 1918. Makhno had a meeting with his hero, Peter Kropotkin, who had arrived in Russia from his long-period in exile. Makhno also had a meeting with Lenin in the Kremlin. Lenin explained his opposition to anarchists. "The majority of anarchists think and write about the future without understanding the present. That is what divides us Communists from them. But I think that you, comrade, have a realistic attitude towards the burning evils of the time. If only one-third of the anarchist-communists were like you, we Communists would be ready, under certain well-known conditions, to join with them in working towards a free organization of producers." Makhno answered that the anarchists were not utopian dreamers but realistic men of action. Makhno returned to the Ukraine in July 1918. The area was still occupied by Austrian troops that had installed a puppet ruler, Pavlo Skoropadskyi. Makhno launched a series of raids against the government and the manors of the nobility.
As Paul Avrich has pointed out: "Previously independent guerrilla bands accepted Makhno's command and rallied behind his black banner. Villagers provided food and fresh horses, enabling the Makhnovists to travel forty or fifty miles a day with little difficulty. Turning up quite suddenly where least expected, they would attack the gentry and military garrisons, then vanish as quickly as they had come. In captured uniforms they infiltrated the enemy's ranks to learn their plans or to open fire at point-blank range. On one occasion, Makhno and his retinue, masquerading as Hetmanite guardsmen, gained entry to a landowner's ball and fell upon the guests in the midst of their festivities. When cornered, the Makhnovists would bury their weapons, make their way singly back to their villages, and take up work in the fields, awaiting a signal to unearth a new cache of arms and spring up again in an unexpected quarter."
Makhno always had a large black flag, the symbol of anarchy, at the head of his army, embroidered with the slogans "Liberty or Death" and "the Land to the Peasants, the Factories to the Workers". Makhno later told Emma Goldman that his objective was to establish a libertarian society in the south that would serve as a model for the whole of Russia. When he set-up his first commune near Pokrovskoye, he named it in honour of Rosa Luxemburg. In September 1918, after defeating a large force of Austrians at the village of Dibrivki, his men gave him the title, "little father". Two months later the First World War came to an end and all foreign troops left Russia. Pavlo Skoropadskyi was removed from power in an uprising led by Symon Petliura.

La disfunzione delle ferrovie impediva il rifornimento di cibo alle città affamate. Le riserve divennero così scarse che gli operai e gli altri abitanti della città ricevevano razioni di fame. Le piccole quantità di generi alimentari disponibili venivano distribuite secondo un sistema di preferenze che, stabilito in origine per favorire gli operai delle fabbriche di armi, venne mantenuto anche dopo la fine della guerra civile. Così, all'inizio del 1921, gli operai delle fonderie e degli alti forni di Pietrogrado (goriacie tsekhi) ricevevano una razione giornaliera di 800 gr. di pane nero, mentre i lavoratori d'assalto (udarniki) ne avevano 600, e le altre categorie di minore importanza 2/400." Ma anche queste magre razioni venivano distribuite con irregolarità. Si dice che la dieta dei lavoratori dei trasporti era in media tra le settecento e le mille calorie giornaliere. una cifra di gran lunga al di sotto del fabbisogno minimo necessario per sostenere una giornata lavorativa. Ogni commercio privato era stato abolito, e lo scambio normale di merci tra città e campagna aveva virtualmente cessato di esistere. Al suo posto era rapidamente subentrato il mercato nero: torme di "borsaneristi" vagavano di villaggio in villaggio, acquistando pane e verdura, che vendevano o barattavano poi con gli affamati abitanti delle città. Verso la fine del 1920 il commercio illegale aveva raggiunto proporzioni tali da soppiantare largamente i canali ufficiali di distribuzione. In pari tempo l'inflazione era salita ad altezze vertiginose: soltanto nel 1920 il prezzo del pane era aumentato di oltre dieci volte." Il governo sovietico, per far fronte alle proprie spese, faceva lavorare i torchi (le presse stampasoldi) a velocità furiosa: il risultato era che un rublo aureo, che nel 1917 valeva sette rubli e ottantacinque kopeki di carta, tre anni dopo ne valeva almeno diecimila. Alla fine del 1920 il salario reale di un operaio delle fabbriche di Pietrogrado era caduto, secondo stime ufficiali, all'8,6 % rispetto all'anteguerra." Via via che il valore della moneta si dissolveva, agli operai veniva pagata in natura una parte crescente dei salari. La razione di cibo (paiok) arrivò a rappresentare il nocciolo del salario dell'operaio; in aggiunta egli riceveva scarpe e vestiario dal governo, e in qualche caso una parte del suo stesso prodotto, che veniva di regola barattato con il cibo. Ciò malgrado, i lavoratori delle fabbriche riuscivano di rado a ricavare abbastanza per nutrire se stessi e le proprie famiglie, e andavano a raggiungere le torme di cittadini che lasciavano le proprie case per battere le campagne in cerca di viveri. Tra l'ottobre 1917 e l'agosto 1920 (data di un nuovo censimento) la popolazione di Pietrogrado da quasi due milioni e mezzo di abitanti si ridusse a circa 750.000. Nello stesso periodo Mosca perdette circa la metà dei suoi abitanti, mentre il totale della popolazione urbana in Russia diminuì di circa un terzo. Una notevole proporzione di questi emigranti era costituita da operai dell'industria che venivano respinti ai loro villaggi di origine e costretti a riprendere di nuovo la loro precedente esistenza di contadini..... È una vera ironia che ciò accadesse proprio in un momento in cui, secondo i canoni ideologici del partito bolscevico, il paese avrebbe dovuto acquisire un carattere sempre più urbano e industriale. Invece, a causa delle conseguenze della spartizione della terra e della guerra civile, la Russia si riconvertì in larga misura nella società agraria primitiva dalla quale solo recentemente aveva cominciato a differenziarsi. Per il governo sovietico, che intendeva governare in nome del proletariato, la situazione era carica di pericolose implicazioni. La fuga della popolazione dalla città ai villaggi non solo rendeva meno solida la base del potere sovietico, ma il rinnovato contatto tra contadini e operai contribuiva ad accrescere le tensioni che esistevano nel popolo. Le lamentele dei contadini provocarono vivaci reazioni tra i visitatori provenienti dalle città, che ebbero modo di constatare con i propri occhi gli effetti del comunismo di guerra sulle campagne. La delusione si allargò rapidamente dai contadini e dagli operai ai loro parenti plebei dell'esercito e della marina. Il risultato fu un'ondata crescente di moti rurali, di agitazioni nell'industria, e di inquietudine tra i militari, che doveva esplodere drammaticamente a Kronstadt nel marzo del 1921. In città era impossibile trovare abiti pesanti e calzature, e si ebbero casi di gente morta di freddo negli appartamenti non riscaldati. Il tifo e il colera dilagarono nelle città, esigendo un pesante tributo di morti. Ma il problema peggiore restava quello del cibo: malgrado l'accentuato declino della popolazione, mancava il necessario per cavarsela. I lavoratori, minati nella loro energia fisica, cadevano in preda alla demoralizzazione e alle sue conseguenze. Verso la fine del 1920 la produttività era caduta a un terzo delle medie del 1913. Spinti dal freddo e dalla fame, gli uomini abbandonavano le macchine per procurarsi legna e vettovaglie nelle campagne circostanti. Viaggiando a piedi o sui treni sovraffollati, portavano con sé i loro averi, o i materiali sottratti (ricordiamo che alcuni prodotti venivano ceduti come salario e quindi era del tutto legale venderseli) alle fabbriche, per scambiarli con qualsiasi alimento potessero trovare. Il governo faceva del suo meglio per stroncare questi traffici.
La militarizzazione del lavoro
Riassunto. Vista come era andata con l'esercito rosso a Trotzky venne in mente di fare altrettanto con gli operai. Nel gennaio del 1920 il Consiglio dei commissari del popolo, in gran parte per suggerimento di Trotskij, decretò l'obbligo generale del lavoro per tutti gli adulti sani e, in pari tempo, autorizzò l'impiego del personale militare sovrabbondante nel lavoro civile. Anziché fomentare lo sbando o il ritorno alle campagne si impiegava parte dell'ex Armata Rossa al ripristino di opere pubbliche, ma non solo (taglio degli alberi, nelle miniere di carbone, nella riparazione di linee ferroviarie etc). Lavorare in fabbrica accanto a un soldato obbligto è una esperienza toccante che farebbe bene a molti in Italia. I dirigenti menscevichi paragonavano la nuova irreggimentazione alla schiavitù degli egizi, quando i faraoni impiegavano il lavoro forzato per costruire le piramidi. La costrizione, insistevano, non avrebbe dato migliori risultati nell'industria che nell'agricoltura. Gli osservatori governativi constatavano con allarme che tali argomenti facevano presa sulle masse operaie, la cui delusione nei confronti dei bolscevichi e del loro programma di comunismo di guerra stava per raggiungere il punto cruciale di aperte dimostrazioni contro il regime. Durante il 1917 e il 1918 gli operai dell'industria avevano attuato la parola d'ordine sindacalista del "controllo operaio" sulla produzione." Ciò significava che i comitati di fabbrica e di officina controllavano su scala locale le assunzioni e i licenziamenti, partecipavano alla fissazione dei salari, degli orari, e delle condizioni di lavoro, e, più in generale, esercitavano la loro vigilanza sulle attività dell'amministrazione. In alcune fabbriche direttori, ingegneri e capisquadra impopolari vennero cacciati via e i comitati operai si assunsero direttamente i compiti di direzione, di solito con risultati disastrosi. Verso l'estate del 1918 gli operai si ritrovarono a gestire il caos e lo stato intervenne con la nazionalizzazione e il controllo operaio venne gradualmente sostituito dalla direzione individuale e da una rigorosa disciplina sul lavoro. Nel novembre del 1920 4/5 delle grandi imprese erano di nuovo dirette secondo il principio della direzione Individuale, e la nazionalizzazione era stata estesa a un gran numero di piccole fabbriche e aziende. Dovunque fosse possibile, gli "specialisti borghesi" erano stati restituiti alle loro funzioni.
Per le masse operaie questo non era altro che il tradimento degli ideali della Rivoluzione. Secondo loro, il sogno di una democrazia proletaria, temporaneamente realizzato nel 1917, era stato distrutto e sostituito con i metodi coercitivi e burocratici del capitalismo. I bolscevichi avevano imposto una "disciplina di ferro" nelle fabbriche, costituito squadre armate per far rispettare la volontà delle direzioni aziendali, e pensavano di far ricorso a metodi odiosi per aumentare l'efficienza, quali il taylorisrno. Era una pillola amara da ingoiare per gli operai il fatto che ciò veniva fatto da un governo nel quale avevano avuto fiducia e che affermava di governare in loro nome. Non vi è da sorprendersi se nell'inverno del 1920-1921, quando la situazione economica e sociale raggiunse un punto critico, la voce del malcontento non poteva più venir soffocata neanche dalla minaccia di licenziamento, con conseguente perdita delle razioni alimentari. Nelle assemblee di fabbrica in cui gli oratori denunziavano aspramente la militarizzazione e la burocratizzazione dell'industria, le allusioni critiche al benessere e ai privilegi dei funzionari bolscevichi suscitavano indignate manifestazioni di consenso tra gli ascoltatori. I comunisti - si diceva - hanno sempre i posti migliori e sembrano soffrire la fame e il freddo meno di tutti gli altri. Correva voce che i bolshevichi fossero una banda ebrea che s'era giocato il paese. I sindacati avevano ancora la necessità di esistere. Se ne discuterà al congresso come si erano discusse prima migliaia di tesi. Per Trotskij completa subordinazione dei sindacati allo stato, cui sarebbe stata demandata l'autorità di nominare o dimettere i funzionari sindacali contro tutti gli altri. Lenin e i suoi sostenitori (che rappresentavano nel partito una larga maggioranza) cercavano di colmare il fossato con un compromesso. Per tutti gli altri siamo ancora in guerra. Con chi ? Con gli anarchici forse?.  Da allora fra le due idee non corse buon sangue. Maggio ’37-Barcellona la FAI-CNT (Federaciòn Anarquista Iberica-Confederaciòn Nacional del Trabajo, sindacato anarchico) e il POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista, antistalinista), sono attaccati da un gruppo di polizia della Guardia de Asalto comandato dagli stalinisti del PSUC (Partit Socialista Unificat de Catalunya). Il bilancio è di circa 500 morti. George Orwell riesce a scappare mentre esponenti del POUM e altri anarchici vengono arrestati e uccisi in seguito. Tra loro anche gli italiani Berneri e Barbieri. A un altro italiano, Vittorio Vidali, vennero rivolte accuse di complicità nelle eliminazioni.
With the support of the Red Army, Makhno was able to force Petliura into exile. In 1919, Nestor Makhno married Agafya Kuzmenko, a former elementary schoolteacher (1892-1978), who also served as one of his aides. They had one daughter, Yelena. Two of Makhno's brothers were members of his army before being captured in battle and executed by firing squad. A pact for joint military action against General Anton Denikin and his White Army was signed in March 1919. However, the Bolsheviks did not trust the anarchists and two months later two Cheka agents sent to assassinate Makhno were caught and executed. Leon Trotsky, commander-in-chief of the Bolsheviks forces, ordered the arrest of Makhno and sent in troops to Hulyai-Pole dissolve the agricultural communes set up by the Makhnovists. With Makhno's power undermined, a few days later, Denikin forces arrived and completed the job, liquidating the local soviets as well. On 26th September 1919, Makhno launched a successful counterattack at the village of Peregonovka, cutting Denikin's supply lines. This was followed by a new offensive by the Red Army and Denikin's White Army was forced to retreat to the shores of the Black Sea. A truce was called in October 1920, when General Peter Wrangel and his White Army launched a major offensive in the Ukraine. Trotsky offered to release all anarchists in Russian prison in return for joint military action against Wrangel. However, once the Red Army made sufficient gains to ensure victory in the Civil War, the Makhnovists were once again outlawed. On 25th November, 1920, Makhno's commanders in the Crimea, who had just defeated Wrangel's forces, were seized by the Red Army and executed. Leon Trotsky now gave orders for an attack on Makhno's headquarters in Hulyai-Pole. Most of his staff were captured and shot but Makhno managed to escape with the remnant of his army. After wandering over the Ukraine for nearly a year, Makhno, suffering from unhealed wounds, crossed the Dniester River into Rumania where he was arrested and interned. He escaped to Poland but was once again arrested and imprisoned in Danzig. Eventually, aided by Alexander Berkman, he was allowed to move to Paris. Nestor Makhno was unhappy in Paris saying he hated the "poison" of big cities, and missed the landscape of Hulyai-Pole. According to Alexander Berkman he talked of returning home and "taking up the struggle for liberty and social justice." However, as Paul Avrich points out that he "lived his remaining years in obscurity, poverty, and disease, an Antaeus cut off from the soil that might have replenished his strength." Nestor Makhno died of tuberculosis on 6th July 1935.
   

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