La storia è racconto attraverso i libri |
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Gianni Rebaudengo è nato il 3 novembre del 1928. A 16 anni si arruola nel II Battaglione Volontari Bersaglieri “Goffredo Mameli” della RSI. Viene catturato in combattimento nel dicembre 1944 sulla “Linea Gotica”. Prigioniero degli Inglesi nel Campo 211 di Algeri, rimpatria nell’aprile del 1946. Giornalista dal 1952, ha diretto diversi periodici e ha collaborato con case editrici quale traduttore. Attualmente continua a svolgere attività giornalistica come free-lance e presiede il Centro Studi di Storia contemporanea “Historica Nuova”. |
Un giorno per morire Una generazione nella guerra civile 1943-45 di Gianni Rebaudengo Con questo libro l’Autore traccia uno spaccato della Guerra Civile che ha insanguinato l’Italia dal 1943 al 1945. Una guerra scaturita dalla resa dell’8 Settembre e che ha visto molti Italiani schierati su due opposti fronti in una lotta che non concedeva quartiere. Come spiega l’Autore nella nota introduttiva, i numerosi personaggi che danno vita alle singole storie non sono personaggi di pura fantasia, essi appartengono – pur in una dimensione romanzata – ad esperienze realmente vissute, trasmesse oralmente dai superstiti. Personaggi di una tragedia che lascerà i vivi con gli occhi spalancati su un mondo piagato, stravolto da una violenza a volte cieca, insondabile. Storia vissuta di studenti e contadini, di ‘vecchi’ soldati che non vogliono arrendersi, di entusiasmi e fatalismi sullo sfondo di scontri cruenti di una maledetta guerra che annuncia le stragi di Aprile. Fanno da filo conduttore in questo “romanzo vero” le annotazioni di un giornalista – anch’esso realmente esistito – che osserva con occhio lucido e impietoso il susseguirsi di eventi legati a una realtà che incide nelle coscienze di ognuno. Una sorta di diario nel quale si specchiano e si confondono umane tragedie e cronache del vivere quotidiano. È un racconto sofferto quello che si dipana lungo tutte le pagine del libro, cogliendo squarci di vita e di morte di un tempo che non concede pause né momenti di quiete. Espressione di un’inquietudine giovanile alla ricerca di una verità sulla pagina più dolorosa della storia d’Italia. |