La storia è racconto attraverso i libri  

Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito.

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POI OPERA LIRICA DI PIETRO MASCAGNI (1890)

CAVALLERIA RUSTICANA (1880)

Giovanni Verga (1840/1922)

Trama
Turiddu Macca, contadino siciliano, prima di partire a fare il militare, era fidanzato con Lola. Lola nel frattempo si è fidanzata con Alfio, un ricco carretiere che ha « quattro muli in stalla » mentre la madre di Turiddu, Nunzia, ha dovuto vendere la loro unica mula. Turiddu un giorno incontra finalmente Lola di ritorno dalla processione della Madonna del Pericolo che gli spiega che tutto è finito, che è la volontà di dio a farla moglie di Alfio. Turiddu è roso dalla gelosia, dalla delusione e vuole vendicarsi, decidendo di sedurre Santa, che abita di fronte a Lola. Turiddu comincia a lavorare come operaio dal ricco Massaro Cola per sedurne la figlia Santa. A poco a poco, mentre Santa si innamora di Turiddu, Lola li spia nascosta dietro la finestra. Lola è gelosa e rimpiange un pò Turiddu. Un giorno lo chiama e lo invita a casa sua di notte. Santa ne se rende conto e chiude la finestra perché si sente tradita, ferita: vuole vendicarsi. Quando Alfio torna dalle fiere con bei regali per Lola, Santa gli dice che è stato tradito. Alfio da appuntamento a Turiddu per l’indomani all’alba nei fichi d'India: si sfideranno a coltello e Turiddu morirà.

 

 

Turiddu Macca, il figlio della gnà Nunzia, come tornò da fare il soldato, ogni domenica si pavoneggiava in piazza coll'uniforme da bersagliere e il berretto rosso, che sembrava quello della buona ventura, quando mette su banco colla gabbia dei canarini. Le ragazze se lo rubavano cogli occhi, mentre andavano a messa col naso dentro la mantellina, e i monelli gli ronzavano attorno come le mosche. Egli aveva portato anche una pipa col re a cavallo che pareva vivo, e accendeva gli zolfanelli sul dietro dei calzoni, levando la gamba, come se desse una pedata. Ma con tutto ciò Lola di massaro Angelo non si era fatta vedere né alla messa, né sul ballatoio ché si era fatta sposa con uno di Licodia, il quale faceva il carrettiere e aveva quattro muli di Sortino in stalla. Dapprima Turiddu come lo seppe, santo diavolone! voleva trargli fuori le budella dalla pancia, voleva trargli, a quel di Licodia! però non ne fece nulla, e si sfogò coll'andare a cantare tutte le canzoni di sdegno che sapeva sotto la finestra della bella.

......Il babbo cominciava a torcere il muso, ma la ragazza fingeva di non accorgersi, poiché la nappa del berretto del bersagliere gli aveva fatto il solletico dentro il cuore, e le ballava sempre dinanzi gli occhi. Come il babbo mise Turiddu fuori dell’uscio, la figliuola gli aprì la finestra, e stava a chiacchierare con lui ogni sera, che tutto il vicinato non parlava d’altro.
- Per te impazzisco, - diceva Turiddu, - e perdo il sonno e l’appetito.
- Chiacchiere.
- Vorrei essere il figlio di Vittorio Emanuele per sposarti!
- Chiacchiere.
- Per la Madonna che ti mangerei come il pane!
- Chiacchiere!
- Ah! sull’onor mio!
- Ah! mamma mia! -
Lola che ascoltava ogni sera, nascosta dietro il vaso di basilisco, e si faceva pallida e rossa, un giorno chiamò Turiddu.
- E così, compare Turiddu, gli amici vecchi non si salutano più?
- Ma! - sospirò il giovinotto, - beato chi può salutarvi!
- Se avete intenzione di salutarmi, lo sapete dove sto di casa! - rispose Lola.
Turiddu tornò a salutarla così spesso che Santa se ne avvide, e gli batté la finestra sul muso. I vicini se lo mostravano con un sorriso, o con un moto del capo, quando passava il bersagliere. Il marito di Lola era in giro per le fiere con le sue mule.
- Domenica voglio andare a confessarmi, ché stanotte ho sognato dell’uva nera! - disse Lola.
- Lascia stare! lascia stare! - supplicava Turiddu.
- No, ora che s’avvicina la Pasqua, mio marito lo vorrebbe sapere il perché non sono andata a confessarmi.

 

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