La storia è racconto attraverso i libri

I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati

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 storia e testimonianze dell'aviazione femminile in Urss fra il 1941 e il 1945.  ed. Unicopli

  Marina Rossi: Già docente a contratto presso l’Università di Trieste e Venezia – Istituto Storico della Resistenza di Trieste è autrice di numerosi saggi ed articoli riguardanti la storia del lavoro e del movimento operaio organizzato nelle province meridionali dell’impero asburgico e della lotta politica nel nord-est d’Italia dal primo dopoguerra alla fine della seconda guerra mondiale. Negli ultimi anni ha lavorato per gli studi riguardanti le prigionie in Russia nel corso dei due conflitti mondiali degli ex sudditi asburgici. Tra questi: I prigionieri dello Zar (Mursia, Milano, 1997), Irredenti giuliani al fronte russo (Udine, 1999). Dal 1994 ha collaborato con Umberto Asti, come consulente storica, in tutti i soggetti d’argomento russo da lui realizzati: “L’altra riva del Don”, Parma, 1995; “L’uomo del Volga”, Parma, 2002; “La vittoria non ha le ali”, Parma, 2002. Per le ricerche filmiche e la cura dei testi riguardanti il fronte orientale e la frontiera giuliana, i film video “I prigionieri della guerra”, di J. Gianichian, A. Ricci, Museo Rovereto 1995; “Cronache militari del fronte galiziano e balcanico”, Museo Rovereto 1996; “Passano i soldati”, di L. Gasperini, Roma 2001; “Trieste sotto”, Rai International, Roma 2002. Collabora con la pagina culturale de “Il Piccolo” di Trieste.

Marina Rossi - LE STREGHE DELLA NOTTE

"..... la guerra significa sempre morte, sangue, rovina; la donna invece è stata creata per dare la vita. È proprio per difendere la vita noi abbiamo accettato di andare in guerra. Abbiamo amato i nostri apparecchi come, in seguito, abbiamo amato i nostri figli..."

(Irina Maksimova, sergente meccanico del 586°  reggimento cacciabombardieri).

Così, con una definizione forse più ammirativa che denigratoria, i tedeschi ribattezzarono le aviatrici russe del 588° reggimento da bombardamento, che nel 1943 imperversavano nei cieli di Stalingrado, durante le notti fiammeggianti che incombevano sull’assedio. Nessun esercito in guerra, dal 1939 al 1945, ha avuto reparti aerei da combattimento composti esclusivamente da donne come i russi che arruolarono nell’Aeronautica militare le volontarie provenienti dagli aeroclub civili. Le equipararono agli uomini, formarono con esse tre reggimenti (bombardamento notturno, caccia, bombardamento in picchiata) e le impiegarono «alla pari» dal 1941 al 1945.

In Unione Sovietica la rivoluzione comunista aveva riconosciuto pari diritti e doveri alle donne anche nei confronti della vita militare e benché solo in casi sporadici reparti femminili venissero coinvolti in combattimenti sulla linea del fronte, nei cieli di Russia e Ucraina decine di piloti donna si scontrarono con l'aeronautica tedesca e italiana. Anzi, nella graduatoria degli assi dell'aria figurano ben tre donne che operarono con il grado di tenente: Lylia Vladimirovna Litvak con 7 nemici abbattuti (muore il 3 agosto del 43), Katya Budanova con 6 vittorie e Tamara Pamyatnika con 4 vittorie. Era stata Marina Raskova, già distintasi nel record di volo non stop, compiuto nel settembre del 1938 insieme alle compagne di missione Grisodubova e Ossipenko, con l'aereo ANT-37 ribattezzato "Rodina" (per la distanza 5.908 km in 26 ore e 29 minuti, da Mosca a Komsomolsk-na-Amure, sul Pacifico) ad ottenere nel 1941 l'autorizzazione a formare tre reggimenti di donne aviatrici, il 586, 587 e 588°, in cui anche tutto il personale ausiliario, perfino i meccanici, era di sesso femminile.

Litvyak a sinistra e Budanova al centro-La guerra non ha un volto femminile -

Svetlana Aleksievič, collage di racconti di donne-soldato sovietiche nella seconda guerra mondiale, portato a termine nel 1983 ma pubblicato due anni dopo quando la censura, ammorbidita dal nuovo corso della perestrojka, ne permette finalmente la pubblicazione. Fino a quel momento l'autorità le aveva rivolto accuse di pacifismo.

U vojny ne ženskoe lico

 

C'era un giovane tedesco, morto, che guardava il cielo, io mi sono messa a piangere e il comandante mi ha detto: Perché piangi?- - Perché mi fa pena.
- Ti fa pena un fascista? -
Io qui non vedo fascisti, vedo solo un ragazzo morto.
La cosa più tremenda dopo una battaglia sono i volti dei soldati, stravolti, senza più nulla di «umano». Una barelliera dopo non è più potuta entrare in una macelleria! Nei loro racconti e nelle loro testimonianze semplicemente non trovi una sola frase di giustificazione della guerra, pur avendola fatta con convinzione.

Marina Raskova


Dopo tre anni, dopo mille e cento notti, dopo essere arrivate fino a Berlino, delle 260 donne pilota tornarono a casa in 112.

Tutto cominciò grazie all’entusiasmo d’una giovane donna, molto bella, molto intelligente, che studiava musica e canto e che all’età di 19 anni, nel 1931, decise che solo il cielo sarebbe stato il suo destino. Si chiamava Marina Raskova, era figlia di musicisti, dunque niente la portava a quell’ambiente. Ma quelli della sua giovinezza erano in Russia anni di grande fervore per il volo, fiorivano gli aeroclub, gli assi che volavano con i Tupolev, gli Ilyuscin, i Jakovlev. Marina Raskova si iscrisse, ebbe il brevetto di navigatrice e riuscì a farsi ammettere all’Accademia aeronautica, prima donna nella storia del suo Paese come disegnatrice di mappe e ufficiale navigatore. Allo scoppio della guerra era maggiore e aveva alle spalle un lungo palmarès di trasvolate e di voli Mosca-Estremo Oriente, che ricordano quelli dei nostri Ferrarin e De Pinedo. Ottenne dalle autorità militari di poter dar vita al primo reparto femminile d’aviazione, successivamente cresciuto fino a tre reggimenti, addestrati a Engels, in una base segreta sul Volga. Il loro primo impiego fu nei cieli del Donec e del Donbass, quindi su Voroscilovgrad, su Stalingrado e nel Caucaso. Si alzavano in volo di notte, su allarme; i riflettori della contraerea tedesca le inseguivano nel buio e quando le centravano venivano abbattute. Con i loro apparecchi da caccia scortavano le colleghe dei bombardieri, sfidando in duelli aerei i Messerschmidt tedeschi, talvolta vincendo, talvolta precipitando in fiamme. Toccò anche a Marina Raskova, caduta il 4 gennaio 1943 sul fronte di Stalingrado, in una tremenda bufera di neve: ma già nelLylia Vladimirovna Litvak marzo successivo due appartenenti alla sua squadriglia la vendicavano.  

«Di sera arrivavano la benzina e le bombe e tutta la notte eravamo impiegate a bombardare». Era una esistenza durissima, sempre con l’alea della morte, ma restavano donne: «Le nostre mani e le nostre gambe gelavano, le giacche di pelliccia non riuscivano a scaldarci. Eppure, durante le soste in aeroporto si scherzava, si rideva... chi suonava il piano, molte scrivevano diari. Le mie compagne erano ragazze belle, intelligenti, che amavano sognare».

Il crollo del comunismo ha contribuito a cancellare molte memorie di una guerra che, iniziata patriotticamente, era stata mitizzata dalla deformante ideologia staliniana. Delle «streghe della notte» sono rimasti forse solo i loro ricordi e quel patetico raduno che ogni anno il 2 maggio, nell’anniversario della fine della guerra, le riunisce nel giardino del teatro Bolscioi a Mosca. In patria ebbero allora riconoscimenti, medaglie, alcune di esse la decorazione di «eroe dell’Unione Sovietica». Delle «streghe della notte» l’unico a sapere(a conoscerle) pare fosse stato il Re d’Inghilterra, il padre di Elisabetta II. In segno di ammirazione, mandò al governo russo un certo numero di orologi d’oro perché fossero consegnati in suo ricordo alle aviatrici. Non li videro mai. Silvio Bertoldi

 

 "Nell'estate del 1942.....- scrive Marina Rossi - nessuno degli eserciti della coalizione nazifascista sapeva ancora che a rispondere alla tempesta di fuoco scatenata sulla pianura del Don, vi fossero anche eroine dell'aria, studentesse ed operaie patite del volo. Nessuno le aveva obbligate a combattere a bordo di un aereo, furono loro stesse a chiederlo. Nel giro di qualche settimana i piloti della Luftwaffe avrebbero bollato, nei loro volantini, con l'epiteto di "Streghe della notte", le volontarie del 588° reggimento femminile da bombardamento leggero notturno". Il decreto che autorizzava la costituzione di tre reggimenti femminili volanti - il n. 586, formato da cacciabombardieri, il n. 587, da bombardieri in picchiata, il n. 588, da bombardamenti leggeri notturni - venne sottoscritto da Stalin l'8 ottobre 1941. La risposta fu travolgente. […] A Mosca risposero all'appello centinaia di giovani donne: tra loro vi erano operaie, insegnanti, maestre d'asilo che non sapevano ancora di poter finire nell'Aviazione. […] Centinaia di ragazze, tra i 16 e 20 anni, che non avevano mai toccato l'ala di un aereo, mai tenuto in mano delle armi, entrarono nell'esercito con quel bando".

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